SOGLIANO RESTERA’ AL VERONA. ECCO PERCHE’

Sogliano non andrà al Milan. Non quest’anno, non adesso. Nonostante Galliani abbia alzato la cornetta. Sogliano ha deciso. Forse qualche mese fa. Per carità: fino ad oggi nessuna smentita ufficiale, ma è chiaro che il ds scaligero, soprattutto dopo Gennaio, si è rimboccato le maniche e s’è messo a lavorare ancora di più a testa bassa per il Verona.

Vuol dire che Sean ha chiuso la porta al Milan? No, non sto dicendo questo. Un giorno può darsi che ci andrà. Ma non quest’anno. Le valutazioni di Sogliano sono due: la prima: cosa vado a fare in questo momento al Milan? La seconda: non posso entrare in una società dove, al di là delle apparenze, è in atto una guerra strisciante e logorante tra la proprietà (Barbara Berlusconi) e uno dei suoi uomini più rappresentativi (Galliani).

Comunque la giri, comunque ti schieri, rischi di essere triturato da questo duello. Sogliano non è Braida. E’ un operativo vero, uno totalizzante. A Verona decide persino chi deve parlare a fine gara o in settimana. A Milano in questo momento hanno bisogno di un’altra figura. Un Braida giovane che possa lavorare al fianco di Galliani per cercare di mettere nel mirino tanti Iturbe. Da qui il pensiero che porta a Sogliano, ignorando ciò che Sean in realtà è: un manager a 360°, che viaggia con staff incorporato (il fido Dibrogni, Gemmi) e che ama lavorare in profondità. Cosa che oggi al Milan non è possibile.

Certo, se stamattina Barbara Berlusconi, dopo l’umiliante 4-1 preso dall’Atletico annunciasse il licenziamento di Galliani, allora lo scenario cambierebbe. Ma sappiamo benissimo che quando ci ha provato si è trovata davanti a due ostacoli: il primo affettivo, visto che il padre è legatissimo al manager che col Milan ha vinto tutto. E l’altro economico visto che Galliani aveva annunciato che si sarebbe fatto da parte ma previo pagamento di ricchissima buonuscita che in questo momento Arcore non può pagare, attanagliato da crisi, guai giudiziari, sentenza Mondadori eccetera.

Infine, particolare non trascurabile, Sogliano è legato da un contratto sino al 2015 al Verona. E a Parma Setti ha detto chiaro e tondo che per lui, a marzo inoltrato, la questione è chiusa, visto che fino ad oggi nessuno s’è fatto vivo. Sean resterà e continuerà il buon lavoro fatto al Verona. Dove le sfide, tra l’altro, non mancheranno. Se questo era l’anno zero, il prossimo sarà l’anno doppio zero, con una squadra che dovrà essere rafforzata, migliorata e cambiata nei ruoli chiave.

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DUE GOLLONZI E LA QUESTIONE CIRIGLIANO

Il Parma è forte e non sta scritto da nessuna parte che il Verona debba vincere ovunque. La gara di oggi non l’abbiamo persa perchè “la società non vuole l’Europa” come si comincia a mormorare da qualche parte. E’ stata persa perchè abbiamo preso due gollonzi, frutto, forse di un po’ di superficialità e perchè a centrocampo, purtroppo abbiamo giocato un tempo con un uomo in meno. La questione Cirigliano è molto delicata da affrontare. C’è chi lo ha già bocciato impietosamente. Chi non lo ritiene all’altezza. Secondo me c’è un piano oggettivo (quello della gara di oggi) e un piano prospettico (quanto può migliorare, diventerà un grande giocatore) di giudizio. Oggi Cirigliano non è stato all’altezza. In debito fisico, di idee, di lucidità. Visto così non è pronto per giocare con continuità nel Verona e nel campionato italiano. Con onestà intellettuale, devo ammettere (ancora una volta) che Mandorlini ha sempre ragione. C’era un motivo se non lo voleva far giocare. Il rischio di “bruciarlo” era evidente e Cirigliano non era pronto. Credo però che l’argentino meriti una prova d’appello. Almeno ci mettiamo l’anima in pace. Se non è lui l’erede di Jorginho, Sogliano sa che dovrà cercare fin da subito un sostituto all’altezza.

