ULTIMA SPIAGGIA (E SPERIAMO CHE LA SABBIA NON SIA FINITA)

Tante cose non mi sono piaciute in Juve-Verona. Non m’è piaciuto il secondo tempo. Troppo blando con il solito problema della tenuta fisica. Non m’è piaciuto Siligardi che non riesce a essere un valore aggiunto nonostante Delneri gli stia dando fiducia e continuità. Naturalmente bisogna parlare anche di Calvarese che s’è inventato una punizione assurda quando la gara era ancora viva. Il gol del 2-0 è sua responsabilità, ma anche i nostri difensori ci hanno messo del loro.

M’è piaciuto invece Pazzini. Solo un super Buffon gli ha tolto la possibilità di esultare, ma al di là della pregevole giocata, il Pazzo è stato dentro la partita fino all’ultimo. Wszolek, pur con tutti i suoi limiti, è uno che si sbatte, Ionita rischia di diventare l’unica vera plusvalenza di questa squadra. Bene anche Gollini. Il ragazzo sta crescendo in mezzo ad un mare di difficoltà.

Arriva il Palermo che solo le sciocchezze di Zamparini hanno posto in zona salvezza. Ora il presidente rosanero ha richiamato Iachini, ma nel frattempo ha venduto Luca Rigoni che era il fidatissimo di Iachini.

E’ l’ennesima ultima spiaggia. L’incredibile sequenza di errori della società ha prodotto il peggior Verona di sempre in serie A. Non era mai successo che a questa giornata il Verona non avesse mai vinto. Si rischia la serie B, ma anche l’onta di un record negativo che non ha paragoni. Aver giocato con la squadra e gli assetti societari come Topolino nell’apprendista Stregone ha ridotto il Verona in questo stato. Dare la colpa alla sfortuna e agli infortuni è un alibi che non si può sentire. Le responsabilità di chi ha diretto la baracca è enorme. Voler girare la testa da un’altra parte sarebbe l’ennesimo fatale errore. I responsabili ci sono. Spero pagheranno per questo scempio.

ADDIO 2015

Si chiude il 2015: a trent’anni dallo scudetto di Bagnoli (voto 10 per sempre), il Verona ha cambiato i colori sociali. Dal gialloblù (voto 10 e lode) si è passati al nero-fluo (voto 0) o per dirla alla Roberto Puliero (voto 10 alla carriera di radiocronista, 8 per quella di attore che qualche volta si è “sprecato”) al nero-verdevomito fluo (sempre voto 0). La dirigenza (voto 7 per i primi tre anni di gestione, 0 per questo) ha banalizzato la questione che era già affiorata negli anni precedenti. Quest’anno però ha passato il limite sbagliando anche la prima maglia (con le righe della Juve Stabia). Tra l’altro maglie che portano sfiga, visto come vanno le cose dal punto di vista sportivo.

Neanche Luca Toni (voto 9) sembra più in grado di fare miracoli, mentre Mandorlini (voto 4) è stato esonerato dopo aver avvallato tutte le scelte: dal sì a Pazzini (voto 4) alla sopravvalutazione della vecchia guardia. Ricordare ogni tre giorni in un’intervista che lui ha un contratto ancora di un anno e mezzo e che la sua testa è ancora al Verona, non aiuta Delneri (voto 8 per come ha cambiato mentalità alla squadra) né il Verona nella corsa verso la salvezza. Poichè è ancora un tesserato, pare strano che possa parlare così a ruota libera senza che la società (Gardini dove sei?), dica nulla.

Bigon (voto 3) ha pesanti responsabilità  ma ha comunque un merito: ci ha sempre messo la faccia, anche nei momenti più duri (voto 8). Il cerino che Gardini (voto 2) gli ha messo in mano rischia di bruciarlo. Il mercato di gennaio potrebbe essere il suo personale riscatto. Ma le colpe, è bene dirlo, non sono tutte sue.

Setti (voto 3) invece ci rimetterà un sacco di soldi. Gli errori si pagano, se poi sono seriali (perserverare diabolucum est…) rischi di fare un capitombolo da cui non ti rialzi più. Si rassegni: non è il miglior anno della sua gestione. Speriamo ritorni presto il Setti visionario di qualche anno fa (voto 8). Altrimenti sono guai seri.

E’ stato l’anno dell’addio a Sogliano (voto 8 per quanto fatto a Verona, ingiudicabile a Carpi, incomprensibile per la scelta di Genova) e quello del turista Marquez (voto 10 alla carriera, 3 per l’esperienza veronese). L’uscita di scena del messicano  è stata pessima, l’ultimo atto di un’avventura che non lo ha mai visto coinvolto fino in fondo. Un peccato. Addio anche a Saviola (voto 10 per la professionalità) eccezionale esempio di campione che ha accettato la panchina e che ha risposto sul campo quando lo facevano giocare.

