E ADESSO?

Trentanove punti, un’altra impresa. Quota 40, forse esagerata dato questo campionato, ma statisticamente la QUOTA salvezza per eccellenza, è ad un passo. Il Verona di Malesani retrocesse a 39, ma quel campionato aveva una storia diversa rispetto a questa. E scusatemi: ma anche questo Verona mi pare una squadra e una società ben diversa da quella. Lo spessore morale di questa truppa, il valore di Mandorlini, la bravura di Sogliano, la serietà e la passione di Setti, non sono minimamente paragonabili con quel Verona.

Trentanove punti a fine febbraio sono un’enormità. Parlare di MIRACOLO mi pare il minimo. Anche per segnare l’eccezionalità di questo campionato, semmai domani o il prossimo anno dovessimo tornare nella normalità di una lotta per la salvezza che per tutta una serie di motivi resta sempre il nostro primario obiettivo. Ora a 39 c’è però di che divertirsi. Qualche settimana fa, scrivevo, come mia personale opinione, che l’Europa League al primo anno potrebbe creare problemi nella prossima stagione. Squadre più attrezzate del Verona ci hanno sbattuto il muso. Con questo, lo dico e lo ripeto: fermarsi adesso sarebbe una FOLLIA.

E non credo che Mandorlini o la società abbiano voglia di farlo. Qualcuno ha equivocato le parole di Setti espresse dopo la cessione di Jorginho. Credo che il presidente dicesse che il Verona non deve snaturare il suo modo di essere e di condurre la società (quindi anche con cessioni dolorose ma necessarie), ma certamente non ha mai detto di non volere inseguire l’EUROPA LEAGUE.

Anzi: Setti è un ambizioso che anche con i suoi collaboratori ama alzare continuamente l’asticella. Dà autonomia e pretende risultati. Ricorderete che l’anno scorso disse che il Verona poteva avere una decina di punti in più avesse ingranato prima. Qualcuno lo sbeffeggiò ma in molti furono d’accordo con lui.

Mandorlini non è da meno. Ha motivazioni personali altissime per un calcio italiano che fino ad oggi lo aveva poco considerato. Come detto più volte, Andrea sta vivendo a Verona la sua completa maturazione. Resta una parte del suo carattere e del suo modo di vivere il calcio che gli fa dare il meglio di sé quando deve dimostrare qualcosa o è sotto pressione. Certo la flessibità non è la sua dote migliore. Ma non è detto che nel calcio sia una dote. A volte è anche indice di idee poco chiare e di gran confusione. Mandorlini vuole entrare nella STORIA dell’Hellas e niente come un piazzamento europeo lo piazzerebbe tra i GRANDISSIMI (tra i grandi dopo quello che ha fatto c’è già).

Credo che ora il mister abbia anche un altro obiettivo parallelo alla vittoria: ed è quello di lanciare e far vedere i migliori giovani di questa rosa. Qualcosa si sta già muovendo pur con le cautele che un allenatore come lui usa in queste circostanze. Albertazzi ormai è un titolare quasi fisso, s’inizia a vedere Sala (che bravo anche a Livorno…), forse arriverà anche il momento di Cirigliano.

Diciamoci la verità: se a questo punto Mandorlini non lo ha ancora inserito è perché probabilmente non lo vede pronto. Soprattutto dal punto di vista fisico. Cirigliano ha pagato gli “STOP AND GO” di questa stagione e c’è un “rischio” anche pesante di poterlo bruciare. Avvisaglie in effetti ce ne sono state visto che le prove di “Ciri” non sono state esaltanti. E’ chiaro che può e deve fare di più. Credo che ci dobbiamo fidare di Mandorlini: Cirigliano entrerà non appena avrà la gamba per farlo.

 

twitter @gvighini

EMIL E ROMULO: PENSATECI BENE…

Perché nessuno ci pensa? Perché i soldi sono più importanti? Certo, capisco che nella limitata carriera di un giocatore i soldi sono molto importanti. Ma non quando non sono cifre che cambiano la vita. Lo voglio dire chiaro e tondo a Emil Hallfredsson e al simpaticissimo Romulo.