Ragionare con i giovani non è mai semplice. A volte c’è bisogno di tempo, ma nessuna società ne ha all’infinito. Tra qualche anno, magari Cirigliano esploderà, ma quel momento non pare oggi. Mandorlini e la società devono capire se vale la pena puntare su di lui oppure no. Ballano anche due milioni e mezzo di euro. In questo momento, dispiace dirlo, ma Cirigliano non li vale. Può restare, ma non a queste cifre.
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LA RIVELAZIONE E’ IL VERONA (MA QUALCUNO NON SE N’E’ ACCORTO E CONTINUA A CRITICARE)

Ve lo dico ora perchè se lo dicevo prima avrei potuto offendere qualcuno. Domenica sera dopo aver finito di lavorare, verso le due di notte, sono andato a letto. Siccome non riuscivo a prendere sonno ho preso in mano l’Ipad e sono venuto a leggere qualche commento sui social network… Pensavo che sarebbe stato tutto un commento positivo, una festa, quaranta punti , obiettivo salvezza raggiunto al 2 di marzo… Invece no. E’ incredibile ma è così. Si parlava di Cacia, di Jankovic, della società che tirava indietro, eccetera eccetera. Se l’avesse letto qualcuno da Marte ci avrebbe preso per pazzi. E’  davvero stucchevole, incredibile al limite del farsesco che qualcuno si possa essere dimenticato tutto quello che è successo a Verona in questi anni. Io davvero non riesco a capire come si possa non godere di questo eccezionale momento. Qualcuno, lo capisco poveretto, ha bisogno di crearsi sempre un nemico pur di poter vivere ed essere qualcuno. Ma francamente, attaccare la società, Setti, Sogliano mi pare essere un po’ fuori di testa… Non ne parliamo poi di chi ce l’ha con Mandorlini… Qui siamo nel campo della coglionaggine pura.

Ieri ero a Parma ed ho avuto la stessa sensazione che ha avuto Mandorlini lunedì dopo la sua riunione con gli arbitri a Coverciano. Ho parlato con Ghirardi, con amici bolognesi, giornalisti: tutti all’unanimità ritengono ciò che ha fatto l’Hellas fino ad oggi UN VERO MIRACOLO. Sottolineo questa eccezionalità perchè non mi pare che tutti la stiano apprezzando. E’ un miracolo sportivo vero e proprio che ha delle basi concrete. L’organizzazione societaria, prima di tutto. Poi la bravura di Andrea e l’intelligenza del gruppo. E’ bene anche dire che non sarà sempre così. Che ci saranno campionati in cui la nostra dimensione sarà diversa. In cui magari ci ritroveremo a questo punto al quint’ultimo posto o al quart’ultimo. Ed allora cosa faremo? Spareremo palle incatenate contro Setti, contro l’allenatore, contro i giocatori o staremo al fianco della nostra squadra, come quando era in Lega Pro?

Mi piaceva pensare a tutte le traversie che abbiamo passato in questi anni come una sorta di traversata purificatrice nel deserto, un nuovo punto di partenza per ripresentarci in serie A molto più maturi e molto più consapevoli. Invece, purtroppo, molti non hanno capito che il Verona stava per sparire e che qualcos’altro era pronto all’orizzonte. Secondo me se ci ricordiamo da dove arriviamo, andremo molto lontano. Ma se facciamo gli smemorati e imitiamo quei tifosi di altre squadre, da cui abbiamo sempre preso le distanze, abbiamo poche speranze.

