IO FACCIO L’ALLENATORE E TU LA PRESENTATRICE

Mihajlovic ha risposto proprio così alla domanda di una giornalista di Mediaset. Evidentemente scocciato per aver perso il derby. E’ una risposta che gli allenatori danno sempre di più ai giornalisti. Frutto del calcio moderno in cui il rapporto tra le due categorie è ormai pari a zero, filtrato dagli uffici stampa, in cui uno non si mette nei panni dell’altro. E’ un discorso che sentiamo spesso anche a Verona. L’allenatore è Mandorlini… Certo, l’allenatore è Mandorlini, ma il sale del calcio è la gente. Mandorlini e Mihajlovic guadagnano vagonate di soldi perchè la gente va allo stadio e acquista le partite in televisione.

A creare questo interesse, spesso dopato, non lo nego, sono i media. Senza i media, nella fattispecie i media locali, l’interesse crollerebbe a zero. Non c’è dubbio. E il calcio che ha nella sua passione popolare il segreto, sta perdendo questo rapporto. C’è sempre più insofferenza ad una critica, ma se qualcuno avesse un minimo di cultura e andasse a leggere le cronache di Gianni Brera il più grande scrittore di sport italiano, scoprirebbe che le critiche erano molto più pesanti, eppure all’epoca nessuno si sognava di dire a Brera una frase del genere. Anzi, Rocco lo invitava a pranzo e Minà filmava tutto, facendo uscire uno spaccato meraviglioso di umanità, ma anche di professionalità. Altri tempi si dirà. Si ma io non vedo un calcio migliore adesso.

Vedo stadi deserti, mentre prima erano pieni, vedo disaffezione da parte della gente, vedo altri sport che stanno scalando velocemente posizioni nei confronti del pallone. La mia non è una difesa della corporazione, che ha le sue colpe, prima di tutte la pigrizia e l’appiattimento, la poca voglia di fare domande e di farsi domande. I vecchi cronisti sono scomparsi, bisogna produrre notizie a effetto reale, il copia e incolla regno sovrano, ovunque.

Probabilmente è anche colpa nostra che non ci siamo ribellati alle conferenza stampa fotocopia e agli allenamenti a porte chiuse. Ho paura che sia troppo tardi. E che il calcio sia in uno stato terminale di cortocircuito.

A questo punto meno male, lo dico davvero, che Mandorlini tiene fuori Pazzini. Almeno un po’ di sano bar sport lo riusciamo ancora a fare… Non ci resta che quello per tenere desto il sonnolente pubblico.

NON E’ SOLO SFORTUNA

Francamente non me la sento di iniziare un processo al Verona. Non dopo questo pareggio, almeno. Se, come era nella logica della partita, il Verona avesse vinto, avremmo sicuramente parlato di un buon Verona. Purtroppo per l’ennesima volta il Verona macchia una partita per degli imperdonabili errori, che non possono essere catalogati sempre alla voce sfiga. Mi fa piacere che non l’abbia fatto neanche Mandorlini che, molto indispettito per i due punti buttati, ha detto che qualcosa deve cambiare. E in fretta.

Non so come, ma il mister e  il suo staff devono agire. Se non solo sulle faccende tattiche, almeno nella testa dei giocatori che forse sono un po’ sotto pressione, forse non sono tranquilli, forse devono solamente lavorare di più e meglio. Eppure questa gara è stata interpretata bene, il Torino che faceva molto paura, è stato messo alle corde, l’imperdonabile sbaglio è stato quello di non approfittarne in quel primo tempo in cui, a mio giudizio, la presenza di Pazzini avrebbe fatto bene come il Vicks Vaporub ad uno che ha la bronchite.

