Posso scrivere con meno eleganza stilistica di Francesco Barana che molti tifosi del Verona hanno la capacità sadica di martellarsi da soli gli zebedei? Resto basito davanti alle sterili polemiche sulla terza maglia. Barana sproloquia persino parlando di crisi d’identità e simboli perduti. Perdonami Francesco ti reputo molto più intelligente di questa ovvia banalità che pare più un rigurgito da no global no tav no multinazionali no a tutto, che una seria e approfondita analisi. Tralascio per noia il commento puramente estetico. A me la maglia piace e non mi ricorda nessun ventennio. Dico solo che mi aiuta a sembrare più magro e questo mi pare già un buon motivo di apprezzamento. A parte gli scherzi,vorrei ricordare a Francesco che la crisi d’identità era molto più sentita nel 2005 quando Pastorello latitava e la squadra partì all’alba per il ritiro, o quando Cannella faceva la guerra a Ficcadenti appoggiato da chi oggi punzecchia Setti. Vorrei ricordare a tutti che siamo in serie A e che si potrebbe anche trovare piacere in questo e non necessariamente dal martellarsi sempre e comunque le palle.
Ps: a qualche maligno forse invidioso del fatto che Telenuovo sta seguendo la crociera dell’Hellas volevo far sapere che il mio biglietto e quello dei due tecnici che mi seguono è stato regolarmente pagato dalla mia azienda che ha deciso di tenervi aggiornati per un’intera settimana su questa inedita e simpatica iniziativa.
MANDORLINI 3, L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE
Il primo Mandorlini fu quello che prese in mano la squadra, l’ambiente e la città. Un leader che trascinò una squadra senza anima e senza obiettivi in serie B. Quel Mandorlini continuò l’opera sfiorando la serie A. Sempre in sella al suo destriero, pronto a sferrare stoccate a destra e a manca, una specie di Zorro notturno che compensava alla mancanza di peso politico con scorribande e veloci blitz. Questo Mandorlini ha lasciato il passo a quello di “governo” dell’ultimo semestre. Un Mandorlini che pian piano ha capito che Zorro doveva mettere il mantello in soffitta per lasciare posto solo al grande professionista.
Già, perché nessuno lo dice, ma Mandorlini ha soprattutto dimostrato in questi mesi di essere un buon allenatore. Idee chiare, identità, gioco, equilibrio della squadra. Ed è questo che dovrà essere il Mandorlini 3, quello che Sogliano ha scelto per continuare a guidare il Verona.
Dopo le 48 ore di riflessione, Mandorlini è più forte di prima. Certo, i guastatori di professione hanno già iniziato la litania, incassata loro malgrado la conferma del mister che fino a 10 ore prima loro avevano dato sulle panchine di mezzo mondo. E’ rimasto ma la fiducia è a tempo… E’ rimasto ma Setti… E’ rimasto ma verrà esonerato… Poveri loro: non hanno veramente capito come funziona. Questo tentativo di dividere affinché loro possano imperare con le loro idee e le loro tesi è stucchevole. Io non voglio invocare ogni volta che dovrebbe essere solo il bene del Verona la stella polare che ci dovrebbe guidare. E se Mandorlini non ha fatto in questi tre anni il bene del Verona ditemi chi lo ha fatto.
Ma non posso dimenticare la società. Ho scritto e lo sostengo con coerenza che la pausa di riflessione è stata una cosa buona e giusta. E che avremmo dovuto rispettare Sogliano e Setti anche se non avessero confermato Mandorlini. E’ una questione di mentalità. Ho rabbrividito negli scorsi giorni quando qualcuno ha scritto anche in questo blog “se non resterà Mandorlini non farò l’abbonamento”. Possibile che in questi anni certa gente non abbia capito nulla? Possibile che non si sia capito che il Verona ha resistito a Cannella, Galli, Lancini e compagnia cantando e resisterà anche se l’allenatore più amato dopo Bagnoli se ne dovesse andare?
Ora Mandorlini ha una terza vita a Verona, che potremo definire un’evoluzione delle altre due. Andrea ha l’occasione più importante della sua carriera. Una carriera che in serie A, per un motivo o per l’altro non l’ha ancora consacrato. Può farlo senza gli eccessi che ne hanno condizionato alcuni passaggi della sua vita (spesso per eccesso di generosità, qualche volta per ingenuità a volte per spirito goliardico…) e che lo hanno pesantemente penalizzato. Semplicemente facendo quello che gli riesce meglio. Allenare una squadra di calcio.
