Dopo tre giorni mi girano ancora le scatole. Anzi, ieri sera dopo la vittoria dell’Empoli mi sono girate ancora di più. La sconfitta nel derby proprio non ci voleva. Spero solo che questa mia/nostra rabbia sia anche la loro. E che domenica a Novara il Verona scenda in campo per riprendersi i tre punti persi.
Detto questo: la discussione si sta avviluppando su un concetto. Pro e contro Mandorlini. Non è che mi scandalizza. Ma è sbagliato. Si caccia un allenatore quando una squadra è al capolinea, quando la sensazione è quella di un gruppo che ha dato tutto, quando ci sono rotture insanabili nello spogliatoio, quando la fiducia tra il tecnico e la società non c’è più. Ora, francamente non mi pare sia così. Mandorlini è amatissimo dai giocatori. Non tutti, magari (ma non c’è spogliatoio al mondo in cui l’unanimità sia a favore del mister, neanche ai tempi di Bagnoli…) e stimato dalla società. Già, proprio così. La notizia è questa, perchè altrimenti ci sarebbe stato un ribaltone poco prima di Natale. Credo invece che alla Borghesiana, sia nato finalmente quel feeling che prima era mancato. La società ha rafforzato il tecnico con la cessione di Bojinov e gli acquisti di Agostini e Sgrigna. Ora, credo giustamente, si aspetta i risultati. Succede così in ogni azienda. Non c’è da scandalizzarsi neanche sotto questo aspetto.
Dire, quindi, che Mandorlini non è in discussione, mi pare solo un atto di buon senso. Pensare a delle alternative del resto in questo momento non è facile. Scartati tutti quelli che hanno avuto una panchina quest’anno e che quindi non possono rientrare, resta ben poco. Il nuovo mister si troverebbe in mano una bomba ad orologeria che in mancanza di risultati farebbe deflagare ancora di più l’ambiente, con il risultato di buttare a mare la stagione. Meglio quindi pensare a quello che il Verona è in questo momento, al perchè butta al vento partite come quella di sabato e come possa migliorare.
Calcisticamente parlando c’è un concetto che sfugge a molti: la verticalizzazione. Questo è un momento del calcio ben preciso. Si verticalizza rapidamente quando si riconquista palla e la squadra avversaria ha il baricentro spostato in avanti. Era quello che succedeva nella scorsa stagione. Il Verona stava chiuso e aveva una specie di doppio stopper a proteggere la difesa (Tachtsidis). Quando riprendeva palla cercava subito di verticalizzare. Anche perché davanti c’era un giocatore come Ferrari, abile a giocare con le spalle alla porta e a difendere il pallone. In questo contesto i due laterali potevano inserirsi e andare al tiro con più facilità. Da qui le 14 reti di Gomez, bomber principe della scorsa stagione. Il Verona di quest’anno, molto migliore come qualità tecnica e con un bomber come Cacia davanti, ha fatto una scelta diversa. Quella cioè del possesso palla. Tanto che è al primo posto in questa statistica. Il Verona tiene il pallone come nessun altro e lo fa molto bene. Può piacere o no, ma se guardate in giro non ci sono molte squadre che hanno intrapreso questa via. Il problema è allora un’ altro. Prandelli lo chiama “tempo di gioco”. Perché quando tu fai un possesso palla del genere, lo fai per cambiare repentinamente marcia, magari fronte di gioco, creare superiorità e andare alla conclusione.
Ecco: difetto di quest’Hellas. Avere sempre un andamento costante. Non c’è accelerazione, non c’è mai (o quasi), un cambio di passo. Anche il Barcellona avrebbe questo difetto se il cambio di passo non lo dessero fuoriclasse come Messi e Iniesta. Chi deve fare questo? Gli esterni. Gomez, Sgrigna, Rivas e Carrozza. Sgrigna è il migliore a fare questo gioco. Perchè si prende la responsabilità di giocare , sa puntare l’uomo e fa assist decisivi. Ma anche lui non ha ancora l’istinto del killer. Gli altri non sono ancora decisivi. Gomez in particolare. L’argentino lo conosco ormai benissimo. E’ un grande giocatore. A volte però è assalito da strani fantasmi che lo attanagliano. Gomez deve essere uno dei leader di questa squadra. Mandorlini lo ritiene così. Per questo gli ha dato tante occasioni. Bisogna pretendere di più da Gomez. Juanito deve crescere nella maturità e nella convinzione.
Rivas è tra coloro che sono sempre sul punto di esplodere ma non lo fanno mai. Con il Vicenza a me è piaciuto molto. Anche lui però è poco concreto, deve andare più al tiro e cercare più la giocata. Carrozza, mia opinione, non c’entra nulla nel 4-3-3. Lui ha bisogno di più spazio per essere incisivo sulla fascia. E’ un buonissimo giocatore, ma il modulo non gli si addice. Nel breve è inconsistente.
Vorrei anche parlare del centrocampo. Jorginho, lo sappiamo, è un sublime direttore d’orchestra. E’ un giocatore moderno, intelligente. Sa cantare e portare la croce. Potenzialmente è il leader della nostra squadra, frenato solo dall’età. Deve avere accanto due cursori. Hallfredsson e Laner sono l’ideale. Basta che siano al cento per cento. A me non è dispiaciuto nemmeno il Bacinovic di Reggio Calabria. Molto umile si è sacrificato per Jorginho in un pesante lavoro oscuro, tanto che quando è uscito, Jorginho non ha più saputo prendere in mano la squadra. I due cursori devono inserirsi di più. Una delle soluzioni che abbiamo è proprio quella del tiro. Hallfredsson è una bestia in questo senso, chissà perchè tira sempre troppo poco. E Laner, invece è bravissimo nella percussione (vedi il gol con il Vicenza all’andata), soluzione che viene provata pochissimo.
Infine la difesa. Errori individuali a parte, la nostra linea difensiva è sempre troppo bassa. E’ un grande difetto che si evidenzia in tutte le gare. Succede sempre dopo aver segnato. Come se inconsciamente la squadra si tirasse indietro a difendere l’1-0. E’ un errore. Perchè la linea difensiva alta mantiene i reparti vicini, permette agli esterni di fare meno strada, e ai centrocampisti di inserirsi di più.
Questo per parlare di calcio e fare qualche critica tesa a migliorare. Non a sparare contro il pianista, come purtroppo, sempre più spesso troppi tifosi stanno facendo.