Pensate con la vostra testa, ragazzi, non fatevi sempre influenzare dai procuratori che hanno i loro bei vantaggi a farvi andare di qui o di là. State bene a Verona? Siete felici di questa squadra e di questa società dove gli stipendi arrivano regolarmente? Avete un feeling particolare con il vostro allenatore che vi ha valorizzato come nessuno ha mai fatto nella vostra vita (vero Emil? vero Romulo?).

Ed allora perché tentare di andare via… Per finire in una grande e poi magari ai margini (Romulo)? Per cinquanta, sessantamila euro in più (Emil)? Un Cayenne non cambia la vita, restare a Verona sì. Qui siete diventati due ottimi giocatori. Lo avete fatto per meriti vostri, senza dubbio, ma anche perché questo ambiente vi ha valorizzato al massimo. Vi vogliamo bene, ci teniamo a voi. Giocate sempre: ed allora, una volta tanto per dio, cercate di ragionare con la vostra testa. Non fate sciocchezze di cui poi potreste pentirvene per tutta la vita.

PICCOLE CONSIDERAZIONI. E NON CRITICHE. CHE A 36 PUNTI NON AVREBBERO SENSO…

Abbiamo perso e perso male. Credo che questa sconfitta abbia tanti padri. 1) Il pareggio con la Juventus ha creato euforia e un po’ di rilassamento inconscio. 2) Il gol nel primo tempo ci ha fatto credere di poter andare in controllo di una gara che invece era ancora lunga e difficile. 3) Qualche scelta del mister (non parlo di quelle iniziali che sono a suo gusto, nel senso che bisogna rispettarle, avendo lui in mano il polso della situazione, ma quelle a gara in corso) non al top.

Non è una tragedia, però bisogna anche capire perché questa squadra gioca sempre un tempo sì e uno no. Perché ha preso 40 gol. E perché ha perso di conseguenza in casa con il Torino. Non si dica adesso: beh, a 36 punti… Sì, per carità è verissimo: ma cosa vogliamo fare? Dire che abbiamo 36 punti e andare tutti già in ferie o vogliamo arrivare bene alla fine di questo campionato? Allora mi pare giusto anche fare qualche appunto ad una squadra che resta meravigliosa e che sta onorando alla grande questo campionato.

Questo Verona ha sempre dimostrato che quando l’attenzione è stata al massimo se l’è giocata e alla grande con tutti. Qualche volta si illude di poter inserire il pilota automatico e di poter vincere la gara senza sforzo. A quel punto le cose non vanno più per il verso giusto. Per fortuna è successo poche volte quest’anno e la maggior parte delle gare l’abbiamo giocato con la massima concentrazione.

Mandorlini non può passare dall’essere un eroe perché inserisce Gomez e pesca il jolly contro la Juve ad essere un coglione otto giorni più tardi. I suoi fili conduttori, lo sappiamo si chiamano gerarchia, solidità, spogliatoio. E’ restio a cambiare e nel dubbio non cambia. La sua filosofia è risultato spesso vincente, qualche volta deleteria, Ieri, per come sono andate le cose siamo nel secondo caso. Donadel non aveva più birra, Hallfredsson era stanco il centrocampo non reggeva più davanti alla freschezza del Torino che martellava a destra e a sinistra e pure al centro. Marquinho poteva essere una soluzione prima del quarto d’ora finale. E forse anche Cirigliano. Qui va speso un discorso a parte: è lui o non l’erede di Jorginho? Può anche essere che non lo sia. Ma ancora non lo sappiamo. Non possiamo giudicarlo per quegli spezzoni di gara dopo due mesi di sosta per l’infortunio allo zigomo. Può essere che non sia pronto. Mi piacerebbe poterlo dire dopo cinque, sei gare in cui lo si valuta per benino. Come farà la società a spendere due milioni e mezzo di euro a fine stagione se non si riesce a valutarlo? Faccio fatica anche a capire perché non ha giocato Albertazzi. Lui ha fatto due gare ineccepibili e rappresenta il nostro futuro. Così come Sala che quando è entrato ha dato subito l’impressione di tanta consistenza.

