LE SFIDE DEL 2014

L’inutile mercato di gennaio sta portando tante voci e nessun fatto. Il Verona non ha bisogno di questo mercato di riparazione. C’è poco da riparare in una squadra quasi perfetta. Sogliano apporterà qualche limatina, giusto per accontentare chi gioca meno e forse si dedicherà al reparto che meno ha dato garanzie: la difesa. Resta da capire che fine farà Hallfredsson, la cui posizione resta incomprensibile (accettò la Lega Pro, rifiuta un biennale in serie A).

Il 2014 ci porterà un sacco di sfide sfiziose. Il Napoli, per cominciare. Tanti mi chiedono dove finirà questo Verona. Io dico, e lo dico per l’ennesima volta, che è necessario mettere ancora 11 punti in cascina. E poi vediamo cosa succede. La salvezza resta l’unico, imprescindibile, primo obiettivo del Verona. La società ha necessità di stabilizzarsi, economicamente, progettualmente e se vogliamo politicamente. Bruciare le tappe, può essere, perfino deleterio se non sei adeguatamente preparato. Ciò che sta facendo Mandorlini e la sua squadra ha dell’eccezionale. Accontentiamoci di questo e mettiamo da parte ogni altro sogno. Non lo dico per scaramanzia.

Piuttosto saranno cinque mesi durissimi per la costruzione del futuro. Setti è chiamato ad un’altra sfida. Forse ancora più dura di quella che ha affrontato sino ad oggi. Parallelamente al campionato, ci sono questioni da affrontare che diventeranno tappe decisive. Sogliano sarà la prima. Poi il contratto di Mandorlini (una volta arrivata la salvezza, complimenti al mister che a precisa domanda non ha voluto calcare la mano su questo aspetto, segno che davvero Verona è la sua priorità). Poi la cessione di Jorginho. Poi l’affare Iturbe (da sfruttare al meglio). Poi i riscatti di Romulo e Cirigliano. Poi il domani di Luca Toni (giocherà ancora? resterà comunque in società?). Ecco, questi cinque mesi saranno importanti per questo. Se il Verona sfrutterà questo eccezionale momento, allora il futuro potrà essere molto radioso. Il rischio, da non sottovalutare, è che il giocattolo si rompa e che questa memorabile stagione diventi solo una rondine. Che, come si sa, non fa primavera…

MERCATO, MA NON TROPPO

É tempo di mercato, e in altri anni vivevamo questo periodo come quello delle panacee di tutti i mali. Poche volte peró sono stati risolutivi. Aspettavamo il “bomber che fracca”, quello che durante l’estate non arrivava mai. Iniziava di questi tempi una telenovela lunghissima che si risolveva sempre all’ultimo giorno di mercato, spesso all’ultimo minuto, con delusioni cocenti. Lascio perdere, per non rinvangare angusti anni, il periodo di Pastorello, abilissimo nel non prendere nessuno e nel fare intendere che il miglior acquisto era quello che lui non aveva venduto. Mi ricordo un disperato Galli che cercava di prendere una punta da dare a Sarri, battere qualsiasi porta, e alla fine trovare solo il povero Altinier. Aladino Valoti, ds dell’Albinoleffe e mio buon amico, rifiutó di darci Nicola Ferrari. Parlai personalmente con Aladino, ad insaputa di Galli, cercando di convincerlo nel nome del Verona che lo aveva visto protagonista. Niente da fare. Povero Hellas…

Ripensare a quei tempi aiuta a capire che razza di storia stiamo vivendo oggi. Francamente questa é una sessione di mercato inutile per il Verona, tanto i meccanismi girano bene e le alternative non mancano. Cosa puó fare Sogliano per migliorare questa squadra? Si dirá: serve un difensore. A parte che ne abbiamo cinque, assortiti e vari, dico che in giro non c’é un piffero o assai poco che ci possa far fare il salto di qualitá. Il difensore centrale é un ruolo sempre piú arduo. Se guardiamo in casa delle grandi ci accorgeremo che se Sparta piange, Atene non ride. L’Inter ha una difesa imbarazzante, il Napoli prende gol a grappoli, il Milan non ne parliamo. Solo Juve e Roma, non a caso le prime due, hanno difese discrete. Per il resto…  Come ha detto Mandorlini: se riusciamo a restare così senza cambiare troppo, é il massimo. Solo qualche limatura per consentire a qualche giovane di andare a giocare (Bianchetti e Longo in primis, ma anche Ragatzu, stimatissimo in giro…) e poi, magari, qualche idea di Sean… A proposito: mi pare che il ds stia pensando solo ed esclusivamente al Verona e a questo mercato. Per certi versi… La notizia migliore.

