PERCHE’ SALA NON DEVE ESSERE CEDUTO

Ci sono mille motivi per non vendere Jacopo Sala. Ma due sopra ogni altro. Il primo: visto stasera il Verona con le idee tattiche (abbozzate) da Mandorlini, con il trio Pazzini-Toni-Gomez in avanti, Sala è l’uomo più importante della squadra.

E’ lui che garantisce gli equilibri a destra e permette la coesistenza di Toni-Pazzini. Senza di lui (e con Romulo ancora balbettante a livello fisico), il Verona farà molta fatica a supportare i due assieme.

Se in fase offensiva il Verona parte con un 4-3-3, in fase difensiva si ricolloca con il 4-4-2, con Sala che scala a destra e la squadra che si riposiziona di conseguenza. Senza la gamba, la forza fisica, la generosità di Jacopo non credo che il Verona possa giocare con questo modulo. E questo è il primo motivo prettamente tattico.

Poi c’è un motivo economico. Quanto vale Sala? Per me molto, e la verità è che ancora non si è visto il vero Sala. L’esplosione non è ancora avvenuta, la maturazione potrebbe compiersi nel prossimo campionato. Potenzialmente Sala può diventare uno dei più importanti esterni del campionato italiano e se non sarà tormentato dagli infortuni come l’anno scorso, lo è già ora. Il Verona lo sa e Setti ha deciso di sfidare tutti su questo terreno. Sala se ne va solo a prezzo congruo.

Per fortuna il Verona non pare avere problemi di bilancio e la società pare in grado di assorbire questa mancata cessione. Così ha detto il presidente. Può darsi anche che Setti abbia bluffato per non farsi prendere dal collo da nessuno (prima regola di un buon commerciante, mai far vedere che hai bisogno di vendere a tutti i costi la tua merce…), ma non credo.

Togliendo in pratica Sala dal mercato, Setti si è preso anche una bella responsabilità nei confronti della piazza che generosamente lo sta supportando anche quest’anno con la solita messe di abbonamenti. Il presidente ama far seguire i fatti alle sue dichiarazioni, spesso (Pazzini) addirittura i fatti alle parole. Non credo abbia voglia di deludere nessuno anche stavolta.

NON É UN PAESE PER GIOVANI

L’Italia é un paese per vecchi. Giovani bamboccioni di 35 anni vivono ancora a casa di mamma e papá, un po’ (tanto) perché lo stipendio che prendono non é sufficiente a fare una famiglia, un po’ (tanto) perché la mamma fa da mangiare bene, lava e stira e papá paga le bollette.

Il concetto di giovane é molto strano in questo paese. La classe dirigente appartiene all’era glaciale, un 40 enne sembra quasi un lattante.

Il calcio riflette questo stato di cose. Non passa giorno in cui un presidente non si esibisca nella famosa frase: puntiamo sui giovani. Naturalmente si é adeguato anche Setti. Viva i giovani, adelante. Verona dei baby, sarebbe una bella idea, non fosse rischiosa (vedi Cagliari) perché coi giovani puoi avere sorprese di ogni tipo. Meglio allora puntare sul sicuro,su Toni e sui trentenni che in fondo, in Italia, é come avere in squadra un dodicenne. I giovani intanto li mandiamo a “maturare” altrove, in prestito. In attesa che invecchino… 

ATTACCO STELLARE, MA LA VERA SFIDA SARÁ LA DIFESA

Pazzini e Toni sono una coppia fantastica, una coppia di attaccanti che, numeri alla mano, il Verona ha poche volte avuto nella sua storia. Questa é una garanzia per il prossimo campionato. Ma se l’Hellas vorrá soffrire meno (poco) dovrá sicuramente cambiare registro in difesa. I gol presi nella scorsa stagione sono tanti, troppi, e solo l’annata straordinaria di Toni unita alla oggettiva pochezza degli avversari,  ha permesso all’Hellas di non restare invischiata nella palude della lotta per non retrocedere.