Sono riflessioni pacate, ci tengo a dirlo, non critiche. che a 36 punti non avrebbero proprio senso. Abbiamo perso con il Torino, vuol dire che faremo un partitone a Livorno. Conoscendo Mandorlini, lo sapete anche voi…

NESSUNO SI AZZARDI A PARLARE DI FALLIMENTO SE NON ARRIVA L’EUROPA LEAGUE

Il Verona ha spostato l’asticella in alto. Tanto in alto. Il campionato della matricola Hellas è stupefacente. Il pareggio con la Juventus ha proiettato i gialloblù nel paradiso mediatico. Sky si è accorta che il pubblico del Bentegodi tifa all’inglese. Forse ci siamo tolti dai piedi l’etichetta di razzisti. La squadra scaligera è un impasto di qualità, orgoglio, rabbia agonistica, cuore. Mandorlini santo subito. E ora la piazza sogna. Sogna l’Europa League che sarebbe qualcosa di sconvolgente.

E’ giusto? E’ sbagliato? Io credo sia giusto. Il tifoso si nutre di sogni e il bello sta proprio lì. Guai a spezzare una pazza idea. Però attenzione ragazzi: perchè dai sogni ci si risveglia e non sempre è piacevole. Io qui, non vorrei fare il guastafeste. Ma sono certo che se qualcuno non fa il pompiere adesso, a fine stagione ci sarà qualche cretino che parlerà di “fallimento Verona” se non dovesse arrivare l’Europa League. Perchè lo dico? Perchè successe esattamente così due anni fa quando Mandorlini fece un campionato straordinario con una squadra mediocre (oggi lo possiamo dire a maggiore ragione) e in tanti considerarono la A sfiorata (per colpa dell’arbitro Massa, oltretutto) non un’impresa ma appunto un fallimento.

Finché siamo in tempo, meglio dirlo subito. Comunque andrà questo campionato, è stato un successo. Oltre ogni più rosea aspettativa. Abbiamo battuto il Milan, fermato la Juve, abbiamo visto gran calcio. La seconda giovinezza di Luca Toni, la nascita di un campione come Iturbe. E tanto altro. E’ abbastanza così, anche se, credo che questa squadra non si fermerà. Non lo farà perché ormai ha acquisito una tale mentalità, una voglia di vincere, di sorprendere che non potrà farlo. Mandorlini vuole finire nella storia dell’Hellas (c’è già…) e per farlo la ciliegina sarebbe centrare l’Europa.

Un’analisi a parte meriterebbe la considerazione se è utile  andare in Europa ad una squadra come l’Hellas che ancora deve assestarsi a livello societario. Io dico di no. Per me non siamo pronti e se facciamo il passo più lungo della gamba c’è il rischio che crolli tutto e torniamo indietro di dieci anni. Ma questa è un’altra questione, che tratterò più avanti…

L’URLO

Ho il telefono in mano e dico qualcosa allo studio. Vedo Gomez volare come se fosse un angelo in cielo. Sento alle mie spalle un urlo di diecimila persone, un’onda d’urto che mi butta in campo. É gol. Vedo Mandorlini ballare. Sono in piedi. Vorrei buttarmi di sotto, se fosse possibile. Abbraccio tutti. Urlo mille volte finché la voce regge: giustizia é fatta, giustizia é fatta… Lo sapevo, oggi lo sapevo che non si perdeva. Giustizia é fatta perché quando giochi così il calcio non ti tradisce. Lo senti nell’aria. Doveri o non Doveri. Piú forti di tutto, di tutti, degli extraterrestri e degli eredi di Gianni e Umberto Agnelli. La gioia mi travolge e mi pare di tornare bimbo quando intorno a me tifavano tutti Juventus e io godevo quelle (poche) volte in cui la Juve perdeva. Il cerchio si chiude o quasi. Quante ne abbiamo viste di queste rimonte negli anni di Mandorlini. Il mister che annusa l’aria e sceglie il suo Vendicatore. Fu Pichlmann una volta, poi ciccio Lepiller e oggi Juanito, il fido scudiero, mai sufficientemente apprezzato, forse perché poco ruffiano e leccaculo, ma uomo vero, su cui Mandorlini appoggia le sue certezze. Andrea e i suoi ragazzi da leggenda. Squadra di pietra, guidati da Luca il capitano che non si sa bene dove trovi quella voglia, quell’energia, quella corsa, quella voglia di lottare. Quello di oggi é il suo 120esimo gol in A, ma é come se fosse il primo. Il Verona non muore mai e il raggio di sole che entra nello stadio salendo dalla vetta del Baldo é come se volesse festeggiare con noi. Giustizia é fatta, Doveri deve suo malgrado fischiare la fine. Guardo il cielo, la Curva, le bandiere. É finitaaaaa… Studio… Mi sentite ancora?

