RICORDI

E’ un piccolo pertugio. Laggiù, in fondo ad un tunnel lungo undici anni. C’è una luce intensa alla fine di quel tunnel. Ma noi ci siamo ancora dentro. Perchè non è ancora sufficiente, perchè la nostra sofferenza deve ancora allungarsi nel tempo e nello spazio. Cosa ricordare di questi undici anni? I miei flash adesso vanno ad una conferenza stampa in corte Pancaldo e Pastorello che mostrava le locandine dell’Arena che dicevano che i giocatori non volevano firmare le liberatorie per l’iscrizione al campionato e solo dopo una notte Malesani li convinse a farlo. Tra questi non c’era Mutu, che avrebbe avuto più motivi di tutti per non firmare, visto che era la stella supersitite della squadra (ma sarebbe stato ceduto a brevissimo…).

Altro flash: una telefonata del Conte Arvedi presa mentre ero sul mio terrazzino dopo un temporale: “Ho comprà el Verona assieme a dei banditi… Bisogna che te me aiuti”. Vicino a lui c’era Peppe Cannella da Nocera che ascoltava la telefonata in viva voce e poi mi rimproverò di aver detto al Conte: “Ferma tutto, Piero, pensaci su”. 23 dicembre, l’esonero del mio amico Ficcadenti. Cannella (e Arvedi) non ebbero il coraggio di farlo davanti alle telecamere dopo che avevano già deciso tutto. Sapevo di quanto Cannella, aiutato anche da qualche “collega” e con l’appoggio di qualche giocatore (troppi…) aveva lavorato ai fianchi nello spogliatoio il gladiatore Massimo. La ritenevo un’ingiustizia, avevo capito che il Verona era finito perchè stava saltando l’ultimo baluardo. Finimmo in Lega Pro, dopo una falsa rimonta perchè Cannella, nel tentativo di cacciare Ficcadenti aveva fatto perdere troppi punti per strada alla squadra.

E poi mi rivedo nell’ufficio di Prisciantelli nell’anno in cui Previdi aveva preso in mano la situazione dopo aver rischiato la C2. Dopo tante stagioni di oblio c’era un ds che mi faceva vedere la squadra con i possibili moduli e due alternative per ogni ruolo. Qui metto Bergamelli, qui Parolo, qui Girardi e qui Gomez. Non ne conoscevo uno, ma apprezzai che per la prima volta ci fosse un disegno su una carta e qualche idea di mercato che poi, tra l’altro si rivelò ottima.

La memoria mi porta adesso una sera a casa di Arvedi, villa deserta, non c’è nessuno, solo io e Piero. E Piero che mi tira fuori progetti, carte, mi fa vedere i terreni che ha in Montenegro, dove ha una regione tutta sua e dove vuole costruire una pista d’atterraggio per piccoli aerei dove portarci i cacciatori veronesi in cerca di quaglie e di qualche montenegrina (Arvedi faceva tutto un pacchetto…). Mi riempì di tristezza quella sera, perché vidi un uomo solo, terribilmente solo e capii che il Verona altro non era che il suo ultimo appiglio alla vita.

E’ mattina presto quando dopo una notte insonne sono al Carlo Poma di Mantova. Arvedi è in fin di vita, investito da un polacco ubriaco. Per tutto il giorno faccio collegamenti e metto notizie on -line sul sito Tggialloblu.it, la prima grande novità editoriale internet che i veronesi hanno iniziato ad apprezzare e a visitare in massa. Arvedi in fin di vita e il Verona sta per finire. Previdi sta male, Prisciantelli fa la spola tra l’ospedale, la sede e Modena dove anche Previdi ha i giorni contati.

Sono adesso al bancone di un bar in via San Fermo. Brindo con il nuovo padrone del Verona, Giovanni Martinelli. Gli chiedo dell’Hellas, mi sembra spaesato. Esco, prendo una telefonata, dall’altro capo un amico mi dice: non esultare, questi vogliono fare una sola squadra, Martinelli e Campedelli sono già d’accordo, chiediti chi è Davide Bovo… Non volli ascoltarlo, volevo solo pensare che era finita e che il Verona, l’Hellas, il mio Hellas aveva un futuro.

