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VOTIAMO IL PEGGIOR QUINTETTO DEL BASKET GIALLOBLU’

Nella mia personale (molto personale) galleria di miti dello sport ci sono due new entry. Wim Vansevenant, considerato il ciclista più scarso di tutti i tempi, che a 37 anni è sceso dalla bicicletta: in 14 anni da professionista, facendo da gregario a Van Petegem, McEwen e Cadel Evans, ha conquistato solo una vittoria, nel 1996 al Tour du Vaucluse. L’altro nuovo mito è Peter Buckley, il pugile più scarso del mondo: si è ritirato pure lui dopo 300 match nei superpiuma, con 31 vittorie, 12 pareggi e 257 sconfitte.

Qualcuno penserà: e che ce frega e che c’azzecca con la palla a spicchi? Mi sovviene di lanciare un sondaggio: quali sono stati i cinque giocatori più scarsi della Verona dei canestri? Ecco il mio (never)starting-five.

1) Play: Emilio Marcheselli. Giocò – si fa per dire – nella stagione 89/90, la prima di Bucci. Scuola bolognese, soprattutto nello spazzolare quantità industriali di tagliatelle fatte dalla mamma. Una leggenda metropolitana narra che adesso pesa 150 chili.

2) Guardia: Fabio Torri, uno dei giocatori triturati da Marcelletti. Chiuse la stagione con una media di 2 punti e 2000 insulti (del coach) a partita. La spunta di misura su Fabio Spagnoli, che viene graziato per altrui meriti. La di lui morosa rimasta nella storia per gli inarrivabilii nude-look con cui si presentava (s)vestita al Palaolimpia mettendo in bella mostra due bocce clamorose.

3) Ala piccola: Massimo Minto. Nel giudizio conta anche (e soprattutto) l’aspetto dis-umano, l’antipatia. Sicuro talento (ha giocato tanti anni in serie A), presuntuoso come pochi. Non si è mai fatto una ragione di essere stato spedito a Verona nell’anno in cui la Benetton vinse il primo scudetto.

4) Ala forte: Eddie Elisma. L’americano-israeliano sbarcato nell’estate del ’98 resta la più grande "fenga" di Fadini in tanti anni di successi. Resta insuperabile il meno 8 di valutazione nel Grande Freddo (-32) contro la Fortitudo, partita chiusa facendo virgola. Mai successo per un americano,

5) Centro: Massimo La Torre. Il più alto nella storia del club (2,14), il più scarso. L’unico lampo quando si spacciò per malato saltando una trasferta e invece andò a Roma per vedere la "magggica" nel derby con ‘a Lazio.

Già che ci siamo aggiungiamo anche il comunitario e un altro americano.

a) David Arigbabu. Tedesco (di passaporto), muscoli neri e mano più di pietra di quella di Roberto Duran, il pugile (quello sì vincente, non come Buckley).

b) Victor Page. Il mitico Vittorio Pagina. Arrivava dal quartiere più malfamato di Washington e infatti, se non ricordo male, qualche anno dopo finì al gabbio dopo essere stato sparato in una rapina. Non aveva mai visto uno spazzolino e nemmeno un appartamento con il bagno. Lascio intuire a voi se poi cominciò ad usare l’uno e l’altro. Di sicuro alla prima trasferta si presentò sbocconcellando un pollo fritto, poi gettò i resti in fondo al pullman e l’autista, tra mille bestemmie, impiegò una settimana per capire e scoprire da dove arrivasse quel tanfo di carne putrefatta che rendeva inavvicinabile il bus.

Allenatore: Rudy D’Amico. Un’altra perla fadiniana. Dicono che non disprezzasse il buon vino (forse anche quello triste), arrivando poi a prendersi qualche abbiocco durante gli allenamenti. Memorabile una presa in giro dei G.U.A.I.: sul loro giornalino scrissero che il coach italo-americano (chiamato a Verona dopo qualche anno di inattività) era convinto che ci fossero ancora il "2 su 3" ai liberi e il possesso a 30 secondi.

E adesso mi aspetto i vostri "bad quintet" per poi stilare la classifica dei peggiori di sempre.

 

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