I TIFOSI FACCIANO I TIFOSI…

I tifosi facciano i tifosi. E’ stata la frase più gettonata della scorsa settimana. S’è detto nel caso dello scambio Vucinic-Guarin, s’è ripetuto per il caso del derby spostato d’orario a Genova. Ho ascoltato il direttore di Sky Caressa in una vera e propria invettiva contro gli ultras. Il succo del discorso: il calcio è un prodotto commerciale. Si mette alle 12.30 per renderlo più appetibile per alcuni “mercati” (la Cina suppongo). E’ il modo per permettere alle società di vivere e ai tifosi di sognare. Quindi, la conclusione non esplicitamente detta. Ma che cavolo volete? Non una parola sulla passione della gente. E nemmeno una sugli stadi vuoti.

Cosa sono i tifosi? Se fossero solo “clienti” di uno spettacolo tipo cinema o circo, ci sarebbe da chiedersi chi glielo fa fare. Lo spettacolo è pessimo. Anzi, fa schifo. Non solo: è gravato di sospetti di combine, di campionati falsati, di arbitri venduti e comprati. Nonostante tutto ciò (e non mi pare che lo scenario sia responsabilità dei tifosi) c’è chi sfrutta questa passione. Perché è la passione la molla principale. Un aspetto irrazionale, che a volte ci fa chiudere gli occhi anche davanti a schifezze di ogni tipo.

Il Verona in questo senso è un grande esempio. L’Hellas è tornato in serie A ma solo grazie alla “spinta” della propria gente. Senza i tifosi il Verona non esisterebbe più. Prima di tutto non hanno mai abbandonato la squadra. Nemmeno in Lega Pro. Rappresentando, davvero, l’ultimo baluardo. Hanno costruito un Piave e respinto gli assalti di chi voleva solo speculare sul Verona. Poi hanno “vigilato”. E impedito che avvenisse lo scempio della fusione. Hanno fatto i tifosi? Io dico di sì. In quella battaglia ognuno di noi ha fatto la propria parte. Cercando anche di non far scemare l’interesse attorno al Verona, allestendo convegni che parlassero della Grande Storia del Verona, trasmettendo questa grande passione alle nuove generazioni. Si noti, che pur in assenza di successi e vittorie, oggi incredibilmente ci sono tantissimi bambini e giovani che seguono l’Hellas. Direte: ma senza Martinelli e oggi Setti non si sarebbe arrivati in serie A. Certo: ma perché Martinelli e a maggior ragione Setti hanno preso il Verona? Forse perché migliaia di persone vanno allo stadio, comprano fanzine, acquistano magliette, si fanno gli abbonamenti e non ultimo, si abbonano a Sky? Mi piace affermare che Setti ha capito che le azioni del Verona erano come quelle della Apple scese a un dollaro. Un affarone, insomma. Lui l’ha capito, a Verona nessuno. Anzi, la maggior parte riteneva l’Hellas una palla al piede. Questo gli andrà riconosciuto in eterno e sarà alla base di ogni mia valutazione nei suoi confronti.

Credo che Caressa dovrebbe iniziare a parlare delle malversazioni del mondo pallonaro. Di alcuni faccendieri che occupano questo mondo. Dei giocatori che vendono le partite. Dei giornalisti corrotti  che prendevano ordini da Moggi e ancora oggi sono lì che scrivono su importanti giornali. E magari potrebbe anche chiedersi come mai negli anni ’80, senza la pay-tv, il marketing, la Cina e sorreggendosi solo con la schedina del Totocalcio e gli introiti al botteghino, gli stadi erano sempre pieni. E magari anche spiegare che in Inghilterra, faro del movimento in questi giorni, pur con storture che non mi piacciono, trasmettono il calcio in diretta con il contagocce.

Infine una parola sui tifosi: ecco, devono fare i tifosi: sorreggere sempre la propria squadra, senza pretendere rendite di “posizione” personali, o anche semplicemente creare un business parallelo come avviene molto spesso e per fortuna mai a Verona.

