PROVA DI FORZA

“Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello / sarà la cortesia del gran Lombardo / che in su la scala porta il santo uccello; / che in te avrà sì benigno riguardo, / che del fare e del chieder, tra voi due, / fia primo quel che, tra gli altri, è più tardo”. (Dante Alighieri – “Divina Commedia”, Paradiso, Canto XVII)

Buona la prima, anzi, più che buona. Il Paradiso è ancora lontanissimo, ma è stata imboccata la strada giusta. La Tezenis non poteva trovare partenza migliore. La rotonda vittoria contro Caserta ha fugato in un amen le perplessità emerse in precampionato. Emblematica la prova di Jermaine Love, il giocatore più sotto osservazione: punti e leadership che hanno marchiato la rimonta e la fuga veronese. Cinque gialloblù in doppia cifra, una difesa che non ha concesso nulla nel pitturato (4 punti di Cusin) e una selezione mdi tiri in attacco che, dopo l’avvio squilibrato sul perimetro, ha permesso di sfruttare al meglio i mis-match, esaltando le doti di Udom.

E se è vero che Caserta era azzoppata (oltre a Carlson è rimasto sui legni per l’intera partita anche Sousa), Dalmonte ha dovuto rinunciare dopo poco a Hasbrouck, il cui recupero sarà fondamentale in vista del big-match a Udine.  La sfida alla barbara ora di pranzo sarà la prima reale prova di forza, dopo l’antipasto servito al debutto.

ZERO ALIBI

“Cambia tutto vivere sotto pressione. Certe persone le spremi e si svegliano, altre crollano” (John Milton – Al Pacino, “L’avvocato del diavolo”). 

Se prima poteva esserci qualche dubbio, adesso non ce ne sono più. La Tezenis, che già in partenza godeva dei favori del pronostico nel girone Est, adesso rafforza la sua leadership nel ranking del campionato. L’arrivo di Bobo Prandin, bella persona prima ancora che giocatore con una buona carriera e due promozioni negli ultimi due anni, spazza via anche le ultime incertezze sulle ambizioni della Verona dei canestri. E non ci sono alibi.

Evidentemente la società è stata convinta a compiere un ulteriore sforzo per allungare la panchina e aumentare le rotazioni, anche se l’arrivo di Prandin c’entra poco con l’infortunio a Tomassini, che da martedì si allenerà a pieno regime con la squadra.  Non ci voleva un genio per immaginare che un ragazzo del 2003 non può garantire energia, intensità, esperienza che vengono assicurate da un giocatore di 33 anni, con una lunga e consolidata e esperienza nella categoria, impreziosita da due promozioni.  La famosa qualità degli allenamenti, i celebri accoppiamenti…poi staremo a vedere chi giocherà e quanto giocherà, considerato che LDM solitamente gestisce non più di 8 rotazioni.

Dalle prime indicazioni fornite dal campo sembrerebbe auspicabile che Jermaine Love avesse la possibilità di innescare la sua rapidità e Candussi ricevere un numero di palloni adeguati vicino a canestro, invece di continuare a fare la guardia in un corpo da centro. Insomma qualche blocco in meno sul pick and roll e un po’ di secondi da sottrarre al tempo perso con la palla in mano.

Siamo solo all’inizio ed è vero che i campionati si vincono a maggio (o a giugno), ma si sa già a chi verrebbe presentato il conto se le cose dovessero prendere la piega sbagliata.