Una sola immagine per chiudere: il gol di Toni contro il Sassuolo nello scorso campionato (voto 10 e lode). Portiamocela nel cuore e speriamo che il 2016 (anno bisesto…) sia un po’ migliore. Buon anno a tutti.

 

 

PALLA A BIGON

Finisce l’anno, il Verona non riesce a vincere, la squadra denuncia limiti oggettivi, figli degli errori estivi. La stagione ha avuto dei connotati disgraziati, ma la sfortuna ha solo evidenziato alcuni equivoci. Se si vuole sperare nella salvezza bisogna a dare a Delneri gli uomini giusti e valide alternative.

Il nuovo allenatore ha avuto il merito di “allargare” la rosa, attingendo anche nei serbatoi che Mandorlini aveva dimenticato. Non è sufficiente. Bisogna inserire qualità in questa squadra, bisogna avere idee di mercato, bisogna anche allargare i cordoni della borsa.

Questo è il primo vero mercato che Bigon è chiamato a fare. Ora potrà far vedere la validità del suo (costoso) staff, unita alle capacità di scouting. A occhio e croce il Verona ha bisogno di un paio di esterni (destra, sinistra), di una punta giovane, di un portiere (se Rafael partisse). Non sarà facile convincere gente di qualità a venire in una squadra con un piede in B. Ma si può fare. Basta avere credibilità e denaro.

Iturbe è rimasta una chimera, se ne già andato ed è un peccato perchè il ds ci ha davvero provato fino all’ultimo. Ma quella non era un’idea di mercato, era solo un’opportunità.

Bigon deve rimediare a una sequenza pazzesca di valutazioni sbagliate. Non ultima la disastrosa condizione fisica in cui versa la squadra, figlia di allenamenti a bassa intensità. Non è tollerabile per un tifoso scoprirlo ora. Non lo doveva essere a maggiore ragione per un dirigente che ha lavorato a stretto contatto con il precedente allenatore. Aver messo per mesi la polvere sotto il tappeto non ha contribuito a pulire la casa. Anzi. Ora il liquame è sotto gli occhi di tutti. Meno cene e più allenamenti, Delneri pare essere di questa idea.

Bigon deve inventarsi un miracolo anche per non compromettere del tutto la sua carriera, perchè anche lui non può permettersi un altro fallimento dopo quello napoletano. E’ il suo momento. Suo, non di Gardini che lo ha portato qui e che probabilmente ha contribuito a creare questa disastrosa situazione. Assieme a Delneri può salvare il Verona. Io ci credo ancora.

LUCE A SAN SIRO

La notte è ancora buia e fredda. E’ cambiato solo che oggi a San Siro si è accesa un piccola lucina. Magari serve a poco ma almeno si distinguono i contorni, qualche viso amico, qualche faccia conosciuta.

Era ora. Anche un punticino fa morale, soprattutto se conquistato in questo modo. Solo Mihajlovic ha visto un’altra gara, ma lo capiamo: potrebbe essere anche essere stata la sua ultima panchina al Milan, doveva cercare qualche alibi per spiegare perchè la squadra che ha speso più soldi questa estate avesse pareggiato contro l’ultima in classifica.

Piuttosto c’è da chiedersi se il Verona la poteva vincere. E la risposta è sì. Ovvio che non si può chiedere a Delneri tutto e subito: cambio di mentalità, bel gioco, gol e risultati. Il vecchio vizio del braccino corto con conseguente arretramento è rispuntato nell’ultimo quarto d’ora. Si può concedere dopo quattro sconfitte di fila e un totale sbandamento. Ma tantissimo è stato fatto. Non ho memoria di un allenatore che senza neanche beneficiare di una sosta abbia cambiato così faccia e ritmo al Verona. Delneri ha fatto un lavoro incredibile sia a livello tattico sia a livello di motivazioni.

Mi pare diventato molto saggio, ma anche molto carico. Senza aver perso lucidità. Credo che abbia meditato molto sulla sua carriera nel tempo che è rimasto fuori e che abbia metabolizzato anche gli insuccessi. In mezzo a tanti errori, questa di Setti è stata la miglior mossa della stagione. L’avesse fatta prima il Verona non sarebbe in una penosa condizione. Ora tocca al presidente difenderla fino in fondo perchè se c’è una chance di salvezza questa passa solo attraverso il gioco che Delneri ha portato. Purtroppo è andata così, ora bisogna solo guardare avanti e dare a al Verona e al suo tecnico tutti i rinforzi di cui necessita.