 

SALVEZZA RAGGIUNTA: GRANDE RISULTATO

Raggiunta quota 40. Non vorrei che passasse sotto silenzio questo grande risultato del Verona ottenuto all’inizio di marzo. Sembrava scontato, visti i grandi risultati ottenuti, ma solo oggi che abbiamo tagliato questo traguardo possiamo affermarlo a voce alta. Certo, il pareggio con il Bologna non è stato granchè. Una partita così così, in cui si è sentita la mancanza di Luca Toni è indubbio. Ha giocato Rabusic (che non mi è dispiaciuto) mentre Cacia è apparso fuori ormai dal progetto. E’ un peccato che il bomber della scorsa stagione sia rimasto in panchina oggi, capisco anche il suo sfogo con Sogliano a fine gara. Ma è chiaro che il Verona in questo momento non può guardare al particolare ma pensare al bene “comune” e al domani. Rabusic è il domani, Cacia in scadenza di contratto non resterà a Verona.

Il Verona ha centrato il primo obiettivo. Non accorgersi di quanto sia importante ciò è veramente miope. L’Hellas ha bisogno di consolidarsi, non ci sono Paperoni nè sceicchi alle nostre spalle. Solo una società che vuole fare bene il proprio lavoro e il passo secondo la gamba. Adesso si può pensare al domani, senza naturalmente rinunciare a rincorrere quell’Europa League che sarebbe un sogno.

GUARDARE AVANTI

Cosa vuol dire “guardare avanti“? Esattamente quello che spiegavo un mese fa quando fu venduto Jorginho al Napoli. Dissi allora: la cessione è giusta se i soldi verranno reinvestiti per cercare nuovi talenti. La differenza, semplice, banale, chiara sta tutta lì. Un mese dopo, questa società conferma quanti lontani siano i tempi pastorelliani. In grande anticipo e battendo un’aspra concorrenza Sogliano ha messo già le basi per il prossimo calciomercato. Prima Ionita, poi Chanturia, infine Maksimovic, sono tre colpi per il Verona che “guarda avanti”.

Più passa il tempo più Setti, Gardini e Sogliano segnano la differenza con il passato. Tanto che ormai in molti dicono che “una società così non c’è mai stata”. Setti sta dimostrando quando la capacità imprenditoriale possa essere abbinata alla passione calcistica. E’ il punto di equilibrio che abbiamo sempre cercato in un dirigente. Il resto, lo spin fondamentale per far girare le cose, lo abbiamo sempre avuto sotto gli occhi: si chiama Verona. Il suo pubblico, la sua gente, una città meravigliosa che spesso, troppo spesso, proprio i veronesi dimenticano di avere.

Forse l’occhio di un “esterno” come Setti ha visto ciò che neanche i veronesi hanno visto. Le potenzialità di una piazza e di una tifoseria che non ha eguali in Europa. Quella stessa tifoseria vorrei ricordarlo a costo di fare il grillo parlante, che qualche ufficio marketing di qualche importante azienda veronese, indicava (a mio avviso come alibi per spiegare il proprio immobilismo…) come il freno per acquisire il Verona. Follie. Dopo Balotelli, dopo altre mille prove, i veronesi hanno dato a Livorno un’altra grande lezione a chi immaginava banali guerriglie urbane. Sempre avanti. Appunto…

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E ADESSO?

Trentanove punti, un’altra impresa. Quota 40, forse esagerata dato questo campionato, ma statisticamente la QUOTA salvezza per eccellenza, è ad un passo. Il Verona di Malesani retrocesse a 39, ma quel campionato aveva una storia diversa rispetto a questa. E scusatemi: ma anche questo Verona mi pare una squadra e una società ben diversa da quella. Lo spessore morale di questa truppa, il valore di Mandorlini, la bravura di Sogliano, la serietà e la passione di Setti, non sono minimamente paragonabili con quel Verona.

Trentanove punti a fine febbraio sono un’enormità. Parlare di MIRACOLO mi pare il minimo. Anche per segnare l’eccezionalità di questo campionato, semmai domani o il prossimo anno dovessimo tornare nella normalità di una lotta per la salvezza che per tutta una serie di motivi resta sempre il nostro primario obiettivo. Ora a 39 c’è però di che divertirsi. Qualche settimana fa, scrivevo, come mia personale opinione, che l’Europa League al primo anno potrebbe creare problemi nella prossima stagione. Squadre più attrezzate del Verona ci hanno sbattuto il muso. Con questo, lo dico e lo ripeto: fermarsi adesso sarebbe una FOLLIA.