IL VOSTRO FORNAIO DI FIDUCIA
Il 26 marzo alle ore 10.14 chiudevo così un mio post: “Infine: giusto per spegnere altre mille cazzate che leggeremo da qui alla fine dell’estate. Vi posso assicurare, al cento per cento, che se il Verona andrà in serie A, l’allenatore dell’Hellas sarà ancora Mandorlini. Vedremo chi avrà ragione… Così almeno potrò dire, una volta, che io l’avevo anticipato…”
Non voglio oggi fare lo sborone, dicendo che io l’avevo detto e scritto in tempi non sospetti. Non appartiene alla mia indole. Voglio solo farvi riflettere. Perchè da quel 26 marzo a oggi ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori. In questi anni sono proliferati molti siti e questo, badate bene, è un toccasana per l’informazione. Ma ciò ha anche creato molta confusione e posto voi lettori in una posizione assolutamente diversa. Oggi voi avete molta più responsabilità quando scegliete sul web cosa leggere. Non è più possibile essere lettori “acritici”. Dovete responsabilmente scegliere quel fornaio che vi dà più fiducia.
Questa settimana Tggialloblu.it vi ha offerto queste informazioni: E’ stato il primo in assoluto ad annunciare che Sogliano, Setti e Mandorlini si prendevano le 48 ore di riflessione. E’ stato il primo a dire che Mandorlini era in vantaggio sugli altri concorrenti, il primo ad annunciare che Mandorlini sarebbe rimasto. Vuol dire che siamo i più bravi? No, per carità, dio ce ne liberi e scampi. Voglio dire solo che qui svolgiamo il nostro lavoro con scrupolosità e attenzione, vagliando le notizie e le fonti, partecipando a tutte le conferenze stampa di persona, fidandoci delle persone che ci danno le informazioni.
Non è facile neanche per noi: vi svelo un gustoso retroscena dell’altro giorno, quando Gazzetta.it, ha rilanciato (ciccando clamorosamente) che Mandorlini se ne sarebbe andato firmando un biennale per lo Spezia. Il nostro direttore, con la solita incredibile passione, è arrivato da noi, facendoci notare la cosa, quasi chiedendoci di rilanciare anche su Tggialloblu.it la notizia. Lo abbiamo gentilmente mandato a quel paese: fedeli alla nostra linea, alle nostre fonti e alle notizie che avevamo.
Oggi siamo felici per due motivi. Perchè Mandorlini resta sulla panchina dell’Hellas e perchè ci siamo dimostrati un fornaio affidabile.
Per questo, alla vigilia del calciomercato, vi chiedo un piccolo favore che mi pesa assai, essendo liberale di concezione. Evitate di linkare su questo blog che vanta migliaia di lettori, articoli di altri siti che sono residuali come la mozzarella light (0,1 per cento di grassi…). Mi sono un po’ rotto di dare ribalta e pubblicità gratuita a chi ha scelto di fare informazione senza verifiche e senza controllo. E fidatevi un po’ di più del vostro fornaio di fiducia…
LA DIFFICOLTA’ DI SCEGLIERE
Questa è una di quelle volte in cui io non vorrei essere nei loro panni. Setti e Sogliano si stanno prendendo una bella responsabilità Da una parte c’è da decidere se tenere o meno Mandorlini. Cioè l’allenatore più vincente dopo Bagnoli degli ultimi anni. Dall’altra, se prenderanno una strada diversa, dovranno accompagnare allo sfinimento il nuovo allenatore.
Le cifre e le statistiche sono sproporzionatamente a favore di Andrea. A guardarle non ci dovrebbe essere neanche bisogno di star lì a riflettere.
Invece, credo giustamente, che la società ci stia pensando. E dico giustamente perchè è “giusto” che una società faccia le proprie valutazioni e che “senta” quella scelta come propria e non imposta dalla piazza. Non è un passaggio di poco conto e ci fa capire come le cose siano cambiate in casa Hellas.
Fino ad oggi, in tanti, ci siamo affidati al “condottiero” L’abbiamo fatto per l’assenza di una società strutturata, perchè non c’era altro a cui aggrapparsi. Singolare che nell’Hellas negli ultimi anni l’allenatore sia sempre andato in conflitto con la società. Prandelli contro Pastorello (e due fazioni), poi Malesani contro Pastorello (e due fazioni), Ficcadenti contro tutti (prima contro Pastorello poi contro Cannella) e altre fazioni. Come se Capuleti e Montecchi non avessero mai finito di esistere.
