Dunque, si è capito perchè Setti l’ha tenuta tanto lunga. Il presidente ha deciso di voltare pagina. In maniera clamorosa. Liquidando il suo braccio destro e cambiando in pratica una parte del management sportivo. Via Sogliano, dentro Bigon.
L’idea di Setti parte da lontano. Da dicembre. Quando i rapporti idilliaci che il presidente ha sempre avuto con il suo ds si sono improvvisamente “raffreddati”. Sogliano era stata la miglior intuizione del presidente di Carpi quando era arrivato a Verona. La diffidenza che aleggiava attorno al suo nome, unita alle referenze non proprio “cristalline” in fatto di rapporti interpersonali che arrivavano da Bologna sul conto del nuovo proprietario, inducevano ad andare molto calmi con le lodi. Ma il nome di Sogliano fu il miglior lasciapassare per lo sbarco di Setti a Verona. Figura onesta e cristallina (uno dei pochi…), giovane e rampante, con le idee chiare e con un suo giro di mercato, Sogliano era il puledro giusto su cui puntare. Setti e Sogliano formavano una coppia perfetta. Visione, ambizione e voglia di vincere. Gardini venne solo dopo, quando fu necessario dare anche una verniciata al Palazzo Verona dal punto di vista “politico”.
Per tre anni questa coppia ha funzionato benissimo. Poche materie come il calcio non temono smentite: contano i risultati. E i risultati conquistati dal Verona sono stati eccezionali. Serie A arrivata al primo colpo, 54 punti ed Europa sfiorata l’anno scorso, salvezza abbondante con possibile enorme rimpianto a fine di questa stagione (pensate se si arrivasse a 50 punti quanti bocconi amari dovranno digerire le “cornacchie” che hanno gracchiato sulla debolezza della squadra per molti mesi di quest’anno…).
Ora il presidente cambierà. Un cambiamento repentino che ha pochi eguali nel calcio. Squadra che vince, dice il proverbio, non si cambia. Invece Setti, a meno di clamorosi ripensamenti dell’ultima ora, ha deciso di affidarsi ad altri uomini. Il feeling con Sogliano non c’è più. E sarebbe da chiedersi perché, e state certi che lo chiederemo martedì quando il presidente sarà ospite nei nostri studi.
Sean che è abituato a sentire sulla pelle l’entusiasmo della proprietà ha capito che non è più aria. L’imbarazzo di Setti e il trascinare all’infinito questa trattativa era solo una strategia per “stufare” Sogliano che di certo non ha la pazienza tra le sue doti? Probabilmente sì, visto l’epilogo. Poi magari c’è stata anche la trattativa (smentitissima, fin troppo) con gli americani a trascinare la questione.
Ora scatterà la gara a dire chi ha abbandonato chi. Setti dirà che è stato Sogliano e in molti seguiranno questa linea. I fatti dicono che Sogliano ha rifiutato il Milan (il Milan, non lo Spezia o l’Atalanta…) per restare a Verona. Anche questa una decisione coerente con il personaggio. “Non vado a fare il cameriere di Galliani” disse l’anno scorso rivendicando la sua autonomia di pensiero. Sono certo che se ci fossero state le condizioni, Sogliano sarebbe rimasto.
Gli uomini passano le società restano. Un leit motiv che si sentirà spesso da qui in avanti. Personalmente la ritengo una cavolata. Le società sono fatte di uomini e le qualità professionali e morali di una persona al servizio di una società sono fondamentali. La Apple senza Steve Jobs rischiò di sparire, il Verona di Cannella non è il Verona di Sogliano. Se permettete. Nessuno meglio di noi veronesi sa quanto sono importanti gli uomini in una società. Se non fosse arrivato Mandorlini al posto di Giannini saremmo ancora in Lega Pro. Giusto per fare un esempio.
Veniamo al prossimo Verona. Al posto di Sogliano è stato scelto Riccardino Bigon, nato a Padova e dirigente del Napoli. Non mi permetto di dare un giudizio sul personaggio non conoscendolo. Anche qui, come sempre, sarà il campo a dare il responso. Diciamo solo che Bigon arriva da una stagione fallimentare con il Napoli fuori da tutto ed enorme delusione del campionato. C’è anche da dire che negli anni passati il Napoli ha anche vinto ed è stato per certi versi una società modello. Arrivare da Napoli e lavorare nel Verona non sarà facile. Ma in questo calcio ormai sono sottigliezze. Anche se a Verona hanno ancora un peso.
Quello che importa è sapere perchè Bigon arriva. Ed eccoci alla questione finale. Bigon arriverà perchè a chiamarlo e a volerlo è stato Giovanni Gardini, il “cardinale”. Abituato a lavorare sottotraccia e dietro le quinte, Gardini ha convinto il presidente che la gestione sportiva di Sogliano non era più adeguata. E ha suggerito il nome di Bigon a cui è legato da una grande amicizia.
Quello che nasce, dunque, è il Verona di Gardini. Mai come in questo momento della sua vita e della sua carriera, il “cardinale” del Verona ha avuto tanto potere in mano. Le sorti dell’Hellas passeranno dalle sue decisioni e dalle sue scelte. Si confronterà con il passato vincente, di cui anche lui ha fatto parte, ma stavolta con un ruolo morale e politico tutto diverso. Bigon sarà un suo fido scudiero e con lui dovrà lavorare uno molto refrattario ai cambiamenti come Mandorlini che tutto sommato aveva trovato con Sogliano un feeling. Giustamente, come ha detto Setti, Mandorlini non aveva mai ottenuto simili risultati in serie A. E per quello che abbiamo visto noi, l’opera di Sogliano in questo è stata fondamentale. Anche come ombrello per le critiche e davanti ai tifosi. Ora di chi sarà la colpa se le cose andassero male? Mandorlini rischia di diventare un perfetto capro espiatorio.
Ci aspettano mesi duri, difficili, ma anche esaltanti. Il Verona per il terzo anno consecutivo giocherà in serie A. Una A che certamente avrà un livello ancora più basso di quello di questa stagione (con Carpi e Frosinone già promosse…) ma che potrebbe riservare sorprese. Se tutti dicevano che il secondo anno è il più duro, io dico che la vera incognita è la terza stagione, come purtroppo riscontrato nell’anno horribilis 2002. Buon lavoro quindi, lo auguriamo soprattutto a Giovanni Gardini per quella che è la sfida più importante della sua vita.