A MONTORIO…

 Il carcere non si deve augurare a nessuno. E’ una condizione umana tremenda. Privare preventivamente della libertà una persona a tempo indeterminato e senza una condanna di un tribunale democratico, è frutto di culture dittatoriali. Lo facevano i peggiori regimi, da Stalin a Pinochet, passando per Hitler e Mussolini, da cui per fortuna ci siamo liberati. Soprattutto quando non c’è una condanna. Soprattutto quando i fatti devono ancora essere accertati. Ci sono quattro ragazzi in carcere, messi in galera dopo Verona-Nocerina.

Il fatto che siano tifosi del Verona è secondario. Ma forse no. Forse quella maledetta etichetta (Verona=violenza=razzismo) sta condizionando il lavoro di tante brave persone, che sono certo, ci sono nella magistratura e tra le forze dell’ordine.

Ma la vita di quattro ragazzi è troppo importante per giocarci senza responsabilità. Assistiamo ogni giorno a una giustizia capace di liberare inquietanti malviventi, politici corrotti, assassini. Si dice che una persona è innocente fino a prova contraria. Ma quello che non riusciamo a capire è perchè alcuni tifosi della Nocerina, pescati e inchiodati da filmati e prove documentali siano oggi liberi, mentre questi quattro ragazzi siano ancora in cella. Se ci sono le prove, se c’è la flagranza, se ci sono i filmati che spuntino fuori. Altrimenti si concedano almeno gli arresti domiciliari, come altre volte si è fatto. 

Non capiamo perchè sia diventato un’aggravante fermarsi allo stadio a mangiare un panino e bere una birra. Sentiamo tanti benpensanti sostenere: "Basta andare a casa finita la partita e nulla ti succederà". Certo. Ma poichè questo è ancora uno stato democratico e libero, non è un reato mangiare un panino e bere una birra. 

Attenzione: non è che stiamo giustificando la violenza. Anacronistica, fuori dai tempi, inutile, stupida, dannosa. Stiamo solo cercando di capire:  davvero essere gente per bene e con la fedina penale pulita (mi risulta che l’unico addebito per uno dei ragazzi sia una guida in stato d’ebbrezza…) è un’aggravante?Davvero questi quattro ragazzi sono pericolosi? Davvero si può tenerli in galera per più di un mese (la "direttissima" , eufemismo, è fissata per giovedì 17 novembre)? 

Ai quattro ragazzi dico: se davvero siete innocenti combattete fino all’ultimo per dimostrarlo. Nonostante tutto, sono certo, la giustizia vincerà. E umanamente non siete comunque soli.

PS: gradirei un tenore "alto" nei vostri interventi. Nessuna offesa  per favore a giudici, magistrati, forze dell’ordine. Facciamolo anche per loro…

ECCO COSA PENSO DI RAIOLA

 Mi si chiede un giudizio sull’affare Raiola-Andreoli. Mino Raiola è uno dei più influenti-potenti procuratori di calcio che lavorano in Italia (e non solo). E’ amico di Massimiliano Andreoli al quale vorrei tirare una personale ciambella di salvataggio: il fatto di aver provato precedentemente ad acquistare il Verona (prima da Pastorello e poi da Arvedi) senza successo non lo deve esporre ad un giudizio negativo. Teniamo presente chi erano gli interlocutori e in quale marasma versava allora il Verona. Andreoli ebbe semmai il merito di far capire alla città che il Verona era una cosa importante, stoppando altri discorsi (fusione) che stavano emrgendo con forza. Nell’ultimo tentativo con Martinelli, Andreoli con il consueto entusiasmo, si spinse troppo in là. Anche allora accompagnato da Raiola, cercava di imporre all’attuale presidente del Verona un management diverso da quello scelto da Martinelli (Bonato). I fatti furono contrari a Martinelli e forse avrebbe avuto ragione Andreoli che consigliava Raiola come uomo-mercato. La storia però non si fa con i sè e con i ma. Andreoli non è entrato nel Verona e non ci entrerà (con Raiola) neanche stavolta.

