MANDORLINI DOUBLE FACE

 Ho sempre detto: se vuoi prendere Mandorlini lo devi prendere con tutto il pacchetto. Mandorlini è fatto così. Lui stesso si arrende davanti al proprio carattere. Scuote la testa, allarga le braccia: son fatto così…

E’ fatto bene? E’ fatto male? Secondo me siamo andati in B perchè il mister è fatto così. Quindi, per il Verona e per Verona è fatto bene. Se Mandorlini non avesse fatto quella dichiarazione prima della gara con la Salernitana, quella che poi gli è costata pugni e schiaffoni, a mio avviso non saremmo mai saliti. Anche allora era fatto così. E tutti noi lo abbiamo applaudito.

Mandorlini ha raccolto una squadra allo sbando e l’ha guidata in B. Ci ha tolto dalla merda in cui ci avevano cacciato in questi anni e ci ha ridato una dignità. Ha cantato "Ti amo terrone" ed è stato massacrato dai tanti benpensanti. "Bravo… Ma queste cose non si fanno…". Come quando processarono Malesani per una corsa sotto la Curva… Accusato di lesa maestà.

Verona, l’ho detto e scritto tante volte è una città strana. Vai a bere un aperitivo con uno e dopo mezz’ora sei un ubriacone. Sono tutti tuoi amici ma appena volti le spalle hai un pugnale alle spalle. Adesso Mandorlini sembra essere diventato un coglione. E si sentono in sottofondo le vocine dei benpensanti baciapile a cui ha dato fastidio che il Verona sia tornato in serie B: "Mandorlini? E’ un poveretto, un capopolo fallito".

Mandorlini ha sbagliato. Questo è innegabile. Ha sbagliato a cambiare il modulo di un Verona che era splendido. Lo ha fatto per eccesso di "amore" e di "ambizione". Voleva guidare il Verona in alto, ha provato a schiacciare l’acceleratore, la macchina ha sbandato ed è uscita di strada. Ma non si è sfasciata. Ha preso qualche botta, ma basta una riverniciata in carrozzeria e tornerà come nuova.

Due sconfitte, però, non sono sufficienti per minare il lavoro con i controfiocchi di questo allenatore. Certo, a tutti noi, sta sullo stomaco aver perso a Vicenza e se conosco bene il mister vi dico che deve aver due pale eoliche sotto i jeans. Ma fermiamoci qui, per favore. Altri discorsi non tiriamoli in ballo. E’ il momento di stare uniti. Ed aiutare il mister ad uscire dall’impasse. I conti, come l’anno scorso, li faremo alla fine…

HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA…

 Abbiamo smarrito la diritta via… Non ci siamo… Non è tanto la sconfitta nel derby a preoccuparmi. E’ l’involuzione generale della squadra che è allarmante. Dopo la più bella partita della stagione (Ascoli), il Verona è stato rivoltato sull’altare di tre partite in fila e non è più stato lo stesso.

Non parlo qui di uomini. Parlo di Idea (scrivo maiuscolo appositamente) che si è ingrigita, inglobata in una nebbia che l’ha portata a smarrirsi. Il miglior Verona lo abbiamo visto con due esterni e un centravanti. Idea portata avanti da Mandorlini sempre e comunque, a cui venivano apportate delle lievi modifiche. A Vicenza, il Verona ha cambiato modulo tre volte nei novanta minuti e questa situazione ha sconvolto i piani fino alla sconfitta. 

Ora si potrà parlare sino alla gara con la Nocerina delle scelte di Mandorlini, dell’opportunità di tenere in panca un ragazzino frizzante e di classe come D’Alessandro, nell’insistere su Tachsitidis, al Menti al limite dell’inguardabile, di non considerare altri giocatori, potenziali titolari come Esposito, Pugliese e Pichlmann. E’ una discussione che m’interessa fino ad un certo punto, perchè proprio Mandorlini ha dimostrato l’anno scorso di essere capace di dare sicurezza persino ad uno che era stato "battezzato" come "peggior acquisto della storia del Verona".

Il che vuol dire che quando si hanno Idee chiare si possono fare miracoli. Quella chiarezza e un minimo di buon senso che si sono man mano smarriti da Gubbio in poi. Discorso a parte ma neppure tanto è relativo alla difesa, il punto di forza delle squadre di Mandorlini. Tante volte l’occhio è distratto a guardare gli attaccanti e non riusciamo invece a vedere che il vero male dell’ultimo Verona risiede là dietro. Prendiamo gol assurdi, in fotocopia, o per errori individuali. Ne prendiamo troppi e ne facciamo col contagocce. Cosa mi serve giocare con un armadio come il greco, bravo a coprire, un disastro nell’impostare, se poi subisco cinque reti in due gare?