La societá e Mandorlini hanno voluto cambiare lo staff di fatto  silurando Roberto Bordin, il fidato vice del mister, che curava la fase difensiva. Io non credo che Roberto avesse tutte le colpe del mondo nei gol presi dal Verona. In parte erano responsabilitá dei singoli, piú in generale dell’atteggiamento a “rinculare” della squadra. La questione é nota. Il Verona difende talvolta molto basso e il rischio di portarsi in area gente che non perdona é evidente. 

Ho letto recentemente un’intervista di Maran in cui l’allenatore del Chievo, che é squadra solidissima in difesa, pur avendo a livello di singoli meno qualitá, a parer mio, rispetto all’Hellas, spiegava di non praticare allenamenti per singolo reparto, ma di allenare personalmente ogni singola fase, meglio se in maniera omogenea (con la distinzione possesso/non possesso).

Credo sia questo, piú che lo staff, a fare la differenza. Vedremo a breve cosa cambierá nel Verona da questo punto di vista (oltre a verificare la qualitá dei singoli). La grande partita di questa stagione si giocherá lí. Al resto ci penserá la nostra “bomberlandia”…

PAZZINI-TONI DA FAVOLA

Poche chiacchiere. La coppia Toni-Pazzini é una coppia da favola. Raramente il Verona ha avuto nella sua storia una coppia di attaccanti cosí forte. Mi viene in mente il fantastico duo Bui-Traspedini e i puffi al tritolo Galderisi-Iorio. É evidente che Pazzini-Toni devono giocare sempre e comunque assieme. Credo che Mandorlini ne sia conscio è che sappia benissimo che ora tocca a lui trovare il bandolo della matassa. Quest’anno l’allenatore dovrá dimostrare finalmente di sapere fare un altro modulo oltre al 4-3-3. Non ho dubbi che Mandorlini abbia voluto Pazzimi e mi pare che il Verona che sta nascendo sia quello piú “Mandorliniano” di sempre. Se le premesse sono queste ci sará da divertirsi  molto anche quest’anno. Un piccolo ps sulle nuove maglie che hanno innescato il solito dibattito. Come ho giá avuto modo di dire altri anni credo che la questione sia soggettiva (piacciono, non piacciono). Ma la considerazione che vorrei fare é generale: capisco il marketing, ma l’unica cosa che mi sento di dire é che almeno la prima maglia mi piacerebbe restasse sempre uguale, magari solo con piccoli restyling. Il Verona sembra essere una squadra diversa ogni stagione e questo mi pare francamente eccessivo.  È quella di quest’anno mi ricorda troppo la Juventus. Quindi la reputo orrenda. Parere personale, sia chiaro.

PAZZINI, SOGNO DELL’ESTATE

Bisogna essere chiari: una chiacchierata è diventata un contratto quadriennale già firmato. Non è così. Pazzini ha un costo per il momento “improponibile” per il Verona. Guadagna troppo e quindi (per ora) non arriva. Significa che è solo una bella idea di mercato, un sogno. Aggiungiamo che da quanto sappiamo Pazzini si è fatto una foto in vacanza con Toni e insieme l’hanno mandata a Mandorlini, il quale, sorriso sulla bocca, ha esclamato: “Ecco, mi toccherà cambiare modulo”.

Il che equivale a dire che Pazzini sarebbe un bel rebus per il mister (come Saviola), ma che per il “Pazzo”, (che Mandorlini ha cresciuto come un figlio), il mister sarebbe anche pronto ad abiurare il suo 4-3-3. In fondo l’aveva detto anche con Paulinho che pareva aver messo tutti d’accordo (tranne i suoi procuratori…).

Insomma, diciamocelo chiaro e tondo: una coppia d’attacco Toni-Pazzini farebbe sognare anche chi soffre d’insonnia cronica. L’importante è che proprio il mister ne sia convinto e che non si ripeta un caso Saviola.

Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Pazzini si è proposto, Mandorlini è solleticato, la società ragiona col bilancio in mano e la calcolatrice in tasca. Lasciamo che le cose scorrano. Se ci sarà l’opportunità Pazzini magari arriverà.