SMS PER GLI INFELICI

Setti, Mandorlini, Sogliano: l’sms del Verona arriva diretto nei cellullari di chi, roso dall’invidia, impotente e anche un po’ sfigato non si capacita dei 29 punti della squadra scaligera.
Brutti scherzi tira l’Hellas. Ma pensa te: quella squadra che doveva sparire, che é stata vittima di giochi di potere, che era quella sbagliata, é tornata in serie A. Non solo. E si permette anche di essere la rivelazione del campionato, di spazzare via una Lazietta che neppure lo tsunami in Giappone é stato così dirompente…
Gne gne gne… Sembra di sentirli frignare i viziati bambinetti che volevano far sparire l’Hellas Verona. E mai sul campo vi fu risposta migliore a codesti figli di papà che in combutta con qualche saccente finanziere teorizzavano una sola squadra per la nostra città. E oggi tentano di seminare zizzania piantando gramigna. Peccato per loro che hanno sbattuto addosso al trio sms. E prima ad un omino, esile come i giunchi che si piegano ma non si spezzano, che ci ha ridato la nostra dignità. E mi basta un momento così per essere ripagato di mille provocazioni piccole e grandi che per undici anni mi hanno tormentato e solo per la mia coerenza. Una squadra non si cambia, signori miei. Si ama e basta. Buon Natale gialloblù a tutti voi… Noi ci stiamo divertendo, questo é il nostro sms. Voi continuate pure a invidiarci e a piantare gramigna. Tanto alla fine chi semina vento, raccoglie tempesta.

NON E’ (ANCORA) TEMPO DI FESTEGGIARE. E FINIAMOLA CON I BRINDISI

Il 2013 è stato un anno meraviglioso per il Verona. L’Hellas è tornato in serie A ed è diventato la rivelazione del campionato. Nemmeno nei nostri sogni più rosei  si poteva prevedere un cammino del genere. Siamo arrivati a 26 punti che sono tantissimi. All’obiettivo della salvezza ne mancano 14. Possono essere pochi ma anche un sacco. Nel girone di ritorno le cose si fanno molto più difficili. La lotta in testa e in coda si imbastardisce. Nessuno ti molla più niente. Imprese, come quella alla prima giornata con il Milan, diventano difficilissime. Ci sono le squadre che lottano per lo scudetto, altre per la Champions, altre per l’Europa League, le altre per la salvezza. Dando uno sguardo al calendario, tra l’altro, si vede che il Verona avrà in casa gli scontri con le grandi, fuori con quasi tutte le dirette concorrenti (Sassuolo, Livorno, Chievo, Sampdoria, Parma con l’eccezione del Bologna). Significa che, purtroppo, non è finita. Anzi: il difficile viene adesso. Abbiamo visto qualche settimana fa, come è facile finire in un piccolo tunnel e come è dura rivedere la luce. Dopo una partenza esagerata, il Verona ha avuto una fisiologica flessione. Non siamo al 100 per 100, questo mi pare evidente ed è in questo momento che i punti devi strapparli con le unghie e con i denti. E sono i punti che fanno la differenza. Dispiace che taluni osservatori, molto superficiali, non abbiano capito la valenza di alcuni punti conquistati dal Verona pur giocando non al massimo. La vittoria casalinga con il Sassuolo è un paradigma: ma anche la vittoria stra-voluta e stra-cercata con l’Atalanta e il punticino di Catania sono da impacchettare e mettere sotto l’albero di Natale. Ora per completare l’impresa manca solo un piccolo tassello. Arriva al Bentegodi la Lazio e l’occasione è troppo ghiotta. Spero davvero in una settimana di grande tensione in casa Hellas. Non mi piace l’atmosfera rilassante del Natale, non mi piacciono le cene, gli aperitivi, gli happening. Capisco le esigenze del marketing, ma prima di tutto serve la salvezza. Creare un dolce clima prenatalizio non giova. Stiamo concentrati, “sul pezzo” (Sogliano dixit), non molliamo fino a domenica. Poi canteremo tutti insieme “Tu scendi dalle stelle”… E a 29 sai come vien fuori bene la voce…

