Questa vittoria é dedicata a tutti quelli che “con la Sampdoria l’é un pareggio scritto…”.
Ma anche a quelli che… ” Halfreddson non é da A”
E quelli che “Gomez l’é inguardabile”.
E anche po’ a quelli che “Maietta puó giocare solo in B”.
E non ci si puó dimenticare di quelli che “Mandorlini non é in sintonia con Sogliano”.
Ma anche a quelli che “Toni é bollito”.
Va dedicata anche a quelli che “la maietta nera non la me piaze e con la nike avemo perso identitá”
E a quelli che ad ogni sconfitta scrivono “Svegliaaa”
Tre punti anche per ricordare quelli che “l’é colpa de bianchetti”. Anche se Bianchetti non ha giocato.
SERATA STORTA
Ci sta di perdere. Per caritá. Non muore nessuno e nulla é compromesso. Dispiace solo che i quattro gol dell’Inter siano stati praticamente regalati e che non é stato il miglior Verona quello che é sbarcato a San Siro.
Come se all’appuntamento con una bella donna avesse preso il due di picche, o peggio ancora, come se l’avesse portata a letto e poi fatto cilecca.
Il rammarico é questo: non aver visto il miglior Verona, se non nell’ultimo quarto d’ora. Ci sta. peró dagli errori si deve imparare e non si possono regalare all’Inter tre gol su angolo e un atteggiamento troppo da ballerina e poco da gladiatori. Abbiamo preso sedici gol fino ad oggi con questi quattro e peggio di noi ci sono solo Sassuolo e Bologna. Non é un allarme, ma una riflessione. E a proposito. Alla salvezza ne mancano sempre 24. E con Sampdoria e Cagliari, non possiamo sbagliare.
NON INTERROMPIAMO QUESTA EMOZIONE
Immaginatevi quell’onda calda, forte vibrante che guida la squadra nei momenti difficili… quell’urlo incessante che prende per mano uno ad uno i nostri giocatori e li porta a vincere le partite… C’è un perché dietro i successi del favoloso Verona di Mandorlini. Si chiama tifo. Passione. Calore. Quella passione e quel calore che altrove nemmeno sanno cos’è. C’è gente che se lo sogna di avere uno stadio del genere. Pietro Leonardi, dg del Parma è uno di questi. Tanto da dire che gli arbitri sarebbero condizionati da tutta questa gente… Giocatori che non vedono l’ora di correre sotto una curva così. Adesso immaginatevi per un istante che il Verona giochi a spalti deserti. E che stia perdendo come è successo domenica scorsa per 2-1 contro il Parma. Chi aiuterebbe la squadra? Chi la condurrebbe alla vittoria? No, non è possibile, non è proprio possibile che l’Hellas e il suo tifo meraviglioso possano interrompere adesso questa emozione così forte, questo legame eccezionale che ci sta portando così in alto. Per questo, ragazzi, lo dico chiaro e forte, dobbiamo essere intelligenti (come lo siamo spessissimo) ed evitare a Milano ogni provocazione. Gli altri stanno facendo adesso battaglie che noi, da soli, abbiamo fatto anni fa. Ora noi ci siamo spostati. In avanti, come sempre. E come sempre restiamo al fianco della nostra squadra. Le battaglie, di retroguardia e francamente fuori moda, lasciamole fare agli altri…
GRAZIE A DIO SONO DELL’HELLAS
Non finiró mai di ringraziare chi mi ha fatto tifare per l’Hellas Verona. Non so se io ho scelto l’Hellas o l’Hellas ha scelto me. So che nessuno al mondo mi sa regalare queste emozioni, queste gioie, ma anche sofferenze, tristezza, rabbia. Il Verona é unico, non ce n’é un altro così. Capace di lottare per non andare in C2, capace di issarsi ai vertici della serie A, in pochi anni, tutto e il contrario di tutto, in mezzo a lutti e tragedie, tragicomiche, telenovele, farabutti, ladri, grassatori, truffatori, salite e discese, progetti e controprogetti.