 

A PAROLE SONO TUTTI BRAVI CON I GIOVANI…

A parole sono tutti bravi con i giovani. Un po’ come l’abusato “progetto”. Sono bravi i presidenti: “Puntiamo sui giovani”. Sono bravi i direttori sportivi: “A caccia di giovani”. Sono bravi gli allenatori: “Siamo una squadra giovane”. E sono bravi i tifosi che vogliono i giovani nella loro squadra.

A parole. Poi prendi un giovane e al primo errore è un cretino, quando non uno scarsone, un brocco, un incapace. È così da sempre e a Verona è così un po’ di più. Gilardino sembrava un idiota poi ha fatto quello che ha fatto. E a turno abbiamo bruciato un sacco di gente, tranne poi pentircene quando li abbiamo visti esplodere da altre parti.

Allora dico che coi giovani serve pazienza. Certo, non infinita. Se uno vale ad un certo punto deve venire fuori e dimostrare anche di avere le palle, perchè il Bentegodi non è uno stadietto per ballerine e giustamente richiede massima applicazione e una bella personalità.

Mandorlini ama raccontare che Trapattoni diceva che i ragazzi sono come i ghiaccioli e vanno gustati lentamente. Forse ha ragione lui. Però ad un certo punto, quando sono pronti, bisogna metterli dentro.

Mandorlini ha il merito di aver valorizzato come nessuno ha fatto Jorginho, Iturbe, Sala e Tachtsidis. Non vedeva pronti Cirigliano, Zampano  e forse anche Valoti. Bianchetti è un’altra cosa. Ora che il capitano dell’Under 21 è un capitale dell’Hellas bisognerà lavorarci e puntare anche su di lui. Con un po’ di pazienza. Gustandolo come un buon ghiacciolo all’amarena in questa estate senza colpi di sole.

ANDATE IN PACE

Non capisco che male ci sia ad ammettere una cosa che nel mondo del calcio è risaputa e alla luce del sole: Gardini e Bigon sono amici ed è logico che se Bigon è arrivato a Verona è perché tra i due c’è stima e amicizia. Non vedo nulla di male e francamente nulla da nascondere. Non capisco quindi la precisazione del presidente durante la conferenza stampa: Bigon l’ho preso io. E ci mancherebbe presidente… Chi doveva prenderlo? Non la pensiamo ancora incapace di intendere e volere e quindi è chiaro che la decisione spetta a lei. Speriamo sia sempre così, perchè questa è una garanzia. Ma se anche fosse stato Gardini a suggerirle Bigon, come è stato, non sarebbe la fine del mondo, anzi sarebbe la dimostrazione che finalmente il Verona torna a viaggiare compatto in società senza mille anime, mille conflitti e con responsabili ben precisi.

Bigon si è presentato volando bassissimo. Con l’aria di un giovane curato che il Vescovo, dopo averlo mandato a Napoli in una parrocchia un po’ tumultosa, adesso fa “ossigenare” a Verona. Bigon ha annunciato che la salvezza è il principale obiettivo (ci mancherebbe bis…) e che Sala e forse Gollini sono sul mercato (qui avrei qualcosa da dire ma la diremo al momento opportuno). A precisa domanda ha anche detto che con i giovani è meglio andarci piano, che è meglio portare a casa il risultato (e quindi i soldi di Sky…) che valorizzare un giovane e rischiare la serie B. Un po’ il contrario di quanto aveva affermato Setti qualche settimana fa spiegando le linee guida del nuovo Verona, ma è comprensibile e credo sia molto in linea col pensiero di Mandorlini. Nessuna rivoluzione, ha spiegato Bigon ai parrocchiani, ed anche questo dopo 100 punti e una promozione mi sembra di buon senso.

E’ stata una presentazione come ne ho viste tante, l’unica cosa di cui sono grato a Setti e Bigon è averci risparmiato la parola “progetto” che francamente ha rotto le scatole tanto è stata abusata in questi anni, visto che sappiamo tutti come va il calcio e il progetto è tale solo quando si vince, mentre quando si perde tutti corrono ai ripari e il progetto finisce nel cesso.

