CHIAMIAMOLE EMOZIONI

“Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi emozioni…” (Emozioni – Lucio Battisti, Mogol)

“Il candidato vada alla lavagna ed esprima in sintesi il concetto del gioco della pallacanestro, con particolare riferimento agli aspetti difensivi e alle conseguenze offensive che ne derivano”.
Potrebbe essere un tema da proporre al prossimo esame da allenatore, che rischierebbe di avere esiti infausti per molti appassionati dediti a dare giudizi trancianti e talvolta sprezzanti sui giocatori.
Mi riferisco in particolare al trio Murphy-Udom-Gajic. C’è chi ritiene inconsistente il centro arrivato dalla Polonia, dove ha incrociato la strada con Aric Holman (quello sì impalpabile!). Le cifre sono oggettive: 13,2 punti, 7,8 rimbalzi e 15,5 di valutazione media nella 1ª fase. Tra i centri più redditizi del girone. Poi ci sono cifre meno oggettive, come quelle difensive. Ma criticare un giocatore dopo la prestazione con la Fortitudo, appare più assurdo che opinabile. Al netto che le opinioni sono in libertà, soprattutto sui social, come è noto.
Liam Udom sempre essere finalmente uscito da tunnel in cui si era cacciato nella prima parte della stagione, un problema più di testa che tecnico, che ora pare in via di soluzione. Del resto, forte di un contratto quadriennale, è stato l’unico giocatore confermato dopo l’amara stagione in serie A.
Nemanja Gajic (ingaggiato con un triennale) è finito indubbiamente ai margini delle rotazioni di Ramagli, che ha dato l’impressione di vederlo molto meno rispetto ad inizio stagione. Però quando è stato chiesto il suo apporto ha risposto con determinazione, utile alla causa anche quando è stato impiegato fuori ruolo per far fronte ai problemi di roster. Una situazione che fa il paio con Saverio Bartoli, prezioso e carico della “garra” necessaria nella manciata di minuti in cui è stato in campo contro la Fortitudo, tra i protagonisti dell’avvio della rimonta decisiva.
Quando rientrerà anche il fratello Vittorio, Ramagli sarà alle prese con il “turnover”, dovrà cioè sacrificare ad ogni partita uno degli 11 giocatori senior. Il coach saprà sicuramente valutare di volta in volta in base alle esigenze e alla contingenza del momento.
Intanto la Verona dei canestri, chiusa la 1ª fase centrando l’obiettivo del quarto posto, ha iniziato la Fase a orologio con un’altra vittoria in rimonta. Il pubblico si diverte, magari non si vedrà sempre una pallacanestro di altissima qualità, ma le emozioni non mancano.
Aspettando i playoff.

P.S. La “remuntada” con la F ricorda quella di due anni fa contro Scafati (allora addirittura da -21). Poi si sa come finì la stagione…

L’ALFABETO DEL 2023

A (Serie, categoria di campionato) – Cominciamo come un anno fa. E un solo anno è durata l’avventura della Scaligera nel Paradiso dei canestri. Ovviamente l’auspicio è che non si debbano aspettare altri 20 anni per ritornarci.

BARTOLI (Vittorio e Saverio, giocatori) – Due fratelli in maglia gialloblù nella Scaligera non si erano mai visti. A dire il vero per vederli giocare insieme bisognerà attendere il recupero di Vittorio (il lungo, più giovane), intanto di rincorsa è arrivato Saverio (il play, più vecchio). 

CANNAS E VITTONE (Paolo ed Enrico, medici) – Lo staff sanitario più longevo della pallacanestro italiana e più professionale del campionato di A2.

DEVOE (Gabe, giocatore) – A Piacenza è stato il capocannoniere del girone, a Verona la situazione è diversa. I numeri da leader li ha, responsabilità se ne prende, a volte troppe.

ESPOSITO (Ethan, giocatore) – La mossa di mercato più azzeccata, finora. Mezzi fisici devastanti, pericoloso dal perimetro e nel pitturato, presente a rimbalzo. Teniamocelo stretto.

