IL SOTTOSEGRETARIO CRIMI E I SUOI CRIMI…NI

Se ci fosse il premio “Idiozia dell’anno” andrebbe assegnato a Rocco Crimi, sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega allo sport, per il quale “oltre il 75% delle medaglie è dei corpi militari. Se conteggiamo le due della Canottieri Aniene, del Coni in senso stretto ne restano poche”. Devo ringraziare l’onorevole Crimi: non mi ero mai accorto che Carabinieri, Polizia e Fiamme Gialle accogliessero anche i bambini, cominciando ad avviarli alla pratica sportiva in età scolare. E non avevo mai fatto caso che anche tutti i tecnici e i dirigenti che seguono decine di migliaia di giovani sui campi di gara fossero poliziotti, militari, agenti.

Il sottosegretario Crimi è convinto che il Coni (quindi le Federazioni, quindi le società sportive) ha merito solo su poche medaglie. Ma gli atleti chi li forma? Generali, colonnelli, questori e commissari? Gli atleti sono già maturi quando arrivano ai gruppi sportivi militari, ai quali peraltro va riconosciuto il grande merito di permettere a tanti campioni di continuare ad allenarsi senza l’assillo di doversi mantenere, lasciando loro tutto il tempo a disposizione per l’attività sportiva. Ma l’approdo ai gruppi sportivi militari si deve alle società ed al volontariato e alla passione dei dirigenti.

Crimi infine sostiene che l’attivazione di un tavolo con la scuola e il ministro Gelmini non sarebbe una cattiva idea. Ha ragione, non sarebbe cattiva, ma pessima. Il ministro Gelmini cosa potrebbe inventarsi: divise uguali per tutti, allenatore unico? Forse sarebbe il caso che prima mettessero le scuole in condizione di fare attività sportiva, con impianti efficienti e moderni. Poi le società si fanno già carico di promuovere la propria disciplina nelle scuole del territorio, ma forse questo al sottosegretario Crimi non lo ha detto nessuno.

LA TEZENIS E IL LATO B

Superbasket non ha inserito Verona nelle "top four" del girone B di serie B Dilettanti. Alla Tezenis sono state assegnate quattro "palline", mezzo gradino sotto Albignasego (Padova), Castelnovo Sotto, Faenza e Ravenna. Poco mane. I pronostici, si sa, sono fatti per essere sbagliati. Tuttavia dopo l’amichevole di…minibasket con Marostica, dal torneo di questo finesettimana ad Iseo sono arrivate indicazioni confortanti.

I giganti gialloblù hanno giocato testa a testa con Treviglio (serie A Dilettanti) e poi hanno superato i padroni di casa di Iseo, già largamente battuti in amichevole al Palaolimpia. Il doppio impegno ha mostrato soprattutto in progresso il lungo Verri, giocatore voluto (così sembra) da coach Faina, che nei precedenti test non aveva certo entusiasmato. Fadini ha portato in riva all’Adige in giocatore di categoria superiore, con tanti punti nelle mani come Jordan Losi (a proposito: ma è vero che ha un fratello che si chiama Michael?…), un giovane prospetto di grande tenacia come Filiberto Dri (un friulano non può mai mancare nelle squadre fadiniane), però nell’area colorata finora si è visto ancora poco. Soave supera di rado l’arco da tre punti, Caio Nobile alterna giocate deliziose a preoccupanti cali, e Verri…non sembra quel centrone che è sempre utile per duellare sotto i tabelloni. 

Insomma, dal perimetro tutto ok (anzi, fin troppo: talvolta c’è il rischio che Gueye e Losi si mangino i palloni a vicenda); dietro invece rimane qualche perplessità. Come dire: la Tezenis non ha un "Lato B"  che fa scintille, nè toglie il sonno a Tinto Brass, alle prese con una corte spietata al posteriore di una veronese d’adozione, Federica Pellegrini.  

