ANDIAMOOOOOOOOOOO

 E’ evidente che c’è un karma che abbiamo noi tifosi del Verona che non prevede la mezza misura. O si vince lo scudetto o si rischia il fallimento. La fase che stiamo vivendo in questo momento appartiene alla prima casistica. Ed è bellissimo. Sono felice per tutti i giovani e  i giovanissimi che hanno mangiato piatti di merda in questi anni. Nonostante non avessero mai visto il Verona di Bagnoli, di Elkjaer di Briegel, ma neanche quello di Penzo e Dirceu, questi ragazzi hanno mantenuto alta la bandiera con una straordinaria fede, inattaccabile alle mode del momento.

E’ a questa generazione e a quelle che ora si innamoreranno del Verona come noi ce ne siamo innamorati nella nostra gioventù, che sono dedicate le sette vittorie. Un record, un fantastico filotto che pare non finire mai. Il Verona è un simbolo. Della città, di noi veronesi. Stampato in copia unica e quindi non replicabile. Così tanto originale che chi ci ha provato (a replicarlo) è rimasto con le dita bruciate e una patetica etichetta di "brutta copia" appiccicata eternamente addosso.

Il volo straordinario del Verona di Mandorlini dalla Lega Pro alla vetta della serie B continua. Dove ci porterà a noi mortali non è dato sapere. Per questo guardare il futuro stasera non ha senso. Pensiamo al presente, a quello già fatto. Ci stiamo divertendo. E’ già tantissimo. Andiamooooooooo

CAPOLAVORO

 Gaudeamus igitur. Se questo è l’Hellas Verona beh, tutte le cautele vadano pure a farsi fottere. Questa è una delle notti più belle degli ultimi anni. Vedere il Verona vincere a Parma, al termine di una lunga e dolorosa purificazione, non ha prezzo. Questa vittoria ha un peso eccezionale e avrà ripercussioni certe anche per il campionato. Ci ha detto che il Verona, tutto il Verona è una Squadra. Possono giocare Hallfredsson o Doninelli, Ferrari o Pichlmann, Scaglia o Pugliese, Ceccarelli o Mareco e il risultato non cambia. Mandorlini ha creato una sovrastruttura in grado di sorreggere persino al turn-over. E non si dica ora che il Parma aveva in campo le riserve. Certo saranno anche state riserve ma i nomi erano Palladino, Valiani, Crespo. Questo giusto per mettere dei paletti ai distinguo dei soliti invidiosi la cui bile stasera avrà subito due o tre travasi.

Ma non è la solita notizia della meravigliosa serata del Tardini. Questa sera, più di sempre, il Verona e il suo pubblico si sono uniti in una meravigliosa simbiosi da cui è nata l’impresa. Sono uno studioso di questi fenomeni. Mi piace vedere l’effetto che ha un grande tifo sul rendimento di una squadra. E’ difficile dire chi in questo momento trascina chi. Se la squadra, il pubblico, o viceversa. Fatto sta che quando in un ambiente esiste una simile "tempesta perfetta", non c’è limite agli obiettivi. La tifoseria del Verona così vituperata è in realtà uno straordinario esempio di attaccamento calcistico. E’ ovvio che se volevi distruggere il Verona, dovevi prima iniziare a distruggere i suoi tifosi. I quali hanno invece fatto scudo, immolandosi a petto in fuori per difendere la propria squadra e la propria società. Quando poi, questi tifosi, danno un’autentica lezione di tifo come questa sera, un tifo che forse neanche in Inghilterra hanno più, tutto teso a sostenere la propria squadra, quasi fregandosene degli avversari, con quei cori da pelle d’oca, quei canti che diventano energia pura per i ragazzi in campo, beh, signore e signori: inchinatevi. Noi siamo l’Hellas Verona!

VERONA, MENO DICIANNOVE

 Meno diciannove alla salvezza. E se qualcuno ha per la testa altre idee… Beh che se le tolga. Non è solo per scaramanzia che dico questo. Ma anche per sottilneare la straordinaria caratura del campionato del Verona.