 Il filo si potrà riannodare con la Nocerina, sfida salvezza in piena regola. Abbandoniamo ogni velleità e ogni ambizione. Abbiamo fatto due punti in quattro gare. Abbassiamo il volume, abbassiamo le polemiche, lavoriamo sodo e duro per prendere subito tre punti. Per la classifica. Mica per i sogni.

STEMO CALMI!!! (BIS)

 Per trovare una partita "cannata" dal Verona dell’era Mandorlini bisogna andare tanto indietro nel tempo. Credo che questa traccia possa essere scovata nel match della scorsa stagione con il Gubbio (anche se il nostro mister non è di questo avviso…). Dopo di quella il Verona ha sempre giocato a calcio e anche quando ha perso ha strappato applausi.

Credo che la gara con il Torino non faccia primavera. Cioè, non può essere presa ad esempio per elencare cosa non va nel Verona. Essendo la terza gara in una settimana, l’ultima di due partite difficilissime, è arrivata in un momento in cui la squadra scaligera non era al cento per cento. Ma forse neanche al cinquanta per cento. Se c’è un rammarico in questa sconfitta senza appello, è di non aver visto il sacro furore, quello degli elogi con il Padova e quello del battimani con la Sampdoria.

Ci sono stati però dei segnali che non devono essere sottovalutati. La stanchezza affiorata in tanti giocatori ci fa pensare ad una rosa competitiva al massimo in tredici, quattordici elementi. Con altri che non sono all’altezza. Possibile? Mandorlini dice che sono tutti uguali e allora non si spiegano certe scelte in queste tre gare. Alcuni giocatori (Esposito, Pugliese) non sono entrati, altri hanno fatto un super lavoro.

Non mi addentro nelle esclusioni di Pichlmann e di Lepiller. Qui mi devo fidare di Mandorlini quando dice che in questo momento non possono giocare perchè non sono in forma e non danno segnali di ripresa. Se il mister che ci ha portato in serie B dice questo non posso mettere in discussione la sua parola. Anche perchè, Mandorlini si prenderebbe una responsabilità tremenda se così non fosse. Davanti ai tifosi ma anche davanti al presidente Martinelli che continua a tenere a libro paga un attaccante come Pichlmann.

La considerazione dopo la gara con il Torino è una sola. Il Verona ha dodici punti, è nella parte sinistra della classifica, ha comunque giocato a calcio anche in una giornata storta, ha già giocato contro Sassuolo, Padova, Sampdoria e Torino, cioè le prime della classe e all’orizzonte ha un derby che a questo punto assume significati ancora più importanti.

Sono pronto a firmare una cambiale in bianco a Mandorlini e a questi ragazzi, convinto che a Vicenza il Verona farà una grande gara. Insomma, stemo calmi. Non c’era da esaltarsi prima, non c’è da abbattersi adesso.

COMUNQUE… GRAZIE RAGAZZI

 Pareggiare con la Sampdoria ci sta. E per quello che sono state in questi anni l’Hellas e la Samp ci sarebbe anche da essere felici. Eppure dopo questa serata c’è un’amarezza strana nell’aria. Il Verona, il bel Verona di Mandorlini sta buttando via punti a iosa. Almeno quattro dall’inizio ma forse anche di più. Non solo per colpa sua. Pare che gli arbitri toscani abbiano un conto aperto con la squadra scaligera, ultimo il signor Velotto di Grosseto che ha inventato l’ennesimo rigore della serie, dopo quelli di Irrati (Pistoia) e Baracani (Firenze). Speriamo che sia l’ultimo, francamente, anche perchè all’orizzonte c’è il Torino di Ventura che in quanto ad aiuti arbitrali in questa prima fase della stagione non è pari a nessuno.

Non è possibile però che il Verona non raccolga quanto seminato. Si dice che con il gioco devono per forza anche arrivare i risultati, ma così purtroppo non è. L’Hellas non riesce a capitalizzare una superiorità esagerata e ciò è un difetto di fabbrica della squadra.

