Dopo la rabbia c’é l’amarezza. E forse la rassegnazione. Per un calcio malato. Profondamente. Noi lo sappiamo bene. E non serve Mazzoleni a ricordarcelo. Mazzoleni é solo l’emblema di un sistema che ha in Genny ‘a carogna la sua massima espressione. In questo paese, oltre a mille altre cose, manca la cultura sportiva. Il fantastico Buffa raccontava che agli inglesi per 40 anni non é servito nemmeno l’arbitro per dirigere le partite. I calciatori inglesi erano cosí nobili che non avrebbero mai permesso che qualcuno barasse. Per questo non stesero Maradona quando giocó contro di loro e segnò partendo da centrocampo. Non sarebbe stato “leale”. Purtroppo a noi tutto ciò é sconosciuto. Siamo il paese di Macchiavelli, ma al Principe abbiamo sostituito Gennaro. Siamo malati dentro. Roma é una capitale infetta. I giochi politici hanno la prevalenza. Si preferisce uno stadio vuoto e per anni abbiamo tollerato che un presidente del consiglio avesse anche una squadra di calcio. E nessuno sa piú indignarsi, nessuno si dimette quando sbaglia: hanno la faccia come il culo, si ripresentano alle elezioni, anche se inquisiti, anche se con le fedine penali lunghe dieci chilometri. Non c’é dignitá, non c’é cultura delle regole, della legge. Il calcio é una parte di questo sistema malato, di questo paese allo sbando. Direte: tutto questo per un calcio di rigore inventato? Non la stai facendo troppo grossa? Puó darsi cari amici, puó darsi… Ma io non ci credo piú. Mi piacerebbe dirvi il contrario, pensare che sia solo un episodio, ma non ce la faccio. Per questo non sapevo cosa scrivere questa mattina, affinché questo post non diventasse un vuoto sfogatoio contro l’arbitro. Che ci resta? Come ho urlato ieri sera al cellulare dall’Olimpico, resta il nostro orgoglio di tifare Verona. Che non é una cosa da poco. Anzi… Credo stia diventando l’unico salvagente per non venire seppelliti dal sistema. E da Genny ‘a carogna…
5 MAGGIO 2002- 5 MAGGIO 2014: OGGI IL CERCHIO SI CHIUDE
Perchè il calcio, nonostante Genny ‘a Carogna, è bello? Perchè, nonostante tutto, offre continuamente la possibilità di risorgere. Anche dopo fallimenti sportivi e debacle amarissime. Quando dici 5 maggio ad un tifoso del Verona, il ricordo va subito a Piacenza, cinquemila supporters increduli sugli spalti del Garilli, a vedere dal vivo la più incredibile, pazzesca, traumatica retrocessione di sempre. L’Hellas di Malesani perse quella gara e finì in serie B. Mai quella squadra, prima di Piacenza, era stata in zona retrocessione. Nessuno, neanche nei suoi incubi peggiori, poteva immaginare quello che sarebbe successo. Men che meno quello che sarebbe successo negli anni successivi. Come se quella retrocessione avesse aperto il vaso di pandora. Il Verona finì anche in Lega Pro, rischió di sparire, nella migliore delle ipotesi, si prefigurava una fusione con il Chievo, vicinissima dopo che Martinelli prese l’Hellas. Dodici anni dopo, sembra pazzesco, il Verona di Mandorlini si gioca l’Europa all’Olimpico. Dopo aver calcato campi indegni, sempre con un seguito di tifosi incredibile, la squadra, comunque vada con Lazio, chiude oggi un cerchio. E questi 12 anni saranno ricordati solo come il momento più alto dell’orgoglio gialloblù.