Adesso sono all’antistadio e vedo tre tifosi che circondano Martinelli dopo che Bovo (quel Bovo…) alla sera aveva fatto capire ad un calcio club che la fusione era cosa fatta e imminente. Vedo Martinelli e Ficcadenti. Capisco che è un punto di non ritorno. Non so cosa si siano detti. So che Bovo il giorno dopo sparirà dall’organico del Verona e da quel momento non si parlò più di fusione.

Mi rivedo in Piazza Bra alle 4 di mattina dopo Salerno. Ho appena terminato una diretta fiume durata più di tredici ore. Sono con il mio amico Nino Gazzini e con il mio fedelissimo pard Stefano Rasulo. Adesso ho solo voglia di festeggiare, come un tifoso qualunque. Arriva la squadra e intono cori.

L’ultimo flash: Verona-Varese è appena finita, Massa ha appena compiuto un misfatto. Sto guardando il monitor mentre scorrono le immagini di Sassuolo-Sampdoria. Vedo assegnato un rigore vergognoso. Capisco tutto. E’ una buffonata orchestrata per tirare su la squadra più blasonata. Mi imbufalisco e dico tutto in video. Il giorno dopo qualcuno negherà l’esistenza di complotti. E mi incazzerò ancora di più.

Ora sono qui: fermo nel limbo. Aspetto dopo undici anni di ritornare in serie A. Per asciugare le lacrime di Piacenza. E dimenticare tutto. C’è la luce in fondo a questo tunnel, ma la strada non si è ancora conclusa. Lo so, lo sappiamo: sei dell’Hellas? Devi soffrire. Ma ci siamo abituati. E’ più bello così…

 

CHI TIFA PER I PLAY-OFF

Sia chiaro: con tre vittorie il Verona va dritto in serie A. E dunque, non ci sono alibi: l’Hellas ha in mano il proprio destino. Da qui alla fine può succedere di tutto: il Verona può puntare ancora al secondo posto o distanziare l’Empoli di dieci o più punti e quindi raggiungere la A direttamente senza giocare i play-off.

Ad oggi è questa l’ipotesi più accreditata. Il Verona avrà l’ultima partita al Bentegodi proprio contro l’Empoli e lì, probabilmente si giocherà la serie A.

Una gara che vale una finale, una stagione, un campionato. Una gara molto simile a quella con il Varese della scorsa stagione, quando Massa di Imperia (lo stesso che ha fatto disastri a San Siro domenica sera in Milan-Catania…) impedì al Verona di salire in serie A, o comunque di andare a giocarsela.

In questo momento, sono in molti che tifano per i play-off. Una ghiotta coda economica per il campionato. Non è sfuggito a nessuno che in questi giorni Sky, in modo molto “inopportuno”, sta promuovendo un pacchetto play-off per acquistare le gare in diretta dopo la stagione regolare. 29 euro il costo. Nessuno, nella pubblicità, spiega che cosa succederà se i play-off non ci fossero. Verranno restituiti i soldi? Credo di sì, o almeno lo spero, però pubblicizzare un prodotto se non sei sicuro di averlo in casa non è una trovata geniale e non depone a favore delle grandi reti miliardarie di Murduch già padrone del calcio italiano, ormai fagocitato e prono ai suoi voleri.