Sono arrivati tanti palloni in area (Viviani ha un piede fatato e il Verona un’arma in più con lui) e Pazzini avrebbe messo ancora di più sotto pressione il Torino. Non credo che il Verona avrebbe perso il suo equilibrio anche perchè nè Siligardi nè Gomez hanno svolto un particolare lavoro difensivo. La questione Pazzini tiene banco c’è poco da fare. Non si tratta di un giocatore normale, anche Mandorlini se ne deve rendere conto. Non è che si voglia sollevare un polverone, e Mandorlini ha il compito e l’obbligo di fare le sue scelte.

Ma questa del Pazzo è una questione sostanziale. Perchè mai il Verona, la società, Setti, hanno preso questo giocatore se poi non è al centro del progetto? Il Verona non può permettersi questi lussi. Se hai un bonus da spendere lo devi spendere bene, magari acquistando un giocatore più consono al gioco del mister. Già l’anno scorso ci siamo trascinati l’equivoco Saviola (io sostenevo che poteva essere usato meglio, come risorsa del Verona e non visto come un problema), ma perseverare è veramente diabolico. Mi conforta che siamo alla terza giornata appena e che il campionato è lunghissimo. Pazzini quindi può diventare utile, ma per ora è solo un bel gioiello che il Verona tiene nel comodino per paura dei ladri.

Qualcuno ha invocato anche Romulo. Il quale in settimana ha detto di essere pronto a giocare, ma qui ci dobbiamo veramente fidare di Mandorlini, Romulo va recuperato con calma, senza fretta, mettendogli nelle gambe minutaggio e facendolo giocare solo quando avrà capito, lui per primo, di aver superato tutti i suoi problemi. La pubalgia, purtroppo è una brutta bestia e ancora prima che fisicamente blocca un giocatore dal punto di vista psicologico perchè ne mina le sue certezze e non lo fa mai sentire al 100 per 100 della forma.

Pensavo che l’assenza di Hallfredsson si sentisse molto di più. Invece Greco, per la seconda volta in poche settimane, mi ha stupito giocando una grande gara. Doveva essere il Verona di Pazzini, invece per ora è il Verona di Greco. Il professor Corubolo da Pressana, fondatore con gli studenti del Maffei del vecchio Hellas,  ne sarebbe lieto.

CARO SETTI…

C’è una cosa che è inconfutabile: Maurizio Setti è a Verona perchè Verona non è riuscita a esprimere un imprenditore in grado di gestire l’Hellas Verona. E’ un dato di fatto che bisogna sempre tenere presente quando si esprime un qualsiasi giudizio sull’imprenditore di Carpi. Setti può piacere o non piacere, ma questa è la verità. Per dirla alla Cannella: “Se Verona ha Cannella, vuol dire che si merita Cannella”. Ovviamente e per fortuna siamo lontani anni luce da quei momenti. Tanta acqua è passata sotto i ponti e il Verona è oggi una delle dieci società più importanti d’Italia.

Tutto bene, dunque? Dal punto di vista sportivo certamente sì. L’Hellas ha centrato tutti gli obiettivi (promozione e salvezze anticipate), riuscendo anche a prendersi delle belle soddisfazioni. Ma la sensazione, resa tangibile anche dalla perdita di oltre tremila abbonati in due anni, dice che paradossalmente il Verona è oggi più lontano dalla città. C’è come una pellicola strana, un cellophane che divide il Verona dai suoi tifosi. Forse è il tentativo di Setti di “internazionalizzare il brand”, forse è proprio la distanza che il presidente mette a sua insaputa, forse è la freddezza di fondo che anima la società. Setti appare sempre distaccato, il Verona si allena in un eremo spesso a porte chiuse, la scelta delle magliette cade sulla testa dei tifosi come una mannaia e dà l’impressione che il tifoso del Verona sia solo un povero pollo da spennare. Se a questo aggiungiamo l’aumento del costo degli abbonamenti della scorsa stagione e lo spostamento continuo delle gare del Verona in orari astrusi e incomprensibili (questo ovviamente non dipende dalla società, che però qualche volta potrebbe anche farsi sentire e non subire sempre le decisioni di Infront e delle tv…), il quadro è dipinto.

