Ho chiuso tutte le pagine internettiane che mi mostrano la classifica del Verona. Non voglio vederla. Non voglio parlarne. Sbircio solo un pochino, da lontano… Mammamia… Siamo lassù e a me il vuoto ha sempre fatto paura.
Siamo saliti in alto. Tanto in alto. Il mondo è laggiù, piccolino… Mi viene il capogiro e il mal di testa. Cinque partite vinte? Quindici punti fatti? Stessi punti del Padova che ha speso una carrettata di milioni? Cinque dalla Sampdoria? Un talento nuovo che sboccia ad ogni gara? Le vertigini mi stanno facendo molto male. Non è possibile.
Io abituato alla sofferenza, io che ho visto l’Hellas Verona vicino al baratro, io che sentivo un presidente dire "manca solo la firma", adesso vedo questa rinascita? Facciamo che è tutto un sogno. Domani mattina magari mi sveglierò e vedrò il mondo con il suo solito aspetto, con il governo dei tecnici pronto a fare razzia del mio stipendio, con le solite multe per i cori razzisti, con un triste allenatore che spiegherà in conferenza stampa che la squadra ha paura del Bentegodi e fuori casa non riesce a fare punti perchè "bloccata" psicologicamente. E ci saranno quelli del Chievo che mi ricorderanno che loro sono in A e noi in Lega Pro… Ma adesso lasciatemi dormire e sognare… E’ così bello…
Maietta che segna un gol al 92′ del secondo tempo è emozione allo stato puro. E qui potrebbe finire questo blog. Perchè tutto si ferma davanti alla rete di Mimmone nostro, un "terrone" che ama Verona come noi amiamo lui e la sua voglia di vincere. Ci sarebbe da aggiungere la favola di Pichlmann che segna la sua seconda rete, dopo aver fatto il turista a Sandrà e la corsa di Mandorlini vicino alla panchina e la Curva che canta e una lacrima che spunta.
Sarà anche vero che il Verona non meritava di vincere. E che in casa facciamo una fatica dannata per avere la meglio. Ma io non credo alla fatalità. Il Verona questa gara l’ha voluta far sua, altrimenti non avrebbe avuto quella reazione sul gol e il fatto che Rafael sia stato il migliore in campo vuol dire tutto o niente. Fino a Prova contraria, Raffaello è nostro e gioca con la maglia dell’Hellas.
Stasera il Verona è virtualmente dentro ai play-off, la classifica splende come una gemma incastonata in un anello, ma niente e nessuno deve permettersi di fare adesso calcoli e progetti improponibili. Alla salvezza adesso ne mancano 25.
Il carcere non si deve augurare a nessuno. E’ una condizione umana tremenda. Privare preventivamente della libertà una persona a tempo indeterminato e senza una condanna di un tribunale democratico, è frutto di culture dittatoriali. Lo facevano i peggiori regimi, da Stalin a Pinochet, passando per Hitler e Mussolini, da cui per fortuna ci siamo liberati. Soprattutto quando non c’è una condanna. Soprattutto quando i fatti devono ancora essere accertati. Ci sono quattro ragazzi in carcere, messi in galera dopo Verona-Nocerina.
Il fatto che siano tifosi del Verona è secondario. Ma forse no. Forse quella maledetta etichetta (Verona=violenza=razzismo) sta condizionando il lavoro di tante brave persone, che sono certo, ci sono nella magistratura e tra le forze dell’ordine.
Ma la vita di quattro ragazzi è troppo importante per giocarci senza responsabilità. Assistiamo ogni giorno a una giustizia capace di liberare inquietanti malviventi, politici corrotti, assassini. Si dice che una persona è innocente fino a prova contraria. Ma quello che non riusciamo a capire è perchè alcuni tifosi della Nocerina, pescati e inchiodati da filmati e prove documentali siano oggi liberi, mentre questi quattro ragazzi siano ancora in cella. Se ci sono le prove, se c’è la flagranza, se ci sono i filmati che spuntino fuori. Altrimenti si concedano almeno gli arresti domiciliari, come altre volte si è fatto.
Non capiamo perchè sia diventato un’aggravante fermarsi allo stadio a mangiare un panino e bere una birra. Sentiamo tanti benpensanti sostenere: "Basta andare a casa finita la partita e nulla ti succederà". Certo. Ma poichè questo è ancora uno stato democratico e libero, non è un reato mangiare un panino e bere una birra.
Attenzione: non è che stiamo giustificando la violenza. Anacronistica, fuori dai tempi, inutile, stupida, dannosa. Stiamo solo cercando di capire: davvero essere gente per bene e con la fedina penale pulita (mi risulta che l’unico addebito per uno dei ragazzi sia una guida in stato d’ebbrezza…) è un’aggravante?Davvero questi quattro ragazzi sono pericolosi? Davvero si può tenerli in galera per più di un mese (la "direttissima" , eufemismo, è fissata per giovedì 17 novembre)?
