Abbiamo passato un girone a cercare il colpevole. Mandorlini, Setti, Sogliano, Gardini, el capitan Marquez, la difesa, le cessioni, gli acquisti. E chi più ne ha più ne metta. E mentre abbiamo fatto questo il Verona scivolava sempre più in basso, sempre più involuto.
La salvezza, però non è mai stata in discussione e certe volte, se non sempre, la nostra (discussione) ha virato su sterili polemiche. Il modulo, e ancora Mandorlini, Setti, Sogliano, Gardini eccetera eccetera.
Una sconfitta pesantissima come quella contro la Juventus, è stata confinata nella cartella “episodi”. Ed era invece sbagliato perchè quella gara, anzi, quelle due gare, erano il primo segnale che qualcosa non andava. E venne poi la gara con l’Atalanta e il mondo tornò a sorridere e l’orchestrina sulla nave tornò a suonare giuliva.
Ma poi arrivò Palermo e ora Torino e allora dobbiamo suonare un’altra musica. Perchè, amici miei, stavolta non si può fare come nel 2002 quando il Titanic navigava a tutta velocità contro l’iceberg senza che nessuno se ne accorgesse.
Stavolta è meglio suonare le sirene, e pensare seriamente, tutti, alla salvezza come principale bene da portare a casa in una stagione disgraziata. E’ bene che Setti cominci a pensarci su seriamente e con lui, anche Mandorlini e la sua squadra. Quell’allarme che Luca Toni e Moras suonarono per primi dopo il set di Napoli, fu, ahi noi profetico.
Mai come oggi, credo che sia il presidente Setti a dover prendere in mano il timone della nave. E’ importante, perchè in questo momento non può farlo una dirigenza con il contratto in scadenza. Setti ha voluto così, rimandando la decisione a dopo la salvezza. A maggior ragione, ora tocca a lui essere il punto di riferimento di questa società. Se non altro per difendere il suo investimento. Vada in sede, si faccia vedere al campo, segua gli allenamenti. Anche il Verona, come Manila Grace è una sua azienda. E non meno importante, visto il fatturato.
Ci sono dei momenti in cui un padrone si deve far vedere e sentire. Ora non è il momento delle deleghe. E’ il momento di prendere delle decisioni e di essere presente. Carpi è a mezz’ora d’auto da Verona, presidente. E una visita quotidiana in sede, al campo, in città farà bene al nostro Hellas e anche a lei che così comincerà a capire tante cose che ora delega.
Stasera sono preoccupato. Questo Verona non mi piace. Una squadra che concede sempre un tempo agli avversari, incapace di reagire, se non nel finale, in un copione che continua imperterrito a ripetersi di gara in gara. Così a Palermo come col Torino.
Ognuno avrà le proprie responsabilità, da chi ha costruito la squadra a chi non l’ha rafforzata a gennaio, a chi la mette in campo e a chi in campo ci va. Francamente a questo punto non conta più. Bisogna pensare a mettere in fila 16 punti, arraffandoli con le unghie e con i denti di qua e dì là, con umiltà e con cuore, in mezzo ai fischi o agli applausi (fosse lì il problema, quali cazzate mi tocca sentire…).
L’orchestrina suona, ma stavolta prima che il Titanic affondi, è meglio che qualcuno scuoti quest’ambiente cloroformizzato. Non siamo disperati, ma la tranquillità è un’altra cosa. Tirare fuori i cocones, please. In fretta.