Dico questo per aiutare l’Hellas a crescere: c’è già chi, dopo aver criticato e preso in giro Setti, ora si siede a pranzo con lui e lo incensa a piè sospinto. Ma sono i soliti noti che ovviamente salgono sempre sul carro del vincitore a cose fatte. Ma questi, da Pastorello in poi, non hanno mai fatto il bene del Verona appoggiando in maniera scriteriata i peggiori lestofanti abbiano messo piede nell’Hellas. Non è una novità purtroppo. E non tutti hanno la memoria corta…

E non è neanche il voler fare le pulci. Dopo tanto correre, nel tentativo di colmare gap gestionali di decenni, credo sia arrivato il momento di fermarci a riflettere. Dopo aver fatto il salto di qualità gestionale, ora Gardini, stratega di Setti, deve dire che cosa vuole fare del Verona. Insomma le vecchie domande: chi siamo, dove andiamo, cosa faremo… Solitamente a queste domande si risponde guardando nel passato e modernizzando il messaggio. Verona è stata ed è una splendida società di provincia in cui le radici sono tutto. E’ la società dei veronesi, non dei cinesi o degli americani della Nike. Ed è lì che il Verona di Setti deve migliorare. Anche con umiltà. Che è sempre la dote dei grandi. Le risposte ci sono, basta trovarle. E basta conoscere la storia. A proposito presidente, l’ha studiata un pochino meglio? (ps: è una battuta per sdrammatizzare…)

 

I TRE NODI DA SISTEMARE

Dopo Genoa, arriverà il Torino. La più brutta bestia possa capitare al Verona per rimettersi dopo una sconfitta bruciante. Mandorlini dovrà affrontare tre nodi importanti anche per il futuro. Vediamoli.

1) PAZZINI TITOLARE. Siamo davanti ad un nuovo Saviola? Come ho già detto io non lo penso. Sarebbe una follia completa e il più grande errore di mercato che il Verona avesse mai commesso se Pazzini venisse usato come un soprammobile. Se l’acquisto di Pazzini fosse stato solo “emozionale” e fatto per dare la carica ai tifosi e all’ambiente la società avrebbe veramente commesso un errore gestionale madornale. Da quello che sappiamo, l’acquisto è stato fatto in concerto. Luca Toni ha fatto da procuratore, Mandorlini ha parlato con il ragazzo, Setti lo ha voluto. Con la Roma, Mandorlini ha fatto una scelta logica ed è stato premiato da una gara perfetta. Contro il Genoa ci ha riprovato, ma gli è andata male. Ora con il Torino è ad un bivio: Pazzini sarà titolare? Molti indizi portano al sì, ma se pensiamo che il Verona sarà senza Hallfredsson che a centrocampo è un muro e che il Toro è una squadra temibilissima nelle ripartenze non c’è da giurarci.

2) CHI SOSTITUISCE HALLFREDSSON. Questa assenza peserà. Non c’è dubbio. Nella rosa del Verona, ricca e abbondante, non c’è purtroppo traccia di un giocatore con le qualità di Emil. Il suo infortunio è la peggior tegola potesse capitare in questo momento in cui si è alla ricerca di equilibri e di risultati. L’assenza peserà, non c’è dubbio. E a Genova si è visto chiaramente.

3) BISOGNA FAR CRESCERE VIVIANI. Sembra un po’ come il comma 33 dei militari. Viviani ha bisogno di giocare per entrare in forma, ma farlo giocare è un rischio perchè non è in forma. Cosa fare? Considerata l’assenza di Hallfredsson, Mandorlini ha poche alternative. Viviani deve giocare e deve farsi trovare pronto in fretta. Questo è il suo momento, quello che lui voleva da tempo. Purtroppo il Verona non si può permettere di aspettarlo con calma.

CHE SERATA FLUO…

Mettiamola così: Il Verona ha indossato delle magliette così brutte che poi ha adeguato il tono della sua prestazione. Non avessimo visto il Verona che ha brillato contro la Roma, ci sarebbe da preoccuparsi. Nel secondo tempo non l’abbiamo mai presa e il Genoa ci ha preso a pallate, con una squadra appena rabberciata dove il vero fuoriclasse siede in panchina.