POVERA NAZIONALE, POVERA FEDERAZIONE

Mi telefona Sandro Bordato, presidente del Buster Basket (anzi, adesso dell’Atletico, ma è la stessa cosa) e mi rimprovera: “Mario, il tuo blog è fermo. Scrivi qualcosa di nuovo”. Chiedo venia e prometto: non succederà più. L’avvio del nuovo portale di Telenuovo mi ha impegnato un po’, ma il tempo per una riflessione non posso non trovarlo.
Nel prossimo post parlerò della Tezenis, preferisco vederla ancora all’opera prima di dare i primi giudizi. Così oggi voglio parlare della nostra Nazionale, che sta toccando il punto più basso della sua storia. Non solo rischiamo di vedere con il binocolo la fase finale degli Europei (mai successo che gli azzurri siano rimasti fuori), ma corriamo il pericolo di retrocedere in serie B. E’ il degno epilogo di una gestione della Federazione Italiana Pallacanestro che sta facendo venire sempre più il mal di pancia alla base.

La FIP incassa una parte dei parametri su tutti i giocatori svincolati che vengono nuovamente tesserati ("chapeau "al consigliere Mattioli, inventore di questa "rapina legalizzata" che porta un sacco di soldi nella casse federali), per destinare poi queste entrate al finanziamento dell’attività giovanile. Ma quale? E di chi? Nessuna società ha mai visto il becco di un quattrino!

Vogliamo parlare di tecnica? Io sono sempre stato abituato a ritenere che in una squadra (intesa come nazionale) debbano essere selezionati i play, le guardie, le ali ed i centri più forti che si sono a disposizione. Invece i geni del nostro “Settore Squadre Nazionali” si sono intestarditi a puntare sui giocatori futuribili; con il risultato di lasciare a casa buoni atleti, preferendo i “prospetti”. Con risultati spesso imbarazzanti. Ai campionati europei “Cadetti” fu selezionato un attuale giocatore di C2, preferito ad un certo Andrea Bargnani: peraltro fu determinante in difesa annullando il miglior giocatore avversario nell’unica vittoria degli azzurri. Poi però…anche perchè la società, in quel caso, ebbe a mio avviso pesanti responsabilità scaricando, di fatto, il ragazzo (educato come pochi) pr puntare su altri senza tener conto che se non c’è lo sbocco in serie A si possono comunque valorizzare giocatori importanti anche in serie B. 

Del resto ci sono allenatori di club che guardano ai ragazzi del vivaio ragionando solo con una futuribilità a senso unico (serie A, altrimenti sei da buttare, o quasi); mentre parecchi tenici delle nazionali giovanili che da molto tempo hanno rinunciato a mettersi in discussione lavorando nei club, per restare nella nicchia della Federazione dove allenano, spesso male, i giocatori messi a disposizione dalle società.

Povera Federazione…guidata da un preside “sior Tentenna” che vive nel terrore di prendere qualsiasi decisione. “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi!” diceva il “Gattopardo”. La Federbasket continua a cambiare le carte in tavola, perché nulla cambi; anzi, perché la vita delle società sia sempre più complicata.
Per prendere la tessera di Allenatore di base (squadre giovanili, senior massimo in C2) occorrono due anni e costa circa 700 euro (“quando allena poi li prende in due mesi”, mi hanno risposto…). Poi bisogna acquisire 12 crediti in due anni partecipando a clinic (spesso a pagamento), altrimenti la tessera non vale più. E’ come se l’Ordine dei Giornalisti (o dei Medici, degli Avvocati) obbligasse gli iscritti a seguire dei corsi di aggiornamento per continuare a lavorare… Pensate le pernacchie, quelle che si merita questa Federazione sempre più distante dalle società, grandi e soprattutto piccole.

PICCOLI GIGANTI GIALLOBLU’, SARANNO FAMOSI?

Il basket è più che mai sport senza confini. La finale olimpica Usa-Spagna è stata una delle partite più belle (e più viste) di sempre, adesso anche un iraniano giocherà nella Nba. Mi permetto di sollevare qualche perplessità su Hammad Haddadi; tant’è sbarcherà nel campionato americano pro, in barba ai rapporti non certo idilliaci tra il suo paese e gli Usa.