ANDIAMO A LAZIO CON LA SPERANZA CHE SIA UN CAMPIONATO PULITO
Se vediamo come è stata fermata l’anno scorso la Fiorentina nella corsa Champions (concorrente il Milan…) non ci sarebbe molto da stare allegri (non l’allenatore). Ora il gioco si fa duro e il Verona si trova a lottare (a tre giornate dalla fine) contro corazzate (come budget) che neppure nei nostri sogni più belli pensavamo di poter metterci alle spalle. La lotta per l’Europa League è tutta aperta ed è chiaro che la gara contro la Lazio all’Olimpico diventa una sfida cruciale. La Lazio ha passato una stagione dannata ma è tornata in corsa nelle ultime domeniche. Può restare fuori dall’Europa? Ecco, la speranza è che questo sia un campionato “pulito” senza più dubbi e senza interventi arbitrali che possano fermare la corsa di una piccola-grande provinciale quale siamo noi oggi. All’Olimpico si capirà di più. Non ho molte speranze, ma nonostante ciò spero che l’incredibile Hellas del trio SMS possa fregare tutti un’altra volta. Come fece tanti anni fa… Quasi trenta mi pare…
SE PRANDELLI LASCIA A CASA TONI E’ UNA BESTEMMIA CALCISTICA
Ripeto: non so cosa farà Cesare Prandelli con Luca Toni. I bene informati sulle cose della nazionale dicono che non farà parte della spedizione dell’Italia ai mondiali.
Non si capisce in base a quale motivazione Toni non debba andare ai mondiali. Il secondo miglior Toni di sempre, tra l’altro. Secondo solo a quello dei 31 gol di Firenze, che in panchina aveva un certo… Prandelli.
Il campionato ha espresso Toni, quindi Toni deve andare ai mondiali. Non ci sono nè se nè ma. La questione del “troppo vecchio” non regge. Sarà vecchio, ma è il meglio in Italia in questo momento. Non regge neanche il discorso del gruppo che è partito da lontano. Prandelli deve convocare i migliori di adesso, perchè si gioca questo mondiale, non quello del 2018.
Lascio perdere tutte le considerazioni su quanto possa essere prezioso dal punto di vista tattico. Ma su chi vuole puntare Cesare? Su Balotelli? Quello rancoroso, inutile, svogliato che abbiamo visto venerdì sera? Su Osvaldo, nullafacente alla Juventus? Su tiraschiaffi Destro? Su Gilardino che non ha la condizione di Toni e gioca in una squadra nettamente inferiore al Verona? Su Cassano che a gennaio il Parma ha pensato di cedere? Credo che solo Immobile meriti la nazionale. E appunto Toni. Nemmeno Pepito Rossi mertirebbe la maglia azzurra. Ma poichè è stato colpito da un infortunio serio ed è un ragazzo per bene, credo che sia l’unico per cui fare un’eccezione.
Se Toni non va credo sia una bestemmia calcistica.
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ITURBE, TONI E ROMULO: MA NON SOLO…
Sono tre, sono fortissimi, fanno la differenza. Ma il Verona non è solo loro. Se Iturbe prima di qui non aveva mai fatto granchè un motivo ci sarà. E se Romulo faceva panchina a Firenze e qui va in nazionale, probabilmente non è un caso. E non sono un caso neanche le 18 reti di Luca Toni, che due anni fa sembrava ad un passo dall’attaccare le scarpette al chiodo.
Quello che voglio dire è che i tre tenori sono fortissimi ma nulla sarebbe possibile se non fossero dentro un contesto perfetto. Il Verona ha beneficiato della loro classe, ma anche loro hanno beneficiato di tutto quanto di buono il Verona sa esprimere. Per esempio, bisognerà anche dare qualche merito a Mandorlini che da quattro campionati a questa parte continua a vincere. O magari a Sogliano che ha portato ottimi giocatori, tutti con una prospettiva e come minimo, male che vada, a costo zero per il Verona. Ma merito anche di Setti che ha dato autonomia ai suoi dirigenti, ad una società inappuntabile per organizzazione e idee.
Oggi abbiamo visto anche tre giocatori che per un motivo o per l’altro non avevano brillato. Il primo: Massimo Donati. Tante perplessità per alcune gare giocate francamente sottotono, ma a Bergamo, un Donati da copertina con gol da cineteca. E finalmente, udite udite, anche il principino Cirigliano ha fatto capire di non essere un abbaglio di mercato estivo. L’argentino ha giocato con continuità, bravo a chiudere e a ripartire. Ma soprattutto ha dimostrato quella personalità che non avevamo mai visto.