A tifare per i play-off (con il Verona campione di pubblico e di incassi…) potrebbe essere anche la Lega che ha la gestione diretta dell’evento. Vende i biglietti (imponendo i prezzi) e divide equamente gli incassi tra le società trattenendo una percentuale. Conoscendo la professionalità e la correttezza del presidente Abodi non credo che ci possanno essere dubbi. Ma è oggettivo che l’occasione di avere uno show suppletivo è assai golosa. E quella riunione di Lega in casa di Sky non è che sia stata una trovata molto geniale…

Ci sono poi i soliti gufi che aleggiano sul Verona che si lasciano andare in pronostici ed esultano ad ogni gol dell’Empoli. Ma questi ormai li conosciamo bene e abbiamo imparato a sminarli. Anzi: lo hanno fatto con le loro stesse mani. E’ un anno che ci provano con ogni mezzo a seminare zizzania (ricordo che per loro il Verona ha già tre allenatori in casa: Mangia, Sannino e Mandorlini che ha il contratto fino al 2014…), senza peraltro riuscirci. Naturalmente saranno i primi a salire sull’eventuale carro dei vincitori. Ma la nostra memoria è lunga… Molto lunga…

GHE LA FEMO?

Eccola tornare come due anni fa la domanda più gettonata del globo (veronese). Vigo, ghe la femo? Mi piacerebbe terribilmente rispondere di sì. Anzi, a qualcuno l’ho detto in queste settimane. Avevo detto prima di Brescia: sì, ghe la femo se battiamo il Brescia. E poi, prima di Ascoli: sì, ghe la femo se battiamo l’Ascoli. Però, non è finita. Non è finita e tutto dipende sempre dalla prossima partita. Ed allora, adesso, dopo il roboante cinque a zero, dirò: ghe la femo se battiamo la Pro Vercelli. E come si batte la Pro Vercelli? Beh, prima di tutto non pensando di averla già battuta. Non alzando adesso “peana” in onore dei trionfatori di Ascoli, non pensando di avere un piede già in serie A.

La strada per arrivarci, credetemi è ancora stretta. E se ci passeremo sarà perché abbiamo vinto tutte e tre queste ultime partite. Tre gare, nove punti, l’ultima con l’Empoli. In questo momento, mentre il Livorno non perde terreno, questa è l’unica strada certa per arrivare alla promozione. Ora è inutile star qui a piangere sul latte versato, sui punti persi, buttati via in malo modo che ora sarebbero oro colato per la nostra classifica.

Ora bisogna solo guardare alla prossima che per forza di cose, diventa sempre la gara più importante della stagione. Archiviata, dunque, la passeggiata contro l’Ascoli, ora bisogna già pensare a venerdì sera (un altro tabù da sfatare questo del venerdì…) in cui arriva una squadra praticamente retrocessa che però ci renderà la vita durissima. Un avversario da rispettare in cui giocano, tra l’altro, molti ex del Verona (e questo non so se sia una bene o un male). Di certo non sono tre punti scontati. Ci sarà da lottare, sudare, correre. Ogni partita, dice Mandorlini a ragione, fa storia a sé. E credo che tutto l’ambiente, sia abbastanza maturo per non pensare adesso di avere un piede in serie A, solo per questa “manita” di Ascoli.

Certo, i segnali sono confortanti. Questo sontuoso Cacia, questo Gomez tornato Juanito, questo Martinho, questo Laner, questo Cacciatore, questo Agostini, questo Jorginho, non devono avere paura di nessuno. O forse sì: l’unico nemico del Verona da qui al 18 maggio, credo sia il Verona stesso. Buttiamo via gli specchi, pensiamo a battere la Pro Vercelli e alla fine: io credo che “ghe la faremo”.

