“Questo è il primo dei castighi: nessun colpevole può essere assolto dal tribunale della sua coscienza.” (Decimo Giunio Giovenale)
Sembra passata una vita da quando la neopromossa Urania Milano, zeppa di giocatori arrivati dalla serie B, prese a pallate la Tezenis facendo saltare la panchina di Luca Dalmonte. Invece era solo dicembre 2019. 14 mesi dopo l’avventura di Andrea Diana sulla panchina della Scaligera è già finita.
Come sempre il coach paga per tutti. Un colpevole, ma tanti imputati. Le difficoltà emerse in questa prima parte della stagione non possono essere tutte addossate solo all’allenatore. Non è dato sapere se si potrà intervenire sui limiti caratteriali emersi finora, i problemi tecnici invece spetteranno al nuovo allenatore, un cavallo di ritorno che forse non entusiasma parte della tifoseria, ma se dopo quasi 6 anni la memoria corre ancora sulla sanguinosa serie dei playoff contro Agrigento evidentemente significa che da allora poco è stato fatto per scacciare quel ricordo orripilante.
Giova rammentare, peraltro, che in gara-4, con Verona ancora avanti, De Nicolao fece 0/2 ai liberi e sfondamento sul possesso successivo, poi Monroe sbagliò un “rigore”. Tutta colpa di Ramagli anche quello?
Parliamo dell’unico allenatore che ha resistito indenne sulla panchina di Verona. L’unico a non venire esonerato, oltre a Crespi, che però nel 2016 è noto evitò il licenziamento solo grazie ad una penale insostenibile inserita nel suo contratto.
Prima e dopo è sempre finita così. Esonerato De Raffaele (quello che poi ha vinto un paio di scudetti con la Reyer), con il ritorno di Marcelletti finito con la retrocessione. Esonerato Garelli, dopo 3 giornate. Esonerato Frates, dopo 8 giornate. Poi l’era LDM. E siamo al presente.
Da un anno e mezzo a questa parte è successo altro. Confermare Dalmonte dopo l’eliminazione per mano di Treviglio (corsi e ricorsi storici…) e poi esonerarlo. Cambiare un americano completamente avulso dalla squadra con un giocatore navigato e di un altro ruolo. Confermare quell’americano dopo lo stop al campionato per la pandemia. Rinunciare a Udom e Poletti. Richiamare Greene. E l’infortunio a Pini ha complicato le cose. Poi in campo giocavano come voleva l’allenatore, che ha pure fatto dei correttivi tornando ad esempio all’antico con i P&P di Candussi e i giochi dagli angoli del Professore, ma quando le cose si mettono così male le colpe vanno distribuite. E un esame di coscienza collettivo sarebbe opportuno; come sarebbe buona cosa un’ammissione di responsabilità, almeno parziale. Comunque sia, adesso non ci sono più alibi.
Buon vento a Diana e bentornato al Reverendo. Buon vento anche a lui, è sempre quello del Tirreno.