COMUNICAZIONE AI LETTORI

A causa di un grave guasto al backoffice del nostro sito tggialloblu.it oggi non ci é stato possibile aggiornare gli articoli e i servizi. Ce ne scusiamo con tutti i nostri affezionati lettori che ci seguono praticamente da tutto il mondo. Con la speranza che il guasto venga al piú presto risolto, giá da domani mattina, lunedì, riprenderemo la nostra normale attivitá giornalistica.

IL TRIO SMS (PIU’ IL PUNTO G…)

Arriveranno i tempi duri e non sarà sempre domenica (cit Vasco Rossi, “T’ immagini”). Quest’anno è stata una stagione eccezionale, in cui tante cose sono combaciate. Ma, non è neanche giusto dire che è stata una casualità. Questa stagione è stata il frutto di scelte giuste e ponderate. Dalla conferma di Mandorlini dopo la riflessione estiva, all’ingaggio di Luca Toni, all’ingaggio capolavoro di Iturbe, a quello straordinario di Romulo. Ma anche nel tenere in vita un gruppo storico che ha dato identità e valori alla squadra. Insomma è stata il frutto di scelte societarie. Cosa che a Verona mancava da anni. Al vertice di questa piramide abbiamo finalmente un Presidente. Lo scrivo con la P maiuscola perché è ora anche di riconoscere qualche merito a Setti. Maurizio è un personaggio competente, molto, che di calcio ne capisce, molto, che ha idee chiare, molte, e che soprattutto si è follemente innamorato del Verona, molto più, credetemi di certi veronesi altezzosi che hanno sempre considerato il club “un problema”, adducendo come alibi “la violenza del proprio pubblico” per giustificare il loro braccino corto. Non solo Setti ha capito che quel pubblico è una risorsa, ma ha anche capito, da lungimirante imprenditore, che le azioni del Verona erano come quelle della Apple scese a un dollaro. Chapeau. Setti ha poi scelto Sogliano e poi Gardini. Il resto è stata una conseguenza. E anche i risultati eccezionali lo sono stati.

Il Verona ha una società che sa difendere il proprio patrimonio (i tifosi) e lo fa con un puntiglio che non abbiamo mai riscontrato in nessuna dirigenza (quando sa di avere la ragione dalla propria parte). E questo ha stimolato sia la responsabilità soggettiva, sia il senso di appartenenza. Ma ora Setti è alle prese con un’altra sfida: dare continuità al Verona. Come? Beh, la prima mossa, in silenzio, probabilmente l’ha già fatta. Sta tentando di blindare Sogliano, il primo tassello, con un contratto che dovrebbe allungarsi sino al 2017. Se Sean, che per ora ha detto no al Milan, deciderà che è inutile tentare avventure rossonere, sposando al cento per cento Verona, un minuto dopo si procederà al contratto di Mandorlini.

Tra Setti e Mandorlini, c’è da dirlo, il rapporto è assai strano. Molto rispettoso per quello che io ho potuto vedere. Ma anche molto “dialettico”. A Setti piace tenere sempre sulla corda il mister, che dal canto suo, orgoglioso com’è, ne soffre. Pare una gara a chi alza di più l’asticella. Mandorlini sembra in eterna rincorsa di un abbraccio affettuoso del presidente. E per averlo, continua a migliorare le prestazioni del Verona. Setti appare freddo, in realtà la sua è una evidente strategia per tenere tutti pungolati, mister per primo. Ma è nel rispetto che i due si portano che bisogna guardare, non alle esteriorità. Mandorlini ha la piena autonomia gestionale dell’area tecnica. Ha mezzi a disposizione. E una società che ha sempre lavorato al suo fianco e che lo ha rafforzato anche nei momenti più duri. Anche lui, dopo Sogliano, resterà a Verona. Forse con un contratto annuale, come vuole Setti (ed è di questo che si parlerà a brevissimo).

Insomma, anche il prossimo anno, il trio SMS, resterà unito. Ma attenzione anche al punto G… Perchè se il Verona sta raggiungendo tutti questi traguardi, colmando gap che parevano siderali, è merito anche di Giovanni Gardini… Un altro che pare, ma solo pare, uno accomodante e tranquillo. In realtà un lavoratore pazzesco e uno che quando c’è da prendere decisioni non ci mette un attimo. Dietro ai successi dell’Hellas c’è anche la sua paziente ragnatela.