ASSALTO ALL’ASCOLI

Dirò cose scontati e banali: ma non importa. Non è mai scontato ricordare quanto sia importante la gara con l’Ascoli. Troppo fresca e troppo recente la delusione con il Cittadella, per non invitare il Verona a tenere alta la guardia, a non fidarsi delle cinque gare perse dai marchigiani, a pensare che questa gara vale un’intera stagione. La rincorsa al Livorno non è ancora completata, c’è sempre questo punticino che ci divide e forse sarà così sino alla fine. Il Verona è condannato a vincere. Solo vincere. Senza se e senza ma. Senza guardare come arriva la vittoria, senza avere pause. Ho paura della gara con l’Ascoli, molto più che lo scontro con il Brescia. Dietro questa partita ci sono insidie altissime. La vittoria del Padova non dà alternative a Zaza e compagni. Devono vincere per non precipitare in Lega Pro. E questo rende la sfida durissima. Se il Verona gioca con sufficienza non la spunterà. Se il Verona avrà invece la rabbia e la determinazione avute contro il Brescia, allora potrà ottenere i tre punti. Gli strani intrecci del campionato ci portano poi all’imponderabile. Credo che nessuno si sarebbe aspettato nella propria vita di fare un po’ di tifo per il Vicenza. Men che meno noi. Però è indubbio che i biancorossi ci potrebbero fare un bel favore se fermassero il Livorno in un altro match testa-coda tutt’altro che scontato. Bojinov, che a Verona non ha mai fatto vedere il suo vero valore, potrebbe ricordarsi di tutto l’affetto con cui l’abbiamo circondato nei suoi mesi veronesi, facendolo tornare ad essere un giocatore importante. Il destino è nelle nostre mani e anche un po’ nelle sue. Ma concentriamoci su Ascoli. Lì si gioca la serie A del Verona.

PURTROPPO NON BASTA

Vorrei stare qui a lungo a parlare delle emozioni di Verona-Brescia. Vi basti sapere che sono ancora vivo. Sono le uniche due righe che concederó a questa impresa. Perché domani, diceva Rossella, é un altro giorno. E il Verona gioca sabato un altro spareggio decisivo. Non é finita, purtroppo. E il 4-2 serve solo a far diventare la prossima gara la piú importante della stagione. E così sará fino alla fine. Quattro ne mancano. Il Verona é riuscito a restare in corsa nel suo solito modo: soffrendo ed esaltando e poi soffrendo. Quando dico Verona dico tutto il Verona. Ad imiziare da quei commoventi tifosi che domenica si sono recati sotto il diluvio ad incitare la squadra a Sandrá. Poiché peró pare che questo gruppo abbia bisogno di qualche critica per giocare bene diró che: Jorginho mi é parso spaesato e fuori ruolo, Cacciatore un’ameboide inverterbrato, Agostini inconsistente sulla fascia, Crespo un acquisto inutile, Maietta il solito impreciso e Rafael… Beh i gol sono tutta colpa sua… Va bene così? Adesso farete una grande partita ad Ascoli? Se serve vi faremo incazzare ancora di piú da qui a sabato…

ps: sono in attesa di chi sosterrá che per vincere basta il custode dello stadio… che da stasera é il nuovo lavoro di Sean…

A TESTA ALTA

Chi ha letto le parole di Sogliano come un rimprovero alla tifoseria, francamente, non ha capito niente. Cosa ha voluto dire ieri il ds del Verona? Ha voluto mandare un messaggio, prima di tutto alla propria squadra. Troppi musi lunghi, troppo pessimismo, troppa rassegnazione. E’ chiaro che Sogliano si è accorto di questo, come ce ne siamo accorti noi. Quel Mandorlini, toccato fortemente dalla perdita tragica del fratello, è apparso troppo remissivo anche a noi. Come abbiamo già spiegato, è comprensibile, ma è proprio all’interno di questo ambiente, di cui Mandorlini è un leader riconosciuto, che il mister deve ricaricarsi e trovare gli stimoli per pilotare la nave in queste ultime cinque gare.