E non credo che Mandorlini o la società abbiano voglia di farlo. Qualcuno ha equivocato le parole di Setti espresse dopo la cessione di Jorginho. Credo che il presidente dicesse che il Verona non deve snaturare il suo modo di essere e di condurre la società (quindi anche con cessioni dolorose ma necessarie), ma certamente non ha mai detto di non volere inseguire l’EUROPA LEAGUE.

Anzi: Setti è un ambizioso che anche con i suoi collaboratori ama alzare continuamente l’asticella. Dà autonomia e pretende risultati. Ricorderete che l’anno scorso disse che il Verona poteva avere una decina di punti in più avesse ingranato prima. Qualcuno lo sbeffeggiò ma in molti furono d’accordo con lui.

Mandorlini non è da meno. Ha motivazioni personali altissime per un calcio italiano che fino ad oggi lo aveva poco considerato. Come detto più volte, Andrea sta vivendo a Verona la sua completa maturazione. Resta una parte del suo carattere e del suo modo di vivere il calcio che gli fa dare il meglio di sé quando deve dimostrare qualcosa o è sotto pressione. Certo la flessibità non è la sua dote migliore. Ma non è detto che nel calcio sia una dote. A volte è anche indice di idee poco chiare e di gran confusione. Mandorlini vuole entrare nella STORIA dell’Hellas e niente come un piazzamento europeo lo piazzerebbe tra i GRANDISSIMI (tra i grandi dopo quello che ha fatto c’è già).

Credo che ora il mister abbia anche un altro obiettivo parallelo alla vittoria: ed è quello di lanciare e far vedere i migliori giovani di questa rosa. Qualcosa si sta già muovendo pur con le cautele che un allenatore come lui usa in queste circostanze. Albertazzi ormai è un titolare quasi fisso, s’inizia a vedere Sala (che bravo anche a Livorno…), forse arriverà anche il momento di Cirigliano.

Diciamoci la verità: se a questo punto Mandorlini non lo ha ancora inserito è perché probabilmente non lo vede pronto. Soprattutto dal punto di vista fisico. Cirigliano ha pagato gli “STOP AND GO” di questa stagione e c’è un “rischio” anche pesante di poterlo bruciare. Avvisaglie in effetti ce ne sono state visto che le prove di “Ciri” non sono state esaltanti. E’ chiaro che può e deve fare di più. Credo che ci dobbiamo fidare di Mandorlini: Cirigliano entrerà non appena avrà la gamba per farlo.

 

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EMIL E ROMULO: PENSATECI BENE…

Perché nessuno ci pensa? Perché i soldi sono più importanti? Certo, capisco che nella limitata carriera di un giocatore i soldi sono molto importanti. Ma non quando non sono cifre che cambiano la vita. Lo voglio dire chiaro e tondo a Emil Hallfredsson e al simpaticissimo Romulo.

Pensate con la vostra testa, ragazzi, non fatevi sempre influenzare dai procuratori che hanno i loro bei vantaggi a farvi andare di qui o di là. State bene a Verona? Siete felici di questa squadra e di questa società dove gli stipendi arrivano regolarmente? Avete un feeling particolare con il vostro allenatore che vi ha valorizzato come nessuno ha mai fatto nella vostra vita (vero Emil? vero Romulo?).

Ed allora perché tentare di andare via… Per finire in una grande e poi magari ai margini (Romulo)? Per cinquanta, sessantamila euro in più (Emil)? Un Cayenne non cambia la vita, restare a Verona sì. Qui siete diventati due ottimi giocatori. Lo avete fatto per meriti vostri, senza dubbio, ma anche perché questo ambiente vi ha valorizzato al massimo. Vi vogliamo bene, ci teniamo a voi. Giocate sempre: ed allora, una volta tanto per dio, cercate di ragionare con la vostra testa. Non fate sciocchezze di cui poi potreste pentirvene per tutta la vita.

