CARO BABBO NATALE…

A Natale tutti sono più buoni, almeno così si usa dire. Io no. Perlomeno cerco di essere sempre lo stesso. E allora ecco quello che vorrei che Babbo Natale mi portasse sotto l’albero: i 7…pregi capitali dei canestri veronesi, in rigoroso ordine di preferenza.

1) Che la Ferroli San Bonifacio vinca il campionato.

2) Che la Verona dei canestri torni dove deve stare, cioè – almeno – in Legadue.

3) Che i manager appassionati di basket che se ne sono andati (Innocenzi)  che  sono rimasti o sono tornati (Papa & Carrus) siano sempre Amici del basket, di tutto il basket, grande e meno grande.

4) Che i giovani giocatori veronesi abbiano davvero il coronamento delle loro speranze e riescano a giocare con buoni risultati ad un certo livello.

5) Che i giocatori medesimi (e i loro genitori…) riescano a capire che avere tanti minuti in squadre mediocri non li fa crescere e che si può migliorare solo lavorando duro in palestra. Giocare non basta.

6) Che gli allenatori comprendano che anche un giocatore di bassa statura può crescere (cestisticamente) ed essere importante per la squadra. Tutti abbiamo sognato di avere un quintetto sopra i due metri, ma la realtà è un’altra cosa ed è (quasi) sempre diversa.

7) Che le società – e quindi i dirigenti – abbiano la capacità, la lungimiranza ed il buon senso di guardare oltre il campanile. La crescita di un atleta può anche non essere legata ai risultati.

Mi farebbe piacere conoscere i vostri desideri.

Buon Natale a tutti.

 

MATTEO NOBILE AL POSTO DI VERRI: CHI HA RAGIONE?

 

Matteo Nobile: 35 anni. 206 cm

9 partite – 32,8 minuti – 9,9 punti – 8,7 rimbalzi – 52% da 2 (29/56) – 65% ai liberi (22/34)  – 2/7 da 3 (29%) – Perse/recuperate 3,1/1,0 – Valutazione 11,7

Damiano Verri: 23 anni. 207 cm

9 partite – 23,4 minuti – 9,4 punti – 6,1 rimbalzi – 60% da 2 (37/62) – 50% ai liberi (5/10) – 3/15 da 3 (20%) – Perse/recuperate 2,7/2,4 – Valutazione 11,4

Statistiche pressochè analoghe, con l’eccezione dell’età e delle squadre (Gorizia ultima in classifica, Verona prima). Fin qui le cifre a confronto del "nuovo" e del "vecchio" alla Tezenis. Poi ci sono le voci che con compaiono nelle statistiche: difesa, esperienza, cuore, carattere, feeling con i compagni e con l’allenatore.

Dite la vostra su questo cambio alla vigilia dello scontro al vertice Albignasego-Verona.

 

VOTATE IL MIGLIOR QUINTETTO ITALIANO DI TUTTI I TEMPI

Eccoci con il secondo sondaggio per gli amici blogger baskettari. Ci stiamo avvicinando all’attesa votazione della miglior squadra di tutti i tempi della Verna dei canestri, ma in tempi di quote per gli italiani e di “riserve protette”, mi sembra giusto proporre di selezionare il miglior quintetto nostrano nella storia della scaligera. In considerazione solo gli italiani di passaporto, of course.


Play: DAVIDE BONORA. Mi ha onorato della sua amicizia, ma non viene certo scelto per quello, ma perché Bonnie nel suo ruolo è stato “The Best”, semplicemente. Ha vinto tutto con Treviso (meno l’Eurolega), è stato campione d’Europa con la Nazionale, ma ciò che più conta è stato il grande regista tutto fosforo e talento del basket gialloblù.

Guardia: PAOLO MORETTI. La sua virata resta negli annali. Un manuale dei fondamentali. Una carriera interrotta da una grave malattia, adesso allena. Non dimentico la lunga chiacchierata la sera dal grande “amarcord” al Palaolimpia, assieme all’immenso Praja Dalipagic: “Giocano tutti nello stesso modo – disse Moretti con il pick and roll, non c’è più nessuno che batte l’uomo”. Come lo batteva Paolino di sicuro.

Ala piccola: GIAMPAOLO ZAMBERLAN. E’ stato il più grande giocatore veronese (anzi, è, visto che gioca ancora e fa la differenza in C2, a 46 anni), Basta e avanza.