Sogliano ha voluto semplicemente dire questo: Verona ha un pubblico eccezionale e un ambiente che tiene veramente alla squadra. C’è pressione, certo, ma c’è anche un entusiasmo incredibile. Ed è folle in questo momento non riuscire a sfruttare questo entusiasmo e questo attaccamento. Ha poi voluto dire anche un’altra cosa. Il pessimismo attira la sfiga. Se tu pensi che una cosa andrà male, sta sicuro che questa cosa ti andrà male. Noi tifosi del Verona siamo campioni in questo. Vediamo nero persino quando tutto va bene, figurarsi quando qualcosa non funziona. C’è chi aveva pronosticato che il campionato fosse chiuso almeno settanta volte quest’anno. In molti vedevano il Livorno già in serie A dopo mercoledì, una vittoria sicura contro il Novara che gli “avrebbe sicuramente spianato la strada” (non si sa bene in base a cosa e perché). Invece il Livorno ha perso e il Verona ha addirittura recuperato un punto. Come si fa a non provarci? Come si fa a non avere entusiasmo in questa volata finale? Tabelle, elucubrazioni, manovre di palazzo per portarci ai play-off, per un po’ lasciamoli stare. C’è la gara con il Brescia da affrontare e vincere. Una gara delicatissima, in cui veramente bisogna creare una bolgia al Bentegodi, in cui la squadra deve rispecchiarsi in quella curva e spero anche in spalti un po’ meno fischianti (soprattutto a metà gara…). Qualcuno sul mio twitter mi ha scritto: una bolgia sì, ma vengo allo stadio solo se la società mette i biglietti a cinque euro. A questo amico dico: sta a casa. Davvero. Non c’è bisogno di te. Comprati la partita su Sky, pop-corn e coca cola, forse una birra. Al Bentegodi e fuori per queste cinque gare e per questo derby col Brescia c’è bisogno della nostra migliore tifoseria. Impalliniamo i gufi e gli sfigopessimisti. Male che vada, noi saremo sempre qua.

IL LIVORNO CICCA IL MATCH BALL, L’HELLAS E’ DI NUOVO IN CORSA. MA ADESSO CHI SBAGLIA E’ PERDUTO

Incredibile ma vero. Il Livorno sbaglia il match ball rilanciando il Novara che a questo punto diventa una temibilissima avversaria. Il risultato di mercoledì sera rimette in pista l’Hellas, aumentando da una parte i rimpianti per la nefanda gara di martedì, dall’altra però restituisce un po’ di speranza. Paradossalmente il Verona ha recuperato nell’ultimo turno un punto ai toscani che ora giocheranno con il peso di aver sbagliato una pazzesca occasione per andare direttamente in serie A. Diciamocelo chiaro: se stasera il Livorno avesse vinto, avrebbe chiuso praticamente il discorso. La sconfitta, invece, tiene vivo il Verona. La prossima giornata sarà un’altra altalena di emozioni. Sulla carta il Livorno ha il compito più semplice giocando contro lo spacciato Grosseto. C’è già chi vaneggia di una gara facile, agevolata dal fatto che il Grosseto ormai non oppone più resistenza. Ma chi lo dice non ha visto la gara del Grosseto con l’Empoli, in cui la squadra biancorossa ha attaccato in lungo e in largo, giocando un grande calcio e meritando sicuramente di più della sconfitta risicata.

Ancora una volta, però, tutto dipenderà solo ed esclusivamente dal Verona che non può più sbagliare un colpo. La gara contro il Brescia di Calori è una stretta via per riprendersi il secondo posto o quantomeno per tenere il passo del Livorno (che giocherà sabato), e il Verona avrà anche il vantaggio, oltre che la pressione, di sapere il risultato di quel match.

Ma per farlo serve un altro Verona e se mi permettete anche un altro Mandorlini. Il nostro grande mister è stato pesantemente colpito dalla scomparsa del fratello e lo si è visto chiaramente martedì sera, in cui lo sguardo spento e vuoto faceva capolino nelle telecamere a fine gara.

E chi lo può biasimare? Ma il mister deve sapere, una volta di più, che qui siamo tutti con lui e che il Verona aspetta solo un suo gesto per scatenare l’inferno (cit. Il Gladiatore…). Noi lo vogliamo cattivo, polemico, arrabbiato, incazzato. Ci mandi pure a fare in culo, noi e le nostre stupide domande sui moduli, su Gomez, su Ferrari. Ma si riprenda. Solo lui ci può regalare adesso quel sogno che da tanti, troppi anni inseguiamo.