Il Verona ci ha provato. E nel primo tempo ci è anche in parte riuscito. Ritmo sufficientemente alto, pressing, buone discese sulle fasce. La luce si è spenta quando si è fatto male Emil. E non so quanto questa considerazione sia di sollievo. Con l’islandese ko è entrato in campo Viviani, lento e compassato evidentemente fuori condizione, Greco è stato spostato a sinistra e da lì in poi il gioco del Genoa è decollato. Toni ne ha prese pochine e come sempre si dovrà aspettare per vederlo in forma. Non è colpa di Viviani, mi pare scontato dirlo. Però oggettivamente la sua prestazione è stata sottotono e ha condizionato la squadra. Forse si poteva mettere Romulo, ma non so cosa sarebbe cambiato. Anche lui non è al meglio, quando lo sarà, dovrà giocare titolare.

Pazzini non c’era e il tema è scottante. Ovviamente si è perso ed ora ci si abbatte contro la scelta di Mandorlini che solamente sette giorni fa aveva pagato sotto ogni profilo. Pazzini come Saviola? In molti lo pensano, io credo che solo ipotizzare una cosa del genere sia da folli. Sarebbe stato folle Setti a prendere Pazzini dopo aver praticamente buttato via l’ingaggio di Saviola l’anno scorso, sarebbe stato folle Pazzini a venire, sarebbe stato folle Mandorlini a volerlo. Non credo sarà così. Pazzini giocherà dalla prossima partita e sarà giustamente un titolare fisso, altrimenti davvero dovremo parlare di un caso incredibile.

In molti hanno già iniziato il tiro alla difesa e al povero Rafael. Siamo alle solite: bisogna trovare un colpevole, sia esso Bordin, o Moras o Marquez o il nostro portiere. Ma questa difesa è la stessa che ha fermato Dzeko, Salah, Iago Falque, Pjanic e Ibarbo. Quindi cos’è cambiato? E’ cambiato che il Genoa ad un certo punto ha spinto, siamo indietreggiati, esattamente come in certe gare della scorsa stagione, e quando difendiamo in area facciamo fatica e l’errore capita sempre. E’ cambiato l’atteggiamento generale, le motivazioni, la gamba. Non vorrei ripetermi: o il Verona ha un’applicazione massimale oppure diventa una squadra lenta, brutta e prevedibile. Troppo facile farlo solo contro le grandi. Lì le motivazioni le trovi semplicemente. Ma la mentalità la devi sempre avere. Altrimenti rifaremo la fine della scorsa stagione con le eterne montagne russe che danno sempre l’idea di un’incompiuta.

Chiudo con un riferimento che con la gara c’entra relativamente. Penso che la maglia fluo sia la più brutta maglia mai indossata dall’Hellas Verona nei suoi 112 anni di vita. Una maglia senza senso, senza riferimenti ai nostri colori, senza eleganza. Credo che tutti gli uomini del marketing si debbano dare una calmata e debbano fare una seria riflessione. C’è un limite a tutto. E stavolta il limite è stato veramente superato.

 

 

 

LA DIFESA NON E’ PIU’ IL TALLONE D’ACHILLE

Il Verona non ha cambiato nessuno in difesa. Rafa Marquez ha fatto la sua miglior partita da quando è arrivato. Souprayen sembra Marangon. Moras assomiglia a Roccia Fontolan. E a destra Pisano ha tenuto quasi tutta la gara, sbagliando solo quel maledetto pallone su cui poi Florenzi ha inventato il gol. Chi vaticinava valanghe di reti subite contro Dzeko, Salah, Gervinho e Iago Falque ha sbagliato di grosso.