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DOVE HA VINTO IL VERONA, DOVE HA PERSO IL CHIEVO

Il giorno dopo: bella sensazione, ma non a livello del pareggio di Gomez con la Juventus. Continuo a ritenere questo match con il Chievo di minor impatto emotivo rispetto ad altre partite. In campo, come ho scritto ieri non c’è stata gara. Mi ha fatto tenerezza Corini quando ha parlato di grande prestazione dei suoi. I clivensi devono farsene una ragione. La squadra ha una pochezza tecnica che non ha precedenti. E solo grazie al suo allenatore sta facendo un campionato eccezionale. Se Corini riuscirà a salvarsi dovranno erigere un monumento al “Genio” dalle parti della Diga.

Anche fuori non c’è stata partita. Campedelli ha perso su tutta la linea, scavando un solco profondo tra lui e la città. Una sindrome da accerchiamento che rischia di scadere nel patologico. Il tasso di irritabilità del Chievo con qualsiasi tipo di media è arrivato a livelli assurdi.

Prima del match ci sono state schermaglie, smentite, persino l’attacco personale ad un direttore di un quotidiano, messo alla berlina pubblicamente che se l’avesse fatto Grillo avremmo gridato allo scandalo…

Campedelli ha dato ordine ai suoi zelanti uomini di non fare gli accrediti a tecnici e giornalisti, anche della nostra televisione, adducendo come motivo che la tribuna stampa del Bentegodi era tutta piena. Una balla in piena regola, smentita dai fatti e dalle foto che abbiamo scattato ieri che mostravano almeno una cinquantina di posti liberi. Attendiamo smentita dall’ufficio stampa…

Si dirà: Campedelli ce l’ha con Telenuovo perchè schierato con il Verona. A parte che la nostra televisione ha sempre “regalato” ampio spazio alla squadra di Campedelli, seguita sempre da professionisti seri, pare che anche questo non sia il problema. Se è vero che è finita nelle nostre mani un’interessante lettera spedita da Sky alla Lega calcio, in cui i vertici della tivù a pagamento si lamentavano col presidente Beretta, visto che lo stesso Campedelli, arrabbiato per una telecronaca a suo dire non imparziale, non aveva concesso a Sky di intervistare i suoi tesserati, mandandoli invece dalla concorrenza. Capirete che se anche Sky, che versa lauti soldi a Campedelli e al Chievo ha problemi di questo tipo, figuratevi noi tv locali…

Dopo questo derby perso, considerato dal Chievo (Corini dixit) la gara più importante della stagione, con lo stadio semivuoto e una classifica quasi drammatica, Campedelli è rimasto con un pugno di mosche in mano.

La bella realtà sportiva che il padre aveva sapientemente avviato e che aveva conquistato tanta simpatia, ha lasciato spazio a rancore, provincialismi, invidie e ritorsioni. E questa è la sconfitta più grave per Campedelli. Che dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere e capire che non sempre è il mondo che ce l’ha con te, ma sei tu che hai problemi con il mondo…

E ORA LA FIORENTINA

Archiviata la gara contro il Chievo, giocata con classe dalla società durante la settimana, e con grinta e cuore dalla squadra in campo, ora questo meraviglioso Verona può finire alla grande questo campionato. La squadra di Mandorlini, superato lo scoglio dei 40 punti, ha ripreso a volare. La gara con il Chievo non ha avuto storia, tanto è stata superiore la qualità dell’Hellas, messa davanti alla pochezza tecnica della formazione di Corini. Forse un solo piccolo appunto: questa era una gara da vincere almeno 3-0. C’è da dire comunque che Agazzi è stato il migliore dei pandorati. Ora c’è la Fiorentina. E il Verona, questo meraviglioso Verona di Mandorlini, non finisce più.