FLOP (sostantivo) – Non c’è altro termine per definire la prima stagione in serie A dopo 20 anni. Ma c’è tempo per rimediare, speriamo non fino al 2029 (leggere alla lettera “I”).

GAZZOTTI (Giulio, giocatore) – Scuola Virtus, prodotto del fenomenale gruppo che stritolò anche Siena nella finale scudetto juniores. Con lui, tanto per capirci, Vitali, Baldi Rossi, Tommasini, Spizzichini, Moraschini e Fontecchio (due anni più giovane della categoria). Emblema dell’utilità. 

HAPPY END (sostantivo) – Speriamo che lo sia il finale di questa stagione.

IPSE DIXIT (frase in latino) – “Se non arrivano si rafforza la base economica, la serie A rischiamo di rivederla nel 2029”. Così il presidente Pedrollo parlando agli sponsor nel tradizionale evento al Palaolimpia. 

JOTA (Minestra tradizionale triestina) – Ai veronesi il 30 aprile è risultata alquanto indigesta, ma una settimana dopo è andata di traverso anche agli amici muli.

KAMARI (Murphy, giocatore) – Ha sciorinato doppie doppie in serie e giocate da “show-time”. E’ stato il più continuo in attacco, in calo nelle ultime due uscite. In difesa ogni tanto ha qualche passaggio a vuoto.

LIAM – (Udom, giocatore) – Unico confermato della squadra retrocessa dalla serie A, Ramagli e la società hanno puntato su di lui lanciandolo da titolare. Senza i risultati sperati. La stagione è ancora lunga.

MASSONE (Federico, giocatore) – QI cestistico che va di pari passo con l’intelligenza fuori dal campo, non a caso viene da una famiglia di “geni”. Bloccato dall’infortunio proprio quando il suo apporto era in crescita.

NEMANJA (Gajic, giocatore) – Cambio dell’ala piccola, quando è stato chiamato a giocare da “4” (come a Orzinuovi) si è battuto. Ma nelle ultime settimane, al netto di un problema fisico che lo aveva limitato, è finito ai margini delle rotazioni.

ONESTA’ INTELLETTUALE (Qualità) – Non è mai mancata a coach Ramagli.

PENNA (Lorenzo, giocatore) – Tornato in gialloblù dopo la stagione a Forlì (finale playoff persa contro Cremona), con una sorta di debito di riconoscenza reciproco la Scaligera gli ha affidato i gradi di capitano e lui sta rispondendo da leader.

QUADRATO (forma geometrica) – Come recita il proverbio: chi nasce quadrato non muore tondo. Ossia, non dipingiamo come fenomeni 

RAMAGLI (Alessandro, allenatore) – La Scaligera l’ha confermato dopo una retrocessione, lui è rimasto. Se il club avesse fatto la stessa scelta nel 2015 dopo la sciagura con Agrigento forse la storia avrebbe preso una piega diversa. 

STEFANELLI (Francesco, giocatore) – Inizio in salita, poi si è sbloccato, sia pure con qualche passaggio a vuoto. Ma un tiratore quando è in campo deve tirare, anche se viene da una striscia negativa. 

TRAPANI (Squadra del girone Verde) – Complimenti per la meritata promozione.

UDINE (Squadra del girone Rosso) – Idem come alla lettera precedente, per la pari opportunità di colori e di gironi.

VIGILE (aggettivo) – L’attesa vanamente sbandierata nella disgraziata scorsa stagione. Le cause sono molteplici: il budget da rispettare rigorosamente, qualche rifiuto (incrociato), pure un po’ di sfortuna. Di sicuro non è mai mancata la presenza del pubblico, che avrebbe meritato di più. E di meglio.

WATUSSO (sostantivo) – Magari uno potrebbe essere utile per dare centimetri in più alla Tezenis.

X (social media) – L’ex Twitter ha avuto un crollo da quando è stata rilevata da Elon Musk. Il basket italiano non ha subito un crollo del genere, ma sicuramente nel suo complesso non è in salute. Tuttavia Gianni Petrucci è intenzionato a ricandidarsi per il quartai mandato consecutivo (il sesto in totale). Luca Zaia gli fa un baffo.