Come detto, Bigon va lasciato lavorare e non può essere preventivamente giudicato. Lo farà per lui il campo. E ora, simpaticamente, andate in pace…

LA SCELTA LOGICA

Ho atteso fino ad oggi per parlarvi della gara con la Juve. Volevo legare la firma del mister alla più bella partita di quest’anno.

Cosa ci ha detto quella partita? Semplicemente che Mandorlini è un ottimo allenatore quando vuole preparare bene una gara  e che il Verona non era così scarso come qualcuno voleva farvi credere e come forse anche Mandorlini pensava.

Ci sono state in questo campionato delle punte d’eccellenza che ci hanno fatto capire che questa squadra aveva un ottimo potenziale. Non completamente espresso. O meglio: espresso solo a sprazzi. Alcune gare sono state dei capolavori. Napoli, Juve, Cagliari. Altre delle ciofeche. Resto della mia idea: se tutti fossero stati convinti, più convinti,  questo campionato poteva avvicinarsi molto a quello della scorsa stagione. La gara con la Juventus è stata l’esempio più lampante.

Ora parliamo di Mandorlini. Resterà minimo due anni sulla panchina del Verona. E’ il contratto più lungo che Setti gli abbia mai fatto. Il presidente ha vinto tutte le sue perplessità e con una sana dose di pragmatismo, logica e anche un po’ di opportunismo, gli ha dato le chiavi tecniche del Verona.

Ha fatto bene. Nel calcio non ci sono i se e i ma. Comandano i risultati. Che a Verona sono tutti dalla parte di Mandorlini. Non c’è niente da fare. Può piacerti o non piacerti il suo gioco, il suo mono-modulo, il suo modo di gestire lo spogliatoio, ma Mandorlini ottiene risultati.

Ha guidato la squadra in B facendo un capolavoro, l’ha quasi portata in A, compiendo un mezzo miracolo, l’ha portata in A quando era costretto a vincere, l’ha quasi portata in Europa al primo anno di A, e si è salvato con grande anticipo quest’anno. Qualcuno si chiede che cosa possa fare di più adesso. Io credo possa migliorare ancora.

Mi dispiace però che nell’analisi venga fatta ricadere la colpa di tutti i gol presi a Roberto Bordin. Sarà lui probabilmente a rimetterci il posto. Non è giusto. Il responsabile, credo, sia sempre e solo il tecnico e il suo modo di intendere il calcio. Vedremo se con altro staff il Verona cambierà atteggiamento e si assisterà ad un altro tipo di gioco. Non ne sono convinto. Bordin mi pare più un capro espiatorio per i 65 gol presi quest’anno e quella difesa che si abbassa in maniera esagerata in alcuni frangenti della gara.

Dico ora quello che vorrei vedere il prossimo anno. Mi piacerebbe che Mandorlini tornasse quello della prima B, quando con una squadra mediocre dal punto di vista tecnico, immensa da quello umano, fece un grande calcio, giocando bene ovunque, attaccando, difendendo, senza paura, contro tutti. Quello è stato il Verona che più mi è piaciuto e che meritava l’impresa se solo l’imbelle Massa avesse concesso il rigore decisivo.

Vorrei anche che non capitasse più un caso Saviola. Non può esistere che un fuoriclasse del genere latiti in panchina. Una domanda che non avrà risposte è questa: ma se Saviola avesse avuto la stessa fiducia che Mandorlini ha riposto su Gomez, Tachtisidis, lo stesso Toni, siete sicuri che noi non eravamo anche quest’anno la sorpresa della A?

Ora in molti dicono: a Mandorlini bisogna dare gli uomini adatti. Dimenticandosi di come va il mondo. E’ impossibile, che una società come il Verona possa arrivare ad accontentare al cento per cento il suo allenatore. Non lo può fare la Juventus, figurarsi l’Hellas. Il mercato è fatto di opportunità, di occasioni, di casualità. Molto più di quello che ci vogliono far credere. Poi sta all’allenatore trovare il modo giusto di far rendere i giocatori. Spero che Mandorlini venga accontentato il più possibile, ma dubito che sarà così.

