A Verona li conosciamo bene. Conosciamo i legulei bizantini, figli di uno stato meridionale e meridionalista, capaci di dimostrare tutto e il contrario di tutto. Li conosciamo da anni, per tutte quelle poetiche e, per certi versi, geniali e innovative forme di vessazione che hanno messo in atto nei confronti di Verona città e di Verona Hellas, intesa come espressione della città. Nel calcio e in politica. Abbiamo ancora bene in mente che cosa scrissero quando un professore di religione andato via di testa si picchió da solo dando poi la colpa ad una banda di nazifascisti skin. O la multa rimediata per “aver insultato il proprio allenatore”. I casi e gli esempi possono essere mille. E hanno creato un vulnus che difficilmente sarà colmato. L’ultimo atto, anzi il penultimo, é l’umiliazione umana, professionale, civile a cui sarà sottoposto Mandorlini al quale il barocco organo legislativo ha obbligato a recitare una vergognosa frase di circostanza, ricattandolo moralmente che se non l’avesse fatto, la squalifica sarebbe stata a data da destinarsi, forse le idi di marzo.
Ma ultima vergognosa vessazione riguarda un nostro calciatore, una persona per bene, probabilmente l’unico innocente di tutto lo schifoso caso scommesse: Nicola Ferrari. Da mesi Nicola attende un chiarimento, un confronto, ha portato testi a proprio favore, ha dimostrato la propria innocenza. Ma ancora non basta. Laddove la giustizia ha abbassato lo sguardo davanti a Don De Laurentiis, che addirittura é sbarcato nell’aula, come facevano i signori borboni, togIiendo due punti al Napoli, accusato, pensate un po’, dal veronese Gianello, che in quanto veronese é già una persona poco credibile, davanti a Ferrari si usa l’interruttore della discrezionalità.
Cosí Gervasoni che due giorni fa era il peggiore delle persone, non credibile, distrutto dalle motivazioni del Tnas che hanno assolto Fontana, ora torna credibile, mentre Carrobbio che testimonia a favore di Ferrari torna ad essere non credibile. A questo punto é indubbio che Nicola Ferrari, che ancora sta attendendo il suo destino, é purtroppo vittima dell’essere un giocatore del Verona, cosí come Mandorlini é vittima di essere il tecnico dell’Hellas. Ma questo, in fondo, ce lo aveva raccontato giá Orwell. La legge é uguale per tutti gli animali ma per i maiali é piú uguale.
E POI NON DITEMI CHE MANDORLINI NON E’ BRAVO…
E pensare che c’era chi nella scorsa stagione diceva che il Verona era fortissimo e che Mandorlini aveva clamorosamente fallito non portando quella squadra in serie A. Questa mattina mi sono dilettato a guardare sulla Gazzetta i tabellini della Lega Pro per vedere quanti di quei giocatori che hanno lasciato Verona stanno facendo la differenza in una categoria inferiore…
Vado a Perugia dove giocano Cangi ed Esposito, due uomini che al tempo della Lega Pro parevano pilastri inamovibili. La squadra umbra ha perso in casa per 1-0 contro il Barletta. Nè Cangi, nè Esposito hanno inciso: il primo ha rimediato un sei, il secondo un 5,5. Per la cronaca a Perugia gioca anche Rantier, bocciato con un 5,5.
Disastro anche per Martina Rini e Le Noci, entrambi alla Cremonese. Il primo, appena arrivato da Brescia rimedia in pagella un 5, il secondo è senza voto, essendo subentrato al 22′ del secondo tempo a Carlini.
Per la cronaca, Tiboni e Aiman Napoli non hanno giocato, invece, nel Prato, impegnato con la Nocerina per l’impraticabilità del campo.
Passando alla serie B, anche qui non ci sono giocatori ex Verona che stanno facendo particolarmente bene. Russo, ceduto all’Ascoli, incontra più di una difficoltà: finora ha inanellato appena nove presenze e segnato un gol.
Non se la passa meglio Thomas Pichlmann il fiore all’occhiello della campagna acquisti in Lega Pro: l’austriaco passato allo Spezia ha messo insieme 12 presenze non segnando neanche un gol.