YOGA (Pratica e disciplina finisca e mentale) – Insieme delle tecniche che consentono il congiungimento del corpo, della mente e dell’anima con Dio. Forse sarebbe utile anche a coach Ramagli, per scacciare energie negative e avverse. Da suggerire anche all’Ecodent Alpo del presidente Renzo Soave all’ennesimo assalto dell’A1 femminile. 

ZAPPALA’ (Matteo, allenatore) – Chiusura identica all’anno scorso, ma doverosa. Il coach-avvocato con San Bonifacio ha centrato la terza promozione consecutiva portando il club Orange in serie B. Three-peat, o – se vogliamo essere più forbiti – repetita iuvant.

LA LEZIONE DELLA SERIE A

“Dentro un ring o fuori, non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra.” (Muhammad Ali)

Per la prima volta in tanti anni di A2 per la Tezenis è stato costruito un roster con dieci giocatori. Mai in passato Ramagli aveva potuto contare su una panchina così profonda, che però si è via via accorciata.
Prima l’infortunio Gazzotti, poi quello a Bartoli, adesso a Massone. Con tempi non brevi per il cambio dei lunghi (lo rivedremo in campo a fine gennaio) e un mesetto, si prevede, per il sostituto del play titolare.
Una situazione che, di parallelo, ha visto calare l’utilizzo di Gajic (in campo 5 minuti a Chiusi e con Forlì dopo il picco di 30’ a Orzinuovi, giocando da 4 e quindi fuori ruolo) e la ritardata esplosione di Udom.
Ramagli ha puntato sull’unico giocatore confermato dalla rosa della serie A, ma finora le aspettative sono state inferiori alle attese: solo 3 volte in doppia cifra, 8 punti di media con il 23% da 3 e atteggiamenti difensivi da rivedere.
Premessa per chiedersi se non sia opportuno un intervento, almeno temporaneo, sul mercato. Ramagli si ritrova con la squadra corta proprio quando l’intesa fra tanti giocatori nuovi sembrava consolidarsi, sebbene non vada trascurato il fatto che a Orzinuovi s’è rischiato grosso e a Chiusi pure.
La lezione della scorsa stagione, con la “vigile attesa” e le eccessive esitazioni ad intervenire con addizioni adeguate, dovrebbe essere servita.
Resta la consapevolezza che Kamari Murphy si è rivelato il leader che invece Gabe DeVoe è stato finora solo a rari sprazzi. E la coppia Usa ha regalato giocate come non se ne vedevano da tempo. Ma non basta.
E’ vero che il campionato è lungo e sarà fondamentale arrivare al top della condizione e dell’organico nei playoff, ma questa prima parte della stagione ha già offerto indicazioni utili e significative. Nella buona e nella cattiva sorte.
E il girone d’andata ormai è quasi terminato.

LA PAURA FA…CENTO

“L’emergenza insegna a pregare, si dice: per impararlo si vada in Italia!” (Johann Wolfgang Goeghe – Friedrich Schiller – Epigrammi Xenia).

Debutto casalingo-flop. Non per il pubblico, checché ne pensi chi si aspettava una grande cornice, 2.500 spettatori contro una squadra non di forte appeal, dopo una stagione disgraziata e in una domenica praticamente estiva sono una risposta apprezzabile per la nuova Tezenis.
Decisamente meno bene la prova dei giganti di Ramagli, accartocciati in un gioco ancora alla ricerca della giusta identità. E soprattutto di un leader. Contro Cento non lo è stato, finora, DeVoe (come forse ci si attenderebbe), non lo è Kamari Murphy, che tuttavia pur senza dare l’impressione di fare sfracelli ha chiuso da top scorer gialloblù con 17 punti.
La muscolarità di Esposito resta per ora la nota più confortante, accompagnata dalla doppia doppia contro Cento che ha trovato nella guardia tascabile Mussini il giocatore che ha spaccato la partita, poi completata dalle giocate di Benvenuti vicino a canestro.
Se mancano i punti di tutte le altre guardie, a cominciare da Stefanelli, e con capitan Penna ancora non ripresosi fisicamente, il gioco diventa confusionario e pasticciato, come è apparso nel momento del break decisivo. Ed è mancato anche quel pizzico di coraggio per fare scelte magari un po’ più coraggiose. E la paura al momento è solo un gioco di parole buono per il titolo.
Non siamo certo in emergenza, perché il campionato è lunghissimo, l’anno scorso le sconfitte talvolta venivano un po’ “mitigate” dallo spettacolo, vedendo all’opera squadre di livello come Milano, Virtus Bologna, Reyer Venezia, Tortona. Però il pubblico della Verona dei canestri, tanto o poco che sia, anche in A2 merita uno spettacolo migliore.