E ORA IL CHIEVO

Dov’è la verità? E’ questo il vero Verona o quello delle altre quattro partite? Io credo che per tutto quello che abbiamo visto in questo campionato, il Verona sia più simile a questo. A patto che tenga attaccata la spina, che la tensione della settimana sia elevata, che il tenore degli allenamenti non si abbassi. Se dopo quattro gare brutte (pessima col Cagliari) l’Hellas torna a questi livelli vuol dire che l’anomalia era quello precedente. Cosa è successo? Appagamento e rilassamento le parole più gettonate. Ora però il campionato non è finito. All’orizzonte si staglia una partita che, soprattutto per le nuove generazioni rappresenta molto. Ho constatato l’amarezza per la sconfitta contro il Chievo nel match d’andata e ho capito che per una fascia di tifosi del Verona, quella che non ha mai visto il Verona in A e che ha subito in questi anni gli sberleffi dei clivensi, è una gara molto sentita. Per loro, per regalare una gioia ad un popolo che ha accettato anche il folle prezzo imposto da Campedelli per questa gara, il Verona deve ora, dopo questa brillantissima prova contro il Genoa, mettere la ciliegina sulla torta.

METTIAMO IL PARACADUTE PER FAVORE

Un tonfo che preoccupa. La caduta del Verona è senza fine. L’involuzione è preoccupante. Sembra davvero che il campionato sia finito. Non pensavo andasse così. E mi dispiace. Questo Verona aveva veramente la possibilità di entrare nella storia con un grande piazzamento. Invece  ora facciamo fatica a fare anche le cose più semplici. Il Cagliari poteva vincere 2 ma anche 3-0. E nascondere questo sarebbe nascondere la verità. La risposta veronese è arrivata tardiva, e forse nemmeno è arrivata. La gara con il Cagliari a mio avviso è stata anche peggiore di quella contro la Sampdoria. Purtroppo anche l’ultimo appiglio, quello dei giovani che avrebbero dovuto portare stimoli e forze fresche è crollato. Non so dove stia la verità. Spero nel mezzo perché se questo fosse il vero Verona, temo che se avessimo preso un’imbarcata prima avremmo fatto fatica a salvarci. E’ inutile fare qui la lista di proscrizione di chi ha deluso in Sardegna. Spero nella società, in Setti, in Sogliano e naturalmente in Mandorlini. Apriamo il paracadute e freniamo questa caduta. Prima di farci male.

IL CARTELLO DI NONNA PINA

Non so chi possa aver attaccato quel foglietto a Peschiera del Garda. Può essere stato chiunque, anche nonna Pina… Ma parlare di squadra contestata per un A4 scritto a penna con qualche frase che scimmiotta il linguaggio degli ultrà mi pare francamente grottesco.

Le contestazioni a Verona le conosciamo benissimo (purtroppo). Ne abbiamo viste di tutti i colori. Me ne ricordo una molto dura (evocata proprio in questi giorni) dopo il 6-0 di Avellino con la squadra che attaversava la strada all’antistadio e molte scarpate in culo che volavano. Un’altra (fantastica per coreografia), a Pastorello con  uova che transitavano ovunque e gente che andava al Migross dello stadio a prendere carrelli di altre “munizioni”. Meraviglioso esempio di ribellione della gente alla protervia e all’arroganza ma pure folcloristico come Pastorello che con il solito aplomb schivava le uova sul piazzale dello stadio.

Ecco… Mi pare che oggi contesto, persone, classifica, squadra, società siano molto molto molto lontani da quel momento. Parlare di contestazione mi sembra un filino indecente. Siamo arrabbiati, tanto, per l’umiliante 5-0 di Genova e ci attendiamo pronto riscatto. Ma per favore, restiamo aderenti alla realtà. Capito nonna Pina?

 

COME USCIRE DA QUESTO LOOP NEGATIVO

Siamo dentro un loop negativo. Vuoi l’appagamento per i 40 punti, vuoi un calo fisico, ma il Verona non è più quello di un mese fa. La gara con la Sampdoria, si spera, sia il punto più basso di questo torneo. Bisogna essere equilibrati nell’analisi. Nessuno qui sta dicendo e non lo dirò io, che il campionato dell’Hellas non sia stato eccezionale fino ad oggi. Tutti noi abbiamo apprezzato quello che ha fatto il Verona, una salvezza ottenuta con largo anticipo, frutto di gioco divertente e di grande applicazione.

