C’è una cosa che è inconfutabile: Maurizio Setti è a Verona perchè Verona non è riuscita a esprimere un imprenditore in grado di gestire l’Hellas Verona. E’ un dato di fatto che bisogna sempre tenere presente quando si esprime un qualsiasi giudizio sull’imprenditore di Carpi. Setti può piacere o non piacere, ma questa è la verità. Per dirla alla Cannella: “Se Verona ha Cannella, vuol dire che si merita Cannella”. Ovviamente e per fortuna siamo lontani anni luce da quei momenti. Tanta acqua è passata sotto i ponti e il Verona è oggi una delle dieci società più importanti d’Italia.
Tutto bene, dunque? Dal punto di vista sportivo certamente sì. L’Hellas ha centrato tutti gli obiettivi (promozione e salvezze anticipate), riuscendo anche a prendersi delle belle soddisfazioni. Ma la sensazione, resa tangibile anche dalla perdita di oltre tremila abbonati in due anni, dice che paradossalmente il Verona è oggi più lontano dalla città. C’è come una pellicola strana, un cellophane che divide il Verona dai suoi tifosi. Forse è il tentativo di Setti di “internazionalizzare il brand”, forse è proprio la distanza che il presidente mette a sua insaputa, forse è la freddezza di fondo che anima la società. Setti appare sempre distaccato, il Verona si allena in un eremo spesso a porte chiuse, la scelta delle magliette cade sulla testa dei tifosi come una mannaia e dà l’impressione che il tifoso del Verona sia solo un povero pollo da spennare. Se a questo aggiungiamo l’aumento del costo degli abbonamenti della scorsa stagione e lo spostamento continuo delle gare del Verona in orari astrusi e incomprensibili (questo ovviamente non dipende dalla società, che però qualche volta potrebbe anche farsi sentire e non subire sempre le decisioni di Infront e delle tv…), il quadro è dipinto.
Dico questo per aiutare l’Hellas a crescere: c’è già chi, dopo aver criticato e preso in giro Setti, ora si siede a pranzo con lui e lo incensa a piè sospinto. Ma sono i soliti noti che ovviamente salgono sempre sul carro del vincitore a cose fatte. Ma questi, da Pastorello in poi, non hanno mai fatto il bene del Verona appoggiando in maniera scriteriata i peggiori lestofanti abbiano messo piede nell’Hellas. Non è una novità purtroppo. E non tutti hanno la memoria corta…
E non è neanche il voler fare le pulci. Dopo tanto correre, nel tentativo di colmare gap gestionali di decenni, credo sia arrivato il momento di fermarci a riflettere. Dopo aver fatto il salto di qualità gestionale, ora Gardini, stratega di Setti, deve dire che cosa vuole fare del Verona. Insomma le vecchie domande: chi siamo, dove andiamo, cosa faremo… Solitamente a queste domande si risponde guardando nel passato e modernizzando il messaggio. Verona è stata ed è una splendida società di provincia in cui le radici sono tutto. E’ la società dei veronesi, non dei cinesi o degli americani della Nike. Ed è lì che il Verona di Setti deve migliorare. Anche con umiltà. Che è sempre la dote dei grandi. Le risposte ci sono, basta trovarle. E basta conoscere la storia. A proposito presidente, l’ha studiata un pochino meglio? (ps: è una battuta per sdrammatizzare…)