FEMO FINTA DE NIENTE

“Sei solo chiacchiere e distintivo” (Al Capone-Robert De Niro, Gli Intoccabili – 1987)

Tutto sotto controllo, o quasi.
La vittoria a Cividale, con una Tezenis priva di Lollo Penna (ma con i friulani senza un americano e con il gaucho Redivo costretto a fare i bambini con i baffi) ha confermato, se ce n’era bisogno, che ogni trasferta sarà delicata, ma anche che le squadre più accreditate potrebbero riuscire a scavare un solco nella classifica.
Il campionato è lungo, la Supercoppa ha assegnato allo squalo di Trapani (uno solo, senza la “s” del plurale…come uno solo era l’americano per i siciliani) dell’ambizioso e munifico patron Antonini i gradi di superfavorita dell’A2. Poi chi vivrà, vedrà: le promozioni sono due, gli incroci nei tabelloni dei playoff potrebbero risultare determinanti.
Buona la novità della diretta settimanale su Rai Sport, innalzando la qualità di un prodotto che spesso resta ancorato ai bassifondi del web.
E a proposito di promozione della pallacanestro, va ribadito il fallimento ormai prolungato del movimento gestito dalla Federbasket, come è stato evidenziato da “Spicchi d’arancia”, preziosa newsletter (completamente gratuita) che sovente dà anticipazioni e offre cifre e statistiche accurate anche delle Minors.
La riforma della FIP ha stabilito che le squadre dei campionati nazionali sono solo 76 (gestite da LBA e LNP), nel 2007 erano 310.
Le conseguenze della pandemia non sono sufficienti per giustificare una crisi conclamata e acuita dalle richieste in costante aumento della Federazione.
Volete qualche esempio?
La Scaligera Basket dopo la retrocessione ha dovuto modificare la ragione sociale, tornando nello status dilettantistico. Ebbene, per aggiunge un “Dil” ha dovuto sborsare 1.100 euro alla FIP.
I parametri della serie B Interregionale (che rimane il quarto campionato com’era prima la C Gold) per tesserare ogni giocatore non formato dal proprio settore giovanile sono passati da 2.500 a 4.000 euro. Le tasse gara da 190 a 380 euro, a partita, per ciascuna società.
Tutto questo mentre gli arbitri ricevono rimborsi ridicoli, per forza poi c’è carenza di direttori di gara.Ma, come na ben sottolineato “Spicchi”, la riforma dei campionati ha portato al lancio di FIP Stats, una app che offre in tempo reale gli aggiornamenti e tutte le cifre delle partite dei campionati di serie B Interregionale, C Unica e Divisione Regionale 1 (l’ex serie D che adesso hanno ribattezzato come un’auto: DR1).
Per poter accedere a tutti i dati forniti dalla app (escluso il mero risultato) bisogna pagare un abbonamento: 1,99 euro alla settimana, 3,99 al mese e 29,99 per un anno.
La FIP ha precisato che non incassa nemmeno un euro da questo progetto e invece ha investito una cifra consistente (senza specificare quale) per garantire che tutti questi campionati siano dotati del referto elettronico, che si ”compila” con un tablet, ovviamente acquistato dalle Società che in alcuni casi hanno usufruito di un contributo federale.
La digitalizzazione è un bellissimo progetto, ma forse sta diventando una scusa per fare ulteriore cassa. E aspettando la app gratuita, resto convinto che un qualunque ragazzo delle tante squadre giovanili, un genitore, un semplice appassionato debbano accedere ai risultati e alle statistiche dei campionati più importanti in modo completamente libero.
Questa è la vera promozione, il resto sono chiacchiere. E allora intanto facciamo finta di niente.