L’OSSERVATORIO (ASTRONOMICO)

Avevano detto: fatti la tessera del tifoso, non ci saranno più trasferte vietate. Era il 2009 o giù di lì, c’era Maroni al ministero dell’interno. Ci hanno schedati tutti, tifosi e anche giornalisti. Hanno messo i tornelli, entrare allo stadio è diventata una delle cose più complicate che ci sono. In nome dell’Hellas Verona e per l’amore che hanno sempre avuto nella loro squadra (ma anche credo, per far scoppiare le contraddizioni di quella tessera) i tifosi gialloblù si fecero quel pezzo di carta.

Essendo l’Italia un paese ameno in cui una legge è aggirabile come una rotonda su una tangenziale, eccoci alla vigilia di Milan-Verona. E ancora non si sa se i tifosi del Verona a San Siro potranno andarci. Anche se hanno la tessera del tifoso. La decisione deve prenderla l’Osservatorio (notate come anche la semantica abbia un suo fascino in questo paese), un organismo che forse è dotato di telescopio per vedere le cose più nitidamente dal pianeta Marte dove è stato ubicato.

Indiscrezioni riferiscono che la trasferta sarà vietata, ufficiosamente per quello che è accaduto a Frosinone. Il che non sta né in cielo né in terra. Se qualcuno ha sbagliato a Frosinone, deve pagare, ma perché devono pagare tutti? Una scorciatoia per evitare problemi?

L’Osservatorio, intanto “osserva” e speriamo deciderà. Magari prima di domenica alle 15. Così, solo per rispetto dello stato di diritto. Esiste ancora su Marte?

COLTIVARE LA SPERANZA MENTRE TUTTO VA MALE

Come fare a coltivare la speranza a sei punti, in fondo alla classifica con il Carpi, penultimo che adesso, terminata la gara con il Milan, è addirittura staccato di quattro lunghezze? E’ un esercizio che solo i più ottimisti, i più fedeli, o forse solo i più folli, possono fare. E allora proviamoci. Il Verona rivitalizzato dall’incredibile cura Delneri, è apparso tutto d’un tratto una squadra, dopo quattordici partite in cui era apparsa un assembramento variegato e con poca qualità.

Quali interrutori abbia toccato Delneri non si sa, ma si sa che il suo calcio ha prodotto la migliore gara della stagione. Ma zero punti. Questa è la verità tragica che dobbiamo accogliere e che purtroppo non sposta di una virgola la nostra classifica. Delneri non si è appellato alla sfiga che è una prerogativa dei deboli e sinceramente sarebbe stato l’unico a poterlo fare visto quanto prodotto (e sprecato) dal Verona. Ha invece cercato di dare fiato a tutto quanto di buono ha visto e che è oggettivo per tutti (o quasi…). Se solo il Verona avesse cambiato prima, forse il disastro sarebbe meno evidente e meno doloroso…

Ma, solitamente, dietro al gioco, alla lunga arrivano anche i risultati. Il calcio, materia bastarda quanto semplice, offre qualche volta una seconda chance, speriamo l’abbia anche Delneri, che non ha raccolto niente al debutto, sciupando quell’effetto talvolta benefico del cambio di panchina. Sarebbe sciocco e deleterio se ora la squadra smettesse di seguirlo, perché il tentativo in realtà merita un lavoro più profondo, visto quanto fatto in una manciata di allenamenti. Stasera il Verona è virtualmente retrocesso e negarlo sarebbe illudere la gente.

Ma poiché ci sono ancora molte gare da giocare e la squadra che ha perso con l’Empoli ha giocato bene, provarci non costa niente. Senza contare l’onore e la dignità di una tifoseria calpestata dagli errori dirigenziali. Ci sarà tempo per parlarne. A Milano non abbiamo mai vinto, il Carpi ha fermato il Milan e “miracolo a San Siro” è anche un bel titolo per un film natalizio. Di quelli che ti scaldano il cuore e coltivano la speranza.

PIANO RAGAZZI, UN WINCK NON FA PRIMAVERA…

Capisco che la notizia sia ghiotta: a segnare, al debutto sulla panchina del nuovo allenatore, è il giocatore che l’altro tecnico non ha mai nemmeno preso in considerazione.

C’è da scriverci un libro. Ma purtroppo la rete di Winck non è una rondine. E non fa primavera. Il Manifesto Programmatico di Gigi Delneri è evidentemente completamente opposto a quello di Mandorlini. Lo si è capito bene. Ma il Verona che ha giocato con il Pavia è stata l’identica cosa. Non per colpa di Delneri, sia chiaro. Ritmo basso, poche idee, molta confusione.