Scrivo questo perchè qualche campioncino spunta all’orizzonte anche in riva all’Adige, oppure è già tornato a far canestro da queste parti. Mi riferisco ad Alberto Benetti e Alberto Rossato, 18enni di belle speranze che Fadini ha riportato al Basket Scaligero dopo le esperienze rispettivamente con Benetton e Scavolini. A Pesaro resterà anche nella prossima stagione Massimo Ziliani, play talentuoso del ’91, cresciuto nel Cus, da dove è passato anche Giovanni Moltoni, approdato ora alla Tezenis dopo avere vinto uno scudetto Under 16 con Pesaro. Campione d’Italia (Under 18) è stato anche Cesare Monzardo, colognese dell’89, che sembra essersi un po’ smarrito una volta terminata l’esperienza trevigiana. A Rimini gioca Nicolò Damiani, lunghissimo del ’90 cresciuto nell’Atletico e poi passato dalla Sanzeno.

Ma il vero "crack" è David Cournooh, play villafranchese di origini africane, pluriscudettato giovanile con il Montepaschi che lo ha già lanciato in prima squadra, facendolo maturare in C1 (doppia cifra costante, a 17 anni…). Sarà difficile rivederlo dalle nostre parti. Ha lasciato definitivamente Verona Milo Scramoncin, figlio d’arte (il papà Dado giocò nella Vicenzi), 17enne acquistato da Casalpusterlengo. Ma in casa Scramoncin ci sono altri due virgulti di 14 e 12 anni che promettono bene…

Ci sono poi altri veronesi "prestati" a club più o meno ambiziosi (Corsini di Costermano è a Trento, Ferro di Soave è a Udine). Alla fine viene fuori un roster completo: 10 giocatori per una squadra affatto male. Domanda dalle cento pistole: vedremo giocare qualcuno di loro a Verona in serie A? Ai blogger l’ardua sentenza.

L’ORO DI FEDERICA 140MILA EURO, UN GOL DI MORANTE 450MILA

Federica Pellegrini è tornata a casa. Sbarcando a Verona (senza la medaglia d’oro), la regina dl nuoto azzurro non si è accodata alle polemiche sugli ennsimi privilegi ai calciatori, rientrati bellamente in business, mentre le campionesse (quelle sì vincenti) della scherma e del nuoto hanno viaggiato in economy. “Non è la prima volta, è già successo”, ha commentato laconica la bella nuotatrice. “I calciatori guadagnano molto di più” ha aggiunto il c.t. azzurro Alberto Castagnetti, che poi ha fotografato la situazione aggiungendo: “Non possiamo fare paragoni, siamo su un altro livello. Il calcio è universale, il nuoto non ancora”.
Però io mi domando: cosa c’è di più universale delle Olimpiadi? Per numero di nazioni partecipanti, per sport in cartellone, compresi il takewondo (non so nemmeno se si scrive così), il badmington (da buteleto lo chiamavo volano) e pure il tappeto elastico, che di solito vedevo al circo.

Eppure in una cosa i campioni dell’Olimpiade pechinese hanno cercato di mettersi allo stesso livello del colleghi calciatori. Non hanno invocato pari trattamento nei viaggi, non si sono lamentati per l’alloggio implorato un hotel a quattro stelle al posto dl proletario villaggio olimpico; no, hanno pianto per i premi, chiedendo la detassazione.
Ora, siamo tutti d’accordo che i sacrifici ed il lavoro di un atleta proiettato verso un impegno quadriennale come le Olimpiadi meritano di essere adeguatamente ricompensati. Tutti d’accordo anche sul fatto che se non ci fossero i gruppi sportivi (Fiamme Gialle, Carabinieri, Fiamme Oro, Forestale, Polizia), tanti campioni non potrebbero sopravvivere (di solo sport). Però le tasse vanno pagate. Anche sui premi. A maggior ragione sui premi.

Ma come? Ci siamo scandalizzati per il decreto spalmadebiti regalato al calcio e adesso dovremmo chiudere un occhio (o tutti  due) sul Coni che si fa carico delle tasse sui premi? Quei soldi potrebbero essere destinati a sostenere lo sport nelle scuole, o il miglioramento dell’impiantistica, vergognosa in quasi tutto il paese.
Se poi volessimo discutere proprio sui premi, allora troveremmo la porta sfondata. L’oro di Federica Pellegrini, come quello di Valentina Vezzali, è stato valutato 140mila euro per le atlete che lo hanno conquistato. Pensate che il Verona ha speso 450mila euro per un gol di Morante (non a caso ribattezzato "Morente" dalla Curva). Schei lordi  e per un gol che ha salvato una stagione, ma pur sempre equivalenti a tre medaglie d’oro con l’aggiunta di una di bronzo. Giudicate voi.