Ai quattro ragazzi dico: se davvero siete innocenti combattete fino all’ultimo per dimostrarlo. Nonostante tutto, sono certo, la giustizia vincerà. E umanamente non siete comunque soli.
PS: gradirei un tenore "alto" nei vostri interventi. Nessuna offesa per favore a giudici, magistrati, forze dell’ordine. Facciamolo anche per loro…
Mi si chiede un giudizio sull’affare Raiola-Andreoli. Mino Raiola è uno dei più influenti-potenti procuratori di calcio che lavorano in Italia (e non solo). E’ amico di Massimiliano Andreoli al quale vorrei tirare una personale ciambella di salvataggio: il fatto di aver provato precedentemente ad acquistare il Verona (prima da Pastorello e poi da Arvedi) senza successo non lo deve esporre ad un giudizio negativo. Teniamo presente chi erano gli interlocutori e in quale marasma versava allora il Verona. Andreoli ebbe semmai il merito di far capire alla città che il Verona era una cosa importante, stoppando altri discorsi (fusione) che stavano emrgendo con forza. Nell’ultimo tentativo con Martinelli, Andreoli con il consueto entusiasmo, si spinse troppo in là. Anche allora accompagnato da Raiola, cercava di imporre all’attuale presidente del Verona un management diverso da quello scelto da Martinelli (Bonato). I fatti furono contrari a Martinelli e forse avrebbe avuto ragione Andreoli che consigliava Raiola come uomo-mercato. La storia però non si fa con i sè e con i ma. Andreoli non è entrato nel Verona e non ci entrerà (con Raiola) neanche stavolta.
E qui arrivo al mio giudizio personale. Pur essendo affascinato da un’idea che uno dei più potenti e influenti uomini di calcio possa arrivare a Verona, credo che questo ingresso sarebbe inopportuno. In breve tempo, credetemi, ci si ritroverebbe ad affrontare problemi simili a quelli già visti e affrontati con Pastorello. Sarebbe inevitabile pensare al conflitto d’interessi innescato dalla presenza di Raiola in società. I giocatori (magari buoni, buonissimi, se non eccezionali) arriverebbero a Verona per essere valorizzati e poi rivenduti a prezzi notevolmente maggiorati. E di questo guadagno il Verona godrebbe solo in parte. Nascerebbero poi, inevitabilmente, nello spogliatoio quei figli, figliastri e figli di nessuno che già sono stati la rovina dell’Hellas di Pastorello, quando i protetti della P&P strappavano al Verona le condizioni migliori, mentre chi non aderiva al "protettorato" veniva lasciato alla porta. Situazioni devastanti dentro una squadra di calcio.
Credo però che Andreoli e Raiola possano essere utili al Verona. Martinelli in realtà ha idee chiare in questo senso. Rafforzando la compagine societaria con Giampietro Magnani di Cad.it (ormai operativo in sede), con Bruno Venturi (silenzioso e appassionato compagno di viaggio di Martinelli ormai da tempo) e con lo stesso Andreoli, impegnato direttamente e senza l’amico procuratore, il Verona avrebbe una forte compagine societaria su cui poggiare i piedi. E Raiola? I suoi consigli, il suo aiuto, la sua forza sarebbero oro colato. Ma solo se fossero una consulenza esterna. Altrimenti, come detto, in pochi mesi o anni, il Verona vivrebbe nuovamente una situazione da cui si è appena, faticosamente rialzato.
Nove punti in tre partite, quattro vittorie fuori casa, un posto virtuale nei play-off. Cosa volete di più dal Verona? La squadra di Mandorlini sta andando ogni più rosea previsione, la frenata di qualche settimana fa è solo un pallido ricordo, anzi, da quella crisi è uscita una squadra ancora più forte, ancora più cinica, ancora più calata dentro la categoria. Insomma, il Verona accende i sogni, è inevitabile e porta lontano con i discorsi, ma ancora una volta, è necessario invitare tutti a inserire il freno a mano, per godersi il presente, senza guardare troppo al futuro. Abbiamo verificato sulla nostra pelle quanto sia labile il confine tra la gloria e il fallimento. Basta un niente per interrompere uno stato di grazia e quindi una corsa esaltante. Ha ragione Mandorlini quando dribbla con abilità le domande sul ruolo che avrà il Verona in questo campionato. E’ chiaro che il tecnico è il primo che vorrebbe accendere le polveri. Ma sa anche che alzare il livello vorrebbe dire mettersi sotto il sedere una bomba ad orologeria. Il Verona è una splendida realtà di questo campionato. Penalizzata oltremisura dal mondo arbitrale, è arrivata solo con le proprie forze in zona play-off e questo è un vanto che nessuno ci potrà togliere. La squadra è robusta, atleticamente un caterpillar, sa imporre il proprio gioco, si difende bene. Ha ancora il difetto di fare un po’ di fatica in zona conclusiva, ma non è la sola. Persino la Sampdoria che ha nomi da fantascienza là davanti, è impegolata con il problema del gol. La vittoria di Bari ci consegna una squadra che, grazie al cuore, è andata oltre la ragione. Mancano 28 punti alla salvezza. Se la raggiungiamo in breve tempo (diciamo, in proiezione, verso la 32’ giornata, cioè entro la fine di marzo?), poi ci potremo sbizzarrire in altri discorsi.