Ala forte: ROBERTO DALLA VECCHIA. C’è solo un capitano, un capitano. Un capitano.

Centro: ALESSANDRO FROSINI. Arrivato giovanissimo a Verona, è partito (Fortitudo) quando non era ancora esploso del tutto. Adesso gioca a Caserta, ma ha messo radici a Verona.

Menzioni. Giacomo Galanda e Sandro Boni. Un’altra coppia ala-centro niente male e che si è colorata anche di azzurro, vincendo scudetti lontano da Verona. Ma vicina a Verona: Sandrone vive a Villafranca dove ha fatto crescere il Tosoni, Jack ha tanti amici legati al suo camp, a cominciare da coach Marco Battisti, uno dei pochi custodi del basket femminile in riva all’Adige. Ma questa è un’altra storia. Adesso votate.

E ALLA SETTIMA GIORNATA LA TEZENIS…SI RIPOSO’

Prima o poi le strisce positive (come quelle negative) s’interrompono. Così la Tezenis è caduta a Faenza, al cospetto di una signora squadra: Carretta, Porcellini, Agostini sono un trio di lusso per la B2.

Il primo ko della stagione invita a una riflessione più articolata sulla presunta Gueye-dipendenza della squadra di Pippo Faina. Se il fromboliere nato in Senegal gira bene i problemi per i gialloblù sono in gran parte risolti (o addirittura vince le partite da solo, come a Senigallia), quando non è serata sono dolori. Con Marostica la banda dell’erede di Napoleone ha rischiato grosso, una settimana dopo a Faenza è arrivata la prima sconfitta.

Domanda: gli avversari hanno cominciato a prendere le misure oppure in attacco ci sono poche alternative?

VOTIAMO IL PEGGIOR QUINTETTO DEL BASKET GIALLOBLU’

Nella mia personale (molto personale) galleria di miti dello sport ci sono due new entry. Wim Vansevenant, considerato il ciclista più scarso di tutti i tempi, che a 37 anni è sceso dalla bicicletta: in 14 anni da professionista, facendo da gregario a Van Petegem, McEwen e Cadel Evans, ha conquistato solo una vittoria, nel 1996 al Tour du Vaucluse. L’altro nuovo mito è Peter Buckley, il pugile più scarso del mondo: si è ritirato pure lui dopo 300 match nei superpiuma, con 31 vittorie, 12 pareggi e 257 sconfitte.

Qualcuno penserà: e che ce frega e che c’azzecca con la palla a spicchi? Mi sovviene di lanciare un sondaggio: quali sono stati i cinque giocatori più scarsi della Verona dei canestri? Ecco il mio (never)starting-five.

1) Play: Emilio Marcheselli. Giocò – si fa per dire – nella stagione 89/90, la prima di Bucci. Scuola bolognese, soprattutto nello spazzolare quantità industriali di tagliatelle fatte dalla mamma. Una leggenda metropolitana narra che adesso pesa 150 chili.

2) Guardia: Fabio Torri, uno dei giocatori triturati da Marcelletti. Chiuse la stagione con una media di 2 punti e 2000 insulti (del coach) a partita. La spunta di misura su Fabio Spagnoli, che viene graziato per altrui meriti. La di lui morosa rimasta nella storia per gli inarrivabilii nude-look con cui si presentava (s)vestita al Palaolimpia mettendo in bella mostra due bocce clamorose.

3) Ala piccola: Massimo Minto. Nel giudizio conta anche (e soprattutto) l’aspetto dis-umano, l’antipatia. Sicuro talento (ha giocato tanti anni in serie A), presuntuoso come pochi. Non si è mai fatto una ragione di essere stato spedito a Verona nell’anno in cui la Benetton vinse il primo scudetto.

4) Ala forte: Eddie Elisma. L’americano-israeliano sbarcato nell’estate del ’98 resta la più grande "fenga" di Fadini in tanti anni di successi. Resta insuperabile il meno 8 di valutazione nel Grande Freddo (-32) contro la Fortitudo, partita chiusa facendo virgola. Mai successo per un americano,

5) Centro: Massimo La Torre. Il più alto nella storia del club (2,14), il più scarso. L’unico lampo quando si spacciò per malato saltando una trasferta e invece andò a Roma per vedere la "magggica" nel derby con ‘a Lazio.