RAFFAELLO E GLI ALTRI

Dico di Rafael ma parlo anche per tutti gli altri. Massacrato, criticato, poi risorto, poi di nuovo massacrato, poi eroe. C’è una schizofrenia pazzesca nei giudizi, un ottovolante perenne, su e giù, legato agli umori, ai risultati, ad una partita sbagliata ad un’altra che ti vede protagonista. Ho letto cose pazzesche dopo il derby per una presunta smanacciata di Rafael che poi ha portato all’azione del gol. Poi, ancora peggio, dopo la gara con la Fiorentina. Non è da A, cambiare subito, via via, l’ho sempre detto che è da B, dentro il bulgaro subito senza se e senza ma…. Che tristezza, questo mondo in cui la colata lavica dei social network trasporta e brucia tutto e tutti e in cui non c’è un minimo di gratitudine né di equilibrio. Rafael era in campo a Busto Arsizio, è la nostra coscienza, la nostra memoria. Dopo la gara con il Portogruaro si è preso sulle spalle il peso della responsabilità e della critica, rivista oggi quella mezza uscita è meno grave di quanto ci apparve allora quando cercavamo un capro espiatorio per quell’assurdo Verona risucchiato dentro la classifica dopo essere sempre stato in testa. Di sicuro è stato lui l’eroe di Salerno e quelle parate del secondo tempo non temono smentita. Poi è stato protagonista in B, lo è diventato in A, dove oggi è uno dei primi cinque portieri della categoria. Rafael rappresenta la tenacia, la voglia di non mollare mai, la voglia di migliorarsi sempre. Umile e simpatico, non ha mai alzato una polemica. Mi rispose anche dopo un’espulsione, io che gli piazzavo il microfono sotto, lui dispiaciuto ma sempre tranquillo, sempre sorridente. Rafael è uno di noi, uno che più lo attacchi più diventa bravo. Mi piacerebbe che qualcuno gli chiedesse scusa. Ma sicuramente nessuno lo farà. E’ troppo facile sparare alla Croce Rossa, dietro un nick e col favore dell’anonimato. Più difficile metterci la faccia. Rafael resterà nella storia del Verona, i “sotuttomi” di professione restano solo una pernacchia. Di loro non si ricorderà nessuno. Fino al prossimo blog. O al prossimo errore.

IL TRAPPOLONE CHE DOBBIAMO EVITARE

La peggiore cosa che possa fare il Verona è di sottovalutare la gara contro il Catania. La squadra di De Canio è all’ultima spiaggia checchè ne dica Pulvirenti. E’ chiaro che cercheranno di tenere basso il clima della partita tranne poi aggredirci in campo. Il clima sarà surriscaldato. Prepariamoci ad un bell’ambientino. Se la crisi che ci ha colpito qualche settimana fa ci è servita da lezione, beh, a Catania dovremo lottare. Proprio la partita con l’Atalanta ci ha detto che il Verona vince quando mette in campo qualcosa di più. L’Hellas è una buona squadra. Ma diventa una squadra normale e battibile senza il cuore e la determinazione. Siamo convalescenti, non guariti del tutto. La flessione (anche fisica, logica e forse ineluttabile) non si è cancellata tutta d’un tratto, solo con la vittoria contro l’Atalanta. Il calendario ci mette davanti l’ultima sfida abbordabile. E’ un’occasione più unica che rara, per questo spero che anche questa settimana la squadra abbia vissuto con la stessa rabbia post eliminazione dalla Coppa Italia. Abbssare la tensione adesso sarebbe da folli. Dopo questa gara il calendario ci mette davanti Lazio (in casa) Udinese (fuori), Napoli (in casa) e poi ricomincerà la giostra del girone di ritorno con il Milan a San Siro, Roma al Bentegodi, Sassuolo in trasferta e Juve in casa. Leggetelo bene questo calendario, perchè se è vero che le gare vanno affrontate una per una e che ogni partita fa storia a sè, ho l’impressione che le grandi al ritorno lasceranno meno punti sul terreno, visto che, in tutti i sensi, il gioco si farà veramente duro e i punti varranno doppio in prospettiva scudetto, Champions, Europa League e salvezza.

PS: a Catania ritroviamo Massa come quarto uomo… Spero che Rafael non giochi con l’arancione