Mandorlini ha straordinariamente surrogato l’assenza di organizzazione del Verona di Martinelli. Fece le veci del direttore generale e del ds, si prese responsabilità non sue, denunciò e si espose. Quel Mandorlini oggi non può più esistere. E’ la logica di un’azienda. A cui il tecnico quest’anno ha cercato di adattarsi e l’ha fatto anche bene (personalmente mi ha stupito, dico la verità). Ora però è il momento di stendere sul piatto tutte le analisi. E’ questo il momento, non agosto quando inizierà il campionato.
Se Mandorlini se ne andasse sarei veramente dispiaciuto. Ma capisco Setti e Sogliano che avranno compiuto questa scelta. E tifando io per il Verona, giudicherò il nuovo allenatore (se ci sarà…) solo per quello che vedrò in campo. E non come successore di Andrea Mandorlini.
L’IMPORTANZA DI UNA SOCIETA’
E’ anni che a Verona non c’era una società così forte e così organizzata. Bisogna andare a tanti anni fa. Ma tanti. Ci aveva provato la famiglia Mazzi, ma il tentativo non riuscì proprio con il buco. Forse solo Alberto Mazzi aveva capito veramente come funzionava il giocattolo. Poi venne Pastorello. Al quale non si può imputare di non aver conosciuto bene la materia. Ma quella gestione era troppo personalistica e troppo incistata di interessi personali che erano molto lontani dal bene comune, cioè l’Hellas Verona. Il resto, lo sapete. Anche Martinelli ha peccato sotto questo punto di vista. Non per colpa sua. O non solo per colpa sua. Tutti i suoi sforzi sono stati tesi a uscire dalla Lega Pro e a sanare i buchi. E l’ha fatto da grande dirigente. Poi, quando ha capito che il salto di qualità gli era impossibile, ha ceduto la mano. Ed è a questo punto che è arrivato Setti con la sua squadra. Avevo scritto che avremmo giudicato il nuovo proprietario dai fatti. La perplessità e lo scetticismo erano il frutto di tante, troppe fregature. Troppa gente che aveva parlato di progetto, troppi farabutti che si erano avvicinati al Verona, troppi avventurieri che hanno quasi distrutto l’Hellas. Non potevamo aprire una linea di credito a Setti, senza prima aver verificato le sue intenzioni. Setti ci ha conquistato. Ha messo gli uomini giusti al posto giusto, ha portato grandi professionisti e da lì in poi la strada si è fatta per forza in discesa. Per questo oggi dico che la prospettiva è cambiata e anche noi ci dobbiamo abituare a questo cambiamento. Avere una società forte vuol dire fidarsi. Fidarsi delle scelte di Sogliano, del presidente, dello staff. Sicuri che stanno lavorando per il bene del Verona e non per loro stessi. Lo hanno dimostrato in questo anno, in cui hanno passato mille difficoltà. Per una volta non ci sono da difendere i singoli ma tutto il Verona, certi che finalmente tutti remeranno dalla stessa parte. E’ una bella novità.
IL FUTURO
Purtroppo il presente e il passato non contano. Oggi è già tempo di pensare al domani. Raggiunta la serie A con l’apoteosi della festa in Piazza Bra, il Verona deve progettare il suo futuro. Manchiamo dalla serie A da 11 anni, un tempo abissale. Pensavo ieri sera che ci sono generazioni di giocatori che praticamente non abbiamo mai visto giocare dal vivo in questi 11 anni. Il Verona sarà una matricola in tutto e per tutto. Dovrà costruirsi una mentalità e in questo servirà un aiuto fondamentale dai propri tifosi. Quello che abbiamo vissuto in passato, questi 11 anni, devono essere un monito continuo su quello che può rappresentare uno scivolone in serie B, soprattutto se non sei consolidato a livello societario. L’altalena dalla A alla B e viceversa è sempre più frequente. Per questo, per la società, per Setti, per tutti noi, l’imperativo categorico e assoluto deve essere solo uno: la salvezza. Da perseguire attraverso partite gagliarde, orgogliose, attente. Il futuro si pianifica adesso, il tempo di passare qualche giorno e la società dovrà partire con i suoi nuovi progetti. Setti è un piccolo-medio imprenditore che cercherà di fare il meglio possibile. Ci saranno uno/due sacrifici importanti, ma prima di tutto, questo è chiarissimo, bisogna scegliere il tecnico che guiderà il Verona in serie A.