E qui arrivo al mio giudizio personale. Pur essendo affascinato da un’idea che uno dei più potenti e influenti uomini di calcio possa arrivare a Verona, credo che questo ingresso sarebbe inopportuno. In breve tempo, credetemi, ci si ritroverebbe ad affrontare problemi simili a quelli già visti e affrontati con Pastorello. Sarebbe inevitabile pensare al conflitto d’interessi innescato dalla presenza di Raiola in società. I giocatori (magari buoni, buonissimi, se non eccezionali) arriverebbero a Verona per essere valorizzati e poi rivenduti a prezzi notevolmente maggiorati. E di questo guadagno il Verona godrebbe solo in parte. Nascerebbero poi, inevitabilmente, nello spogliatoio quei figli, figliastri e figli di nessuno che già sono stati la rovina dell’Hellas di Pastorello, quando i protetti della P&P strappavano al Verona le condizioni migliori, mentre chi non aderiva al "protettorato" veniva lasciato alla porta. Situazioni devastanti dentro una squadra di calcio.

Credo però che Andreoli e Raiola possano essere utili al Verona. Martinelli in realtà ha idee chiare in questo senso. Rafforzando la compagine societaria con Giampietro Magnani di Cad.it (ormai operativo in sede), con Bruno Venturi (silenzioso e appassionato compagno di viaggio di Martinelli ormai da tempo) e con lo stesso Andreoli, impegnato direttamente e senza l’amico procuratore, il Verona avrebbe una forte compagine societaria su cui poggiare i piedi. E Raiola? I suoi consigli, il suo aiuto, la sua forza sarebbero oro colato. Ma solo se fossero una consulenza esterna. Altrimenti, come detto, in pochi mesi o anni, il Verona vivrebbe nuovamente una situazione da cui si è appena, faticosamente rialzato.

OLTRE LA RAGIONE

 Nove punti in tre partite, quattro vittorie fuori casa, un posto virtuale nei play-off. Cosa volete di più dal Verona? La squadra di Mandorlini sta andando ogni più rosea previsione, la frenata di qualche settimana fa è solo un pallido ricordo, anzi, da quella crisi è uscita una squadra ancora più forte, ancora più cinica, ancora più calata dentro la categoria. Insomma, il Verona accende i sogni, è inevitabile e porta lontano con i discorsi, ma ancora una volta, è necessario invitare tutti a inserire il freno a mano, per godersi il presente, senza guardare troppo al futuro. Abbiamo verificato sulla nostra pelle quanto sia labile il confine tra la gloria e il fallimento. Basta un niente per interrompere uno stato di grazia e quindi una corsa esaltante. Ha ragione Mandorlini quando dribbla con abilità le domande sul ruolo che avrà il Verona in questo campionato. E’ chiaro che il tecnico è il primo che vorrebbe accendere le polveri. Ma sa anche che alzare il livello vorrebbe dire mettersi sotto il sedere una bomba ad orologeria. Il Verona è una splendida realtà di questo campionato. Penalizzata oltremisura dal mondo arbitrale, è arrivata solo con le proprie forze in zona play-off e questo è un vanto che nessuno ci potrà togliere. La squadra è robusta, atleticamente un caterpillar, sa imporre il proprio gioco, si difende bene. Ha ancora il difetto di fare un po’ di fatica in zona conclusiva, ma non è la sola. Persino la Sampdoria che ha nomi da fantascienza là davanti, è impegolata con il problema del gol. La vittoria di Bari ci consegna una squadra che, grazie al cuore, è andata oltre la ragione. Mancano 28 punti alla salvezza. Se la raggiungiamo in breve tempo (diciamo, in proiezione, verso la 32’ giornata, cioè entro la fine di marzo?), poi ci potremo sbizzarrire in altri discorsi. 

IL GOL DI “MESSILMANN”

 Scusa, non ho visto bene: ma quello lì è Pichlmann? No dai, perchè per un attimo credevo di essere al Camp Nou e il "turista Pichlmann, quello che fino a due gare fa, quello che "un paracarro è meglio di lui", per un istante, lungo come la vita, è diventato "Messilmann".