E poi Pillud. Lui poverino è arrivato a gennaio e ha avuto poco tempo per farsi vedere. Ha lavorato in silenzio. E al momento giusto, eccolo. Prestazione di tanta concretezza. Buon acquisto pure lui. Potrebbe diventare utilissimo il prossimo anno. Insomma: è vero che Romulo, Toni e soprattutto Iturbe hanno rappresentato il plusvalore di questa squadra, ma credo che l’Hellas abbia una base solida su cui lavorare.
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PREPARIAMOCI: IL PROSSIMO ANNO SARA’ DURISSIMA
Non è un avvertimento. E francamente nemmeno un auspicio. Tanti anni di osservazione mi fanno però sempre ragionare con sano realismo. Questo campionato, ragazzi, è stato fantastico. Se guardate a dove sono Sassuolo e Livorno che sono salite con noi l’anno scorso e lo confrontate con ciò che ha fatto l’Hellas, capirete all’istante che la squadra di Mandorlini ha compiuto un’impresa eccezionale. La società si è presa persino il lusso di cedere il suo pezzo migliore a gennaio, una cessione indispensabile per le casse. Tanti, troppi, eccessivi mugugni si sono sentiti in sottofondo di questa stagione eccezionale. A volte, mentre li leggo, penso veramente di vivere su un altro pianeta. C’è un popolo di disfattisti pronto ad azzannare il Verona se le cose non vanno bene. Il vergognoso cartello che qualche genio ha attaccato a Peschiera del Garda in uno dei pochi momenti di difficoltà di quest’anno, ne è la testimonianza. Per fortuna, anche grazie ai risultati questo clima non è riuscito ad allargarsi e a propagarsi.
Però resta la sensazione amarissima, che se le cose non fossero andate bene, ci sarebbe stata una quinta colonna pronta a creare un clima destabilizzante di insoddisfazione generale che avrebbe senz’altro contagiato anche la squadra. Per questo, lo dico con largo anticipo, so anche che il prossimo anno sarà durissimo. Ciò che ha fatto il Verona quest’anno pare una cosa “naturale” e non “eccezionale” com’è stata. Battere il Milan, fermare la Juve, vincere “facile” con le pari livello, è ritenuto da molti un affare normale. A parte dieci anni, meravigliosi, della nostra storia, il Verona ha SEMPRE lottato per la salvezza in serie A. E’ bene ricordare ciò. Lo fece nell’era Garonzi e poi in tutti gli anni a venire. Mai come oggi questo è l’obiettivo primario. Si lotta e si combatte per riuscire a salvarsi. Non importa come. Ci possono essere annate meravigliose come questa, altre in cui sarà necessario avere il coltello tra i denti fino all’ultimo minuto. L’importante è non credere che improvvisamente la dimensione del Verona sia quella del Milan, dell’Inter, della Juve. Siamo fuori strada. Se guardate al monte ingaggi, ai bilanci, ai fatturati capirete che NON è possibile che il Verona sia davanti a queste squadre. Per fortuna il calcio resta a volte un meraviglioso mistero e succedono stagioni del genere.
Credo che se riusciamo a mantenere questo spirito, questa voglia di stupire, di fare cose eccezionali, partendo però dall’umiltà che il ruolo ci impone, continueremo a prenderci soddisfazioni. Se qualcuno, come purtroppo vedo e leggo, invece ritiene un fallimento non essere andati in Europa League quest’anno, faremo poca strada.
TROPPA ALLEGRIA (NON SIAMO MIKE BONGIORNO)
Feste, gemellaggi e un’aria da sagra paesana che inevitabilmente ha avuto ripercussioni in campo. Allegria, direbbe Mike Buongiorno. Troppa. E non va bene. Il Verona con la Fiorentina ha giocato come se fosse la partitella del giovedì, in campo per un solo tempo, poi innescato a sprazzi dai due piú forti che abbiamo. Cinque gol sono tanti, troppi. E non é la prima volta. Piú che evidente che Mandorlini e Sogliano dovranno molto lavorare per il prossimo anno su questo aspetto. Il Verona quando é distratto prende una caterva di gol. Ormai é una costante e non puó essere un caso. Tutti vengono contagiati da questo clima. Rafael per primo. In serie A non te lo puoi permettere. Quest’anno é girato tutto giusto, ma non puó essere sempre così. Meno male che stiamo parlando di tutto questo a 46 punti, ma il campanello d’allarme meglio suonarlo adesso.