Raggiunti i 40 punti, abbiamo spostato l’asticella verso altri obiettivi. Ce la giochiamo a viso aperto abbiamo detto. Da quel momento abbiamo pareggiato colo Bologna e perso con Parma, Inter e Sampdoria. Ma soprattutto, la sensazione è di aver smarrito qualcosa per strada. Prendiamo gol assurdi, dormite colossali, errori individuali. Il gioco, senza Jorginho non è più quello.

Nonostante in quel ruolo ci siano tre giocatori come Donati, Donadel e Cirigliano. L’attacco non segna più. Sfortuna e appannamento hanno colpito Toni e compagni. Per uscire da questo loop negativo e dare ancora un senso al nostro campionato ora, a mio avviso, non c’è che una strada. Appurato, dopo il 5-0 di Genova, che questo gruppo ha dato il massimo, Mandorlini ha il dovere di cambiare.

Di mettere energie fresche e nuovi stimoli dentro una squadra che forse si è spremuta oltremisura. In queste nove partite è imperativo categorico vedere ancora Sala, Cirigliano, Pillud, Marques e Rabusic. Primo per determinare se possono essere utili il prossimo anno, secondo per dare qualche stimolo a una squadra che mai come oggi appare spenta con l’interruttore sull’off. E’ l’unico modo per uscire da questo loop negativo. Altrimenti dovremo assistere a nove gare in cui le sconfitte (tipo Genova) andranno a rovinare un campionato che poteva restare nella storia.

TONI…AMOCELO STRETTO

Spero che Luca Toni dedichi un altro anno al Verona. E’ stato fantastico vedere e lavorare con un campione del genere. Mai una parola fuori posto, il sorriso sempre stampato sulle labbra, una professionalità straordinaria. E’ stato amore a prima vista tra Luca Toni e Verona. Non serve dire tante parole quando c’è questo feeling. E’ come se Toni avesse sempre giocato qui. Toni è stato il simbolo della nostra rinascita, ci ha fatto sentire importanti dopo gli anni di Morante, Ferrante, Da Silva e compagnia bella. Ma noi abbiamo visto anche Nanu, Paolo Rossi, Elkjaer, Zigoni, Bui, Penzo, Inzaghi, Mutu. E dunque Toni ha riallacciato i fili con il nostro passato, quello più nobile e di successo. Ora si parla di un suo calo. Io non ci credo. Toni ha ancora tanto da dare al Verona. Per prima cosa deve battere il record di segnature in A che è lì ad appena due gol. E poi all’orizzonte c’è sempre la nazionale. Ma se non dovesse andare in Brasile, Luca sa che qui sarà sempre il NOSTRO bomber. E che alla fine, per noi veronesi, la nazionale si chiama Hellas…

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CHE SENSO HA?

Campedelli è liberissimo di alzare i prezzi. Il Bentegodi quando gioca il Chievo è casa sua. Avrebbe potuto anche mettere le Curve a 100 euro se avesse voluto. Non è questo il problema. Chiedo però che senso ha tutto questo: Campedelli cerca un facile incasso, visto che spesso quando gioca il Chievo gli spalti sono deserti e che anche la campagna abbonamenti (dati mai comunicati)  pare non essere andata benissimo (nonostante i prezzi, in questo caso quasi da saldo…)? Beh di questi tempi e con la crisi che morde le caviglie della gente, dubito che un ragioniere attento come il presidente del Chievo potesse sottovalutare il fatto che in molti non andranno alla gara. L’incasso non ci sarà (a parte i 30 euro della Curva, la Tribuna superiore è a 45…) e lo stadio presenterà i soliti imbarazzanti vuoti quando gioca la squadra di Corini. Ed allora? Si tratta di un dispetto? Di una provocazione? Al Verona? Ai suoi tifosi? Alla città? Non riesco davvero a capire. Ma come ho scritto ieri sera su twitter, Campedelli pare sempre di più il bimbo ricco che si porta via il pallone quando perde la partita.

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