E da lunedì forse, anche chi continuava a dare la colpa ai difensori per le 68 reti che si sono incassate l’anno scorso, dovrà puntare il dito da un’altra parte. Non avendo cambiato interpreti, allora, cosa ha cambiato il Verona? Semplicemente l’atteggiamento che contro la Roma ha rasentato la perfezione. Un Verona che ha pressato alto, che non ha dato respiro ai giallorossi, bissando, a mio avviso anche in meglio, la già perfetta gara di fine stagione con la Juventus.

Finalmente la squadra non ha rinculato tirandosi gli avversari in area di rigore, rischiando il meno possibile anche contro quelli che alla vigilia erano dei marziani. Lasciatemi fare un applauso particolare a Greco a cui mio avviso vanno molti meriti di questa partita. Se scrivevo un po’ di giorni fa che Greco era un ripiego in attesa di Viviani, beh, oggi dico che questo è un gran ripiego. Ci ha visto giusto anche il mister che ha pensato a Leandro per rivestire quel ruolo. E penso che Viviani dovrà veramente sudarsela la maglia per strapparla dalla schiena dell’ex romanista. Senza contare che oggi l’unico marziano visto al Bentegodi era pelato e veniva dall’Islanda.

Giocando in questa maniera il Verona ha quasi “oscurato” il caso della giornata: Pazzini in panchina. Ovviamente essendo solo alla prima non può essere un caso, ma è altrettanto logico che non è possibile pensare ad un Pazzini formato Saviola. E non sarà così, ne sono sicuro. Mandorlini troverà il modo di farlo giocare e di farlo rendere al meglio, anche con Toni vicino, non solo come alternativa. Ma oggi era la scelta giusta da fare. Non c’è dubbio.

…CHE AL MERCATO UN TOPOLINO COMPRO’…

Nardino Previdi che era stato a lungo un ras del mercato, aveva iniziato vendendo bestiame. L’indole gli era rimasta. Trattava i giocatori come vacche. E i procuratori come bestie. Un giorno bussarono alla porta del Verona per chiedere soldi per Rafael. Fece aspettare un’oretta. E poi quando entrarono tirò fuori una carta e disse: “Mi dovete trecentomila euro, e io dopo ve ne restituisco sessantamila”. Non si videro più e Rafael divenne un giocatore completamente del Verona.

Pastorello, dopo aver messo in vendita la società (lo faceva ad ogni difficoltà), scoperto verso dicembre che la squadra allenata da Ficcadenti aveva ancora dei valori (da cedere) prima di Santa Lucia disse: “Solo un folle smembrerebbe questo giocattolo”. Il giorno dopo cedette Italiano al Genoa, smembrò il giocattolo portando Rosina, in procura ai figli, Pizzinat e Soligo. Per un punto quel Verona non salì in serie A (fu l’anno dei ripescaggi…).

Quando entrò Martinelli nel Verona, trovarono nell’ufficio di Cannella un pacco di contratti già firmati dal Conte Arvedi. Contratti in bianco, su cui si poteva mettere la cifra che si voleva. Il Verona era ad un passo dal baratro. Ogni giorno bussava un procuratore a caccia di soldi. Martinelli pagò tutti.

Bonato non riuscì a prendere un attaccante vero per la Lega Pro. Portò Selva, cercò di rimediare con Colombo, prese Di Gennaro. Niente. Ma in più prese tre giocatori alla frutta dal Sassuolo. Pagandoli pure. Una bestemmia calcistica che ancora oggi grida vendetta.

Il mercato è pazzo, i procuratori comandano e quest’estate non è da meno.

I procuratori di Donsah sono dei fenomeni e si stanno segnalando per questo. Riescono a far viaggiare il nome dell’ex del Verona, che alla fin fine ha fatto solo una manciata di apparizioni a Cagliari, finendo in serie B. Prima la Juve, poi addirittura il Chelsea. Bum. Non è vero niente come ha detto il presidente del Cagliari Giulini che ha verificato personalmente con Marotta. Ma visto che si sparano balle, tanto vale spararle grosse. Intanto il nome di Donsah circola e si ipotizzano aste che non esistono. Forse lo prenderà il Napoli.