Il nuovo corso è partito e Mandorlini sarà la continuità. Il mister è atteso da un impegno titanico e quest’anno avrà ancora più responsabilità. Mai come stavolta questo sarà il “suo” Verona. Buona fortuna Andrea e che gli dei del pallone siano sempre con te…

 

 

SETTI 2.0

E’ nato il Verona 2.0. Come ogni buon imprenditore Maurizio Setti ha deciso di rischiare. Rompendo con Sogliano, dopo tre anni di successi e promettendo un “Verona ancora migliore”, il presidente si è preso un’enorme responsabilità

Dobbiamo riconoscere che legittimamente nessuno può imporgli scelte o persone. Il Verona è suo, è lui che ripiana i debiti, è lui che si gode (eventuali) onori. Ma il Verona non è un’azienda normale. Non si tratta di vestiti, nè di tortellini, nè di auto. E’ un’azienda che si basa sulla passione della gente, l’espressione di una città, anche se questa città nelle sue forze imprenditoriali non è che abbia mai guardato tanto al Verona e quando lo ha fatto lo ha fatto con fastidio, spesso sparando contro la sua tifoseria.

Che si voglia o no, Setti è per ora l’unica possibile guida della società scaligera. Non è un’ipotesi, ma la realtà. La storia è lì per essere letta e non dimenticata. E la storia ci ha raccontato che Piero Arvedi è stato isolato (anche per colpe sue) e che Martinelli, sano e coraggioso industriale con cui sarebbe stato possibile un dialogo e una collaborazione, non ha trovato uno straccio di socio per andare avanti. L’unico che ha acquistato il Verona è stato Setti ed è per merito suo se l’Hellas è tornato in serie A, e per il secondo anno consecutivo si è salvato. Chi lo critica pretestuosamente secondo me o lo fa per invidia o si è dimenticato di cosa è stato il Verona negli ultimi 20 anni. Questi sono fatti e non opinioni.

Ora arriviamo ai giorni nostri. E’ indubbio che il Verona ha voltato pagina. Credo che Setti abbia guardato al suo portafoglio e si sia accorto di aver speso troppo. Forse ha pensato che solo attraverso una gestione più diretta delle cose si possa resistere ancora in A. Conoscendo Sogliano, forse sapeva che non poteva ledere quell’autonomia che il ds richiede per lavorare. Forse, semplicemente il rapporto umano si era logorato. In questo senso ha vinto la linea Gardini. Toccherà al presidente dimostrare di avere un suo equilibrio e di non essere influenzabile.

Dopo la scelta di non continuare con Sogliano, Setti deve decidere se andare avanti con Mandorlini. L’idea di un biennale è sicuramente nella testa del presidente, che ha apprezzato del suo allenatore alcuni aspetti, ma non tutto. E’  chiaro che dopo aver contattato Guidolin a dicembre, Setti sta pensando anche di cambiare la guida tecnica.

Mandorlini gode del favore della piazza, ma Setti non è uno che si fa condizionare. Semmai pensa di più a quello che sono state queste due stagioni. E’ stato soddisfatto o no? Se si guarda al risultato non si può che essere felici. Ma Setti pensa anche al domani ad un Verona che lanci i giovani e che sfrutti al meglio la rosa a disposizione. Forse quest’anno non è sempre stato così.

Quello che rischia di più è sicuramente Mandorlini. Con l’addio di Sogliano si è chiuso anche per lui un ciclo, e pur con frequenti discussioni, i due hanno trovato un loro equilibrio. Ora Mandorlini deve resettare tutto e ripartire. Lo deve fare con un ds che non conosce e con un Setti più presente. Con una rosa più limitata e minore scelta. Forse lo farà con uomini più adatti al suo modulo, ma su questo non ci giurerei perchè neanche la Juventus acquista giocatori per fare contento un allenatore, figurarsi il Verona. Sicuramente dovrà inserire qualche giovane quando infortuni e squalifiche lo richiederanno.

