I tifosi facciano i tifosi. E’ stata la frase più gettonata della scorsa settimana. S’è detto nel caso dello scambio Vucinic-Guarin, s’è ripetuto per il caso del derby spostato d’orario a Genova. Ho ascoltato il direttore di Sky Caressa in una vera e propria invettiva contro gli ultras. Il succo del discorso: il calcio è un prodotto commerciale. Si mette alle 12.30 per renderlo più appetibile per alcuni “mercati” (la Cina suppongo). E’ il modo per permettere alle società di vivere e ai tifosi di sognare. Quindi, la conclusione non esplicitamente detta. Ma che cavolo volete? Non una parola sulla passione della gente. E nemmeno una sugli stadi vuoti.
Cosa sono i tifosi? Se fossero solo “clienti” di uno spettacolo tipo cinema o circo, ci sarebbe da chiedersi chi glielo fa fare. Lo spettacolo è pessimo. Anzi, fa schifo. Non solo: è gravato di sospetti di combine, di campionati falsati, di arbitri venduti e comprati. Nonostante tutto ciò (e non mi pare che lo scenario sia responsabilità dei tifosi) c’è chi sfrutta questa passione. Perché è la passione la molla principale. Un aspetto irrazionale, che a volte ci fa chiudere gli occhi anche davanti a schifezze di ogni tipo.
Il Verona in questo senso è un grande esempio. L’Hellas è tornato in serie A ma solo grazie alla “spinta” della propria gente. Senza i tifosi il Verona non esisterebbe più. Prima di tutto non hanno mai abbandonato la squadra. Nemmeno in Lega Pro. Rappresentando, davvero, l’ultimo baluardo. Hanno costruito un Piave e respinto gli assalti di chi voleva solo speculare sul Verona. Poi hanno “vigilato”. E impedito che avvenisse lo scempio della fusione. Hanno fatto i tifosi? Io dico di sì. In quella battaglia ognuno di noi ha fatto la propria parte. Cercando anche di non far scemare l’interesse attorno al Verona, allestendo convegni che parlassero della Grande Storia del Verona, trasmettendo questa grande passione alle nuove generazioni. Si noti, che pur in assenza di successi e vittorie, oggi incredibilmente ci sono tantissimi bambini e giovani che seguono l’Hellas. Direte: ma senza Martinelli e oggi Setti non si sarebbe arrivati in serie A. Certo: ma perché Martinelli e a maggior ragione Setti hanno preso il Verona? Forse perché migliaia di persone vanno allo stadio, comprano fanzine, acquistano magliette, si fanno gli abbonamenti e non ultimo, si abbonano a Sky? Mi piace affermare che Setti ha capito che le azioni del Verona erano come quelle della Apple scese a un dollaro. Un affarone, insomma. Lui l’ha capito, a Verona nessuno. Anzi, la maggior parte riteneva l’Hellas una palla al piede. Questo gli andrà riconosciuto in eterno e sarà alla base di ogni mia valutazione nei suoi confronti.
Credo che Caressa dovrebbe iniziare a parlare delle malversazioni del mondo pallonaro. Di alcuni faccendieri che occupano questo mondo. Dei giocatori che vendono le partite. Dei giornalisti corrotti che prendevano ordini da Moggi e ancora oggi sono lì che scrivono su importanti giornali. E magari potrebbe anche chiedersi come mai negli anni ’80, senza la pay-tv, il marketing, la Cina e sorreggendosi solo con la schedina del Totocalcio e gli introiti al botteghino, gli stadi erano sempre pieni. E magari anche spiegare che in Inghilterra, faro del movimento in questi giorni, pur con storture che non mi piacciono, trasmettono il calcio in diretta con il contagocce.
Infine una parola sui tifosi: ecco, devono fare i tifosi: sorreggere sempre la propria squadra, senza pretendere rendite di “posizione” personali, o anche semplicemente creare un business parallelo come avviene molto spesso e per fortuna mai a Verona.