SUPERCOPPA, MINIPRECAMPIONATO

“Nondum matura est: nolo acerbam sumere”. (Fedro – La volpe e l’uva)

Tutti d’accordo, questa “genialata” della LNP che s’è inventata la fase di qualificazione della Supercoppa al posto del precampionato, non è il massimo della vita. Troppo agonismo in un periodo della stagione nel quale si sta cominciando a mettere benzina nel motore e lo stress mentale dovrebbe essere centellinato con grande parsimonia.
Detto questo, le giustificazioni in tal senso dopo la sconfitta della Tezenis per mano di Mantova ricordano la vecchia ma sempre attuale storiella della volpe e l’uva.
Meglio perdere in Coppa e poi vincere in campionato? Domanda che prevede una risposta scontata, pertanto la questione è pleonastica. Tuttavia non è superfluo chiedersi come sia possibile subire un parziale 0-21 (record negativo), precipitare dal +13 al -14 per poi risalire fino all’aggancio. Dimenticandosi infine di spendere un fallo per acciuffare l’overtime.
Le discese ardite e le risalite lasciamole al duo Mogol-Battisti. Al netto dei carichi di lavoro e di qualche problema fisico, basta guardare chi usciva dalla panchina per Verona e chi per Mantova per non avere dubbi, con il dovuto rispetto, sui valori in campo (e soprattutto in panca).
Teniamoci stretto Rosselli, da subito maestro nel mandare a canestro qualunque compagno, e aspettiamoci legittimamente un salto di qualità dalla coppia americana.
Verona è la squadra che gode in assoluto dai maggiori favori del pronostico in entrambi i gironi (a proposito: alla Fip il Consiglio Federale estivo ha pensato bene di cambiare la formula tornando all’antico, così nei playoff ci sarà ancora l’incrocio con le squadre dell’Ovest) e ogni avversaria sputerà sangue per fermare la testa di serie n° 1 del campionato. Il debutto in Supercoppa con Mantova ha offerto subito la prima dimostrazione.

MEO E MARAMEO

“L’amor che move il sole e l’altre stelle.” (Dante Alighieri, “Divina Commedia” – Paradiso, XXXIII, v. 145)

Pensieri in libertà dopo la tre giorni azzurra a Verona. Tante cose positive: l’entusiasmo degli appassionati che hanno abbracciato la Nazionale anche durante i giorni di allenamento, la disponibilità dei giocatori e dello staff azzurro, l’organizzazione di Master Group.
Altre cose sono andate meno bene. Soldout solo nella giornata-clou per la sfida con la Russia e pur tenendo conto che si era in pieno agosto qualcosa non è funzionato nella promozione, soprattutto tra le società del territorio. Bisognava cominciare molto prima, invece la vendita dei biglietti è stata lanciata quasi a ridosso dell’evento.

Poi è opportuno lasciare ai boccaloni da tastiera le critiche a Meo Sacchetti per i primi tagli operati. Escluso Moraschini (Mvp italiano del campionato, però mai schierato in tre partite), per non parlare delle rinunce fin dall’inizio a Tonut e Polonara (quest’ultimo peraltro ignorato anche dai precedessori di Sacchetti)…tutto questo per preferire Brian Sacchetti (tra l’altro un ruolo diverso da quello di Moraschini). Chi sostiene che il c.t. faccia giocare Brian solo perché è suo figlio dimostra di non conoscere Meo e soprattutto di capire ben poco di pallacanestro.

Infine parecchi hanno notato l’assenza dell’amministrazione comunale durante le tre giornate della Verona Basketball Cup: erano giorni di ferie, d’accordo, però c’era la Nazionale di basket (che tornava dopo 11 anni) e mandare un assessore con la fascia tricolore almeno una sera avrebbe evitato questa brutta figura. Nei primi due giorni è stato avvistato il presidente della Commissione Sport, Stefano Bianchini, che era presente a titolo personale, tra l’altro avendo messo per primo in contatto Master Group con Palazzo Barbieri, che poi ha concesso l’uso gratuito del palasport. Ma la giunta non pervenuta.
Insomma, da Meo a…Marameo cucù il passo è breve.

PREMI E NOMINATION

“Tanto più una cosa è difficile, tanto più grande è il premio finale”. (Edward Bloom – Big Fish, le storie di una vita incredibile) 

Squadra fatta, capo ha.  Dal 19 agosto la nuova Tezenis si metterà al lavoro e già agli inizi di settembre ci saranno le prime indicazioni. Quelle in Supercoppa (tre sfide con Mantova, Ferrara e la competitor Udine) saranno partite vere e non semplice amichevoli. Mi spiego meglio: perdere malamente proprio con Udine, ad esempio, non avrà lo stesso valore di una brutta figura in amichevole a Imola o nel torneo di Parma.