REGIONE SPONSOR: ANCHE I TIFOSI VOTANO

Imbarazzante. Non trovo altri termini per giudicare la vicenda della sponsorizzazione Chievo-Regione Veneto, deflagrata in una polemica politica di cui leggo al rientro nel “mondo civile”. Imbarazzante, in tutti i sensi. Imbarazzante che il vicepresidente della Regione, il leghista Manzato, abbia preso la decisione senza parlarne (così sembra) con il governatore Galan e con gli altri colleghi di giunta. Ancor più imbarazzante che all’interno della stessa maggioranza si sia levato un coro di critiche, proprio dagli assessori veronesi, come Giorgetti e Conta. Imbarazzante che si tiri in ballo la par condicio, calcistica e, più in generale, dello sport veneto. Imbarazzante che anche esponenti dell’opposizione non abbiano perso l’occasione per un’altra presenza sui media, criticando l’operazione in nome dell’etica e della delicata situazione economica.
Il consigliere Bonfante ha parlato di “uso etico dei soldi pubblici”: è forse etico che la Regione Veneto nell’ultimo biennio abbia stanziato 436mila euro più Iva per il noleggio di 13 (poi scese a 11) “grandi berline, 3000 cc circa di cilindrata, alimentazione diesel e trazione integrale, lunghezza non inferiore a 480 cm e larghezza non inferiore a 180 cm. Inoltre navigatore satellitare, selleria in pelle, climatizzatore automatico, cristalli laterali e lunotti scuri, tendina parasole lunotto posteriore”? Come dire un bando “sartoriale” per consentire agli assessori di scorrazzare su auto di lusso che non potevano essere altrimenti Audi, Bmw, Mercedes  Volkswagen.

Nessuno ha mai detto né a né ba sui soldi spesi da Luca Zaia, predecessore di Manzato, per i Mondiali di calcio del 2006 e gli Europei di quest’anno. Forse perché tutti gli elettori tifano per la Nazionale? Eppure per anni abbiamo sentito i lamenti e le invidie verso le regioni a statuto speciale che sponsorizzano il grande calcio (Sardegna-Cagliari, Sicilia-Palermo, in quest’ultimo caso addirittura la municipalità) o per i contributi a pioggia che il Trentino e la Provincia Autonoma di Bolzano erogano alle società del territorio. A tutti i livelli. Il matrimonio con il Chievo potrebbe essere solo il primo passo verso un "federalismo" sportivo nel Veneto.

Non entro nel merito del “fair play” e dell’immagine pulita del Chievo (che qualche problemino, anche recente, l’ha pure avuto). Lascio stare la questione tifosi, con i guai provocati dagli ultras di Padova, Hellas, Treviso, mentre quelli della Diga non fanno notizia.
L’assessore comunale Tosato si è chiesto “perché sponsorizzare una società di calcio e non altri sport e perchè proprio il Chievo e non un’altra squadra”. Fermo restando che il calcio è la miglior vetrina mediatica, non vedo altre squadre venete in serie A. Vogliamo puntare sulle ragazze tricolori del Bardolino o su un altro sport? E allora chi bisognerebbe privilegiare: la Benetton Basket piuttosto che la Famila Schio campione d’Italia femminile? O l’emergente Reyer Venezia? La Sisley Volley o la Marmi Lanza? Il Petrarca Rugby o, perché no, gli atleti di punta degli sport individuali? Pensate che ritorno d’immagine vedere Federica Pellegrini con la scritta “Regione Veneto” sulla cuffia…

Forse sarebbe stata apprezzata maggiore chiarezza. E onestà politica. La sponsorizzazione del Chievo è una bella idea, però non l’ho avuta io, dà ulteriore visibilità ad un partito che non è il mio, perciò mi dà fastidio. E ancora: i tifosi votano, quelli del Chievo sono quattro gatti pertanto non è politicamente conveniente.
Resto in attesa che qualcuno dei politici (veronesi) che si sono messi di traverso in questa iniziativa abbia il coraggio di correggere in tal senso il suo pensiero. E magari che la Regione stessa faccia una scelta "rivoluzionaria", investendo un milione di euro per la pratica sportiva nelle scuole, dove non si sa cosa siano piscine e piste di atletica e molto spesso ci sono palestre pietose. Se qualche assessore veneto ha un po’ di tempo vada a farsi un giro in Germania, ma anche in Slovenia o in Croazia. Può sempre usare la “grande berlina”.