PICCOLE CONSIDERAZIONI. E NON CRITICHE. CHE A 36 PUNTI NON AVREBBERO SENSO…

Abbiamo perso e perso male. Credo che questa sconfitta abbia tanti padri. 1) Il pareggio con la Juventus ha creato euforia e un po’ di rilassamento inconscio. 2) Il gol nel primo tempo ci ha fatto credere di poter andare in controllo di una gara che invece era ancora lunga e difficile. 3) Qualche scelta del mister (non parlo di quelle iniziali che sono a suo gusto, nel senso che bisogna rispettarle, avendo lui in mano il polso della situazione, ma quelle a gara in corso) non al top.

Non è una tragedia, però bisogna anche capire perché questa squadra gioca sempre un tempo sì e uno no. Perché ha preso 40 gol. E perché ha perso di conseguenza in casa con il Torino. Non si dica adesso: beh, a 36 punti… Sì, per carità è verissimo: ma cosa vogliamo fare? Dire che abbiamo 36 punti e andare tutti già in ferie o vogliamo arrivare bene alla fine di questo campionato? Allora mi pare giusto anche fare qualche appunto ad una squadra che resta meravigliosa e che sta onorando alla grande questo campionato.

Questo Verona ha sempre dimostrato che quando l’attenzione è stata al massimo se l’è giocata e alla grande con tutti. Qualche volta si illude di poter inserire il pilota automatico e di poter vincere la gara senza sforzo. A quel punto le cose non vanno più per il verso giusto. Per fortuna è successo poche volte quest’anno e la maggior parte delle gare l’abbiamo giocato con la massima concentrazione.

Mandorlini non può passare dall’essere un eroe perché inserisce Gomez e pesca il jolly contro la Juve ad essere un coglione otto giorni più tardi. I suoi fili conduttori, lo sappiamo si chiamano gerarchia, solidità, spogliatoio. E’ restio a cambiare e nel dubbio non cambia. La sua filosofia è risultato spesso vincente, qualche volta deleteria, Ieri, per come sono andate le cose siamo nel secondo caso. Donadel non aveva più birra, Hallfredsson era stanco il centrocampo non reggeva più davanti alla freschezza del Torino che martellava a destra e a sinistra e pure al centro. Marquinho poteva essere una soluzione prima del quarto d’ora finale. E forse anche Cirigliano. Qui va speso un discorso a parte: è lui o non l’erede di Jorginho? Può anche essere che non lo sia. Ma ancora non lo sappiamo. Non possiamo giudicarlo per quegli spezzoni di gara dopo due mesi di sosta per l’infortunio allo zigomo. Può essere che non sia pronto. Mi piacerebbe poterlo dire dopo cinque, sei gare in cui lo si valuta per benino. Come farà la società a spendere due milioni e mezzo di euro a fine stagione se non si riesce a valutarlo? Faccio fatica anche a capire perché non ha giocato Albertazzi. Lui ha fatto due gare ineccepibili e rappresenta il nostro futuro. Così come Sala che quando è entrato ha dato subito l’impressione di tanta consistenza.

Sono riflessioni pacate, ci tengo a dirlo, non critiche. che a 36 punti non avrebbero proprio senso. Abbiamo perso con il Torino, vuol dire che faremo un partitone a Livorno. Conoscendo Mandorlini, lo sapete anche voi…

NESSUNO SI AZZARDI A PARLARE DI FALLIMENTO SE NON ARRIVA L’EUROPA LEAGUE

Il Verona ha spostato l’asticella in alto. Tanto in alto. Il campionato della matricola Hellas è stupefacente. Il pareggio con la Juventus ha proiettato i gialloblù nel paradiso mediatico. Sky si è accorta che il pubblico del Bentegodi tifa all’inglese. Forse ci siamo tolti dai piedi l’etichetta di razzisti. La squadra scaligera è un impasto di qualità, orgoglio, rabbia agonistica, cuore. Mandorlini santo subito. E ora la piazza sogna. Sogna l’Europa League che sarebbe qualcosa di sconvolgente.