Verona è indicata da molti, se non da tutti, come la principale favorita per il primo nel girone Est, ma alle nomination, questo è noto, non sempre segue la conquista dell’Oscar (LDM cit.).

Il premio agognato, che permetterebbe di centrare l’obiettivo previsto nel progetto triennale avviato dalla famiglia Pedrollo, i giganti gialloblù dovranno sudarselo attraverso le 26 partite di regular season, le 6 della bizzarra fase ad orologio (incrociando con il girone Ovest) e infine nei playoff, nelle serie di partite che conteranno veramente, questa volta contro le avversarie del proprio girone.  Così se un anno fa avevo considerato un esercizio di onanismo mentale le critiche alla squadra ancor prima di vederla all’opera, anche questa volta prima di giudicare sarà opportuno attendere le prime risposte dal campo.

Udine di coach Ramagli è ancora più forte? Vedremo. Di sicuro conta molto anche la difesa, qualità in cui non sembra eccellere molto il roster friulano, e si gioca con un pallone solo. Con due o tre non è consentito. Così come è difficile gestire nelle rotazioni più di otto giocatori.

Nota a margine. La passione resta grande e la Verona dei canestri lo ha dimostrato salendo anche quest’anno sul podio del pubblico più numeroso. E la conferma è arrivata dall’ennesimo successo del Torneo di Bure, che si è chiuso sabato sera con un bel ricordo, non solo affettivo ma tangibile, dedicato a Tommy Moschini.

Adesso vado in ferie, tradendo l’amato Conero per il fresco islandese. Arrivederci al quadrangolare con la Nazionale che dopo 11 anni torna a Verona dall’8 al 10 agosto.

IL MAESTRO E IL PROFESSORE

“Ball don’t Lie!” (Rasheed Wallace, campione NBA 2004 con i Detroit Pistons) 

Le quattro conferme per la stagione 2020 rappresentano un record dopo le costanti “rivoluzioni” che hanno accompagnato la Scaligera Basket dopo la famigerata disfatta con Agrigento. In quel campionato, l’ultimo del triennio Ramagli, erano stati confermati tre giocatori (Boscagin, Reati e Gandini), la stagione successiva, con Crespi, l’unico sopravvissuto fu proprio il Bosca, superstite anche nell’annata seguente, la prima conclusa da Luca Dalmonte. Poi un anno fa era toccato al tandem Amato-Totè e nell’ultima stagione ancora al capitano in coppia con Udom.

Questa volta un poker di conferme attorniato da un mercato sontuoso che porterà a Verona Guido Rosselli (per il Maestro di Empoli è pronto addirittura un biennale: che coppia con il Professore di Macerata!), Tomassini come cambio in regia e una coppia di americani sull’asse play-guardia che si affida alla solidità difensiva e al talento offensivo di Kenny Hasbrouck e, forse, a Jermaine Love.  Un’ipotesi, quest’ultima, affascinante: non fosse altro per quel “nomen omen” che ha già fatto entusiasmare i tifosi della Verona dei canestri. Sappiamo quanto Andrea Amato (che ha preso la strada di Udine) fosse nei cuori gialloblù, ma intriga molto il salto da un participio passato ad un infinito…

Luca Dalmonte, che ha condiviso con il g.m. Giuliani tutti le scelte di mercato, dunque sgombrando all’origine quelle vocine fastidiose, alimentate soprattutto nella parte finale dell’ultima stagione, su dissapori e tensioni con Della Fiori e con l’assistente Gandini, non necessariamente per gli stessi motivi. La risposta è sotto gli occhi di tutti, la parola poi arriverò dal campo, perché è noto che la palla non mente.