Già che ci siamo aggiungiamo anche il comunitario e un altro americano.

a) David Arigbabu. Tedesco (di passaporto), muscoli neri e mano più di pietra di quella di Roberto Duran, il pugile (quello sì vincente, non come Buckley).

b) Victor Page. Il mitico Vittorio Pagina. Arrivava dal quartiere più malfamato di Washington e infatti, se non ricordo male, qualche anno dopo finì al gabbio dopo essere stato sparato in una rapina. Non aveva mai visto uno spazzolino e nemmeno un appartamento con il bagno. Lascio intuire a voi se poi cominciò ad usare l’uno e l’altro. Di sicuro alla prima trasferta si presentò sbocconcellando un pollo fritto, poi gettò i resti in fondo al pullman e l’autista, tra mille bestemmie, impiegò una settimana per capire e scoprire da dove arrivasse quel tanfo di carne putrefatta che rendeva inavvicinabile il bus.

Allenatore: Rudy D’Amico. Un’altra perla fadiniana. Dicono che non disprezzasse il buon vino (forse anche quello triste), arrivando poi a prendersi qualche abbiocco durante gli allenamenti. Memorabile una presa in giro dei G.U.A.I.: sul loro giornalino scrissero che il coach italo-americano (chiamato a Verona dopo qualche anno di inattività) era convinto che ci fossero ancora il "2 su 3" ai liberi e il possesso a 30 secondi.

E adesso mi aspetto i vostri "bad quintet" per poi stilare la classifica dei peggiori di sempre.

 

TEZENIS 4/4 E UN PUBBLICO DA 10

Se n’è andato il primo mese di campionato. Per la Tezenis percorso netto, è di nuovo tempo di pagelle. per i Magnifici 7+1. Ma sollecito i giudizi dei bloggers, per stimolare la discussione. Quindi postate, postate, postate….


GUEYE. La categoria gli va oltremodo stretta ed è uno scandalo che non possa giocare da italiano in Legadue. Ok, è nato all’estero, però ha fatto qui tutte le giovanili. E poi qualcuno mi può spiegare perché Sconochini (nazionale argentino) gioca in C1? Comunque sia, Ousmane è il leader incontrastato (anche troppo) della squadra di Faina. ESAGERATO.

LOSI. Merita di tornare al più presto a calcare i parquet della B1 (anzi, della serie A Dilettanti). La giocata nell’ultimo quarto merita da sola il prezzo del biglietto: transizione a campo aperto, finta sul difensore, arresto e tiro, canestro. SONTUOSO.

NOBILE C. La C puntata sta per Claudio, perché il fratello maggiore pur giocando da un’altra parte (a Gorizia, in B2, i muri del Palaolimpia sussurrano dopo una leggendaria litigata con Fadini…) è veronese, e quindi lo consideriamo ancora…dei nostri. Parte dalla panchina, non si è ancora espresso come Faina – e tutti i tifosi – vorrebbero. MISSING.

DRI. Il principe Filiberto sa marchiare una partita anche quando un compagno segna metà dell’intero bottino della squadra, come a Senigallia dove il “giovin furlan” ha infilato il paniere della vittoria. Ha 19 anni, ma in campo – non solo per come gioca – ne dimostra 30. STAGIONATO.

VERRI. Rimbalzin, rimbalzello, il buon Damiano pare lontano parente dell’evanescente centro visto in precampionato. La sua virata è un’arma micidiale, grazie al perno più veloce del West, anzi, dell’Est. SPARALESTO.

SILVESTRUCCI. Alti e bassi. Mano cadaverica in alcune circostanze (a Senigallia ha padellato sette volte di fila dalla lunetta, però ha messo l’ottavo che valeva l’aggancio), passa la palla bene, difende come pochi. Se “Silver” avesse (più) punti nelle mani giocherebbe altrove. Per questo talvolta non si capisce perché s’incaponisca a tirare dalla lunga. TESTARDO.

SOAVE. L’altro lungo titolare, che tira da tre meglio che i liberi. Domanda dalle cento pistole: se non fosse veronese sarebbe stato ingaggiato? Risposta (a metà): di sicuro è un giocatore onesto, anche economicamente parlando, rispetto a tanti altri suoi collegi in giro per lo stivale. PARADOSSALE.

FAINA. Chi ha il coraggio di mettere in campo i giovani (come Rossato contro Castelnuovo, anche se magari Fadini non era del tutto d’accordo…) merita stima e rispetto. Il coach continua a stare al timone con il mare praticamente piatto, al momento. Vedremo come se la caverà tra flutti più pericolosi, se e quando sì imbatterà nella procella. NAVIGANTE NAVIGATO.