Scusa, non ho visto bene: ma quello lì è Pichlmann? No dai, perchè per un attimo credevo di essere al Camp Nou e il "turista Pichlmann, quello che fino a due gare fa, quello che "un paracarro è meglio di lui", per un istante, lungo come la vita, è diventato "Messilmann".
Quando Piki ha calciato di sinistro quel pallone delizioso, indirizzato al sette, volevo piangere. Non ci credevo. Il calcio è veramente il più bello sport del mondo, perchè dentro un tiro c’è una storia da raccontare, anzi tante storie. Quella di Piki è fresca e simpatica, come il sorriso del viennese. Turista per caso (lo scrivevo il 28 ottobre, non due mesi fa) a Sandrà, un ragazzone serio ma sorridente, come solo gli austraici sanno essere.
Mandorlini lo ha messo dietro a Ferrari e dietro a Bjelanovic, causa allenamenti che non erano all’altezza (il mister lo ha ribadito anche oggi a Tuttocalcio), ma poi lo ha rispolverato quando il croato si è rotto. E Pichlmann, senza uno sbaffo di polemica ma dicendo le cose al posto giusto, ha segnato il gol più bello della sua carriera.
Sotto la Curva, anche questo un segno del destino, e il primo a esultare come un matto sulla panchina è stato proprio Mandorlini. Pichlmann che pure poteva onestamente mandarlo a quel paese era solo felice del suo gol. I compagni (e qui ho capito il valore del gruppo), erano solo sinceramente felici che un loro amico in difficoltà ce l’avesse fatta.
Mi è piaciuto il "duello" verbale tra i due a fine partita. Mandorlini ha ribadito: "Da Pichlmann mi aspetto grandi cose". E Piki ha risposto: "Il mister ha ragione, ma io volevo giocare. Ho fatto trenta gol negli ultimi tre campionati, non volevo lasciare Verona senza aver fatto vedere quello che valevo". Tanto viene da dire oggi. Tantissimo. Abbracciamoci forte, popolo dell’Hellas.
Dopo la gara con la Nocerina dissi che bisognava salvare quello che di buono quella serata (storta) ci aveva dato: cioè la capacità che ha questa squadra di guardare sempre dritto negli occhi l’avversario, di non mollare mai, anche quando ci sarebbero i presupposti per prendere terribili imbarcate. Oggi la squadra di Auteri ha distrutto la povera Sampdoria e ci ha fatto capire che il Verona ha fatto una mezza impresa a non essere seppellito di gol.
E così come dobbiamo tenerci stretto quel pareggio, ci teniamo strettissima questa vittoria col Cittadella. Una vittoria sofferta difficile, arrivata col grande cuore che il Verona di Mandorlini sa mettere sempre in campo.
E non è un caso che in una partita che sarà piaciuta a Edmondo De Amicis, sia brillato il nostro Garrone, alias Nick Ferrari. Lo spumante trentino si è ripreso il Verona (non voglio nemmeno pensare che c’entri qualcosa l’infortunio a Bjelanovic…) e il Verona è tornato alla vittoria con quelle armi che lo hanno fatto grande nella scorsa stagione in Lega Pro. Umiltà, umiltà e ancora umiltà con quei palloni che rimbalzavano sulla nostra linea difensiva e venivano buttati anche in tribuna quando serviva. Oggi il Verona non è stato allo specchio a sistemarsi i capelli e a mettersi il profumo. Ha passato il sabato in officina tra una martellata e l’altra e ha vinto.
E quindi abbiamo finalmente capito e scoperto qual è la dimensione vera di questa squadra: avere un cuore grande così. Ma soprattutto due cocones foderati con l’acciaio.
Il Cittadella è una brutta bestia, il Verona sbaglierebbe ad affrontarlo senza la necessaria concentrazione ed applicazione. L’Hellas non sta bene. Affiora stanchezza, c’è qualche infortunio, aumenta la lista dei diffidati (futuri squalificati).