C’è poi la questione dell’ingaggio che non è secondaria. Se le cifre trapelate sono vere si richiede al tecnico un “sacrificio”. L’amore per il Verona gli farà superare anche questo ostacolo oppure diventerà un macigno nella trattativa? Senza contare l’aspetto dello staff tecnico, altra questione “spinosa” da trattare. Mandorlini è affezionato ai suoi collaboratori, ma in società vorrebbero un ricambio.

Il Setti 2.0 sta per partire e per il presidente sono scelte decisive. Mai come oggi un nuovo ciclo è all’orizzonte. Ma Setti lo deve affrontare senza nuvole e con chiarezza. Continuare con Mandorlini se non è pienamente convinto può diventare il suo errore fatale. Se scegliesse ancora di andare avanti con lui dovrà accettare tutto. Nel bene e nel male. Come marito e moglie.

 

BUON VIAGGIO, VECCHIO ORSO

L’addio di Sean Sogliano a Verona apre una nuova pagina. Sogliano che non ama giornali e ribalta mediatica, ha affidato ad uno scarno comunicato verbale il suo addio. La sua commozione, a stento trattenuta (e per un vecchio orso come lui significa che se ne va col cuore spezzato…), dice che non è stato facile prendere questa decisione. Ma Sean è stato coerente con se stesso. “Se non sento la piena fiducia del presidente e se non ho un feeling completo non posso lavorare”. Nel calcio di oggi è destinato a ricevere molte amarezze.

Per quanto ho visto io e per come l’ho conosciuto, Sean Sogliano è stato uno dei migliori dirigenti mai passati da Verona. Il suo modo da fare un po’ naif, nasconde in realtà intelligenza e fiuto. Sean gioca d’istinto, spesso tentando l’affare clamoroso, qualche volta sbagliando.

Su una cosa non si discute. La sua onestà. Sean è onesto, non fa creste sulla spesa, puoi affidargli il portafoglio senza temere che te lo porti via. E poi è un vincente. Lo capisci da come vive le sconfitte, anche quelle più stupide. Non è mai “pacificato”, appena terminata una partita vorrebbe che fosse già martedì per tornare sul campo. Tra l’altro è incapace di godersi le vittorie.

Essendo onesto e coerente, non tradisce. Mandorlini lo dovrà ringraziare in eterno. Se in questi tre anni avesse trovato un altro ds, (inutile fare nomi sapete a chi mi riferisco), sarebbe stato esonerato e con lo spogliatoio contro, magari sobillato proprio dal direttore sportivo.

Invece Sogliano è stato una preziosa stampella per l’allenatore, che non a caso, in questi tre anni ha ottenuto i migliori risultati della sua vita. Sean non gli ha mai risparmiato critiche, nè confronti. Ma lo ha fatto per il bene del Verona. E questo gli deve essere riconosciuto per sempre e se anche non lo facessero i diretti interessati, lo farà sicuramente la storia.

Il capitolo che si apre è un capitolo tutto nuovo. Setti ha deciso di cambiare, convinto ancora di poter migliorare il Verona. Il presidente ritiene, ed è legittimo che lo faccia, che sia finita la “fase di attacco” e che sia l’ora dell’organizzazione e della razionalità. Chi arriva dovrà confrontarsi con questo passato vincente, ma sarebbe ingiusto e sbagliato nei confronti dell’Hellas fargli pagare questo. Il calcio è una meravigliosa materia perchè il giudice supremo sono i risultati, come è stato per Sogliano. Saranno i risultati a stabilire se Riccardo Bigon è stata una scelta giusta. Ma dobbiamo per onestà morale, lasciarlo lavorare senza preconcetti.

Al vecchio orso che se ne va, un grazie particolare. Per averci dimostrato che nel mondo del calcio le brave persone e i professionisti seri esistono ancora. Buon viaggio Sean.