La società, per quello che ha fatto, si merita di riflettere serenamente. Sapete a che cosa mi riferisco. C’è la questione Mandorlini sul tappeto. Mandorlini non è stato scelto da Setti e da Sogliano. O meglio: è stato scelto solo in parte. Ma durante la stagione è nato un rapporto, anche molto profondo, tra Mandorlini, Sogliano e Setti. Non privo di conflitti. A Natale Setti avrebbe potuto esonerare Mandorlini. Dopo le corna di Cittadella la posizione del mister è stato in fortissimo dubbio. Ma la società con lungimiranza e notevole forza ha resistito e ha cercato di non cedere. Anzi: ha compiuto un’operazione che strappa gli applausi. Ha rafforzato il suo mister. Lo ha spronato, gli è stata vicino. Quelle sono state le premesse per questa promozione. Ecco perché, a mio avviso Mandorlini ha grandi chance di restare.
Non credo che Sogliano abbia già preso Devis Mangia che è un allenatore stimato e che ha con il ds di Varese un grande rapporto. Nè tantomeno Sannino, con cui a quanto so, il rapporto è più o meno quello che Sogliano ha con Mandorlini. Anzi, forse meno.
Ma dobbiamo concedere alla società questa riflessione. Sogliano e Setti hanno dimostrato la loro coerenza proprio in questa stagione. Voglio dire: scelto Mandorlini, Setti, Sogliano e aggiungerei anche Gardini, lo hanno difeso e tutelato. Altre società, che abbiamo visto all’opera, avrebbero fatto scoppiare tutti i dissidi. Il presidente del Verona e il suo ds hanno invece scelto la strada giusta. Per questo, ripeto, meritano di avere una pausa di riflessione. Siamo certi che se sceglieranno Mandorlini non sarà per cacciarlo dopo poche gare, ma per andare avanti con lui a lungo. Se, viceversa, scegliessero diversamente, si prenderanno una responsabilità enorme. Ma con la stessa coerenza dovranno difendere il nuovo tecnico. Perché la serie A sarà durissima e anche stavolta, se vogliamo farcela, dovremo remare tutti dalla stessa parte.
LA GRANDE ATTESA
Sembra di vivere quei momenti prima di un temporale. La natura si zittisce, gli uccellini smettono di cantare, persino le foglie degli alberi non si muovono più. Tutti ad aspettare qualcosa. Poi arriva un fulmine, segue un tuono e arriva il diluvio. Sarà così anche oggi. E’ la grande attesa… E la tensione sale…
I MIEI SASSOLINI NELLA SCARPA…
Non mi sono piaciuti i tifosi dell’ultim’ora. Anzi, mi stanno sulle palle. Mi dà fastidio chi sale sul carro del vincitore quando la vittoria è lì ad un passo (tranne che se le cose non dovessero andare bene, dire “io l’avevo detto”). Ora che il traguardo è lì ad un centimetro (ad un centimetro ma non raggiunto), il Verona è tornato improvvisamente di moda. Feste, balli, canti, caccia al biglietto. Bello, tutto bello per carità. Ma bisogna pur ricordare cosa è successo in questi 11 anni. Ricapitolo. Il Verona è naufragato perché la città fece finta di non vedere (tranne rare eccezioni…) cosa stava combinando Pastorello. Il vicentino era appoggiato dall’establishment e da gran parte dei media locali che invece di svelare la verità, cioè il suo terribile conflitto di interesse (P&P che lavorava con l’Hellas) lo chiamava vergognosamente il “business man vicentino” come se quella fosse una tacca d’onore. Mi ricordo ancora finte dirette in cui intervenivano telefonicamente solo gli amici di Pastorello…
La città mise la testa sotto la sabbia. E l’unico alibi che si offriva alla mancanza di un disegno per il Verona era quello di mettere alla berlina i tifosi del Verona. Già, perché è meglio dirlo oggi: l’accusa di essere beceri e razzisti e forse responsabili di tre quarti dei mali del mondo, nasce qui, all’interno e non all’esterno. Per carità, poi qualcuno ci ha messo del suo a dare modo di scrivere e dire queste cose, ma è chiarissimo che l’esagerazione venne creata ad arte. Nel contempo e senza timore di essere smentito, il “salotto cittadino” offriva alla società del Chievo, cioè a Campedelli, l’occasione per diventare la prima squadra di Verona. Sulle maglie clivensi apparve come sponsor la Banca Popolare, cioè l’istituto bancario cittadino per antonomasia, un “segnale” forte che voleva dire tante cose.