Quando Piki ha calciato di sinistro quel pallone delizioso, indirizzato al sette, volevo piangere. Non ci credevo. Il calcio è veramente il più bello sport del mondo, perchè dentro un tiro c’è una storia da raccontare, anzi tante storie. Quella di Piki è fresca e simpatica, come il sorriso del viennese. Turista per caso (lo scrivevo il 28 ottobre, non due mesi fa) a Sandrà, un ragazzone serio ma sorridente, come solo gli austraici sanno essere.

Mandorlini lo ha messo dietro a Ferrari e dietro a Bjelanovic, causa allenamenti che non erano all’altezza (il mister lo ha ribadito anche oggi a Tuttocalcio), ma poi lo ha rispolverato quando il croato si è rotto. E Pichlmann, senza uno sbaffo di polemica ma dicendo le cose al posto giusto, ha segnato il gol più bello della sua carriera.

Sotto la Curva, anche questo un segno del destino, e il primo a esultare come un matto sulla panchina è stato proprio Mandorlini. Pichlmann che pure poteva onestamente mandarlo a quel paese era solo felice del suo gol. I compagni (e qui ho capito il valore del gruppo), erano solo sinceramente felici che un loro amico in difficoltà ce l’avesse fatta.

Mi è piaciuto il "duello" verbale tra i due a fine partita. Mandorlini ha ribadito: "Da Pichlmann mi aspetto grandi cose". E Piki ha risposto: "Il mister ha ragione, ma io volevo giocare. Ho fatto trenta gol negli ultimi tre campionati, non volevo lasciare Verona senza aver fatto vedere quello che valevo". Tanto viene da dire oggi. Tantissimo. Abbracciamoci forte, popolo dell’Hellas. 

CUORE E COCONES

 Dopo la gara con la Nocerina dissi che bisognava salvare quello che di buono quella serata (storta) ci aveva dato: cioè la capacità che ha questa squadra di guardare sempre dritto negli occhi l’avversario, di non mollare mai, anche quando ci sarebbero i presupposti per prendere terribili imbarcate. Oggi la squadra di Auteri ha distrutto la povera Sampdoria e ci ha fatto capire che il Verona ha fatto una mezza impresa a non essere seppellito di gol.

E così come dobbiamo tenerci stretto quel pareggio, ci teniamo strettissima questa vittoria col Cittadella. Una vittoria sofferta difficile, arrivata col grande cuore che il Verona di Mandorlini sa mettere sempre in campo.

E non è un caso che in una partita che sarà piaciuta a Edmondo De Amicis, sia brillato il nostro Garrone, alias Nick Ferrari. Lo spumante trentino si è ripreso il Verona (non voglio nemmeno pensare che c’entri qualcosa l’infortunio a Bjelanovic…) e il Verona è tornato alla vittoria con quelle armi che lo hanno fatto grande nella scorsa stagione in Lega Pro. Umiltà, umiltà e ancora umiltà con quei palloni che rimbalzavano sulla nostra linea difensiva e venivano buttati anche in tribuna quando serviva. Oggi il Verona non è stato allo specchio a sistemarsi i capelli e a mettersi il profumo. Ha passato il sabato in officina tra una martellata e l’altra e ha vinto.

E quindi abbiamo finalmente capito e scoperto qual è la dimensione vera di questa squadra: avere un cuore grande così. Ma soprattutto due cocones foderati con l’acciaio. 

ORA C’E’ BISOGNO ANCHE DEL “TURISTA” PIKI

 Il Cittadella è una brutta bestia, il Verona sbaglierebbe ad affrontarlo senza la necessaria concentrazione ed applicazione. L’Hellas non sta bene. Affiora stanchezza, c’è qualche infortunio, aumenta la lista dei diffidati (futuri squalificati).