Sembra un film. Invece é tutto vero. Come se tutto fosse disegnato nel cosmo, come se il nostro kharma avesse un preciso destino: mai essere normali o banali. Siamo l’unica squadra provinciale scudettata, abbiamo vissuto una gioia irripetibile come quell’annata tricolore, raccontata ai nostri bimbi, definita irripetibile. Abbiamo ammirato le nuove generazioni che s’innamoravano dell’Hellas che giocava a Manfredonia, spiegavamo loro come guerrieri dell’Iliade reduci da Troia che noi eravamo a Bergamo, a Stettino, a Utrecht, a Brema, luoghi mitici di una mitologia che pareva affondare le radici proprio ai tempi di Omero il cieco, tanto si stava allontanando nel tempo.
Ed ecco all’improvviso Mandorlini e i suoi ragazzi, una meravigliosa truppa che pare essere tornata a farci rivivere quelle vecchie emozioni che parevano finite e sepolte.
Non so come finirá questo campionato. Sicuramente ne mancano 24 a Itaca, che poi sono i punti che ci dividono dalla salvezza. Ma di certo, giá ora ringrazio questa favolosa squadra che mi sta regalando emozioni che mi riportano alla mia felice adolescenza. E agli dei che decisero che la mia squadra sarebbe stato il pazzo Verona dico che Penelope non ha ancora finito di tessere la sua tela. Altre avventure mirabolanti ci aspettano…
LA PATENTE
C’è un fatto di cronaca nera che avviene lontano dallo stadio, lontano da ogni gara, di notte in città. Quattro delle persone coinvolte, probabilmente i presunti carnefici (accertare i fatti è doveroso, finchè si è in uno stato civile) frequentano a titolo personale lo stadio Bentegodi. Come migliaia di altre persone in questa città. Se colpevoli sono delinquenti comuni. Non capisco, perché venga abbinato il fatto che siano frequentatori dello stadio. E soprattutto cosa c’entra che siano tifosi del Verona. E’ un’aggravante? E’ legato il fatto che siano tifosi del Verona al loro delinquere? Può darsi che abbiano frequentato le Giovani Marmotte in gioventù: per lo stesso concetto bisognerebbe titolare “Esponenti delle Giovani Marmotte picchiano di notte in città”?
Pensate un po’ se i due aggrediti (non lo so, lo dico così per fare un esempio..) fossero anche loro tifosi del Verona… Non mi pare un’ipotesi remota… A quel punto come la metteremmo? “Ultras del Verona picchiano tifosi del Verona”? No mi spiace, la notizia è che quattro scalmanati ubriachi e fatti di cocaina picchiano due poveri malcapitati (ripeto, se accertati i fatti).
Che ruolo avevano in Curva o in generale nella tifoseria dell’Hellas questi quattro? Non mi risulta che ci siano ruoli o che la Curva abbia un’organizzazione (le Brigate si sono sciolte anni fa). Il fatto che vadano allo stadio prescinde dal fatto che siano delinquenti e picchiatori. Mi pare che siano più i mezzi d’informazione a dare un ruolo a questi delinquenti che non quello che loro realmente hanno. Le responsabilità penali, anche per i daspo, sono individuali. Se sono colpevoli devono pagare. Carissimo e salatissimo. Come delinquenti comuni.
L’UOMO CHE CI HA RIDATO LA DIGNITA’
Giovanni Martinelli è volato in cielo. E’ l’uomo che ha restituito dignità al popolo del Verona. Un piccolo, ma immenso personaggio al quale non si potrà mai finire di dire grazie.
Prima di lui la società era un ammasso informe e senza domani. Martinelli gli ha restituito l’onore e il futuro. Compiendo molti errori. Come è umano. Ma sempre con la buona fede di chi sapeva di avere davanti a sè un compito proibitivo. Pensava, all’inizio della sua avventura che la cosa migliore fosse unire le forze con il Chievo, per perseguire la strada della fusione. Ma si rese conto, prestissimo che quella strada che pervicacemente gli era stata messa davanti non era praticabile. Per fortuna. Martinelli ci mise poche settimane per innamorarsi del Verona e per capire che nulla, nella sua vita, dopo aver conosciuto l’Hellas e i suoi tifosi sarebbe più stato come prima.