Non vorrei che questo miracolo venisse confinato alla fine dell’anno sotto la voce: "cose normali da sbrigare". Men che meno non vorrei che un’eventuale permanenza in serie B venisse vissuta come un fallimento.

Il Verona sta facendo qualcosa di eccezionale. E comunque andrà avrà comunque compiuto un’impresa. Questa squadra è forte, solida, equilibrata. La personalità di Mandorlini, trasmessa nei polpacci di Hallfredsson, nella danza di Gomez, nella cabeza di Mareco, nelle folli corse di Maietta, è strabordante. Il Verona gioca un gran calcio, segna sempre, segnano tutti.

Magari ha ancora qualche difettuccio, ma non l’avesse giocherebbe con il Barcellona e non con la Reggina.

Vorrei chiudere dicendo che sono appena rientrato da una passeggiata in Piazza Bra. Mi hanno fermato una ventina di persone. Adesso sembrano essere tutti dell’Hellas… Chissà dov’erano quando eravamo vicini al fallimento e ultimi Lega Pro… Sul carro dei vincitori sono pronti sempre tutti a salire… E’ la vita, ma comunque noi ci ricordiamo di tutti. Anche di quelli che lavoravano in segreto per la fusione. Altri tempi…

 

SOGNI GIALLOBLU’

Ho chiuso tutte le pagine internettiane che mi mostrano la classifica del Verona. Non voglio vederla. Non voglio parlarne. Sbircio solo un pochino, da lontano… Mammamia… Siamo lassù e a me il vuoto ha sempre fatto paura.

Siamo saliti in alto. Tanto in alto. Il mondo è laggiù, piccolino… Mi viene il capogiro e il mal di testa. Cinque partite vinte? Quindici punti fatti? Stessi punti del Padova che ha speso una carrettata di milioni? Cinque dalla Sampdoria? Un talento nuovo che sboccia ad ogni gara? Le vertigini mi stanno facendo molto male. Non è possibile.

Io abituato alla sofferenza, io che ho visto l’Hellas Verona vicino al baratro, io che sentivo un presidente dire "manca solo la firma", adesso vedo questa rinascita? Facciamo che è tutto un sogno. Domani mattina magari mi sveglierò e vedrò il mondo con il suo solito aspetto, con il governo dei tecnici pronto a fare razzia del mio stipendio, con le solite multe per i cori razzisti, con un triste allenatore che spiegherà in conferenza stampa che la squadra ha paura del Bentegodi e fuori casa non riesce a fare punti perchè "bloccata" psicologicamente. E ci saranno quelli del Chievo che mi ricorderanno che loro sono in A e noi in Lega Pro… Ma adesso lasciatemi dormire e sognare… E’ così bello…

TU CHIAMALE SE VUOI…EMOZIONI

Maietta che segna un gol al 92′ del secondo tempo è emozione allo stato puro. E qui potrebbe finire questo blog. Perchè tutto si ferma davanti alla rete di Mimmone nostro, un "terrone" che ama Verona come noi amiamo lui e la sua voglia di vincere. Ci sarebbe da aggiungere la favola di Pichlmann che segna la sua seconda rete, dopo aver fatto il turista a Sandrà e la corsa di Mandorlini vicino alla panchina e la Curva che canta e una lacrima che spunta. 

Sarà anche vero che il Verona non meritava di vincere. E che in casa facciamo una fatica dannata per avere la meglio. Ma io non credo alla fatalità. Il Verona questa gara l’ha voluta far sua, altrimenti non avrebbe avuto quella reazione sul gol e il fatto che Rafael sia stato il migliore in campo vuol dire tutto o niente. Fino a Prova contraria, Raffaello è nostro e gioca con la maglia dell’Hellas.