E’ giusto? E’ sbagliato? Io credo sia giusto. Il tifoso si nutre di sogni e il bello sta proprio lì. Guai a spezzare una pazza idea. Però attenzione ragazzi: perchè dai sogni ci si risveglia e non sempre è piacevole. Io qui, non vorrei fare il guastafeste. Ma sono certo che se qualcuno non fa il pompiere adesso, a fine stagione ci sarà qualche cretino che parlerà di “fallimento Verona” se non dovesse arrivare l’Europa League. Perchè lo dico? Perchè successe esattamente così due anni fa quando Mandorlini fece un campionato straordinario con una squadra mediocre (oggi lo possiamo dire a maggiore ragione) e in tanti considerarono la A sfiorata (per colpa dell’arbitro Massa, oltretutto) non un’impresa ma appunto un fallimento.

Finché siamo in tempo, meglio dirlo subito. Comunque andrà questo campionato, è stato un successo. Oltre ogni più rosea aspettativa. Abbiamo battuto il Milan, fermato la Juve, abbiamo visto gran calcio. La seconda giovinezza di Luca Toni, la nascita di un campione come Iturbe. E tanto altro. E’ abbastanza così, anche se, credo che questa squadra non si fermerà. Non lo farà perché ormai ha acquisito una tale mentalità, una voglia di vincere, di sorprendere che non potrà farlo. Mandorlini vuole finire nella storia dell’Hellas (c’è già…) e per farlo la ciliegina sarebbe centrare l’Europa.

Un’analisi a parte meriterebbe la considerazione se è utile  andare in Europa ad una squadra come l’Hellas che ancora deve assestarsi a livello societario. Io dico di no. Per me non siamo pronti e se facciamo il passo più lungo della gamba c’è il rischio che crolli tutto e torniamo indietro di dieci anni. Ma questa è un’altra questione, che tratterò più avanti…

L’URLO

Ho il telefono in mano e dico qualcosa allo studio. Vedo Gomez volare come se fosse un angelo in cielo. Sento alle mie spalle un urlo di diecimila persone, un’onda d’urto che mi butta in campo. É gol. Vedo Mandorlini ballare. Sono in piedi. Vorrei buttarmi di sotto, se fosse possibile. Abbraccio tutti. Urlo mille volte finché la voce regge: giustizia é fatta, giustizia é fatta… Lo sapevo, oggi lo sapevo che non si perdeva. Giustizia é fatta perché quando giochi così il calcio non ti tradisce. Lo senti nell’aria. Doveri o non Doveri. Piú forti di tutto, di tutti, degli extraterrestri e degli eredi di Gianni e Umberto Agnelli. La gioia mi travolge e mi pare di tornare bimbo quando intorno a me tifavano tutti Juventus e io godevo quelle (poche) volte in cui la Juve perdeva. Il cerchio si chiude o quasi. Quante ne abbiamo viste di queste rimonte negli anni di Mandorlini. Il mister che annusa l’aria e sceglie il suo Vendicatore. Fu Pichlmann una volta, poi ciccio Lepiller e oggi Juanito, il fido scudiero, mai sufficientemente apprezzato, forse perché poco ruffiano e leccaculo, ma uomo vero, su cui Mandorlini appoggia le sue certezze. Andrea e i suoi ragazzi da leggenda. Squadra di pietra, guidati da Luca il capitano che non si sa bene dove trovi quella voglia, quell’energia, quella corsa, quella voglia di lottare. Quello di oggi é il suo 120esimo gol in A, ma é come se fosse il primo. Il Verona non muore mai e il raggio di sole che entra nello stadio salendo dalla vetta del Baldo é come se volesse festeggiare con noi. Giustizia é fatta, Doveri deve suo malgrado fischiare la fine. Guardo il cielo, la Curva, le bandiere. É finitaaaaa… Studio… Mi sentite ancora?