S’è visto veramente poco di quello che Delneri vorrebbe dalla sua squadra. Forse solo qualche timido tentativo della difesa di alzarsi velocemente. Il resto è stata noia. E mortale anche.

Dico ciò non per spegnere gli entusiasmi. Ma solo per far capire che servirà tempo (che purtroppo non c’è) alla squadra per digerire il Delneri pensiero. Servirà un impegno supplettivo da parte di tutti, tanti allenamenti (noto con piacere che la squadra si è allenata ieri, giorno della partita e si allenerà anche oggi), un po’ di pazienza.

L’impresa che Delneri ha davanti è titanica. Deve cambiare pagina, fare risultato, ma deve farlo, stretto tra un impegno e l’altro. Nemmeno da sottolineare la follia societaria in questo senso.

Intanto apprezziamo i giovani lanciati in squadra che possono dare delle scelte in più e il gol di Winck che Mandorlini non considerava pronto. Per ora altro non c’è.

L’IMPRESA CHE ATTENDE DEL NERI

Gigi Del Neri ha detto un sacco di cose di buon senso. Ha parlato di Toni e Pazzini che possono coesistere assieme, ha parlato di una difesa che deve restare fuori dall’area, ha detto che contro le grandi tanto vale giocarsela, perché a stare tutti indietro si perde lo stesso, ha parlato dell’intensità degli allenamenti e del recupero degli infortunati.

Come manifesto del suo pensiero è stato perfetto. Il problema è che Del Neri arriva in una situazione compromessa in cui non c’è spazio per la progettualità nè tempo per applicarla. La tardiva risposta della società ha prodotto questa situazione e solo un miracolo ora può permettere al Verona di salvarsi. Del Neri ha giustamente parlato di un cammino che deve essere di oltre un punto a partita, cioè un andamento da Europa League o giù di lì.

Lo scherzetto del biennale a Mandorlini e il nuovo contratto a Del Neri, costerà a Setti un paio di milioncini, per non parlare di quanto costerebbe una serie B, tra svalutazione del parco giocatori, crollo degli introiti dei diritti televisivi, necessità di allestire comunque una formazione molto competitiva. Setti, non c’è dubbio, si starà morsicando la lingua ripensando alle dichiarazioni fatte su Sogliano e ai soldi spesi in passato. Rispetto alla montagna di denaro che dovrà metterci, quelle erano pinzellacchere. Ma vabbè. Toccherà a lui a fine stagione, valutare con la stessa ferocia con cui ha trattato l’ex ds, l’attuale dirigenza.

Ora bisogna pensare al Verona. Del Neri è un tecnico che ha fatto cose eccezionali, proponendo un calcio innovativo e spregiudicato. I concetti che ha espresso in conferenza stampa sono sempre quelli e sono in completa antitesi con quello che è stato il calcio di Mandorlini. Ma appunto sono concetti. E al Verona invece servono i punti. Se i pensieri si traducono in rimonta, allora l’Hellas si salverà.

COMUNQUE GRAZIE ANDREA

Il ciclo di Andrea Mandorlini a Verona si è chiuso nel peggiore modo possibile. Brutto per lui, pessimo per il Verona. Dopo tanti record positivi, il mister ha lasciato con una striscia negativa e una vittoria che non è arrivata neppure alla giornata numero 14. Mandorlini è stato vittima delle pessime scelte di mercato da lui avvallate, dell’equivoco Pazzini, dell’idea che senza quel “rompicoglioni” di Sogliano, questo fosse il Verona più “mandorliniano” di sempre. Senza la rete e il supporto di un ds che faceva la parte del cattivo nello spogliatoio, Mandorlini si è sciolto come neve al sole.

Il ciclo si era già chiuso nella scorso campionato a mio avviso. Mandorlini aveva raschiato il fondo del barile delle proprie motivazioni, facendo andare a scartamento ridotto una squadra che poteva arrivare a ben altri traguardi come ha poi dimostrato tardivamente. I suoi pregi sono stati anche i suoi peggiori difetti. Mandorlini ha sempre voluto uno spogliatoio fortemente “gerarchico” dove a comandare sono i “vecchi” o comunque quelli che hanno superato il lungo periodo di “apprendistato” che lui impone con metodi da sergente Hartman. Questo ha provocato una serie di figli e figliastri che nel momento di crisi gli ha impedito di attingere, senza risentirne, all’intera rosa. Colpevole la società che non ha avuto forza, coraggio, personalità di interrompere il rapporto già alla fine dello scorso campionato. Scelta figlia anche dell’opportunismo.