A proposito di Napoli: De Laurentiis l’altro giorno si è lamentato perchè l’Inter avrebbe contattato direttamente Maertens. Ma poi dice: “Ho verificato con Fassone, non è vero”. Intanto lui cosa fa? Si mette a trattare con l’agente di Sala (lo stesso di Donsah…) senza passare dal Verona. La cosa bella è che tutti danno l’affare per fatto, addirittura con le cifre esatte. Sei milioni subito, oppure otto con bonus. Al Verona leggono allibiti e stizziti.

La verità? Soldi veri non ce ne sono, si scambiano tre scimmie con due cammelli,  il baraccone mediatico attorno al calcio mercato è sempre più esagerato. Tutti hanno fatto un colpo, ma a ben guardare la formula del prestito con il diritto di riscatto è quella più usata. E’ un grande sogno, un’illusione, un miraggio, diciamoci la verità, e pur sapendo che ci stanno prendendo in giro e che tre quarti delle notizie che pubblicano i siti specializzati sono false, non vogliamo risvegliarci…

L’IMPORTANZA DI VIVIANI

Credo che un giudizio definitivo sul Verona lo si potrà dare solo quando Mandorlini avrà a disposizione a tempo pieno Federico Viviani. Ovviamente il mister ha già dato un’identità alla squadra, optando per la soluzione al momento più logica per supportare la coppia Pazzini-Toni. Inserire cioè Siligardi alle loro spalle, un giocatore che a mio avviso potrà regalare delle grandi soddisfazioni quest’anno.

In molti si chiedono e mi chiedono se Pazzini e Toni possono giocare assieme: penso proprio di sì e per merito soprattutto della grande disponibilità di Giampaolo. Come ho già detto, e lo ribadisco dopo la gara con il Foggia (la miglior partita del Verona fino ad ora), i due non si pestano i piedi e quando sono cercati e riforniti creano ogni volta un disagio alla difesa avversaria. La chiave, però è il trequartista. Pazzini con il Foggia ha toccato più palloni di tutte le altre amichevoli e non è un caso. E’ stato “dentro” a tutte le azioni offensive, si è prodigato come mai mi sarei aspettato da un attaccante con il suo curriculum. E Siligardi ha corso e tamponato (può fare di più, ovviamente) con il risultato che il Verona ha tenuto più alto il baricentro, conquistando spesso la palla sulla trequarti avversaria. Quanto questo sia possibile con Roma, Juve, Milan e Inter non è dato a sapere. Ma tenete presente che il mister ha altre frecce al suo arco, tipo Gomez, che in quanto ad abnegazione non ha da imparare nulla da nessuno. E poi può sempre tornare a gara in corso all’amato 4-3-3, garanzia di equilibrio.

Torniamo alla questione Viviani:  abortito l’esperimento Tachtsidis, la società è andata a prendere uno dei più talentuosi giovani in quel ruolo. Un giocatore però tutto da costruire e da plasmare, uno a cui piace inserirsi e andare al tiro, bravo nelle punizioni. E’ costato quattro milioni e rotti non a caso. E’ un investimento immenso per una società come l’Hellas e con lui non si dovrà sbagliare.

Viviani però fino ad oggi non c’è mai stato. Ha i muscoli ingolfati dalle infiltrazioni, per essere al top vuole prima “ripulirseli”. E al Verona è mancato. Sia detto chiaro e tondo: Greco che lo ha sostituito è un ragazzo d’oro, anche abile tecnicamente ma quello non è il suo ruolo. E’ una questione di “sensibilità” di tempi di gioco, di predisposizione. Greco affronta il compito con diligenza e grande senso del dovere, ma in quel settore la palla deve viaggiare veloce e le idee di più. Viviani dovrebbe essere sicuramente un’altra cosa. La speranza è che al più presto si mette a lavorare con il gruppo per trovare condizione e meccanismi. Si sono già persi due mesi. Altro tempo il Verona non può permettersi di perderlo.