MANCA POCO

“Tu sei buono e ti tirano le pietre, sei cattivo e ti tirano le pietre. Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, tu sempre pietre in faccia prenderai”. (“Pietre”, Antoine – di Gian Pieretti e Ricky Gianco)

Squadra fatta per nove decimi. Una rivoluzione, con un solo giocatore confermato: Liam Udom, che Ramagli vuole lanciare in quintetto. Un cambio radicale. E non poteva essere diversamente, dopo la disgraziata ultima stagione costellata da troppe incertezze, scelte discutibili e pure parecchia sfortuna. La proprietà ha deciso di confermare in blocco staff tecnico e management.

Ora manca solo il centro americano, posizione che nei giorni scorsi pareva ormai sistemata con un lungo reduce dall’esperienza in serie A. Ma un serio problema personale legato alla famiglia, che sarebbe rimasta negli States, ha indotto il giocatore a comunicare la sua rinuncia. Così dal mondo dei procuratori che fa trapelare qualche dritta anche quando sei in ferie e molto lontano da casa. Un comportamento, quello del centro Usa, che denota grande serietà professionale, rispetto del club e della piazza.

E allora continua la caccia al centone americano per completare un roster che in passato la Tezenis non ha mai avuto così profondo: 10-giocatori-10. 

Il “piano B” prevede di virare su un altro profilo di giocatore che dovrebbe essere definito entro fine mese, anche se era rimasta in sospeso l’affascinante l’ipotesi del ritorno di Taylor Smith, che tutti vorrebbero.

Sembra invece tramontata l’ipotesi del ritorno di Taylor Smith, legata all’incognita sulla piena ripresa dell’attività del centro bonsai, che comunque sta recuperando a tempi di record dopo l’intervento eseguito dal prof. Rocchi a Reggio Emilia. In A2 sono concessi solo due visti, perciò la valutazione delle condizioni di Smith era prioritaria. Sebbene un “piano C” avrebbe potuto portare all’ingaggio di un giocatore comunitario a gettone, in attesa del completo recupero di Taylor Smith. 

Intanto il campionato che scatterà ad ottobre si annuncia assai competitivo.  Verona se la vedrà con Trieste (animata dal pronto ritorno in serie A), Udine (che insegue per l’ennesima volta il salto di categoria), Fortitudo Bologna, la recente finalista Forlì. E nel girone Verde si potrà incrociare la strada con Cantù, Treviglio, Torino e la nuova Trapani del patron Antonini, che appena entrato nel “salotto” dell’A2 si sta muovendo come un elefante nella cristalleria, sventolando a destra e a manca le mazzette di euro.

Ultima annotazione. Il Consiglio Federale ha finalmente deciso lo stop alla pagliacciata dei trasferimento di giocatori dalla serie A in A2 alla vigilia dei playoff. Durante il girone di andata si potranno tesserare due giocatori senior; altri due potranno essere inseriti nel girone di ritorno fino alla vigilia della terzultima giornata della fase ad orologio.

P.S. In questo blog c’è spazio per tutti, ovviamente anche per chi critica. Non c’è spazio invece per la maleducazione e per chi si diletta in offese ai giocatori e allo staff, avventurandosi anche in scomposte considerazioni personali sul piano professionale. A maggior ragione godendo dell’anonimato.

Aggiornamento ore 11 lunedì 24 luglio. Nella notte la Tezenis ha chiuso l’accordo con Kamari Murphy, 29 anni a dicembre, centrone che non ha mai giocato in Italia ma in Europa ha esperienze in Germania, Estonia e Polonia (come DeVoe). Peccato per Smith, ma ora non manca niente.