A PROPOSITO DEL PROGETTO DI 5 ANNI

Le strategie di mercato del Basket Scaligero mi inducono ad alcune rapide riflessioni. 1) Pippo Faina non si sente un traghettatore, lo ha detto a chiare lettere ai microfoni del nostro sito, tuttavia è evidente che per un progetto pluriennale solitamente non si punta su un tecnico 64enne…basta vedere cos’hanno fatto a Trieste chiamando – sia pure come "consulente a tempo" – Matteo Boniciolli, coach dell’anno in serie A. 2) Alla mia domanda perchè non cercasse giocatori di categoria superiore e quindi affidabili e competitivi anche in vista di un salto di categoria, Fadini mi ha risposto: "E perché l’anno prossimo dovremmo giocare in B1?". 3) E’ facilmente immaginabile che lo sponsor Tezenis abbia sposato il progetto quinquennale con l’"assicurazione-promessa" che il palcoscenico più importante arriverà in tempi brevi.

Tutto questo mi spinge a ritenere che già l’anno prossimo Verona sarà pronta a rilevare i diritti ALMENO della Legadue. Se poi sarò smentito vorrà dire che l’attesa continuerà; tanto – anno più ,anno meno – per chi aspetta da più di un lustro cambia poco. Sto scrivendo da un aeroporto: viva le reti wi-fi free…adesso spengo il computer per 20 giorni. Intanto scatenatevi con i commenti!

VELOCI COME UNA…FAINA, CHE IMPIEGA 5 ANNI

Cinque anni. E’ il tempo che Giusepppe Vicenzi si è dato e ha dato agli appassionati per rivedere la Verona dei canestri in serie A. Un’attesa lunga, troppo lunga. Non è escluso che questa attesa si riduca (con due promozioni consecutive sarebbe già Legadue), anticipando i tempi con l’acquisto dei diritti sportivi di un’altra società. Ho l’impressione che Vicenzi abbia voluto giocare di prudenza, mettendo le mani avanti: lo sponsor c’è (Tezenis, gruppo Calzedonia), appassionato e disponibile, però non basta, soprattutto se la Banca Popolare comincia a “defilarsi”, anche se come secondo sponsor resterà un partner con i fiocchi. E poi uno staff che è esattamente lo stesso in carica prima della famigerata cessione a Fiorillo: Faina, Fadini, Tirelli…manca solo Peterlin. Ecco allora i cinque anni. Troppi. Forse a San Giovanni Lupatoto dimenticano che il popolo del basket gialloblù aspetta già da sei anni.

SIENA E VERONA: DUE BANCHE, TRE SCUDETTI

Mi sveglio nel cuore della notte in un bagno di sudore: stavo sognando che Verona era in serie A e allenava Rudy D’Amico. Mentre cerco di scavare nei ricordi del sonno Rem imnprovvisamente interrotto (avevano ripristinato il "2 su 3" e i 30 secondi di possesso? era tornato anche l’americano-farlocco Eddie Elisma?), comincio a pensare a quello che sarebbe potuta diventare la Verona dei canestri. Infatti sono fermamente convinto che al posto di Siena ci saremmo potuti essere noi. E non da oggi, ma fin dal primo scudetto della città del Palio (2004).

Siena: 53.800 abitanti (263mila con la provincia). Verona: 260.700 abitanti (880mila l’intera provincia). Già da questi dati numerici si capisce la differenza di peso nel Pil tra le due realtà. Ma andiamo avanti. Monte di Paschi di Siena: capitalizzazione 9903.9 milioni di euro (dato aggiornato a questa mattina). Banco Popolare: capitalizzazione 7420 milioni di euro. Quest’ultimo dato risente del ribasso non indifferente subito dal titolo, mentre al contrario Mps ha recentemente definito la fusione con Antonveneta.