PUBBLICO. Non farà un tifo clamorosamente trascinante, non farà esplodere il Palaolimpia, però quando c’è bisogno si fa sentire. E la gente in coda al botteghini un quarto d’ora prima del big-match con Castelnovo la dice lunga sull’attenzione verso i canestri e sulla voglia di grande basket a Verona. OTTIMO (cioè 10, così anche la ministra Gelmini è contenta).

COLLODI, MAESTRO CANCELLINA E LE MAGIE DELLA FATA TURCHINA

C’era una volta…
– Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio tipografo, il quale aveva nome mastr’Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Cancellina, per via della sua mania di cancellare tutte le immagini che non gli garbavano sul giornale.

Com’è, come non è, ogni volta che sul giornale capitava che ci fosse una fotografia o un’immagine della tipografia concorrente, zacchete! maestro Cancellina, più puntuale d’un gabelliere la faceva sparire. Pur non vedere nessun rivale effigiato in “casa sua”, maestro Cancellina arrivava addirittura a tagliar la foto, lasciando fuori il protagonista della notizia. “Non m’importa nulla”, diceva tra sé e sé.

Arrivava in paese un famoso musicista? E questo, sventurato, aveva l’ardire di farsi ritrarre accanto ad un altro premiato che aveva accanto uno della tipografia concorrente? Maestro Cancellina allora chiedeva aiuto alla sua amica Fata Turchina, che con un colpo di bacchetta magica faceva sparire ogni immagine sgradita.

Alla fine della fiera (e di codesta storiella), il Collodi si pone solo due domande: ma in casa di maestro Cancellina c’è qualcuno più realista del re? E con tutte le fotografie che si possono scattare gli è così difficile farne una semplice semplice, senza nessuna…interferenza? Per maestro Cancellina sarebbe tutto lavoro risparmiato.
 

PRIMA PAGELLA: LA TEZENIS NON VA…IN”DRI”O

Abominevole giuoco (con la "u" come usa con vezzo il premier) di parole per impalmare l’"hombre del partido" (così la molliamo con l’americano Mvp) della gara inaugurale del campionato gialloblù. La Tezenis è partita con il piede giusto, nel segno di questo giovanotto con il nome di un principe (Filiberto), razza furlana, anche per questo e non solo per questo caro a Fadini. Giudizio in pagella, così vado in controtendenza rispetto alla ministra Gelmini: MATURO.

Non è una novità che Gueye (senior, ovvero quello che gioca), alterni giocate spaziali a errori grossolani quanto irritanti. E’ la pena dei leader, che magari non la prendono bene se le loro preziose terga restano posate qualche minuto in più sul legno della panchina e al primo triplone guardano con occhi di fuoco all’indirizzo della panchina medesima (ovvero coach Faina). Giudizio: CROCE E DELIZIA.

Marione Soave per una sera è sembrato un po’ meno Super(Mario) del solito. Mi piacerebbe sapere se per contratto non deve stazionare più di tre volte a partita nell’area colorata. Giudizio: PERIMETRALE.

Jordan Losi è da apprezzare sempre e comunque. Per la sua rapidità in campo, per la bella parlata bolognese, per avere il privilegio di arrivare da Basket City e perché ha davvero un fratello che si chiama Micheal. Giudizio: GENIALE.

Damiano Verri ha confermato la crescita palesata nelle ultime partite del precampionato. S’intrufola in area facendo valere il senso della posizione, nonostante i tabelloni siano presidiati da avversari di stazza ben maggiore. Giudizio: IMBUCATO.

Caio Nobile gioca con un doppio peso: è veronese Doc e deve sempre dimostrare che è il fratello di Matteo. A 26 anni non è più un ragazzino, ma i margini di crescita restano. Giudizio: ENFANT DU PAYS.

A Fadini brillano gli occhi quando Silvestrucci non smarrona. Un play di un metro e 97 non si vede di frequente sui parquet delle "minors", e neppure in serie A. Se poi fosse perfetto è ovvio che non giocherebbe in serie B. I gradi di capitano lo hanno ulteriormente responsabilizzato. Giudizio: BANDIERA.