RICOMINCIARE

“Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.” (José Saramago)

Volete mettere una trasferta a Nardò (con una deviazione sul magnifico barocco di Lecce), la doppietta Udine-Cividale (tra prosciutto di San Daniele, brovada, musetto e frico), tornare nell’amata Trieste, le metropoli Roma e Milano, il clima infuocato del Paladozza di Bologna, la nobile decaduta Cantù, Rimini con il mare d’inverno che mette sempre un po’ di malinconia, Torino tra auto, sindone e bicerìn, Cremona con le 3T, Vigevano (la “Salonicco d’Italia) e Mantova, magari capita un altro sbrocco del presidente o chi per lui? Peccato che Chieti sia retrocessa, un giretto al centro commerciale accanto al Palatricalle avrebbe fatto piacere.
I gironi della prossima A2 sono ancora ignoti, quindi non sappiamo se l’Italia sarà divisa in orizzontale con l’aggiunta delle pugliesi e l’esclusione delle friulane (come la stagione della promozione) o in verticale. Se Verona dovrà sorbirsi un paio di viaggi in Sicilia (Trapani e Agrigento) e soprattutto – con due gironi da 12 squadre – che formula partorirà la Federbasket con la complicità di LNP.
E’ probabile che sarà difficile fare peggio di quest’anno, con il picco raggiunto nell’ultima giornata del concentramento degli spareggi di serie B, a Ferrara.
Le due partite non si potevano giocare in contemporanea (come sarebbe stato opportuno, ma c’era solo un campo), Vigevano già promossa e Orzinuovi che per ritornare in A2 avrebbe dovuto vincere almeno di 11 contro la Luiss Roma. Così nel minuto finale, sul 78-79 per i bresciani, è andata in scena una farsa: autocanestro di Orzinuovi (annullato e punito con il tecnico), tiri liberi sbagliati volutamente dai romani, i bresciani che passano apposta la palla agli avversari. Tutto per cercare (o evitare) i supplementari.
Speriamo che si possa far meglio, immagini comprese. Quanto alla squadra, in casa Tezenis sembrano aver chiarito che si punterà sull’asse Usa play-centro. Ma cominciando dagli italiani, poi si penserà alla coppia americana.

IL CORAGGIO DI CONTINUARE

“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta.” (Sir Wiston Churchill)

Le parole di Alessandro Ramagli subito dopo la sconfitta di Trieste sintetizzano perfettamente lo stato d’animo nella Verona dei canestri: dolore e disperazione.
Inutile fare tanti giri di parole: se retrocedi al primo anno in serie A dove eri tornato dopo 20 anni, sportivamente è un fallimento. I bilanci, è cosa nota, si fanno alla fine, e adesso che è finita, purtroppo malamente, è tempo di tirare le somme.
La Tezenis ha vinto 6 partite nel girone d’andata, 3 in 14 partite del girone di ritorno. E con un rendimento così il campo ha detto che Verona merita di retrocedere. In queste ore, nelle quali prevalgono dolore, sconforto, rabbia e, tante, imprecazioni, è già partita la caccia alle cause. Che sono molteplici.
Non si può certo dare tutta la colpa alla fuga dell’innominabile palancaio spalleggiato dal suo compare procuratore, ma è indubbio che lì siano cominciati tutti quei guai che si sono trascinati e sovrapposti per buona parte della stagione.
Vado in ordine sparso: la scelta, coraggiosa, di puntare su due play italiani, uno poi finito un po’ ai margini delle rotazioni e in seguito autoesclusosi; l’involuzione di Holman diventato una sorta di ectoplasma e i ritardi (tra rifiuti e difficoltà varie) a trovare il sostituto; la scelta di puntare su Sanders per rimpiazzare l’innominabile, sebbene l’anno prima con Tortona avesse tirato con oltre il 47% da 3 arrivando alla semifinale dei playoff; sul campo le due sanguinose sconfitta casalinghe all’overtime con Trento e Reyer, sprecando 7 punti di margine nel finale; l’infortunio a Taylor Smith proprio mentre si avvicinava lo sprint per la salvezza.
La fotografia di questa stagione tormentata e zeppa di vicissitudini (Ale Ramagli cit.) è nei due scontri diretti persi nettamente al Palaolimpia con Treviso e Scafati. Il primo tempo di Trieste (che arrivava da 7 sconfitte nelle ultime 8 partite) ha fatto sul resto, eppure la rimonta questa volta si era concretizzata. Ma quando arrivi spremuto al momento topico, poi il rischio di pagare dazio aumenta in modo esponenziale.
Nella ripresa Bortolani e Langevine non si sono mai alzati dalla panchina, 3 minuti l’impiego complessivo del giovane arrivato con il benestare di Milano. Ramagli ha fatto affidamento sui giocatori che gli hanno garantito il (tardivo) cambio di passo nella ripresa: 18’ e mezzo Simon, quasi 19 Davis (migliore in campo), oltre 17’ Cappelletti, 17’ anche Anderson, più di 12’ Casarin. In tutto 7 giocatori utilizzati, con Johnson rotto e Sanders reduce dai 4’ con Scafati.
E se qualcuno ironizza su Bossi “hombre del partite”, purtroppo ho l’età per ricordare il compianto Sergio Rizzi, lanciato al posto di Meneghin nella finale di Coppa dei Campioni nel 1975 ad Anversa, contro il Real Madrid. Segnò 13 punti (mai fatti prima e nemmeno dopo) e Varese vinse la Coppa.
A breve cominceranno le valutazioni su chi va e su chi resta, adesso è il tempo delle imprecazioni. Una cosa è categorica e imperativa: bisogna ripartire dal pubblico che fra tante sciagure ed errori è stato la cosa più bella. E alla proprietà il coraggio delle scelte future.