Ci siamo tuffati insomma nel pantano della serie B. Manca la vittoria, il gol è un optional. Viene da sorridere a pensare oggi alle disquisizioni d’inizio campionato. Meglio Ceccarelli o meglio Mareco? Pichlmann o Bjelanovic? E Lepiller? E Pugliese? La verità una sola è che Mandorlini avrà bisogno di tutti. E tutti devono dare qualcosa.

Persino di quel Pichlmann che era relegato a fare il turista a Sandrà. Se il ragazzone austriaco non si è imbrocchito all’aria del Lago fino a diventare un inutile orpello di questa squadra deve dimostrarlo ora che Bjelanovic starà fuori quaranta giorni.  

Pichlmann non ha fatto polemiche con Mandorlini per l’esclusione. Ora può far capire a tutti che il mister si è sbagliato. Il vantaggio di questo "conflitto" se lo prenderebbe giustamente il Verona di cui Pichlmann e Mandorlini sono due componenti.

Resta come parabola per tutti, quanto è riuscito a fare Ferrari l’anno scorso solo beneficiando della fiducia del mister. E a proposito di Nick: può e deve dare molto di più, soprattutto sotto porta.

Questa partita col Cittadella di Foscarini è molto più difficile di quella con il Vicenza. Bisogna fare attenzione. Forse anche cambiare pelle. Più brutti, magari, ma più pratici. Sbagliare non si può.

MENO MALE CHE NON ABBIAMO PERSO…

 Lo so, si sente, si respira: c’è delusione in tutti noi. Ma io dico che anche da una serata stortissima come questa c’è la possibilità di salvare qualcosa. Tante cose non funzionano nel Verona è evidente. C’è una crisi di rigetto della categoria, che forse stiamo capendo solo ora. Però dobbiamo ammettere che pur in una giornata storta, il Verona non abbassa mai la guardia, se la gioca sempre guardando negli occhi l’avversario, non finisce mai ko. Anche se le premesse c’erano tutte. 

Ma la rabbiosa reazione che ha portato al pareggio, il tentativo di vincere la gara, sono tutte cose che non possiamo non tenere in considerazione. Se, anche in un momento no come questo, la squadra comunque dimostra di essere viva, bisogna stare sereni.

Certo, in questo momento è meglio accantonare ogni sogno di gloria ed essere realisti. Tenendo presente che all’inizio del campionato in molti di noi avrebbero firmato per essere dove siamo adesso. Credo anche che la gara di oggi sia stata sufficiente per smentire tutti coloro che continuano a invocare come salvatori della patria i giocatori che stanno in panchina. Vivaddio se Mandorlini fa determinate scelte mica è uno scemo autolesionista.

Il campionato è lungo e per gli avversari non può essere sempre festa. Non vorrei parlare, infine, dell’arbitro. E infatti non ne parlo. Per non prendermi una querela.

DEFINIZIONE DI VINCENTE

 "Vincente è quando una squadra vince". Andrea Mandorlini prima dell’allenamento di mercoledì 19 ottobre. Esatto, mister. Sarà banale, ma sono d’accordo. 

MANDORLINI DOUBLE FACE

 Ho sempre detto: se vuoi prendere Mandorlini lo devi prendere con tutto il pacchetto. Mandorlini è fatto così. Lui stesso si arrende davanti al proprio carattere. Scuote la testa, allarga le braccia: son fatto così…

E’ fatto bene? E’ fatto male? Secondo me siamo andati in B perchè il mister è fatto così. Quindi, per il Verona e per Verona è fatto bene. Se Mandorlini non avesse fatto quella dichiarazione prima della gara con la Salernitana, quella che poi gli è costata pugni e schiaffoni, a mio avviso non saremmo mai saliti. Anche allora era fatto così. E tutti noi lo abbiamo applaudito.

Mandorlini ha raccolto una squadra allo sbando e l’ha guidata in B. Ci ha tolto dalla merda in cui ci avevano cacciato in questi anni e ci ha ridato una dignità. Ha cantato "Ti amo terrone" ed è stato massacrato dai tanti benpensanti. "Bravo… Ma queste cose non si fanno…". Come quando processarono Malesani per una corsa sotto la Curva… Accusato di lesa maestà.