Stasera il Verona è virtualmente dentro ai play-off, la classifica splende come una gemma incastonata in un anello, ma niente e nessuno deve permettersi di fare adesso calcoli e progetti improponibili. Alla salvezza adesso ne mancano 25. 

Poi se ne parlerà.

 

A MONTORIO…

 Il carcere non si deve augurare a nessuno. E’ una condizione umana tremenda. Privare preventivamente della libertà una persona a tempo indeterminato e senza una condanna di un tribunale democratico, è frutto di culture dittatoriali. Lo facevano i peggiori regimi, da Stalin a Pinochet, passando per Hitler e Mussolini, da cui per fortuna ci siamo liberati. Soprattutto quando non c’è una condanna. Soprattutto quando i fatti devono ancora essere accertati. Ci sono quattro ragazzi in carcere, messi in galera dopo Verona-Nocerina.

Il fatto che siano tifosi del Verona è secondario. Ma forse no. Forse quella maledetta etichetta (Verona=violenza=razzismo) sta condizionando il lavoro di tante brave persone, che sono certo, ci sono nella magistratura e tra le forze dell’ordine.

Ma la vita di quattro ragazzi è troppo importante per giocarci senza responsabilità. Assistiamo ogni giorno a una giustizia capace di liberare inquietanti malviventi, politici corrotti, assassini. Si dice che una persona è innocente fino a prova contraria. Ma quello che non riusciamo a capire è perchè alcuni tifosi della Nocerina, pescati e inchiodati da filmati e prove documentali siano oggi liberi, mentre questi quattro ragazzi siano ancora in cella. Se ci sono le prove, se c’è la flagranza, se ci sono i filmati che spuntino fuori. Altrimenti si concedano almeno gli arresti domiciliari, come altre volte si è fatto. 

Non capiamo perchè sia diventato un’aggravante fermarsi allo stadio a mangiare un panino e bere una birra. Sentiamo tanti benpensanti sostenere: "Basta andare a casa finita la partita e nulla ti succederà". Certo. Ma poichè questo è ancora uno stato democratico e libero, non è un reato mangiare un panino e bere una birra. 

Attenzione: non è che stiamo giustificando la violenza. Anacronistica, fuori dai tempi, inutile, stupida, dannosa. Stiamo solo cercando di capire:  davvero essere gente per bene e con la fedina penale pulita (mi risulta che l’unico addebito per uno dei ragazzi sia una guida in stato d’ebbrezza…) è un’aggravante?Davvero questi quattro ragazzi sono pericolosi? Davvero si può tenerli in galera per più di un mese (la "direttissima" , eufemismo, è fissata per giovedì 17 novembre)? 

Ai quattro ragazzi dico: se davvero siete innocenti combattete fino all’ultimo per dimostrarlo. Nonostante tutto, sono certo, la giustizia vincerà. E umanamente non siete comunque soli.

PS: gradirei un tenore "alto" nei vostri interventi. Nessuna offesa  per favore a giudici, magistrati, forze dell’ordine. Facciamolo anche per loro…

ECCO COSA PENSO DI RAIOLA

 Mi si chiede un giudizio sull’affare Raiola-Andreoli. Mino Raiola è uno dei più influenti-potenti procuratori di calcio che lavorano in Italia (e non solo). E’ amico di Massimiliano Andreoli al quale vorrei tirare una personale ciambella di salvataggio: il fatto di aver provato precedentemente ad acquistare il Verona (prima da Pastorello e poi da Arvedi) senza successo non lo deve esporre ad un giudizio negativo. Teniamo presente chi erano gli interlocutori e in quale marasma versava allora il Verona. Andreoli ebbe semmai il merito di far capire alla città che il Verona era una cosa importante, stoppando altri discorsi (fusione) che stavano emrgendo con forza. Nell’ultimo tentativo con Martinelli, Andreoli con il consueto entusiasmo, si spinse troppo in là. Anche allora accompagnato da Raiola, cercava di imporre all’attuale presidente del Verona un management diverso da quello scelto da Martinelli (Bonato). I fatti furono contrari a Martinelli e forse avrebbe avuto ragione Andreoli che consigliava Raiola come uomo-mercato. La storia però non si fa con i sè e con i ma. Andreoli non è entrato nel Verona e non ci entrerà (con Raiola) neanche stavolta.