VERSO L’INFINITO E OLTRE

Se avete bambini saprete sicuramente chi ha detto questa frase. Se non li avete ma siete fans della Pixar non avrete difficoltà a collegarla a quel pupazzetto vestito da astronauta del film che ha ha cambiato la storia del cinema d’animazione: Toy Story. Buzz Lightyear rappresenta gli ottimisti di tutto il mondo. Lui crede davvero di essere un’astronauta, é convinto di volare e di essere nello spazio. E per lui é normale andare verso l’infinito. E anche oltre. Non é nemmeno sfiorato dall’idea di non farcela. Ma il bello é che alla fine, nonostante lo scetticismo che lo avvolge, ce la fa veramente. Ditemi ora se Buzz non assomiglia a questo Verona sempre più lanciato “verso l’infinito e oltre”.  Una squadra di “astronauti” che non ha la minima intenzione di fermarsi, nonostante un po’ tutti noi, ogni tanto, le ricordiamo di essere solo un pupazzetto, pardon, una giovane matricola del campionato. Fedele alle sue convinzioni questo Verona continua andare oltre e oltre e oltre, superando anche le difficoltà che la vita (sportiva) come il copione del film della Pixar, gli pone davanti. Ma nulla pare fermare questo formidabile team. Né l’appagamento, né il mercato, né il pessimismo che a volte ne corrode un po’ il sorriso, per quell’incapacità che hanno taluni tifosi di godersi il momento senza farsi prendere dallo sconforto. Ma Buzz, cioé il Verona, nemmeno per un attimo ha pensato di mollare. Certo: non puoi vincere sempre. Ma ci puoi/devi provare. Come ha fatto il Verona con Napoli, Milan e Roma. Parafrasando: verso la salvezza. E oltre.

MERCATO MERCATO VAFFAN…

Siamo tutti in fibrillazione: il mercato non ci dà tregua. Marquinho non ha ancora accettato il Verona al momento in cui scrivo. Pare che uno dei suoi duemila procuratori gli abbia consigliato di indugiare. Non si sa se arriverà una punta. Cacia ha rifiutato ogni destinazione. Qualche buontempone ha persino scritto che Paolo Cannavaro può venire a Verona. Uno degli “eroi” affossatori di Piacenza. Ma per piacere! Cannavaro, per fortuna,  andrà al Sassuolo.

Leggo sulla Gazzetta dello Sport: colpo Atalanta, preso Estigarribia. Vabbè… Secondo me Sartori e Corini stanno festeggiando a champagne a Veronello per essersene disfatti… Questione di punti di vista. Belfodil è andato in Inghilterra e mentre stava per firmare è scappato. Raiola imperversa ovunque. Fa il ds per cinque squadre. Va nello spogliatoio del Milan tra il primo e il secondo tempo, “imbecca” quattro o cinque giornalisti che fanno il mercato.

Soldi non ce ne sono. Il colpo migliore l’ha fatto il Verona vendendo la metà di Jorginho per cinque milioni. Gli altri si scambiano un cavallo con un cammello. Per dire che Hernanes vale 20 milioni di euro, valutavano il carneade Mbaye sei milioni…

Il Sassuolo è l’unico che spende. Ha ormai una squadra da Uefa. Andasse in B è roba da suicidio. Ormai il Sassuolo costa come il Parma e il Genoa e gli ingaggi stanno esplodendo. Pagare 2 milioni e duecento mila euro un attaccante che tra un giorno non costava nulla è una follia. Squinzi se lo può permettere. Però smettiamola con la cazzata della bella favola di provincia…

E’ il 31 gennaio e se Dio vuole, stanotte alle 23 il mercato finisce. Ultimo botti… Poi domani sarà febbraio. Che carnevale abbia inizio!

I MIRACOLI NON RIESCONO PIU’

I trentadue punti ci permettono di analizzare questo momento con leggerezza d’animo. Il Verona di Mandorlini ha fatto cose straordinarie, ma non era una squadra straordinaria. Era una buona squadra che grazie all’attenzione, alla grinta, alla concentrazione e soprattutto grazie all’entusiasmo aveva fatto miracoli. Ora i miracoli non riescono più.