Ci siamo tuffati insomma nel pantano della serie B. Manca la vittoria, il gol è un optional. Viene da sorridere a pensare oggi alle disquisizioni d’inizio campionato. Meglio Ceccarelli o meglio Mareco? Pichlmann o Bjelanovic? E Lepiller? E Pugliese? La verità una sola è che Mandorlini avrà bisogno di tutti. E tutti devono dare qualcosa.
Persino di quel Pichlmann che era relegato a fare il turista a Sandrà. Se il ragazzone austriaco non si è imbrocchito all’aria del Lago fino a diventare un inutile orpello di questa squadra deve dimostrarlo ora che Bjelanovic starà fuori quaranta giorni.
Pichlmann non ha fatto polemiche con Mandorlini per l’esclusione. Ora può far capire a tutti che il mister si è sbagliato. Il vantaggio di questo "conflitto" se lo prenderebbe giustamente il Verona di cui Pichlmann e Mandorlini sono due componenti.
Resta come parabola per tutti, quanto è riuscito a fare Ferrari l’anno scorso solo beneficiando della fiducia del mister. E a proposito di Nick: può e deve dare molto di più, soprattutto sotto porta.
Questa partita col Cittadella di Foscarini è molto più difficile di quella con il Vicenza. Bisogna fare attenzione. Forse anche cambiare pelle. Più brutti, magari, ma più pratici. Sbagliare non si può.
Lo so, si sente, si respira: c’è delusione in tutti noi. Ma io dico che anche da una serata stortissima come questa c’è la possibilità di salvare qualcosa. Tante cose non funzionano nel Verona è evidente. C’è una crisi di rigetto della categoria, che forse stiamo capendo solo ora. Però dobbiamo ammettere che pur in una giornata storta, il Verona non abbassa mai la guardia, se la gioca sempre guardando negli occhi l’avversario, non finisce mai ko. Anche se le premesse c’erano tutte.
Ma la rabbiosa reazione che ha portato al pareggio, il tentativo di vincere la gara, sono tutte cose che non possiamo non tenere in considerazione. Se, anche in un momento no come questo, la squadra comunque dimostra di essere viva, bisogna stare sereni.
Certo, in questo momento è meglio accantonare ogni sogno di gloria ed essere realisti. Tenendo presente che all’inizio del campionato in molti di noi avrebbero firmato per essere dove siamo adesso. Credo anche che la gara di oggi sia stata sufficiente per smentire tutti coloro che continuano a invocare come salvatori della patria i giocatori che stanno in panchina. Vivaddio se Mandorlini fa determinate scelte mica è uno scemo autolesionista.
Il campionato è lungo e per gli avversari non può essere sempre festa. Non vorrei parlare, infine, dell’arbitro. E infatti non ne parlo. Per non prendermi una querela.
"Vincente è quando una squadra vince". Andrea Mandorlini prima dell’allenamento di mercoledì 19 ottobre. Esatto, mister. Sarà banale, ma sono d’accordo.
Gianluca Vighini
Gianluca Vighini inizia giovanissimo a perseguire la sua grande passione: il giornalismo. Già a 16 anni collabora con Tele Valpolicella dove si occupa di sport e conduce varie trasmissioni sportive.
Dopo la maturità classica si iscrive a Scienze politiche e inizia a collaborare con il Gazzettino e la Gazzetta dello Sport. A 21 anni, dopo essere diventato giornalista pubblicista, viene assunto dal gruppo Telenuovo dove inizialmente è redattore al settimanale Nuovo Veronese. Qui cura le pagine sportive e di cronaca bianca. Nel 1987 inizia anche a collaborare con la televisione. Nel 1988 entra nella redazione di Telenuovo dove diventa giornalista professionista a 25 anni. Si occupa di cronaca nera seguendo, tra l’altro, il rapimento di Patrizia Tacchella.
Nel 1991 partecipa alla nascita del Nuovo Veronese quotidiano di cui diventa il responsabile delle pagine sportive seguendo come inviato l’Hellas Verona.
Nel 1998 diventa caporedattore di RTL Venezia, costola regionale di RTL 102.5. Dopo una breve esperienza a Roma dove dirige le pagine sportive di Liberazione, torna a Telenuovo dove inizia a condurre varie trasmissioni sportive e in coppia con Luca Fioravanti, vara il tg sportivo Tg Gialloblu. Su indicazione dell’azienda fonda anche Tggialloblu.it, il primo sito sportivo veronese.
Dirige e conduce la popolare trasmissione Alé Verona e ha ideato la trasmissione Supermercato. Da aprile 2021 è il direttore delle testate online di Telenuovo.