La nostra ricerca prosegue con Lepiller: a Novara il simpatico “Ciccio” ha giocato 13 volte segnando un solo gol.
Se volete possiamo aggiungerci D’Alessandro: a Cesena, il baby della Roma ha giocato con sufficiente continuità: 17 presenze ma zero reti.
L’unico che pare aver fatto un balzo in avanti nella carriera è Tachtisidis, pupillo di Mandorlini. A Roma Zeman lo preferisce a De Rossi ma la critica è spietata: anche ieri il greco ha rimediato un 5 in pagella dopo la sconfitta a Catania.
Infine, aggiungerei anche Abbate e Scaglia, andati alla Pro Vercelli…
Cosa voglio dire con tutto questo? Che la squadra dell’anno scorso era fatta di brocchi? No, assolutamente: ma che sicuramente non c’erano talenti immensi e che molti di quei giocatori sono stati valorizzati proprio da Mandorlini che li ha portati al massimo delle loro possibilità. E che quando Mandorlini fa delle scelte le fa dopo averci pensato bene…
CHIAREZZA DI PROGETTO FA RIMA CON SUCCESSO
Credo di aver capito dopo tanti anni che una squadra ben costruita la vedi subito. Elkjaer e Briegel erano esattamente quello che servivano a Bagnoli per esaltare il collettivo. Terzini destri e sinistri, centrocampisti, mediani: la squadra dello scudetto a rivederla oggi sembra un meraviglioso puzzle assemblato da mastro Bagnoli.
Senza scomodare il passato, anche quella della scorsa stagione, pur con tutti i limiti che conosciamo era una squadra ben costruita. Erano facilmente individuabili due giocatori per ogni ruolo, c’erano riserve e titolari, un’idea di base.
Idea che ritroviamo in parte in quella di questa stagione in cui però alcune falle individuate ad agosto, si sono poi clamorosamente (ed anche un po’ per sfortuna) rivelate penalizzanti.
Il Verona costruito da Sogliano si é basato sull’asse del vecchio Verona. Rafael, Maietta, Jorginho, Hallfredsson, Gomez. Su questa linea verticale si sono inserititi degli elementi. Cacciatore e Crespo a destra (ok), Fatic e Albertazzi a sinistra (mezzo disastro), Laner e Martinho a centrocampo (ottimo), Cacia in attacco (ottimo), Grossi, Rivas, Carrozza sugli esterni (mezzo disastro). In più, la società ha portato un giocatore difficilmente collocabile e molto ingombrante come Bojinov (delusione sportiva, non certo umana, vista la disponibilità).
Ora durante questo mercato di gennaio si tratta di rimodellare con chiarezza il gruppo. É arrivato Agostini e a mio avviso questo acquisto tappa la falla più evidente della rosa. É arrivato Sgrigna e qui, francamente, mi riservo qualche dubbio. Serve? É un esterno? Una seconda punta? Un trequartista? Aumenterà la confusione là davanti? Spero di essere smentito, ma credo che Sgrigna non sia il giocatore che serve a Mandorlini.
Come, anche se il nome é allettante e fa sognare i tifosi, potrebbe servire poco a Mandorlini, uno come Brienza. Dove metterlo? Alle spalle delle due punte? Sí potrebbe essere un’idea, ma sappiamo con quanta riluttanza Mandorlini cambi il suo modo di giocare. Su Ragatzu non mi pronuncio. Ancora non si é capito se resterà o meno.
É assolutamente necessario, invece, acquistare un centrocampista di qualità ed esperienza. Senza Laner, quantità, peso specifico e qualità, abbiamo battuto in testa. E poi, bisogna sfoltire. Anche se il campionato é lungo, difficile, anche se alla fine tutti possono servire.
Di certo, peró, serve piú la chiarezza che non la confusione. Tantomeno servono i musi lunghi di quelli che ogni partita vanno in tribuna o in panchina.
ATTENTI A QUEI DUE
É dall’inizio dell’avventura di Setti a Verona che dico che le fortune di questa squadra poggiano su un rapporto in particolare. Non tanto quello tra il presidente e l’allenatore ma quello tra Mandorlini e il direttore sportivo Sogliano. Se questo rapporto funziona, sarà l’Hellas a beneficiarne.