E qui arrivo al mio giudizio personale. Pur essendo affascinato da un’idea che uno dei più potenti e influenti uomini di calcio possa arrivare a Verona, credo che questo ingresso sarebbe inopportuno. In breve tempo, credetemi, ci si ritroverebbe ad affrontare problemi simili a quelli già visti e affrontati con Pastorello. Sarebbe inevitabile pensare al conflitto d’interessi innescato dalla presenza di Raiola in società. I giocatori (magari buoni, buonissimi, se non eccezionali) arriverebbero a Verona per essere valorizzati e poi rivenduti a prezzi notevolmente maggiorati. E di questo guadagno il Verona godrebbe solo in parte. Nascerebbero poi, inevitabilmente, nello spogliatoio quei figli, figliastri e figli di nessuno che già sono stati la rovina dell’Hellas di Pastorello, quando i protetti della P&P strappavano al Verona le condizioni migliori, mentre chi non aderiva al "protettorato" veniva lasciato alla porta. Situazioni devastanti dentro una squadra di calcio.

Credo però che Andreoli e Raiola possano essere utili al Verona. Martinelli in realtà ha idee chiare in questo senso. Rafforzando la compagine societaria con Giampietro Magnani di Cad.it (ormai operativo in sede), con Bruno Venturi (silenzioso e appassionato compagno di viaggio di Martinelli ormai da tempo) e con lo stesso Andreoli, impegnato direttamente e senza l’amico procuratore, il Verona avrebbe una forte compagine societaria su cui poggiare i piedi. E Raiola? I suoi consigli, il suo aiuto, la sua forza sarebbero oro colato. Ma solo se fossero una consulenza esterna. Altrimenti, come detto, in pochi mesi o anni, il Verona vivrebbe nuovamente una situazione da cui si è appena, faticosamente rialzato.

OLTRE LA RAGIONE

 Nove punti in tre partite, quattro vittorie fuori casa, un posto virtuale nei play-off. Cosa volete di più dal Verona? La squadra di Mandorlini sta andando ogni più rosea previsione, la frenata di qualche settimana fa è solo un pallido ricordo, anzi, da quella crisi è uscita una squadra ancora più forte, ancora più cinica, ancora più calata dentro la categoria. Insomma, il Verona accende i sogni, è inevitabile e porta lontano con i discorsi, ma ancora una volta, è necessario invitare tutti a inserire il freno a mano, per godersi il presente, senza guardare troppo al futuro. Abbiamo verificato sulla nostra pelle quanto sia labile il confine tra la gloria e il fallimento. Basta un niente per interrompere uno stato di grazia e quindi una corsa esaltante. Ha ragione Mandorlini quando dribbla con abilità le domande sul ruolo che avrà il Verona in questo campionato. E’ chiaro che il tecnico è il primo che vorrebbe accendere le polveri. Ma sa anche che alzare il livello vorrebbe dire mettersi sotto il sedere una bomba ad orologeria. Il Verona è una splendida realtà di questo campionato. Penalizzata oltremisura dal mondo arbitrale, è arrivata solo con le proprie forze in zona play-off e questo è un vanto che nessuno ci potrà togliere. La squadra è robusta, atleticamente un caterpillar, sa imporre il proprio gioco, si difende bene. Ha ancora il difetto di fare un po’ di fatica in zona conclusiva, ma non è la sola. Persino la Sampdoria che ha nomi da fantascienza là davanti, è impegolata con il problema del gol. La vittoria di Bari ci consegna una squadra che, grazie al cuore, è andata oltre la ragione. Mancano 28 punti alla salvezza. Se la raggiungiamo in breve tempo (diciamo, in proiezione, verso la 32’ giornata, cioè entro la fine di marzo?), poi ci potremo sbizzarrire in altri discorsi. 