SOGLIANO, IL MILAN E LA RAGION DI STATO…

Cos’ha detto Sogliano oggi? Beh non ha smentito nulla. E questo lascia aperte le porte al Milan, è evidente. Non serve un genio per capirlo. Se l’interessamento del Milan “fa piacere”, vuol dire che se il Milan chiama, Sean se ne va. Momento strano in casa Hellas. Sogliano dice di pensare al presente e fa bene. C’è una ragion di stato che è superiore: si chiama Hellas Verona. Bisogna fare punti in fretta e a questo si dedicherà, come fa da sempre, Mandorlini. Nel mercato, però giugno è già presente. Non ci racconti Sogliano che lui non sta guardando, visionando giocatori per il prossimo anno perché non ci crediamo. E poi ci sono tutte le situazioni in divenire che proprio Sean ha aperto: chi parlerà col River per Cirigliano? E l’affare Iturbe? Sogliano non ha lavorato solo per il presente a Verona. Ha lavorato per il domani e per questo ha lavorato bene. Ha dato una prospettiva e un’idea di società. Mi dispiace, lo dico, che non abbia chiuso il discorso Milan oggi. Per me, idea personale, Sean non c’entra niente col Milan lustrini e paillets. Capisco che il padre Riccardo non veda l’ora di mandarlo là. Ma Sean è un ragazzo concreto, spigoloso, poco diplomatico. Se non ha smentito, vuol dire che non lo può fare. La chiarezza, quella che oggi non c’è stata, la farà, sicuramente Setti a febbraio appena sarà chiuso il mercato di gennaio. Credo che la filosofia che ha dato il presidente sia ancora più importante degli uomini. Dentro l’autonomia e la chiarezza dei compiti sta il segreto del Verona. Ma ora, fino alla salvezza,  pensiamo alla ragion di stato…

QUESTA GARA L’HA VINTA MANDORLINI

Non c’é dubbio che la partita con l’Atalanta l’ha vinta Mandorlini. Con i suoi cambi, con il suo atteggiamento, con la sua voglia di scrollarsi addosso la crisi e tornare alla vittoria. Quante vittorie ha fatto Mandorlini da quando é qui a Verona? Una marea. Quante gare ha vinto Mandorlini in questo modo? Tantissime… Mi vengono in mente quelle con il Brescia, quella con il Crotone, quella con il Modena. Andrea ci ha fatto vincere tanto e a volte qualcuno se ne dimentica. Quando Mandorlini ha gli occhi della tigre ne sbaglia poche. Per questo ero felice dopo Genova. Quest’anno il mister ha sbagliato solo una partita. Quella con il Chievo (che se poi ci danno il gol regolare di Iturbe…). Perché perdere con Roma, Juve, Inter e Fiorentina (giocandosela alla grande…) non é uno scandalo. Dicevo che la gara era delicata, importante e sancisce un momento fondamentale del nostro campionato. Siamo a 25 punti cioé tantissimi, ma proprio tanti. Non é che adesso dobbiamo pensare ad altre cose rispetto alla salvezza. Solo che all’ obiettivo ne mancano meno, cioé quindici. Sulla gara di oggi: volontá, grinta, determinazione, forza. Anche la voglia di essere piú forti della sfiga. E la genialata di aver messo dentro Cacia che ha sparigliato gli equilibri non ha prezzo come dice la pubblicitá. É un bel messaggio ai gufi, a chi provoca, a chi cerca di destabilizzare. Rosicate, gente, rosicate…

HO RIVISTO LA TIGRE

Per un attimo ieri sera ho rivisto gli occhi della tigre. Ma sì, lo sapete benissimo: quelli che aveva Mandorlini in Lega Pro, prima di Sorrento, prima di Salerno, prima della cura di Giovanni della Casa e l’imposizione del Galateo per tecnici bravi, affidabili (ma un po’ finti…). Gli occhi che avrei voluto vedere prima della gara con il Chievo, che nello spogliatoio, comunque, avranno visto tante volte.

Non cambio idea sulla gara di ieri sera, idea che ho raccontato al Tggialloblu. Abbiamo perso 4-1 ma il risultato è bugiardo. Eravamo 2-1 all’80 e c’era un rigore per noi (altro che presunto fallo di mano come riporta nascostissimo tra le righe la Gazzetta stamattina…).

Però è anche vero che il Verona viaggia a medie di quattro gol a partita e che ha una svagatezza insensata. Mandorlini che ha giocato nelle grandi e sa vincere, ha capito che era il momento di non dare pacche sulle spalle. Ed allora ecco la sua arrabbiatura, per niente finta e artificiale.

E’ tornato il Mandorlini dagli occhi di tigre e ora, speriamo che anche la squadra lo segua. C’è una battaglia da vincere con l’Atalanta. E’ anche un problema di concentrazione se è vero, come notavano ieri sera in tribuna il presidente Setti e il dg Gardini, che preso un gol ne arriva subito un altro.

Qualche minuto di follia, ma così, in serie A, non vai da nessuna parte. Forse, e tolgo il forse, i 22 punti ci hanno riempito la pancia, anche inconsciamente, e la poca abitudine alla lotta ha fatto il resto. Ho scritto dopo Firenze che la squadra è in crisi perché dopo tre sconfitte non poteva che essere che così. Ora le sconfitte consecutive sono quattro, abbiamo preso un’armadio di gol, la rotta va invertita. La gara con l’Atalanta non è una passeggiata, lo sappiamo. Loro hanno l’abitudine a lottare e a graffiare. Ma per fortuna da noi è tornata la tigre.