Oggi dunque, dopo qualche mese, possiamo trarre un bilancio e dire che la “strana coppia” va. Tra alti e qualche basso, Mandorlini e Sogliano tutto sommato funzionano.
Dobbiamo riconoscere al ds del Verona di non aver messo in piedi nessuna congiura di palazzo per indebolire l’allenatore. Quando parli con Sogliano, lui ripete sempre con colorita espressione che… “Non me ne frega un c… di niente e di nessuno. Qui non ci sono prime donne né giocatori protetti. C’é solo il bene del Verona e l’obiettivo della società”. Vorrei dire che quella che a noi sembra una banalità (lavorare per il bene del Verona) in realtà é spesso una virtù difficilmente riscontrabile. Pensate ad un attimo a tutti quegli avventurieri che si sono succeduti da queste parti negli ultimi decenni… Quanti hanno lavorato per il bene del Verona e quanti invece pro domo sua?
Se Sogliano fosse stato Cannella Peppe da Nocera Inferiore, tanto per fare un nome non a caso, Mandorlini probabilmente oggi non sarebbe più l’allenatore del Verona.
Sarebbe saltato, magari dopo una debacle storica contro il Modena con una squadra in cui i malumori dei singoli sarebbero stati opportunamente aizzati dal direttore sportivo che per fini propri avrebbe schiacciato il tecnico e reso inevitabile l’esonero da parte del presidente, il quale, nel tentativo di “stimolare” l’ambiente, aveva nel frattempo (come é successo) messo sulla graticola Mandorlini.
Per fortuna nostra e del Verona Sogliano non é Cannella, il Verona ha spazzato via il Modena (di Cannella…) e il futuro si presenta più radioso.
Mandorlini e Sogliano, oggi, risultano più uniti di luglio quando la loro avventura é iniziata. Si conoscono di piú e forse la diffidenza iniziale ha lasciato il posto ad una stima reciproca. Mandorlini sa ora di poter contare su un collaboratore vero, il quale lo può aiutare anche nell’avere una visione diversa delle cose di campo e che può essere un valido stimolo.
Sogliano sa, dal canto suo, che il mister é l’unico che può saldare squadra e ambiente per creare quel circolo virtuoso che é alla base di ogni successo.
Sempre per il bene del Verona.
BUON 2013
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LA RIVINCITA DEL GRUPPO
Visto che si può anche essere ottimisti? Visto che non sempre hanno ragione i catastrofisti? Visto che alla fine Mandorlini ha in mano la situazione? Sono felice. Dico davvero. Perché questa gara contro il Modena aveva mille insidie nascoste. Tra chi affermava che la società non paga gli stipendi e chi che la squadra avrebbe giocato contro l’allenatore, questa settimana mi sono dovuto sorbire cazzate di ogni genere. Purtroppo l’enorme passione che gronda dagli spalti del Bentegodi, a volte produce anche questi effetti collaterali. Oggi questo esercito di gufi (molti, lasciatemelo dire, non sono tifosi del Verona…) sono stati zittiti.
Se guardiamo alle ultime tre gare il Verona ha messo in saccoccia sette punti. Oggi, nella gara che era un po’ il nostro Armageddon, il Verona ha preso gol dopo due minuti. Altri Verona, altri anni, altre società, avrebbero scritto un copione diverso (ricordate il vergognoso Verona-Mantova della gestione Ficcadenti? Ah proposito… Anche allora erano in tanti i sostenitori di Cannella che tiravano palle incatenate contro l’integerrimo Massino).
Invece questa squadra ha reagito. Avrà mille difetti questo gruppo, in cui non sempre abbiamo visto il valore dei singoli, ma non si può dire che sia un gruppo di gente disonesta pronta a subdole guerre. E questo è quello che conta. L’altro dato che conta sono i 43 punti in classifica. Due in più rispetto all’anno scorso, già due in più rispetto all’andata. Dieci punti dalla quarta. Pochi? A me sembrano tanti e comunque in linea con le aspettative. Si chiude il 2012 ed è stato un grande anno.