Questo per due motivi essenzialmente: il primo, che è necessario sempre giocare a mille all’ora, per l’incapacità di gestire il pallone in orizzontale. Il secondo, per gli errori sotto porta, ormai diventati endemici, se non preoccupanti. Gomez, per esempio ha fatto il gol più difficile (splendido) e sbagliato quello semplice. Invece è lì che bisogna essere più cattivi, più rabbiosi. A volte pare che i nostri giocatori siano già soddisfatti di come si sia sviluppata l’azione e, se è stata bella, che non conti chiuderla con un gol.

Stiamo facendo, me ne rendo conto, un’analisi molto critica della situazione. In realtà con un po’ di buon senso ci sarebbe solo da applaudire questi ragazzi (tutti) che in campo sono davvero una squadra, capaci di trascinare il pubblico e di essere trascinati. Per questo avvio esaltante di campionato, per le belle serate che ci hanno fatto vivere, un grazie va comunque detto loro. E se domenica volessero anche metterci la ciliegina… l’occasione è quella giusta.

CIAMBELLA SENZA BUCO

 Avesse vinto, avremmo detto che Mandorlini era un profeta. Di più un messia. Le sue scelte, azzardate, con il Gubbio e quel turn over, lasciano sul terreno mille dubbi. Ed è un peccato. In realtà si dovrebbe essere contenti del pareggio fuori casa, ma la sensazione è di aver buttato una grande occasione per fare il salto di qualità. Comunque la si veda questa gara (rigore su Maietta, compreso) resta una brutta prestazione. Dopo gli effetti speciali del primo tempo con il Padova e della gara con l’Ascoli, siamo tornati sulla terra. Ora non bisogna certo fasciarsi la testa, ma essere consapevoli che la vita è dura e in B lo è ancora di più. Mandorlini avrà pensato a fare bene con la Sampdoria e con il Torino dell’allenatore che portò il Verona in C. Avesse vinto, preservando alcuni giocatori avrebbe fatto un capolavoro. E’ arrivato solo un punto.  Non tutte le ciambelle riescono con il buco. E questa è venuta proprio male. Ma la mangiamo lo stesso. Per tirarci su in attesa del mercoledì da leoni e della domenica da serie A…

E TU CHE MODELLO SEI?

 L’ansia di abbandonare il più in fretta possibile l’infame Lega Pro ha costretto il Verona e i suoi dirigenti ad anteporre il risultato al modello di sviluppo. Per questo si sono fatti investimenti e operazioni (a volte sciagurate) solo nel nome del risultato.

Ora però con il raggiungimento della serie B, l’Hellas, Martinelli e chi siede nella stanza dei bottoni, deve per forza chiedersi che tipo di società vuole costruire per poter tornare competitivi ma allo stesso tempo garantendo un domani stabile.

Imprescindibile il raggiungimento della serie A, che darebbe all’Hellas visibilità e soldi. Ma forse anche questo non è sufficiente se non accompagnato da un’idea di base. 

Verona è una piazza "bollente", ma è anche una piazza "matura" dal punto di vista calcistico. Non sopporta ladri e maneggioni, ma riesce a capire (è il caso di Martinelli), quando un presidente sbaglia in buona fede.

Essendo una piazza medio-grande è l’ideale per far esplodere i giovani. Giovani campioni s’intende. Perchè il Bentegodi, quando gioca l’Hellas, è un test molto probante anche per verificare la tenuta psicologica di un ragazzo. Insomma: non tutti sono da Verona, non tutti possono giocare in uno stadio così.

Non so se il Verona potrebbe fare come l’Udinese. Non credo che i veronesi assorbirebbero senza fiatare la cessione di Sanchez e Inler per perfetti sconosciuti. Udine è un caso a parte, infatti nel panorama calcistico. Io credo molto di più ad un Verona stile Atalanta e cioè ad una squadra che sappia valorizzare giocatori costruiti in casa.

A Bergamo però lavora da decenni un genio del calcio come Mino Favini. A Verona non c’è traccia di un simile dirigente e men che meno di una simile struttura. Il calcio giovanile veronese è stato abbandonato da anni, lasciato in balia di "stranieri" che nulla hanno a che vedere con le società provinciali veronesi, a volte ignorato.

Ricostruirsi da questo punto di vista non è facile. Ma nemmeno così difficile come si vuol far credere. L’Hellas Verona è un marchio straordinario e quando a una famiglia dici di voler portare suo figlio nell’Hellas, ogni barriera immediatamente cade.

Però è necessario darsi una struttura. Struttura che in questo momento, con tutto il rispetto per chi, so benissimo, si sta facendo un bel mazzo, è ancora troppo debole.