Colpevole anche il mister che non ha capito che era meglio lasciare da vincenti. L’ultimo errore, secondo me un virus letale, Mandorlini lo ha commesso permettendo che venisse licenziato un suo uomo, Roberto Bordin. Una scelta che avrebbe meritato una sua battaglia di principio, fino a rinunciare alla proposta del contratto biennale della società. Accettando quella scelta, Mandorlini ne è uscito indebolito, fiaccato, senza carisma. Mi dispiace, ma è così. La questione non era di poco conto, ma come tutte le questioni di principio era fondamentale nella prosecuzione del rapporto.

Il suo integralismo tattico ha fatto il resto, Come ho detto e ripetuto, non è possibile nella serie A di oggi, sapere fare solo un modulo. Purtroppo in questo calcio sei un limitato e alla fine la paghi cara. Mandorlini ha unito e diviso come nessun altro allenatore ha fatto a Verona. Nel suo nome si sono create due fazioni, quasi che Mandorlini fosse diventato più importante del Verona stesso. Questo non m’è mai piaciuto e lo denunciai.

Stasera non sono felice. Mandorlini mi ha fatto gioire, divertire e in certi momenti esaltare. Pur avendolo anche molto criticato, credo che i suoi meriti superino di gran lunga i suoi demeriti. Non è vero che le sue squadre hanno sempre giocato male, come ha sostenuto qualcuno in questi giorni. Ci sono state partite fantastiche, vittorie meravigliose e strisce eccezionali. Il miglior Mandorlini credo sia stato quello del primo anno di serie B, quando con una squadra di umili gregari ha fatto cose eccezionali, sfiorando la serie A, un’impresa al limite del miracoloso. Poi è stato straordinario anche il suo primo anno in A, con i 54 punti e un calcio pratico ma molto efficace. Quest’anno non lo considero nemmeno. Mandorlini non ne ha azzeccata una, ma non era certamente l’unico colpevole. Come ho scritto ieri con evidente tesi provocatoria, non era certo la gara con il Frosinone quella che doveva far cambiare idea a Setti. La decisione andava presa molto prima, almeno un mese fa. Ora appara tardiva.

Credo che ad Andrea vada comunque tributato un grazie per tutto quello che ha fatto e per le emozioni che ci ha dato. Resterà di sicuro nella storia del Verona.

SE MANDORLINI NON ERA COLPEVOLE PRIMA NON LO E’ NEANCHE OGGI

Mandorlini è vicino all’esonero. Mai stato così vicino. La sconfitta con il Frosinone rischia di essere l’ultima fermata per il tecnico che  a Verona ha ottenuto due promozioni e che in serie A ha sfiorato l’Europa.

Mi chiedo, se la società prenderà questa decisione, che cosa sia cambiato oggi rispetto a un mese fa. Mandorlini è sempre lui, la squadra è sempre la stessa, gli errori difensivi sempre quelli.

Seguendo il ragionamento fatto da Setti, Mandorlini non va da cambiato nemmeno dopo Frosinone. Anzi, dirò di più: quel sussulto finale che ha fatto tremare la volenterosa squadra di casa, è un punto a favore del mister.

Vuol dire che la squadra non ha girato le spalle a Mandorlini, vuol dire che quello che la società auspica da tempo, può già verificarsi alla prossima partita con l’Empoli.

Perché esonerarlo adesso, dunque? E soprattutto cos’è cambiato rispetto al dopo Udinese, o al dopo Genoa, o al dopo Sampdoria? L’unica cosa che è cambiata è che in effetti oggi Mandorlini ha meno colpe di allora. Se Rafael non avesse commesso quello sciagurato fallo, il Verona questa partita l’avrebbe vinta.

L’impressione è che in via Belgio inizi a serpeggiare l’idea che i buoi siano ormai scappati e che qualcosa bisogna pur fare pur di non considerarsi retrocessi a novembre (NOVEMBRE!!!!!).

In pesantissimo ritardo, dopo aver contornato le dichiarazioni di tutte le scuse possibili, dopo aver bellamente affermato che il pareggio di Carpi era un buon punto, dopo aver fatto finta di non vedere la sconfitta con il Bologna, dopo aver messo la testa sotto la sabbia fino ad oggi.

Ora la società è pronta a rimangiarsi tutto, a dare l’intera responsabilità del fallimento a Mandorlini, che certamente non è scevro da colpe, ma che non è l’unico colpevole. E’ la mossa della disperazione, caduto l’alibi Mandorlini (se cadrà), cadranno anche tutti gli altri.