Il Verona di Mandorlini ci ha riportato nel grande calcio, ha sfiorato la serie A, fermato nell’impresa solo da un arbitraccio, ed è in piena corsa in questa stagione. Questo anche grazie ad una società che ha idee chiare e mezzi. Una società che si è strutturata, professionale e ambiziosa. Un ultimo pensiero, infine, all’uomo che ha dato ancora un futuro al Verona: Giovanni Martinelli. Senza di lui non saremmo qui a parlare dell’Hellas a battagliare su questo blog, a soffrire come cani ogni week-end. Grazie, presidente.
COMMA 22
Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo. Ve lo ricordate? É il famoso comma. 22, lo stesso probabilmente a cui fa riferimento l’Osservatorio del Viminale quando si tratta di tifosi del Verona. La vicenda é nota. A 21 supporters scaligeri é stato impedito di entrare allo stadio a Empoli pur in possesso di regolare tagliando. Il quale é stato acquistato presentando la tessera del tifoso. Che peró risulta sospesa perché inserita in una fantomatica black-list di cui peró nessuno sa niente. Soprattutto non sa niente la società che di fatto emette le tessere del tifoso. Kafka non avrebbe saputo scrivere un romanzo migliore. Tutti si rimbalzano le responsabilità. Il prefetto Masucci invece di scusarsi, oggi alla collega Vaccari sull’Arena dice che é colpa dei tifosi del Verona che vanno ovunque a fare casino. Peccato che a Milano i veronesi siano stati attaccati dagli interisti in un corteo in cui molto ci sarebbe da dire in termini di sorveglianza e di ordine pubblico. La società, dal canto suo, é apparsa infastidita. Ma dovrebbe con più decisione in questi frangenti prendere le difese dei propri tifosi, troppo spesso esposti a pubblico ludibrio. Per carità. Non si possono difendere venti cretini che offendono la memoria di Morosini. Ma tutte quelle migliaia di tifosi che subiscono angherie ogni volta che vanno in trasferta al sud, si. É una questione di principio. E si sbaglia pensando che sia solo una questione tra ultrá e polizia.
Qui sono in ballo dei diritti veri e propri. Chi decide che un tifoso puó entrare o meno in uno stadio? Una fantomatica black-list elettronica? Senza daspo? Senza processi? Senza la possibilitá di difendersi? No, no signori, questo ha un altro nome. Si chiama regime. E noi, se permettete, a questo ci ribelliamo.
E SE DIVENTASSIMO MENO PESSIMISTI?
Nella coscienza collettiva dei tifosi del Verona restano impressi indelebili alcuni clamorosi rovesci: la gara casalinga con lo Spezia, la gara con il Portogruaro, lo spareggio di Pescara, la debacle di Piacenza. Sconfitte che hanno contribuito a creare nelle nostre menti l’idea della sconfitta del pessimismo ad oltranza. Delusioni oltremisura che ci hanno, paradossalmente, fatto amare ancora di più la nostra squadra, ma che ci hanno creato turbe di non poco conto. Oggi è difficile pensare positivo. Viviamo ogni segnale come un preoccupante viaggio verso l’ignoto e spesso verso il baratro della sconfitta. Capibile, per certi versi. E’ il nostro modo di vaccinarci contro le delusioni. Se pensi male già all’inizio poi non puoi essere deluso se le cose vanno realmente male. Ma questo crea un clima di eccessivo pessimismo. Che ci impedisce anche di notare alcuni segnali che in realtà potrebbero essere capovolti e visti in maniera positiva. Prendete le ultime due gare del Verona. Alzi la mano chi può oggettivamente dire che il Verona abbia meritato di mettere in saccoccia quattro punti. Penso nessuno. Eppure, nelle due peggiori partite della stagione sono arrivati una vittoria e un pareggio. Qualcuno dirà: sì, hai ragione, ma alla lunga giocando così non vai da nessuna parte. E’ vero. Ma qui è la differenza tra un ottimista e un pessimista. Io credo che peggio di così il Verona faccia fatica a giocare. E se in un periodo del genere che coincide con un calo fisico evidente (a proposito, urgono rimedi immediati e un cambio di rotta…), la squadra ha comunque ottenuto quattro