Coach Pippo Faina ha gestito con sagacia 7-uomini-7 in una partita che nella prima parte non s’era affatto messa bene. Per l’erede di Napoleone un solo rammarico: essersi perso il magico tacco di Ibra per la sua amata Inter. Giudizio: SPECIAL TWO.

Sono in partenza per una puntata al Parlamento Europeo a Bruxelles; ci riscriviamo tra sette giorni, anche perché avrei voluto dire tante cose su Cossiga, Granbassi, Vezzalli…ma ci sarà ancora tempo.
 

 

 

 

I DELINQUENTI DEL CALCIO E GLI ANGELI CATANESI

Sto invecchiando e comincia anche per me il rincoglionimento. Ero sicuro che Filippo Raciti fosse morto ammazzato a Catania, fuori dallo stadio; invece è stato ucciso dal freddo, da qualche altra parte, ma ben lontano dalla Sicilia. Dev’essere proprio così, stando a quello che ha scritto la società etnea in un piccato comunicato dopo l’aggressione ai tifosi del Chievo. “La nostra tifoseria è stata unanimemente riconosciuta come espressione di sano sostegno sportivo e buon esempio da seguire per i comportamenti virtuosi”. E ancora: “Si tratta di un mero atto delinquenziale che nulla ha a che vedere con il calcio ed i tifosi del Catania in particolare”.

Infatti quelli del Chievo non sono stati aggrediti fuori dallo stadio alla fine della partita e i due cialtroni che hanno avvisato la “vile teppaglia” (uso parole del Catania Calcio) non indossavano le sciarpe rossoazzurre della squadra etnea. Tutto inventato…Andiamo avanti, non è successo niente. Qualche tempo fa i media (e la polizia) non hanno avuto dubbi nell’attribuire una rapina a due tifosi del Verona solo perché i banditi si erano “travisati” con le sciarpe gialloblù. Peccato che fossero ultrà viola. Al contrario a Catania la Digos per prima si è affrettata a precisare che “l’assalto non è stato opera di ultrà del Catania. L’ipotesi privilegiata nelle indagini è quella della criminalità locale”.

Ma se un delinquente va allo stadio è solo un delinquente e non un tifoso? La responsabilità oggettiva vale solo per i sostenitori bravi e buoni? Troppo comodo. Dal Catania mi sarei aspettato qualche parola di solidarietà per i tifosi vittime dell’aggresisone, invece il club siciliano non ha nascosto il fastidio per le accuse di una “consociata”. Come dire: cane non morda cane. Così il nostro calcio è sempre più da cani.

IL SOTTOSEGRETARIO CRIMI E I SUOI CRIMI…NI

Se ci fosse il premio “Idiozia dell’anno” andrebbe assegnato a Rocco Crimi, sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega allo sport, per il quale “oltre il 75% delle medaglie è dei corpi militari. Se conteggiamo le due della Canottieri Aniene, del Coni in senso stretto ne restano poche”. Devo ringraziare l’onorevole Crimi: non mi ero mai accorto che Carabinieri, Polizia e Fiamme Gialle accogliessero anche i bambini, cominciando ad avviarli alla pratica sportiva in età scolare. E non avevo mai fatto caso che anche tutti i tecnici e i dirigenti che seguono decine di migliaia di giovani sui campi di gara fossero poliziotti, militari, agenti.

Il sottosegretario Crimi è convinto che il Coni (quindi le Federazioni, quindi le società sportive) ha merito solo su poche medaglie. Ma gli atleti chi li forma? Generali, colonnelli, questori e commissari? Gli atleti sono già maturi quando arrivano ai gruppi sportivi militari, ai quali peraltro va riconosciuto il grande merito di permettere a tanti campioni di continuare ad allenarsi senza l’assillo di doversi mantenere, lasciando loro tutto il tempo a disposizione per l’attività sportiva. Ma l’approdo ai gruppi sportivi militari si deve alle società ed al volontariato e alla passione dei dirigenti.

Crimi infine sostiene che l’attivazione di un tavolo con la scuola e il ministro Gelmini non sarebbe una cattiva idea. Ha ragione, non sarebbe cattiva, ma pessima. Il ministro Gelmini cosa potrebbe inventarsi: divise uguali per tutti, allenatore unico? Forse sarebbe il caso che prima mettessero le scuole in condizione di fare attività sportiva, con impianti efficienti e moderni. Poi le società si fanno già carico di promuovere la propria disciplina nelle scuole del territorio, ma forse questo al sottosegretario Crimi non lo ha detto nessuno.