In mezzo a questa strana domenica che con un po’ di attenzione poteva avere un’altra storia, c’é la conferma di un ragazzo che puó avere un futuro: si chiama Jacopo Sala. Abbiamo capito che lui é uno giusto da Verona.
COMUNICAZIONE AI LETTORI
A causa di un grave guasto al backoffice del nostro sito tggialloblu.it oggi non ci é stato possibile aggiornare gli articoli e i servizi. Ce ne scusiamo con tutti i nostri affezionati lettori che ci seguono praticamente da tutto il mondo. Con la speranza che il guasto venga al piú presto risolto, giá da domani mattina, lunedì, riprenderemo la nostra normale attivitá giornalistica.
IL TRIO SMS (PIU’ IL PUNTO G…)
Arriveranno i tempi duri e non sarà sempre domenica (cit Vasco Rossi, “T’ immagini”). Quest’anno è stata una stagione eccezionale, in cui tante cose sono combaciate. Ma, non è neanche giusto dire che è stata una casualità. Questa stagione è stata il frutto di scelte giuste e ponderate. Dalla conferma di Mandorlini dopo la riflessione estiva, all’ingaggio di Luca Toni, all’ingaggio capolavoro di Iturbe, a quello straordinario di Romulo. Ma anche nel tenere in vita un gruppo storico che ha dato identità e valori alla squadra. Insomma è stata il frutto di scelte societarie. Cosa che a Verona mancava da anni. Al vertice di questa piramide abbiamo finalmente un Presidente. Lo scrivo con la P maiuscola perché è ora anche di riconoscere qualche merito a Setti. Maurizio è un personaggio competente, molto, che di calcio ne capisce, molto, che ha idee chiare, molte, e che soprattutto si è follemente innamorato del Verona, molto più, credetemi di certi veronesi altezzosi che hanno sempre considerato il club “un problema”, adducendo come alibi “la violenza del proprio pubblico” per giustificare il loro braccino corto. Non solo Setti ha capito che quel pubblico è una risorsa, ma ha anche capito, da lungimirante imprenditore, che le azioni del Verona erano come quelle della Apple scese a un dollaro. Chapeau. Setti ha poi scelto Sogliano e poi Gardini. Il resto è stata una conseguenza. E anche i risultati eccezionali lo sono stati.
Il Verona ha una società che sa difendere il proprio patrimonio (i tifosi) e lo fa con un puntiglio che non abbiamo mai riscontrato in nessuna dirigenza (quando sa di avere la ragione dalla propria parte). E questo ha stimolato sia la responsabilità soggettiva, sia il senso di appartenenza. Ma ora Setti è alle prese con un’altra sfida: dare continuità al Verona. Come? Beh, la prima mossa, in silenzio, probabilmente l’ha già fatta. Sta tentando di blindare Sogliano, il primo tassello, con un contratto che dovrebbe allungarsi sino al 2017. Se Sean, che per ora ha detto no al Milan, deciderà che è inutile tentare avventure rossonere, sposando al cento per cento Verona, un minuto dopo si procederà al contratto di Mandorlini.