P.S. L’unica (magra) consolazione è che con la retrocessione non ritroveremo sulla nostra strada l’ineffabile Attard.

OLTRE L’IMMAGINAZIONE

“C’è qualcosa di più importante della logica, l’immaginazione”. (Alfred Hitchcock)

La sentenza del Tribunale Federale che ha penalizzato Varese di 16 punti ha fatto molto discutere e divide il mondo del basket. Al netto della comprensibile posizione varesina, in queste ore sono spuntati anche autorevoli opinioni, finanche sul presunto mancato impatto dell’illecito sportivo sui risultati. 

Una premessa iniziale è doverosa. Qualsiasi sentenza che arriva a campionato in corso (in questo caso quasi alla fine) alterando sensibilmente la classifica, suscita polemiche. E può scandalizzare. 

Seconda premessa. Spiace per Varese, che finora ha espresso la pallacanestro più divertente, con un coach al debutto in Italia ed un progetto interessante. 

Ma secondo il pronunciamento dei giudici federali la società sarebbe responsabile di frode sportiva e illecito sportivo. In estrema sintesi Varese è accusata di avere dichiarato il falso al momento dell’iscrizione, producendo una falsa attestazione per ottenere l’iscrizione al campionato. Un’autocertificazione che è stata smentita dall’arbitrato vinto lo scorso novembre al Bat di Ginevra (lo stesso che deve dirimere il contenzioso Scaligera-Selden) da Milenko Tepić per il mancato pagamento di alcune mensilità durante la stagione 2019/20 nella quale il giocatore serbo aveva giocato solo 3 partite prima di essere tagliato (e concludere la stagione all’Iraklis Salonicco). 

80mila euro è la cifra che è stata successivamente saldata da Varese per chiudere il lodo e ottenere lo sblocco del mercato imposto dalla Fiba proprio in seguito al Bat. 

In pratica la Pallacanestro Varese si sarebbe trovata nelle condizioni di vedersi respinta la richiesta d’iscrizione. Proprio quest’anno l’Eurobasket Roma è stata esclusa dal campionato di A2. E nelle stagioni precedenti ci furono di casi di Avellino e Caserta. Per questo è legittimo chiedersi cos’abbia controllato (o non verificato) la ComTec all’atto dell’iscrizione varesina. Senza dimenticare l’esclusione della Virtus Bologna per il lodo Becirovic.

Molti tifosi ricorderanno il caso Lorbek. Nel 2007 la Corte Federale inasprì da 12 a 15 punti la penalizzazione inflitta alla Benetton Treviso dalla Commissione Giudicante per frode sportiva nel tesseramento di Lorbek e Cuccarolo. Così si può dare una risposta a chi si è chiesto da dove saltassero fuori i 16 punti. (E la Procura Federale aveva chiesto la retrocessione in A2). L’handicap è sicuramente agganciato alla posizione di classifica della squadra sotto inchiesta.