Verona, l’ho detto e scritto tante volte è una città strana. Vai a bere un aperitivo con uno e dopo mezz’ora sei un ubriacone. Sono tutti tuoi amici ma appena volti le spalle hai un pugnale alle spalle. Adesso Mandorlini sembra essere diventato un coglione. E si sentono in sottofondo le vocine dei benpensanti baciapile a cui ha dato fastidio che il Verona sia tornato in serie B: "Mandorlini? E’ un poveretto, un capopolo fallito".

Mandorlini ha sbagliato. Questo è innegabile. Ha sbagliato a cambiare il modulo di un Verona che era splendido. Lo ha fatto per eccesso di "amore" e di "ambizione". Voleva guidare il Verona in alto, ha provato a schiacciare l’acceleratore, la macchina ha sbandato ed è uscita di strada. Ma non si è sfasciata. Ha preso qualche botta, ma basta una riverniciata in carrozzeria e tornerà come nuova.

Due sconfitte, però, non sono sufficienti per minare il lavoro con i controfiocchi di questo allenatore. Certo, a tutti noi, sta sullo stomaco aver perso a Vicenza e se conosco bene il mister vi dico che deve aver due pale eoliche sotto i jeans. Ma fermiamoci qui, per favore. Altri discorsi non tiriamoli in ballo. E’ il momento di stare uniti. Ed aiutare il mister ad uscire dall’impasse. I conti, come l’anno scorso, li faremo alla fine…

HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA…

 Abbiamo smarrito la diritta via… Non ci siamo… Non è tanto la sconfitta nel derby a preoccuparmi. E’ l’involuzione generale della squadra che è allarmante. Dopo la più bella partita della stagione (Ascoli), il Verona è stato rivoltato sull’altare di tre partite in fila e non è più stato lo stesso.

Non parlo qui di uomini. Parlo di Idea (scrivo maiuscolo appositamente) che si è ingrigita, inglobata in una nebbia che l’ha portata a smarrirsi. Il miglior Verona lo abbiamo visto con due esterni e un centravanti. Idea portata avanti da Mandorlini sempre e comunque, a cui venivano apportate delle lievi modifiche. A Vicenza, il Verona ha cambiato modulo tre volte nei novanta minuti e questa situazione ha sconvolto i piani fino alla sconfitta. 

Ora si potrà parlare sino alla gara con la Nocerina delle scelte di Mandorlini, dell’opportunità di tenere in panca un ragazzino frizzante e di classe come D’Alessandro, nell’insistere su Tachsitidis, al Menti al limite dell’inguardabile, di non considerare altri giocatori, potenziali titolari come Esposito, Pugliese e Pichlmann. E’ una discussione che m’interessa fino ad un certo punto, perchè proprio Mandorlini ha dimostrato l’anno scorso di essere capace di dare sicurezza persino ad uno che era stato "battezzato" come "peggior acquisto della storia del Verona".

Il che vuol dire che quando si hanno Idee chiare si possono fare miracoli. Quella chiarezza e un minimo di buon senso che si sono man mano smarriti da Gubbio in poi. Discorso a parte ma neppure tanto è relativo alla difesa, il punto di forza delle squadre di Mandorlini. Tante volte l’occhio è distratto a guardare gli attaccanti e non riusciamo invece a vedere che il vero male dell’ultimo Verona risiede là dietro. Prendiamo gol assurdi, in fotocopia, o per errori individuali. Ne prendiamo troppi e ne facciamo col contagocce. Cosa mi serve giocare con un armadio come il greco, bravo a coprire, un disastro nell’impostare, se poi subisco cinque reti in due gare?

 Il filo si potrà riannodare con la Nocerina, sfida salvezza in piena regola. Abbandoniamo ogni velleità e ogni ambizione. Abbiamo fatto due punti in quattro gare. Abbassiamo il volume, abbassiamo le polemiche, lavoriamo sodo e duro per prendere subito tre punti. Per la classifica. Mica per i sogni.