Il Verona era tenuto con la testa sotto acqua, sotterrato dai debiti senza un piano. Tutti coloro che si approcciavano nel tentativo di allestire una trattativa scappavano davanti ai buchi milionari creati nel bilancio. Finì così che solo una pazzia di Arvedi, abilmente pilotato dallo stesso Pastorello, convinto anche da un presunto appoggio di un imprenditore foggiano, Casillo, permise al Verona di salvarsi dal fallimento. In realtà non lo fu tecnicamente, ma è come se lo fosse stato. Troppi i debiti, troppo lo sforzo economico. La squadra venne smembrata e Pastorello la indebolì ulteriormente facendo andare a scadenza i pezzi migliori che trovarono posto nel Genoa dove Pastorello divenne il vice di Preziosi.
In quel momento furono i tifosi del Verona diecimila e più fedelissimi a non mollare.
Il resto lo conoscete bene. Arrivò Martinelli che all’inizio era convinto di fare la fusione, così che il calcio veronese avrebbe trovato per sempre una collocazione. Il progetto naufragò ancora prima di partire. Martinelli diede l’anima e una paccata di soldi per riportare il Verona in B. Poi è arrivato Setti. Un altro non veronese. E sarà merito suo se, speriamo, si rigiocherà il derby in serie A. Non certo di Verona e dei veronesi facoltosi che ora sono pronti a saltare sul carro dei vincitori. Sono certo, perché li conosco bene: tra poco rosi dall’invidia diranno che Setti è qui per fare business, che è troppo distante dalla città, che… Al presidente dico: se ne freghi. Lui ha dimostrato di essere più veronese di tutti quelli che mettevano la testa nella sabbia e progettavano le fusioni.
CE LO MERITIAMO
Scrivo dall’auto con cui sto tornando da Castellammare. Ho incrociato butei, amici, conoscenti. Ho abbracciato il Titti all’autogrill. Quasi non ci siamo detti nulla. Parlavano i miei occhi che guardavano i suoi. Ce lo meritiamo Vigo, mi ha detto. La stessa frase che mi ha detto Marco che a New York ha sofferto come sempre e come un cane svegliando con il suo urlo di gioia la moglie che era ancora a letto visto che per il fuso orario a New York era mattina presto. La stessa frase che abbiamo ripetuto per mesi con Gigi e Giuliano, quando in Lega Pro ci eravamo inventati il rito del caffè propiziatorio del venerdì. Ce lo meritiamo perchè non abbiamo mai mollato, ma veramente non a parole ma con i fatti. Ce lo meritiamo perchè ci sono ragazzi che la A non l’hanno mai vista e hanno tifato il Verona perchè gli abbiamo raccontato la favola dello scudetto, di Elkjaer e Briegel, di Fanna e Bagnoli e loro hanno tenuto alte le nostre bandiere a Marcianise e a Pagani, a Manfredonia e a Sesto. Ce lo meritiamo perchè non ci hanno mai umiliato anche se il mondo attorno a noi crollava. Ce lo meritiamo perchè tifiamo la squadra più bella del mondo, con il colore del cielo e quello del sole. La festa è per noi. È undici anni che la prepariamo. E finalmente… Stan arrivando…
NON E’ FINITA
Ho esultato. Lo confesso. Mi spargo il capo di cenere per questo. Al gol di Carcuro sono esploso. Non lo farò mai più. Ho gioito ma sono stato subito ripreso dai Savonarola nostrani. Cilicio e frusta per noi dell’Hellas. Solo sofferenza. A parte gli scherzi: è vero, ha ragione chi invoca la calma, chi ci rimette con i piedi per terra. Non è finita. Le tabelle servono a poco. Anzi a nulla. Di tabelle si muore. Non c’è un risultato che sia stato pronosticato in una tabella che si sia verificato. C’era chi prevedeva un finale di campionato in surplace per il Livorno (andate a rileggere i commenti dopo Cittadella) e un Verona destinato ai play-off. Tre partite dopo, tutto si è ribaltato. Il Livorno ha perso punti nella gara più facile, il Verona ha dato dimostrazione di esaltante potenza. Ora il Verona veleggia verso la A e il Livorno è destinato ai play-off. Improvvisamente non ci frega più niente dei dieci punti dall’Empoli. Gli agguati però sono dietro l’angolo. L’unica stella che ci deve guidare è che il Verona ha tutto nelle proprie mani. Ora è l’unico padrone del proprio destino. La certezza: se vinciamo le ultime due siamo in serie A. Dici poco. Non sarà facile a Castellammare. Eviterei di caricare la gara di altri significati, che peraltro fatico a trovare (non ricordo gare epiche contro la Juve Stabia, non mi pare che sia una “classica” del calcio italiano…). E’ una partita importante per noi, importante anche per loro che hanno perso a Cesena. Ce la giocheremo. Consci che non è finita. Cilicio e sofferenza… Ancora per un po’.