 

SUICIDIO ASSISTITO

Dire che il campionato è ancora lungo vuol dire solo spostare il problema in avanti. Mancano cinque partite, che sono pochissime. Altro che. Stasera abbiamo buttato via una grande opportunità, ma forse anche un pezzo di campionato.  Il problema è che il Verona ha giocato la peggior partita della stagione quando doveva invece andare in campo per fare la partita più bella. Sbagliare un colpo a sei gare dalla fine equivale a mettersi una pistola alla tempia sperando che il proiettile faccia pochi danni. Il Verona ha sprecato durante questo torneo più volte il bonus. Margini di errore non ce ne sono più. E forse quella con il Cittadella, speriamo di no, è stata la gara che ci condannerà a fare i play-off.

Sono deluso dal Verona. Molto deluso. Perchè ancora una volta questa squadra, coccolata, vezzeggiata, viziata fin troppo, ha dimostrato di non avere maturità e carattere. Ormai è troppe gare che il Verona stecca sul più bello, spesso con squadre infinitamente più deboli, dimostrando un’inconsistenza incomprensibile davanti alla perfezione creata da ambiente-società-tifosi. Purtroppo, come ho già scritto, la critica si è avviluppata attorno a mister Mandorlini, diventato un parafulmine per ogni genere di responsabilità.

Credo che il mister ne abbia, certamente. Ma ne hanno anche i giocatori che si son nutriti di questo alibi fin troppo. La sconcertante gara con il Cittadella non ha spiegazione. Se non nel fatto che è stata preparata con superficialità. Nessuno si deve offendere se dico questo. Perché non è possibile che il Verona passi dal match contro il Cesena a quello di stasera. Non sta nè in cielo nè in terra… Purtroppo abbiamo sotto gli occhi anche le altre partite e le altre squadre. E un paragone è giusto farlo. Quando Livorno, Sassuolo ed Empoli devono vincere lo fanno semplicemente. Solo il Verona non lo fa, perché? C’è da scommetterci, mi gioco la casa, che lunedì faremo una grande partita con il Brescia. Così come è stato con Sassuolo, Livorno, eccetera eccetera. Il che non è un’attenuante, ma un’aggravante. Il Verona ha sempre avuto bisogno di stimoli “supplettivi” per rendere. Vuoi la sfuriata di Setti, vuoi quella di Sogliano, vuoi quella della critica. Mi chiedo se è giusto educare un bambino con degli scapaccioni e non con delle parole dolci e affettuose. Mi chiedo anche perchè bisogna soffrire così tanto per ottenere un obiettivo che mai come quest’anno sentivamo così vicino e che invece stiamo dissipando in maniera dissenata. Nulla è compromesso, questo è vero. Anche se mi sento sulla pelle che qualcosa stasera si è rotto. Il destino non è più solo nelle nostre mani, come prima. Ora dobbiamo sperare che… E via con le speranze che di solito non si avverano mai. Spero che tutti meditino su questo pareggio indecente. Il tempo delle parole è veramente finito. Gli alibi anche. Da un pezzo.

 

VOLATONE FINALE

Disprezzare il pareggio di Cesena è da irresponsabili. Il Verona a Cesena ha fatto una grande gara (primo tempo superlativo) non ha segnato per pura jella, non ha chiuso il match contro una squadra rognosa all’inverosimile che ha cercato solo di distruggere. Dobbiamo essere ottimisti perchè il Verona ha buona gamba ed è in salute, nonostante una serie infinita di problemi che hanno colpito molti giocatori.

Come sempre succede in queste occasioni (in cui cioè non si vince), si cerca ossessivamente il “colpevole”. Sotto forma di capro espiatorio. Troppo facile dire che stavolta è colpa del cambio di modulo (quale? ne abbiamo cambiati almeno tre durante la gara con il Cesena) o forse è colpa di Gomez che è entrato al posto di Ferrari.