punti, beh, non vedo come si possa essere pessimisti. Se poi guardiamo alla classifica e vediamo i 40 punti ottenuti all’andata, possiamo guardare al domani con più fiducia. Quanti punti abbiamo perso per strada in questo girone d’andata? Stando stretti stretti almeno cinque, sei (due punti col Cesena, due col Crotone, forse due col Novara…) che darebbero alla classifica uno spessore eccezionale, così come eccezionale è la classifica di Sassuolo e Livorno. Beh, pensare ad un Verona che nel ritorno metta assieme almeno 44, 45 punti non è fantascienza. Poi vedremo se anche gli altri faranno altrettanto. Altro elemento di ottimismo. Questo Verona ha stentato con qualche piccola, ma ha sfoderato prestazioni eccezionali con le grandi. Abbiamo battuto Sassuolo, Livorno e Varese: non è poco. Tra l’altro nel ritorno Livorno e Varese verranno a giocare al Bentegodi dove siamo un fortino inespugnabile. Insomma: se la parola “sofferenza” fa parte ormai del nostro dna, è anche vero che qualche volta possiamo anche pensare positivo. Che male, non può fare…
REGALO DI NATALE
Una sola cosa da salvare a Empoli. Il tiro di Ceccarelli e il pareggio, insperato, che ci dà la possibilità di girare a quota 40. Per il resto un Verona involuto, con le gambe pesanti, con poco cuore, con zero grinta. Un Verona che delude e che sta attraversando una fase involutiva molto preoccupante. Dal punto di vista fisico, soprattutto, che è il principale dei problemi in questo momento. Ma non solo: quando le gambe vanno poco ci sono altre doti che devi mettere in campo. Ed è lì che questa squadra ha ancora deluso, nonostante l’appello del presidente e del direttore sportivo. L’Empoli meritava di vincere, c’è poco da commentare. Abbiamo pareggiato perché siamo stati fortunati (una volta tanto lo possiamo dire anche noi…) e perché la squadra di Sarri ha avuto il demerito di non chiudere la gara (quante volte abbiamo detto questo dei nostri match). Passato il periodo di collaudo, trascorso l’assestamento, superata la sbornia della Coppa Italia, una certezza regna sovrana: i 40 punti del girone d’andata sono un buon bottino ma non ci permettono di andare in serie A direttamente. Nel ritorno bisognerà sbagliare pochissimo o niente e mettere una marcia più alta. Da adesso in poi, non si scherza più.
UNA VITTORIA BASTERA’
Ci sono gare in cui l’unica cosa importante è vincere. E poco importa tutto il resto. Ci sono gare in cui i tre punti possono cambiare la faccia di un campionato. Per me questa con la Juve Stabia è una di quelle gare in cui serve poco fare della filosofia. Certo, non è ancora un Verona brillante, continuo, spettacolare. Hai sempre l’impressione che questa squadra da un momento all’altro possa dispiegare le ali e prendere il volo. Ma che ancora, per un motivo o per l’altro non l’abbia fatto. Ma in serie B, gare come quella di oggi ce ne sono una tonnellata e altre volte c’è girata male. Oggi è andato tutto bene, anche per merito del nostro portiere, diventato ormai uno dei migliori della categoria. E’ stata una settimana strana con le dichiarazioni del patron Setti che, credo, abbiano voluto essere da stimolo per la squadra e per Mandorlini ma che hanno rischiato di creare una pericolosa frattura. Setti ha espresso un’opinione legittima, ma bacchettando il mister ha rischiato di delegittimarlo. Per fortuna non è stato così. Per fortuna la squadra ha avuto una reazione, e con molta fatica ha raggiunto i tre punti. Non so se si sia compattata con il mister dopo le parole del presidente. Magari qualcuno poteva volere anche il contrario. Di sicuro si è compattato con l’allenatore il pubblico del Bentegodi che ha ritrovato nel guerriero di Ravenna il suo punto di riferimento. Una chiave fondamentale per arrivare al successo. Dopo tre punti è più facile lavorare anche se il Verona ha avuto spesso una pausa di riflessione dopo una vittoria. A Empoli, invece, serve un’altra prova di spessore. Un’altra vittoria, basterà.