La cessione di Jorginho indispensabile per le casse,  ha creato sconcerto. Tra i tifosi prima di tutto, ma si sta rivelando anche pesante dal punto di vista tattico. Jorginho dava ordine tattico e idee che ora non ci sono più. Mi resta difficile però capire perché Mandorlini non abbia inserito Cirigliano, erede designato del brasiliano,  contro la Roma. L’aveva fatto contro il Milan in condizioni ambientali ben più difficili, con il ragazzino che arrivava da un mese e mezzo senza giocare. Il secondo tempo col Milan aveva visto Cirigliano in crescita. A mio avviso bisognava continuare con lui.

E’ difficile poi fare altre valutazioni. Il Verona mi pare un po’ svagato per colpa/merito proprio dei 32 punti. Ho l’impressione che certe partite le diamo perse prima di giocarcele. Non mi piace.  Con la Roma è successo di tutto. Assenze pesanti e infortuni.

Poi l’arbitro non ci ha aiutato. Penso sia stato il peggior arbitraggio di quest’anno. Mazzoleni sembrava Farina di Novi Ligure. Arrogante con i deboli, pecorella con i forti. C’era un fallo su Iturbe prima del gol dell’1-0, il rigore è inventato. L’avessero dato alla Roma giornali e televisioni avrebbe grondato sdegno.

La speranza è che il mercato si chiuda. Ha fatto malissimo al Verona alterando equilibri che a fatica si trovano nel calcio. Ma domenica con il Sassuolo bisogna tornare a fare punti. Non siamo salvi. E il Sassuolo non è la Roma, il Milan o il Napoli…

 

LA PORCATA

Ci stupiamo? E di cosa? Dopo Massa da Imperia, dopo anni di fango e accuse di ogni tipo, persino una ridicola multa “per cori contro il nostro allenatore”, dopo che Verona era un laboratorio per la loro giustizia, non c’è da stupirsi. Certo, non ci possiamo non indignare. Perché questa città ha sempre accettato di fare il mea culpa quando ha sbagliato. Nessuno si sognò di dire una parola quando ci furono i cori contro Morosini. Anche se fu un’idiozia di pochi imbecilli. Anche se nessuno ascoltò i cori contro le foibe dei livornesi. La stessa società in quel momento, abbassò la testa, non fece ricorso. Accettò, giustamente la punizione. Ma come fai a non gridare allo scandalo dopo la gara contro il Napoli? Chi ha sentito i cori razzisti? Quando? Perché? Come?

Tre zelanti e smentiti dai fatti, dalle registrazioni, commissari di campo (ma chi sono? Quanto li pagano?) arrivano qui e scrivono il falso. Scrivono ciò che neppure il questore Gagliardi, uomo di legge, ha sentito. Al termine di una domenica perfetta sotto il punto di vista dell’ordine pubblico, apprendiamo che i veronesi hanno fatto cori razzisti contro Armero. Sentiti da tre persone. Tre. Dici: vabbè, ma sicuramente dopo il ricorso, portando prove oggettive, portando testimonianze, video, registrazioni audio, la multa sarà tolta e la diffida evaporerà. Invece no: no perché questo calcio che ormai non ha più né capo né coda decide di non smentirsi. O meglio: di non smentirsi quando la controparte è il Verona.

L’Hellas non è la Roma, la Juventus, il Napoli, l’Inter e il Milan. Non ha quella forza “politica”. Non può ribaltare le sentenze, anche se ha tutta la ragione dalla sua parte. Il gioco che questa gente sta facendo ha vanificato in un istante quanto di buono è stato fatto in questi mesi, un lavoro continuo, incessante di educazione e di dialogo. Con risultati eccezionali, mai raggiunti prima.

Un gioco al massacro senza senso. O magari un senso c’è.  Forse dà fastidio il Verona che sale così in alto in classifica seguito da migliaia di tifosi ogni domenica, sostenuto lealmente e correttamente ogni domenica in ogni stadio d’Italia. Senza forse: dà fastidio. Tanto, tantissimo. E questo è il loro modo di abbatterci. Prima che sia troppo tardi. Non si sa mai che “rubiamo” un posto in Europa a chi adesso l’Europa se la sogna.