Il Verona è passato dal 4-3-1-2 al 4-3-3 al 4-2-4. Non è provato se con Iron Nick inserito nel primo tempo si poteva vincere. Ferrari non è un bomber risolutivo, alla pari di Gomez. E’ uno straordinario gregario. Non mi pare che Gomez si sia risparmiato in questo senso. Semmai siamo mancati sotto porta, dove Cacia ogni tanto evapora. E dove Gomez quest’anno fa sempre la scelta sbagliata. Povero Juanito. Si vede che il gol gli manca. Lo cerca in maniera ossessiva, con una volontà di ferro. Ma non riesce a sbloccarsi. Quando deve andare sul primo palo è in mezzo all’area, quando è in mezzo all’area arriva un cross, quando tenta il dribbling dovrebbe tirare, quando tira dovrebbe passare. Sono momenti così. E più ti intestardisci più il risultato è pessimo.

Il significato ultimo di questo campionato è che ci sarà da lottare e soffrire sino alla fine. Non è escluso, lo dico ora perché sia chiaro a tutti, che la strada della serie A passi attraverso i play-off. Che devono essere vissuti come una grande opportunità da affrontare con una squadra motivata e non come un fallimento. Questo è meglio metterselo in testa perché certi nichilismi non fanno bene e portano anche sfiga. Credo che la chiave del nostro campionato risiederà nelle prossime due gare al Bentegodi. Per me sono le partite fondamentali. Se battiamo Cittadella e Brescia abbiamo un piede in serie A.

Attenzione, infine: scrivo prima del match con il Livorno che gioca oggi a Varese. Può succedere che i toscani vincano e che ci sorpassino. E’ nella logica di questo volatone finale. Anche qui: non facciamo tragedie, abbiamo visto che ogni sabato, ogni gara, ogni turno riserva delle sorprese. Stiamo calmi. E gufiamo, allegramente…

L’ATROCITA’ DI UNA NOTIZIA

Che senso ha parlare di calcio, di diagonali, di verticalizzazioni quando la vita ti aggredisce con un pugno mortale… Spesso, quando arrivano notizie come quella di ieri, mi rendo conto di quanto fatuo, evanescente, inutile sia il nostro ciarlare di calcio. Stanotte, girandomi nel letto, mi chiedevo come farà ora Andrea a ritrovare lo spirito, la voglia di allenare i suoi ragazzi. Un lutto così forte e improvviso ti toglie il fiato. Ti fa perdere il senso della vita, rende tutto vano. In una società come la nostra dove l’atto doloroso della morte pare essere confinato in un’altra dimensione, quasi come non ci appartenesse, è utile una riflessione. Il calcio di oggi, con i suoi eccessi che poi sono i nostri eccessi, è in realtà solo una piccolissima parte delle nostre vite. Eppure è diventato importante, importantissimo per me, per voi, per Andrea che ne ha fatto il suo lavoro. Il fratello del mister lavorava in un vivaio. Dicono fosse più bravo di lui nel pallone. Eppure Andrea ce l’ha fatta a farsi strada nel mondo del calcio, mentre Paolo è andato a infrangersi un un campo, in via Zuccherificio. Andrea, sotto la scorza di burbero e di attaccabrighe è in realtà un uomo buono e mite. E’ un timidone che maschera la sua insicurezza. Un romantico del calcio. Un onesto. Uno vero. Per questo piace tanto a noi veronesi, che in fondo, neanche tanto, un po’ matti lo siamo. Ecco, sebbene la morte del fratello sia una cosa di un’enormità devastante capace di offuscare tutto il resto, Andrea sappia che tutto questo affetto, tutto questo amore nei suoi confronti non lo lascerà mai solo. Se una famiglia è importante in queste situazioni per affrontare l’atrocità del momento, il mister ha dalla sua parte la famiglia più generosa e grande che ci sia. Quella del Verona, della sua società dei suoi tifosi. E forse, in questa storia senza senso è l’unica cosa che ha un senso.