Due pensierini finali. Il primo è rivolto a Franco Marcelletti,  il grande impegno profuso in questi tre anni non deve andare disperso. La Scaligera lancerà il progetto dell’Academy, proprio in coincidenza con il 20° anniversario del primo (e unico) scudetto giovanile vinto nel 1999 a Pesaro dagli Allievi di Guadagnini con l’annata ’84 + ’85. Il secondo è diretto a chi ha lapidato il Presidente per lo sfogo dopo gara-4 con Treviglio e a quelli che hanno censurato la proprietà per l’ennesimo flop: la famiglia Pedrollo ha tappato la bocca a tutti.

LA MEGLIO GIOVENTU’

”Non attendere la felicità. Inseguila e se vuoi essere felice, comincia ad essere felice.” (Lev Tolstoj)

Mattia Palumbo, classe 2000, uno dei giustizieri della Tezenis nella serie con Treviglio, è in procinto di salire al piano superiore, destinazione Trento.
Penso a Palumbo e penso ai nostri 2000. Va bene Francesco Oboe, invocato da qualche tifoso durante l’infortunio di Amato nella disgraziata serie dei quarti, ma onestamente ancora acerbo e assai poco impiegato in RS (16’ totali), ma resta l’enigma Dieng. Omar, suo malgrado, può essere considerato il simbolo della squadra di quest’anno, nata un po’ storta, con diverse opinioni tra il g.m. e il coach, per dirla con le parole del presidente.
Lanciato puntualmente in quintetto nelle prime giornate dei campionato, poi finito ai margini o completamente al di fuori delle rotazioni, rivisto in campo in una manciata di partite e poi definitivamente confinato sui legni: 17’ nelle ultime 15 partite, playoff compresi, con 1’ nella prima partita con Treviglio e 2’ in gara-4, il tempo per mettere un airball.
Gestire una rotazione a 10 non è facile (anche Quarisa, gran lottatore e con la carica adatta ai playoff nelle 9 partite di postseason ha raccolto 21’) e un allenatore sa bene come si sono allenati i suoi giocatori durante la settimana.
Fatta questa doverosa premessa, bisogna tener conto anche della congiuntura, favorevole o contraria. Così Vertemati, ed esempio, ha gettato nella mischia il 17enne Belotti nel pieno di gara-2 della semifinale con Treviso. Parliamo di un ragazzo che in tutta la stagione regolare aveva giocato un minuto (uno!), e uno lo ha raccolto al Palaverde, prendendo in mano Treviglio sul -1 e riconsegnandola a Reati sul 53-53.
Chiamatelo, se volete, coraggio. Quello che forse è un un po’ mancato nella lunga sfida con Treviglio.
Omar Dieng – annunciato all’arrivo a Verona come un “crack” e “il miglior 2000 italiano” – andrà a fare esperienza in qualche club di A2 e speriamo per lui che possa raccogliere le stesse soddisfazioni di Visconti a Mantova.
Alla Scaligera si ripartirà da LDM che sarà pronto ad onorare al massimo, come del resto ha sempre fatto, il suo ultimo anno di contratto, facendo leva sullo zoccolo duro di questa stagione appena conclusa.
E se è scontato che in campo ci vanno i giocatori, è altrettanto ovvio che dipende dal manico quello che combinano sul parquet.
Poi se Giorgio Pedrollo darà le garanzie richieste, il ritorno di Alessandro Giuliani sarà un’assicurazione per la Verona dei canestri.
Buon vento a lui o a chi verrà, buon vento a coach Dalmonte e buon vento a Daniele Della Fiori, che se ne va con un anno di anticipo, pagando anche per colpe non sue.