Serve gente che sappia scovare i migliori giovani, scouting attenti, osservatori. Bisogna lavorare con la tecnologia, informatizzare i dati, avere schede. Essere più bravi e preparati degli altri, vagliare un giocatore e un giovane non solo per l’aspetto calcistico ma anche comportamentale. Il modello da seguire è questo. 

Più facile, forse a scriverlo su un blog che a realizzarlo. Però, cari dirigenti dell’Hellas Verona che lavorate con i giovani guardatevi attorno, cercate i bravi allenatori veronesi (che ci sono), i bravi preparatori (che ci sono), i bravi osservatori (che ci sono). Non chiudetevi a riccio, come dentro un fortino per difendere il vostro territorio, Siamo qui per aiutarvi. Ma dateci un segnale.

STEMO CALMI!!!!

 Perchè? Perchè di si. Dobbiamo stare calmi anche se il cuore ci dice che siamo fortissimi. Dobbiamo stare calmi perchè c’è ancora una vita davanti e siamo solo all’inizio. Stiamo calmi anche se il Verona migliora di partita in partita e oggi ha dominato l’Ascoli. Stiamo calmi perchè magari dopo sarà ancora più bello. E magari spegniamo anche i fari che al buio nessuno si accorge di noi. Stiamo calmi perchè se questo è Gomez abbiamo trovato un campione. Stiamo calmi perchè Mandorlini non ne sbaglia mai una. Stiamo calmi perchè Bagnoli ha vinto lo scudetto parlando di salvezza. Stiamo calmi, anche se ci divertiamo da matti. Stiamo calmi che ha segnato anche Bjelanovic. Insomma stemo calmi!!!

DOPO PADOVA

 La partita con il Padova è stata entusiasmante e ha detto parecchie cose sul Verona. La prima: l’Hellas gioca un gran calcio, forse (dopo cinque giornate…) il migliore della categoria. E questo è un dato rassicurante. 

La seconda: il Verona ha una rosa competitiva. Vasta e ben costruita con almeno due giocatori in ogni ruolo che offrono anche delle varianti tattiche al mister.

La terza: Mandorlini ha pienamente in mano la situazione. Ruota i titolari, tenendo lo spogliatoio in mano. E questo perchè non ha dato l’idea di avere "favoriti". E’ chiaro che ha le sue idee. E che l’intelaiatura di base non cambia. Ma se pensiamo che persino capisaldi come Ceccarelli e Ferrari sono finiti in panca si capisce che tutti sono utili e nessuno indispensabile. Questo è vissuto dal gruppo come un fattore aggregante e non come un problema. E’ giusto che chi va in panchina s’incazzi. Non c’è giocatore che accetti di essere riserva. Ma è altrettanto vero che la cosa importante è che quando si viene chiamati in causa si dia tutto quello che si ha. Berrettoni è un esempio di questo turnover. Bastano anche dieci minuti per essere importanti. Così come lo è stato D’Alessandro nelle sue apparizioni, fin quando si è conquistato il posto.

I sette punti in classifica sono bugiardi. Se vogliamo essere aderenti alla realtà al Verona mancano due punti (pareggio con il Pescara e pareggio con il Grosseto). Anche se proprio la gara in Toscana è quella che ci fa recriminare maggiormente. Lì il Verona poteva vincere, lì è tornato a casa con un pugno di mosche.

Qualcuno mi chiede quale sarà l’obiettivo della stagione. Io continuo a ripetere che il traguardo più importante è mantenere la categoria. Ed è anche l’obiettivo minimo. Credo che il Verona possa valere più di questo, ma mettere l’asticella così bassa, mantiene sgombra la testa dei giocatori e non crea pressione dannosa. Faremo in tempo ad alzarla, intanto meglio andare di partita in partita, ogni gara una battaglia. Sarà una frase fatta, ma i conti li faremo alla fine. Non era questa la filosofia che ha permesso a Mandorlini di scalare la classifica in Lega Pro, arrivando prima ai play-off e poi alla promozione? E allora tanto vale mantenerla anche quest’anno, in un campionato dove possiamo recitare il ruolo della sorpresa e non della favorita ad ogni costo.

Ultima annotazione: ho riguardato Verona-Padova ripresa da Sky. Ho visto una regia entusiasmarsi per lo spettacolo del Bentegodi. Dev’essere bello anche per loro lavorare in uno stadio del genere, dopo tante domeniche trascorse nel vuoto, tentando di coprire gli spalti deserti con riprese strette strette. Mai come venerdì sera il regista ha spaziato con le telecamere sugli spalti, dalla Curva alla Tribuna, dalle bandiere gialloblù ai primi piani della gente soddisfatta. Magari a noi pare la normalità. Ma a loro no. E s’è visto.