Si mise a lavorare. Tantissimo. Mise a posto i conti (disastrati), pagò fornitori e creditori, costruì uno squadrone per uscire dalla serie C. Gli andò male e fu un colpo durissimo. Ma non si perse d’animo. Continuò, pagando di tasca sua, affidandosi a Mandorlini che con lui costruì un indistruttibile binomio. Conquistò la B, sfiorò la serie A. Il tutto in mezzo ad un cammino reso difficilissimo da interminabili operazioni, cadute e ricadute che avrebbero piegato un gigante. Ma non lui, il piccolo omino di Sandrà, che riusciva ad andare negli spogliatoi a spronare i suoi ragazzi anche dopo pochi giorni un intervento in cui aveva rischiato la vita.
Ha mollato quando ha capito che lui non avrebbe più potuto essere utile al Verona. Vi lascio in buone mani, aveva detto, affidando il Verona a Setti, a noi che avevamo mille dubbi. Se n’è andato dopo l’ultima impresa del nostro Hellas. E’ volato in cielo, ora che siamo la sorpresa del campionato. Dopo che, l’onore e la credibilità del Verona ci è stata restituita. Grazie, piccolo grande uomo. La terra ti sia lieve. Mandorlini e i tuoi ragazzi ti daranno ancora tante soddisfazioni.
LE DIFFERENZE
C’era un gioco sulla Settimana Enigmistica: trovate le differenze. Che differenza c’è tra il Bianchetti che viene paragonato a Thiago Silva dalla Gazzetta dopo un’esemplare gara con la maglia dell’Under 21 e il Bianchetti di Verona che in molti hanno frettolosamente “bollato” come brocco?
Non c’è nessuna differenza. Bianchetti è sempre lui. E’ un ragazzo del ’93 che ha giocato pochissime gare in serie A e che va seguito con affetto e senza mettergli addosso troppa pressione. Nel suo percorso di crescita c’è il Verona. Sconteremo i suoi errori, come in anni passati abbiamo scontato quelli di Gilardino, di Pegolo, di Dossena, di Cassani e Gamberini.
Spesso la fretta e la voglia di vedere sempre i nostri giocatori al top ci inducono ad un gioco al massacro che non ci aiuta. Se lavori con i giovani (e per il Verona non c’è altra via che questa se vuole avere un “ruolo” nel calcio di questo millennio…) devi avere pazienza. Si chiamino Bianchetti o Iturbe. Già, perché se è chiarissimo che l’argentino ha i crismi del fuoriclasse è altrettanto chiaro che non potrà essere sempre quello di Bologna. E allora che non salti fuori qualche genialoide con la penna caustica a dire che è un “fuoco di paglia” destinato a essere solo “un buon giocatore”. Aspettiamoli e godiamoceli. Almeno per un po’…
TORNIAMO A CORRERE
E’ stato bellissimo celebrare questa leggendaria vittoria di Bologna. E’ stato fantastico parlare di Iturbe, di Jorginho, di Toni. Ma dopo questa sbornia che ci siamo concessi, complice anche la sosta, è il caso di tornare in clima campionato. Un campionato che continua a essere durissimo e che non può tollerare pause o cali di tensione. Il Verona ha tredici punti che sono il frutto dell’umiltà e di un modo pragmatico di affrontare le gare. Chi parla di Uefa è un pazzo scatenato e non fa il bene del Verona. Continuo a pensare che ne mancano 27 alla salvezza. Solo dopo i 40 punti possiamo fare altri discorsi. Ora pensiamo al Parma, a come fermare una buonissima squadra, a preparare la gara come si deve. Non smarriamo questa strada per favore.
Ps: Bagnoli parlava di salvezza anche nel 1984-’85…
LE SCORCIATOIE SERVONO (ECCOME…)
Sannino prima della Juve diceva: Io non prendo scorciatoie. Non so se si riferisse alla marcatura che Mandorlini tre giorni prima aveva riservato a Pirlo. Di certo c’è che Sannino non prende scorciatoie ma c’è il rischio che a Genova, se perde, prenda direttamente la via d’uscita.