BARARE PAGA

Dunque, ricapitolando: chi trucca le partite, altera il risultato, paga giocatori e in più si gioca anche la combine alle scommesse, cioè commette il più grave assassinio che possa essere esistere nello sport, non viene radiato, cacciato, espulso, retrocesso. Basta che poi si penta e inizi a trattare con il pm sportivo perchè quell'”assassinio sportivo” venga diluito in una mite condanna.

Ciò che sta succedendo a Catania in questi giorni è l’ultimo atto del declino del calcio in Italia, finito in mano di truffatori, ladri e banditi. Appena si è concluso il tam tam mediatico, appena gli opinionisti (tutti scandalizzati) hanno girato la loro faccia dall’altra parte, non appena il Palazzo (con la P grande perchè fa più Puttana) si è messo a trattare, la fogna e il putridume sono tornati a galla. Pulvirenti, presidente reo confesso di combine verrà squalificato per cinque anni. Il Catania retrocesso in Lega Pro (ma penalizzato, oddio che terrore!) e così va tutto ben madama la marchesa.

Il calcio altro non è che lo specchio del paese dove chi delinque, evade le tasse, sbaglia e non rispetta le leggi non paga mai. Viva l’Italia dove barare paga. Sempre.

CI VUOLE PAZIENZA, MA BISOGNA FARE IN FRETTA

Lo so, il titolo è una contraddizione. Voluta ovviamente. Perchè è esattamente la contraddizione che sta vivendo il Verona in questi giorni. Mi spiego meglio: mai come quest’anno è necessario avere tempo a disposizione per rendere organico l’inserimento di un top player come Pazzini. Non è una questione facile, come avevamo intuito fin dalla prima volta in cui il suo nome venne accostato al Verona. L’arrivo di Pazzini è stato ben meditato. Ci ha pensato su soprattutto Mandorlini, il quale ha parlato con il giocatore dopo aver parlato con la società. Insomma, non è un acquisto “calato dall’alto”, ma è condiviso dal tecnico.

Significa che Mandorlini ha intenzione di superare i problemi di convivenza tra il Pazzo e Luca Toni. La disponibilità massima dei due aiuta in tal senso. Sono due prime punte, ma non si vogliono pestare i piedi. In più sono amici e Toni ha “spinto” per portare Giampaolo a Verona. Ma tra il dire e il fare, come sempre, poi c’è di mezzo il campo.

Come ho avuto modo di spiegare non credo che il problema sia “l’intesa” tra Toni e Pazzini. Nei due test che ho visto non ho mai avuto la sensazione che i due si pestino i piedi e che facciano gli stessi movimenti. Pazzini gira vicino a Toni e cerca di sfruttare qualche sponda e qualche volta cerca di andare via con l’uno-due. Il problema, semmai, è un altro. I due non sono riforniti adeguatamente. Mancano palloni giocabili, non c’è lavoro sulle fasce, e quello che ne consegue è lo spreco di tanta potenza di fuoco. E’ su questo che sta lavorando il mister, prima cercando di non squilibrare la squadra (e fa bene) e poi cercando di rendere più fluidi i movimenti degli esterni.

Gran lavoro lo dovranno fare Gomez o Jankovic (ci sarà posto solo per uno dei due giocando così) e dall’altra parte Sala. Proprio Jacopo dovrà diventare il grande equilibratore del Verona. Per ora lo ha fatto a metà, e francamente, non esaltando nelle due prove che ha fatto, soprattutto ad Amburgo.

E’ una questione di tempo. Mandorlini deve lavorare tantissimo su questo aspetto e solo con tanto lavoro e tanta pazienza verrà a capo della faccenda. Il problema è che il Verona non ha tanto tempo a disposizione. Il calendario, molto duro all’inizio, impone una super-partenza. Partire bene allevia i problemi, fa ragionare con serenità, permette di superare molti problemi. Il Verona lo sa e questa è la grande contraddizione che vive in questi giorni.