MINIMO SINDACALE

“Ci potrebbe essere un uomo libero con uno spirito da schiavo, e ci potrebbe essere uno schiavo con uno spirito pieno di libertà; ma chi è fedele a se stesso – quello è davvero un uomo libero, e chi si riempie la vita solo con ciò che è buono e bello agli occhi degli altri – quello è uno schiavo” (Abraham Isaac Kook)

Adesso è proprio finita. Scrivo a caldo, a poca distanza dal game over di questa stagione. Autogrill Valtrompia Sud. Unica consolazione di questa amara serie: non vedremo più per un po’ il barista diversamente alto che fa sempre il turno di notte e i suoi bufalini diversamente caldi,  tre volte in dieci giorni bastano e avanzano.
La delusione è legittima. Hai voglia a sentire LDM che parla di obiettivo raggiunto con il quarto posto in regular season e l’eliminazione dai playoff per un possesso e mezzo. Diciamo la verità: raggiungere la semifinale era il minimo sindacale per questa Tezenis che negli ottavi ha trovato Casale con Martinoni malmesso e nei quarti Treviglio con Pecchia appena uscito dall’intervento al menisco e Borra con due microfratture alla mano. La Scaligera, altrettanto vero, ha dovuto gestire uno stoico Poletti con una caviglia in condizioni proibitive e l’infortunio ad Amato che ha tolto di mezzo il capitano in tre partite della serie.
Ma se vogliamo dirla tutta: quando Vertemati si girava in panchina trovava un 2000 (Palumbo), un 2001 (D’Almeida) e non aveva uno straccio di cambio per il centro (Tiberti è stato utilizzato 14 minuti in tutta la serie), ma ha avuto la forza e il coraggio di lasciare in campo Caroti (1/19 al tiro, 0/7 nelle triple) che poi ha risolto il match. Mentre Dalmonte poteva pescare dai legni giocatori come Udom o lo stesso Ferguson, quando Amato non era k.o. Peccato però che nella decisiva “bella” il coach abbia sostanzialmente dovuto lasciare in panchina il centro per cui si era tanto battuto in estate, con l’acciaccato Borra a sua volta seduto a sostenere i compagni a bordo campo.
Come già in gara-3 è stato Ferguson, mollando un po’ le briglie, a trascinare la Tezenis alla rimonta dal -9 con 15 punti di fila, 24 tra ultimo quarto e supplementare, ma non è bastato. Non poteva bastare.
La serie dice che Treviglio ha cavalcato meglio l’onda, ha avuto più garra, già fantasia, più energia e brio. Qualità fondamentali nei playoff. Verona è rimasta prigioniera nel suo gioco talvolta noioso (il post sulla mezzaruota del Colonnello mi è testimone), spumeggiante quando è stata sorretta da buone percentuali di tiro (bella forza…), ma capace anche di difendere alla morte 72 ore dopo la pessima prestazione nella quarta partita.
Penso alla Tezenis appena eliminata e mi viene in mente la metafora di Aza Nikolić, coach della grande Ignis e maestro di tanti allenatori della scuola slava: “Noi come mucca di Erzegovina, prima fa secchio di latte e poi dà calcio a secchio”. Ecco, non vorrei che questa eliminazione producesse l’ennesima rivoluzione in casa Scaligera rovinando il lavoro impostato finora o, peggio ancora, inducesse il presidente Pedrollo a mettere in atto il suo durissimo sfogo dopo gara-4.

P.S. Lascio perdere il conto dei chilometri. In questa stagione vi abbiamo raccontato in diretta tutte le 15 trasferte di regular season (Cagliari compresa, e vi assicuro che in quel viaggio stavo male, ma davvero) e 5 dei playoff, anche quest’ultima, in sofferta coabitazione con i playoff dell’Hellas. Oltre naturalmente a 19 partite in casa per LNP Pass.
Ringrazio il Direttore-Editore Luigi Vinco per questa magnifica avventura. La Scaligera Basket, in particolare il responsabile della comunicazione, Gianpaolo Zaffani, per la puntuale collaborazione. E i miei compagni di viaggio: Emanuele Zantedeschi, Nicola Rigoni, Alessandro Zamboni, Massimo Ferro. Lo staff in regia a Verona. E naturalmente tutti quelli che ci hanno seguito con affetto e passione. Alla prossima.