Parto da qui per dire che proprio il Chievo ha indicato una strada in questi anni: le salvezze si costruiscono con tanto pragmatismo e anche con qualche “scorciatoia”. Quante partite ha vinto il Chievo giocando chiuso, buttando un pallone là davanti e sperando che Pellissier la imbucasse? Un’infinità. Un atteggiamento di umiltà sportiva che ha pagato. Ora non so, e non me ne importa più di tanto francamente, perchè il Chievo quest’anno abbia praticato altre vie.
La cosa che mi piace di più è vedere che quell’atteggiamento lì ce l’ha il Verona. Non sempre, per la verità. A Bologna la partita è stata sontuosa e il giro palla dell’Hellas dopo il gol del 2-1 nella metà campo avversaria è da manuale del calcio.
Quello che voglio dire è che il Verona ha affrontato questo campionato con la mentalità giusta. Le gare “sofferte” con Sassuolo e Livorno che hanno fatto storcere il naso a qualche filosofo per caso, sono state la base per costruire la gara con il Bologna. Altre, spero, ne vedremo. Ma senza dimenticare che non sarà sempre rose e fiori. E che è più facile soffrire come col Sassuolo che non ripetere Bologna. Le scorciatoie, caro Sannino, sono riconoscere che l’avversario è più forte. E combatterlo con le armi a tua disposizione.
Ora, amici dell’Hellas, si farà ancora più dura. Il fatto che ci siamo un pochino scoperti, per merito della nostra classifica, cambierà anche l’atteggiamento degli avversari. Potete scommetterci che Donadoni, tecnico del Parma, guarderà bene il dvd con la nostra gara del Dall’Ara e prenderà le contromosse. Iturbe avrà sempre un raddoppio, Toni, una marcatura ancora più asfissiante.
Per questo il Verona non deve assolutamente abbandonare questo atteggiamento e questa mentalità da “battaglia” che lo ha portato a questo exploit. Se lo facessimo, prenderemmo (stavolta sì…) una scorciatoia. Sbagliata. E chissà come finirebbe.
CI STIAMO DIVERTENDO
Che bella sensazione… Vedere il Verona vincere fuori casa, vedere Mandorlini prendersi la grande rivincita sul calcio italiano che troppo presto lo aveva etichettato e accantonato, vedere Luca Toni che pensa al mondiale, vedere Sogliano in panchina gongolare mentre in campo una sua scoperta, Iturbe, sparigliava i valori, vedere Setti e Gardini in tribuna sorridere con discrezione mentre il povero Guaraldi veniva sotterrato dai fischi del Dall’Ara.
Non sono abituato francamente a tanta grazia. La verità é che ci stiamo divertendo dopo una lunga rincorsa che non finiva mai, mentre eravamo inghiottiti dalle paludi della Lega Pro e il Portogruaro festeggiava la B in casa nostra. Uno dei tanti momenti su cui abbiamo costruito la nostra rimonta, perché tutto é partito da là e se oggi siamo di nuovo la sorpresa della A é perché abbiamo attraversato il nostro deserto, levandoci di torno quell’assillo che é stato lo scudetto, meravigliosa e irripetibile favola del nostro passato.
Oggi c’é un presente da onorare ma ricordandoci sempre dell’inizio di tutti nostri mali, quel 2002 in cui crollammo sotto una serie impressionante di errori, con una società latitante, giocatori senza dignità e conduzione tecnica come minimo poco concreta. Anche allora eravamo così felici e mai avremmo pensato di finire in B a fine stagione.
Da quel giorno ne sono successe di tutti i colori, ne abbiamo passate di ogni sorta, ci hanno illuso con decine di progetti, il più perverso prevedeva anche la fusione con conseguente sparizione del nostro Hellas. Per questo, proprio per questo, ci stiamo divertendo. Ma per questo, proprio per questo ricordiamoci che ne mancano 27. Di punti. Alla nostra salvezza. Primo e unico obiettivo di questo nostro ritorno in serie A.