Ma andiamo ancora avanti. Siena: nel basket una squadra in serie A (campione d’Italia), una in B1 (sponsorizzata dal ramo vita del gruppo bancario toscano). Una squadra in serie A di calcio, sponsorizzata sempre dal gruppo Mps che sostiene anche tutte le altre realtà sportive senesi ed è anche sponsor del Viadana (rugby Super 10), area territorialmente della BAM, già in passato acquisita dal Monte Paschi. Verona: nel basket una squadra in B2 (main sponsor la Banca Popolare). Nel calcio una squadra in serie B, ora promossa in serie A (Banca Popolare co-sponsor). Nel volley una squadra in A2, ora ripescata in A1 (Banca Popolare co-sponsor). La Banca veronese è co-sponsor  anche del Cus Verona Rugby (serie B) e del Tosoni Villafranca (basket C1, retrocesso ed ora risalito in C1 con un’altra operazione di rilevamento dei diritti sportivi).

Le affinità sportive dunque non mancano, con la differenza che la tradizione di Verona nei canestri era molto più radicata. Lo dimostrano le semifinali scudetto (’97 e 2000), le vittorie in Coppa Italia, Supercoppa e Coppa Korac (rispettivamente ’91, ’96 e ’98), la finale di Coppa Europa (’97). I dati macro-economici invece ci dicono che Verona avrebbe potenzialità infinitamente più grandi rispetto a Siena, dove i cittadini si dividono in tre categorie: quelli che lavorano per il Monte Paschi, quelli che hanno lavorato per il Monte Paschi e quelli pensionati del Monte Paschi.

La differenza sostanziale è che l’MPS ha il controllo della Mens Sana, lasciando la gestione del club ad un manager senese doc come Minucci che ha saputo creare attorno a sè una rete di dirigenti e tecnici. Non a caso l’"enfant prodige" Pianigiani è cresciuto in società allenando le giovanili fino a diventare head-coach della prima squadra. Il fallimento e prima ancora la cessione della Scaligera hanno bloccato un processo che a mio avviso avrebbe potuto portare Verona a queli livelli, qualora la Popolare fosse stata coinvolta. Non è mai troppo tardi…, ma dopo sei anni senza il grande basket le nuove generazioni cominciano a guardare altrove e allora sì il volley potrà diventare una minaccia concreta. Altrimenti resteranno solo i ricordi: belli, entusiasmanti, ma solo ricordi; soprattutto per quei ragazzi nati a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 che hanno impresso nelle loro menti e nei loro cuori l’epopea della Verona dei canestri.

L’ANELLO DI BOSTON: A VOLTE RITORNANO. E VERONA?

Un’asfaltatura senza precedenti, così Boston è tornata sul trono della NBA. Confesso che negli anni delle storiche sfide Celtics-Lakers io tifavo per i 76ers di Dr.J…chissà che anche Philadelhpia possa tornare grande. E allora lancio la mia provocazione: succederà la stessa cosa alla Verona dei canestri? In questi anni (e sono già sei, troppi) la speranza non è mai cessata, pur venendo meno ad ogni cambio di stagione. Gli internauti di altervista sono stati e sono tutt’ora preziosi custodi della memoria storica della gloriosa Scaligera Basket e non si lasciano scappare indiscrezioni, “rumors”, non sfugge nessuna notizia utile per contribuire alla discussione sul grande basket.

Un anno fa la luce si è riaccesa improvvisamente: l’acquisizione dei diritti della B2 da Cremona lasciava presagire sviluppi importanti, poi però tutto si è nuovamente fermato, complice la situazione non facile in casa del main sponsor e la (cronica?) difficoltà a trovare partner pronti a impegnarsi al fianco di Giuseppe Vicenzi. I diritti di Scafati per la Legadue erano sotto controllo da tempo, ma comprare un titolo sportivo è l’operazione più semplice; tutt’altra cosa è invece avere le risorse economiche in grado di gestire un progetto pluriennale sufficientemente competitivo per la serie A. Così Verona è ancora in B2.

Ci sono colpe? Responsabilità? Errori? Il ritorno del grande basket gialloblù assomiglia alla tela di Penelope…ogni tanto arrivano i Proci e si disfa tutto. Aspettando Ulisse, sotto con i commenti.