NON E’ FINITA

“Così, aprendo l’anima così, lasciando uscire quello che ognuno ha dentro, ognuno ha in fondo a se stesso. Che per miracolo adesso sembra persino più sincero nel cantare, nel cantare insieme” (“Questione di feeling” – Riccardo Cocciante)

L’avvisaglia del patatrac si era già avuta in gara-3. Nelle ultime due partite della serie con Treviglio la Tezenis si è trovata ad inseguire per quasi metà partita in gara-3 e dal primo all’ultimo minuto (escluso l’effimero 2-2 dopo 41”) in gara-4.  Ma anche nella seconda partita al PalaFacchetti, quella che di fatto ha girato la serie, gli orobici hanno comandato per circa 21’. E’ stato là che Verona ha compromesso la serie, lasciando a una Remer incerottata – benché l’assenza di Amato abbia pesato – di tornare in corsa. Un errore imperdonabile, acuito dalla sconcertante prestazione difensiva all’Agsm Forum.

Ma non è finita, per fortuna. E giganti gialloblù avranno l’occasione di mostrare di essere in grado di reagire. Lo devono ai tifosi, già presenti numerosi nei primi due viaggi al PalaFacchetti (sebbene poi in gara-4 si siano fatti sentire di più i supporter orobici), lo devono alla società.

Al netto della comprensibile incazzatura del presidente Pedrollo, che si è lasciato andare a uno sfogo che sicuramente sarà smorzato dopo un confronto con il figlio e vicepresidente Giorgio, che vive quotidianamente gli onori e gli oneri della Scaligera Basket. Con un appunto: anche dopo una batosta sarebbe opportuno restare fino alla fine, senza lasciarsi prendere dallo sconforto abbandonando il Palazzo in anticipo. Si vince e si perde tutti assieme, poi se questa squadra non riuscirà  a decollare fino alla semifinale le responsabilità saranno individuate, ma non giustifica di dover mandare tutto a remengo.

Tant’è, ora è il momento che tutti diano fondo a tutte le forze e tirino fuori gli attributi. La reazione passa dall’orgoglio di non sprecare un’altra chance, dalla consapevolezza che la semifinale si può ancora conquistare, ma anche dalla necessità di evitare che il gioco appiattisca troppo i suoi protagonisti, com’è capitato talvolta. E adeguarsi esageratamente agli avversari può rivelarsi un pericoloso un segnale di debolezza.

Poi nei playoff la differenza la fa la testa, la mentalità. Come sempre. E un feeling nel gruppo che le ultime prestazioni danno l’impressione di essere un po’ appannato nella Verona dei canestri. Ma non è finita, e non lo sarà neanche dopo gara-5 a Treviglio.

MANI ADDOSSO

“Eros colpisce come il fabbro con il martello sprizzando scintille dalla sfida. Hai spento il mio cuore tra lacrime e lamenti, come si spegne un fuoco incandescente del ruscello“. (Karen Blixen – Out of Africa)

Due cifre spiegano meglio di ogni altra interpretazione il k.o. della Tezenis in gara-2 al Palafacchetti: 0/12 da tre nella ripresa, 42 punti dalla panchina di Treviglio contro 4 di Verona. Così la situazione di è clamorosamente capovolta rispetto a gara-1 (28 punti dalla panchina gialloblu, 12 per quella orobica) con la Scaligera che ha pagato oltremisura l’aggressività dei padroni di casa.
Poi se ti viene permesso di menare, quasi ai livelli di un fabbro ferraio del parquet, chi lo fa ne approffitta alzando ancora l’aggressività, mentre chi subisce dovrebbe reagire ripagando gli avversari della stessa moneta.
Ma l’arbitraggio – sincaramente imbarazzante – è sempre la scusa dei deboli e anche l’assenza di Amato non deve costituire un alibi: Treviglio ha Borra con la mano fratturata e Pecchia al rientro dopo l’intervento al ginocchio.
La serie si sposta a Verona dove ci vorrà l’urlo dell’Agsm Forum gremito per tutti gli 80’ (e al Palafacchetti la spinta del pubblico ha condizionato un po’ anche la terna arbitrale) e la garra da parte di tutti i giganti gialloblù. Senza se e senza ma.