IL GOL DI “MESSILMANN”

 Scusa, non ho visto bene: ma quello lì è Pichlmann? No dai, perchè per un attimo credevo di essere al Camp Nou e il "turista Pichlmann, quello che fino a due gare fa, quello che "un paracarro è meglio di lui", per un istante, lungo come la vita, è diventato "Messilmann".

Quando Piki ha calciato di sinistro quel pallone delizioso, indirizzato al sette, volevo piangere. Non ci credevo. Il calcio è veramente il più bello sport del mondo, perchè dentro un tiro c’è una storia da raccontare, anzi tante storie. Quella di Piki è fresca e simpatica, come il sorriso del viennese. Turista per caso (lo scrivevo il 28 ottobre, non due mesi fa) a Sandrà, un ragazzone serio ma sorridente, come solo gli austraici sanno essere.

Mandorlini lo ha messo dietro a Ferrari e dietro a Bjelanovic, causa allenamenti che non erano all’altezza (il mister lo ha ribadito anche oggi a Tuttocalcio), ma poi lo ha rispolverato quando il croato si è rotto. E Pichlmann, senza uno sbaffo di polemica ma dicendo le cose al posto giusto, ha segnato il gol più bello della sua carriera.

Sotto la Curva, anche questo un segno del destino, e il primo a esultare come un matto sulla panchina è stato proprio Mandorlini. Pichlmann che pure poteva onestamente mandarlo a quel paese era solo felice del suo gol. I compagni (e qui ho capito il valore del gruppo), erano solo sinceramente felici che un loro amico in difficoltà ce l’avesse fatta.

Mi è piaciuto il "duello" verbale tra i due a fine partita. Mandorlini ha ribadito: "Da Pichlmann mi aspetto grandi cose". E Piki ha risposto: "Il mister ha ragione, ma io volevo giocare. Ho fatto trenta gol negli ultimi tre campionati, non volevo lasciare Verona senza aver fatto vedere quello che valevo". Tanto viene da dire oggi. Tantissimo. Abbracciamoci forte, popolo dell’Hellas. 

CUORE E COCONES

 Dopo la gara con la Nocerina dissi che bisognava salvare quello che di buono quella serata (storta) ci aveva dato: cioè la capacità che ha questa squadra di guardare sempre dritto negli occhi l’avversario, di non mollare mai, anche quando ci sarebbero i presupposti per prendere terribili imbarcate. Oggi la squadra di Auteri ha distrutto la povera Sampdoria e ci ha fatto capire che il Verona ha fatto una mezza impresa a non essere seppellito di gol.

E così come dobbiamo tenerci stretto quel pareggio, ci teniamo strettissima questa vittoria col Cittadella. Una vittoria sofferta difficile, arrivata col grande cuore che il Verona di Mandorlini sa mettere sempre in campo.

E non è un caso che in una partita che sarà piaciuta a Edmondo De Amicis, sia brillato il nostro Garrone, alias Nick Ferrari. Lo spumante trentino si è ripreso il Verona (non voglio nemmeno pensare che c’entri qualcosa l’infortunio a Bjelanovic…) e il Verona è tornato alla vittoria con quelle armi che lo hanno fatto grande nella scorsa stagione in Lega Pro. Umiltà, umiltà e ancora umiltà con quei palloni che rimbalzavano sulla nostra linea difensiva e venivano buttati anche in tribuna quando serviva. Oggi il Verona non è stato allo specchio a sistemarsi i capelli e a mettersi il profumo. Ha passato il sabato in officina tra una martellata e l’altra e ha vinto.

E quindi abbiamo finalmente capito e scoperto qual è la dimensione vera di questa squadra: avere un cuore grande così. Ma soprattutto due cocones foderati con l’acciaio.