Il Regolamento di giustizia FIP prevede che la responsabilità oggettiva per frode o illecito sportivo “è sanzionata – a seconda della gravità e dei danni cagionati all’immagine del movimento cestistico nazionale – con la penalizzazione di uno o più punti in classifica o con la retrocessione nella categoria inferiore”. 

Varese ha già annunciato reclamo urgente alla Corte Federale d’appello e in ultima istanza potrebbe ricorrere Collegio di garanzia del CONI. 

Ottenere la salvezza con la penalizzazione di un’avversaria non sarebbe il massimo, però le regole sono fatte per essere rispettate. E non dimentichiamo certi lazzi e sghignazzi per i 3 punti di penalizzazione inflitti l’anno scorso alla Tezenis per il ritardo di poche ore nel pagamento della prima rata al momento dell’iscrizione. 

Da ultimo speriamo due cose: che i tempi dell’appello siano più rapidi possibili in modo da non inficiare il finale della stagione e che se di penalizzazione – un anno fa – non siamo periti, non ci sia bisogno di quella altrui. Coach Ramagli, da galantuomo qual è, lo ha detto: “Mettere il naso in cose che non mi competono e fare sciacallaggio è l’ultima cosa che penso di fare”. 

E allora sotto con le ultime 5 giornate. 

LA GABBIA DI VARESE

Quando il gioco si fa duro, metti un piede davanti all’altro e vai avanti. Non mollare”. (Roy T. Bennett)

Domenica, poche ore prima della trasferta a Varese, la mia squadra Under 15 nella sonora batosta rimediata contro Vigodarzere, allenato dal papà dei fratelli De Nicolao (che ha sciorinato tutte le zone possibili, tranne la mista), ha tirato 4/6 ai liberi. Un dignitoso 66%. 

Ricorro a questo paragone un po’ estremo perché se sbagli 10 liberi (su 26) in una partita tirata, risulta decisamente più complicato portarla a casa. Considerato che era già di per sé arduo. Anche se gli errori falla lunetta contano fino ad un certo punto.

Dejà vu. Il copione si sta ripetendo, purtroppo con una dolorosa costanza. Cambiano un po’ le modalità, ma la sostanza resta simile.

Rimonta subita (come con Reyer e a Varese) o rimonta abortita (con Tortona e a Pesaro), cambiano i fattori ma il risultato non cambia. 

A Masnago la Tezenis ha presentato Justin Simon, l’innesto atteso per tanto (troppo tempo), che doveva ancora capire dov’era capitato, ma in difesa potrà assicurare solidità. L’auspicio è che non debba viaggiare troppo di frequente in lunetta, viste le premesse…

Il problema principale dei giocatori di Ramagli rimane la capacità di mantenere prolungata la durezza mentale. E di conseguenza le energie. Gli epiloghi delle ultime partite hanno mostrato una tendenza a spegnersi dei giganti gialloblù nel momento topico, la carenza di centimetri rimane, anche se poi a rimbalzo Verona riesce a tenere botta.

La difficoltà a trovare canestro nel pitturato quando le difese diventano ancora più fisiche e le difficoltà a contenere le giocate in verticale (Varese si è affidata ripetutamente agli alley-oop) confermano che Smith da solo non può bastare, anche quando infila una serata fenomenale come a Masnago, andando vicino alla tripla doppia.

La squadra è corta, ed è cosa nota. In centimetri e rotazioni, e senza un colpo con una squadra di fascia medio-alta (riuscito solo con Brindisi, ma era la prima giornata), il cammino per la salvezza sarà durissimo.

Ultima considerazione. I tifosi veronesi a Varese sono stati costretti a seguire la partita chiusi in una vera e propria “gabbia”, con tanto di plexiglass piazzato davanti. 

Non so se la responsabilità sia della società varesina, della Digos, dell’Osservatorio del Viminale di altre autorità preposte alla sicurezza. A mio modo di vedere lo considero indecente. Come per l’”acquario” del Taliercio. Anche chi si sobbarca una trasferta merita rispetto. E pari diritti.