ESCLUSIVA: ECCO IL NUOVO SOCIO DI MARTINELLI

 Tra poche ore si conoscerà il nome del nuovo socio di Giovanni Martinelli. Esattamente alle 11, di sabato 17 settembre, alla festa della Curva Sud, ai Bastioni di Porta Palio, si materializzerà il volto di chi aiuterà il presidente del Verona nei prossimi anni e forse per sempre. Volete il nome? Ma come non l’avete ancora capito? Siamo noi…

Era facile questa… dai… Da anni ci s-cervelliamo alla ricerca di un possibile acquirente dell’Hellas Verona, di un socio, di un imprenditore che possa aiutare il Verona a vivere e programmare la sua storia. E la risposta è sempre stata davanti a noi, facile come bere un bicchiere d’acqua. Solo che non ce ne siamo mai accorti.

Il socio, il primo socio, quello che fa andare avanti l’Hellas Verona è il suo pubblico, la sua tifoseria. Questo è il vero capitale dell’Hellas e questa diventerà (può diventare) la sua miniera d’oro.

Come? I dettagli saranno presentati proprio alla festa della Curva, ma l’idea è di quelle belle e appassionanti e il progetto, se condiviso dai tifosi, potrà diventare un progetto pilota, come nessuno in Italia ancora è riuscito a fare (certo ci sono i precedenti di Modena e Mantova, ma qui cifre, numeri, tifosi portano verso il modello spagnolo e non a piccolo cabotaggio). Si chiama azionariato popolare e da noi (Italia intendo) è sempre fallito perchè c’è sempre qualcuno che vuole mettere il cappello sulle società, preferendo usarle per i propri scopi (politici-pubblicitari-imprenditoriali) piuttosto che restituirle alla gente.

Ebbene, noi a Verona potremo diventare i padroni della nostra società, affiancando magari Martinelli, spendendo una piccola cifra annuale. E visti i tempi, più bassa è meglio è. Ma se siamo tantissimi basteranno cinquanta euro per realizzare questo sogno. Cinquanta euro e si parte… Stay tuned… 

LA LEZIONE DI GROSSETO

Bah, perdere così è incredibile. Il Verona va a picco in una gara dominata. C’è sicuramente lo zampino di Irrati in questa sconfitta, ma non saremmo onesti se non ricordassimo il regalo con il Sassuolo di sette giorni fa. Abbiamo perso pur giocando bene, e se volete è anche peggio.

C’è qualche ingenuità di troppo in questa squadra, che è bella, piacevole, fresca, ma non ha mai il guizzo letale del cobra e non sa ammazzare le partite. La delusione di Grosseto, almeno serva a questo. I toscani hanno tirato tre volte in porta e hanno fatto due reti, capitalizzando al massimo il lavoro di Sforzini e di Caridi. Il Verona ha dominato (soprattutto nel primo tempo), ma non ha saputo chiudere il match, guardandosi un po’ troppo allo specchio e compiancendosi della propria bellezza.

Bisognerebbe parlare delle scelte di Mandorlini, ma non sarebbe giusto. E’ vero: Mareco poteva servire a marcare Sforzini e Ferrari non era proprio in giornata, però se siamo qui a dire che il Verona ha dominato, vuol dire che il mister ci ha azzeccato anche stavolta. Meglio dunque fare una panoramica su che cosa ha funzionato: finalmente s’è visto il miglior Gomez della stagione, un assaggio di cosa Juanito può fare per il Verona. Idem per Berrettoni, finalmente tonico nella gamba, determinato nei contrasti e frizzante nei dribbling. 

Sinceramente m’è piaciuta anche la difesa che non aveva clienti facili. Ceccarelli ha subito fallo in occasione del primo gol di Sforzini ed era innocente sul rigore. Maietta ha lottato come un leone. Non m’è piaciuto Abbate che ha sofferto troppo il passo di Caridi e m’è piaciuto poco anche Scaglia dalla parte opposta, sempre troppo timido nelle sortite offensive. Prendiamo (zero) e portiamo a casa. Facciamo tesoro e continuiamo a volare bassi. Come dicevo domenica scorsa: ne mancano 44 alla salvezza. E venerdì arriva la capolista Padova. Da affrontare con rispetto, ma senza paura. Al resto ci penseranno Mandorlini e i suoi ragazzi.