Tra Setti e Mandorlini, c’è da dirlo, il rapporto è assai strano. Molto rispettoso per quello che io ho potuto vedere. Ma anche molto “dialettico”. A Setti piace tenere sempre sulla corda il mister, che dal canto suo, orgoglioso com’è, ne soffre. Pare una gara a chi alza di più l’asticella. Mandorlini sembra in eterna rincorsa di un abbraccio affettuoso del presidente. E per averlo, continua a migliorare le prestazioni del Verona. Setti appare freddo, in realtà la sua è una evidente strategia per tenere tutti pungolati, mister per primo. Ma è nel rispetto che i due si portano che bisogna guardare, non alle esteriorità. Mandorlini ha la piena autonomia gestionale dell’area tecnica. Ha mezzi a disposizione. E una società che ha sempre lavorato al suo fianco e che lo ha rafforzato anche nei momenti più duri. Anche lui, dopo Sogliano, resterà a Verona. Forse con un contratto annuale, come vuole Setti (ed è di questo che si parlerà a brevissimo).
Insomma, anche il prossimo anno, il trio SMS, resterà unito. Ma attenzione anche al punto G… Perchè se il Verona sta raggiungendo tutti questi traguardi, colmando gap che parevano siderali, è merito anche di Giovanni Gardini… Un altro che pare, ma solo pare, uno accomodante e tranquillo. In realtà un lavoratore pazzesco e uno che quando c’è da prendere decisioni non ci mette un attimo. Dietro ai successi dell’Hellas c’è anche la sua paziente ragnatela.
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DOVE HA VINTO IL VERONA, DOVE HA PERSO IL CHIEVO
Il giorno dopo: bella sensazione, ma non a livello del pareggio di Gomez con la Juventus. Continuo a ritenere questo match con il Chievo di minor impatto emotivo rispetto ad altre partite. In campo, come ho scritto ieri non c’è stata gara. Mi ha fatto tenerezza Corini quando ha parlato di grande prestazione dei suoi. I clivensi devono farsene una ragione. La squadra ha una pochezza tecnica che non ha precedenti. E solo grazie al suo allenatore sta facendo un campionato eccezionale. Se Corini riuscirà a salvarsi dovranno erigere un monumento al “Genio” dalle parti della Diga.
Anche fuori non c’è stata partita. Campedelli ha perso su tutta la linea, scavando un solco profondo tra lui e la città. Una sindrome da accerchiamento che rischia di scadere nel patologico. Il tasso di irritabilità del Chievo con qualsiasi tipo di media è arrivato a livelli assurdi.
Prima del match ci sono state schermaglie, smentite, persino l’attacco personale ad un direttore di un quotidiano, messo alla berlina pubblicamente che se l’avesse fatto Grillo avremmo gridato allo scandalo…
Campedelli ha dato ordine ai suoi zelanti uomini di non fare gli accrediti a tecnici e giornalisti, anche della nostra televisione, adducendo come motivo che la tribuna stampa del Bentegodi era tutta piena. Una balla in piena regola, smentita dai fatti e dalle foto che abbiamo scattato ieri che mostravano almeno una cinquantina di posti liberi. Attendiamo smentita dall’ufficio stampa…
Si dirà: Campedelli ce l’ha con Telenuovo perchè schierato con il Verona. A parte che la nostra televisione ha sempre “regalato” ampio spazio alla squadra di Campedelli, seguita sempre da professionisti seri, pare che anche questo non sia il problema. Se è vero che è finita nelle nostre mani un’interessante lettera spedita da Sky alla Lega calcio, in cui i vertici della tivù a pagamento si lamentavano col presidente Beretta, visto che lo stesso Campedelli, arrabbiato per una telecronaca a suo dire non imparziale, non aveva concesso a Sky di intervistare i suoi tesserati, mandandoli invece dalla concorrenza. Capirete che se anche Sky, che versa lauti soldi a Campedelli e al Chievo ha problemi di questo tipo, figuratevi noi tv locali…
Dopo questo derby perso, considerato dal Chievo (Corini dixit) la gara più importante della stagione, con lo stadio semivuoto e una classifica quasi drammatica, Campedelli è rimasto con un pugno di mosche in mano.
La bella realtà sportiva che il padre aveva sapientemente avviato e che aveva conquistato tanta simpatia, ha lasciato spazio a rancore, provincialismi, invidie e ritorsioni. E questa è la sconfitta più grave per Campedelli. Che dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere e capire che non sempre è il mondo che ce l’ha con te, ma sei tu che hai problemi con il mondo…