PLAYOFF

Missione compiuta. Se tale si può definire. La Tezenis ha centrato l’obiettivo e con il sesto posto è uscito l’accoppiamento con Ozzano, il migliore che poteva capitare, secondo i più.

Adesso la palla torna ai giganti gialloblù: lo sgambetto alla squadra-rivelazione del campionato è possibile, poi sarebbe la volta della Fortitudo. E allora sarebbero davvero grandi playoff. Di sicuro i 3500 spettatori nello "spareggio" con Treviglio sono già una bella vittoria.

SE LO SPAREGGIO E’ CON TREVIGLIO…

Un’attesa di quaranta giorni per un nuovo post val bene una messa. La celebrazione sarà “officiata” domenica al Palaolimpia. Partita della vita tra Tezenis e Treviglio, in palio ci sono i playoff. Forse farà sorridere chi si era abituato alle finali europee o ai playoff per lo scudetto, ma questo ci passa il convento dei canestri in questo momento. Dopo tutto anche per l’Hellas abbiamo sentito parlare di "sei finali di Champions".

Così, se nel passato la sfida proibitiva era con il Real Madrid, Adesso è con Forlì (sic), e dai playoff con la Benetton o la stessa Fortitudo (caduta pure lei in disgrazia) la Verona dei canestri si ritrova a sfidare Treviglio, squadra veterana della B1, o A Dilettanti che dir si voglia.

Sono giorni di calcoli: la Tezenis potrebbe ritrovarsi anche sesta, ma una sconfitta condannerebbe la squadra di Pippo Faina alle vacanze anticipate. Ipotesi che, in tutta franchezza, sarebbe un fallimento, perché nessuno ha chiesto al Basket scaligero di vincere il campionato, ma il traguardo dei playoff rappresenta l’obiettivo minimo. E allora non resta che stringersi attorno ai giganti gialloblù per una partita che vale come una finale. D’altri tempi, ma pur sempre una finale.

P.S. Domenica non potrò essere al Palaolimpia per una concomitanza…superiore (Ferroli-Crema), ma ci sarò con il cuore. Tifate anche per me.

CHISSA’ CHE NON ME INCAZZA…

Non bisogna scandalizzarsi, né tantomeno arrabbiarsi. Molto meglio prenderla con ironia. Le società di tanti sport, non solo basket, faticano ad arrivare a fine stagione? Bene, anzi, malissimo. Però il Coni invece di cercare nuove risorse, di inventarsi qualcosa per sostenere lo sport tutto, cosa fa? Lancia la crociata anti-bestemmie. Probabilmente Petrucci è uno dei pochi in Italia a non conoscere (forse) che un giornalista di casa nostra al quale dobbiamo stima professionale e affetto personale è diventato, suo malgrado, un personaggio nazionale per alcune sfuriate “fuori onda” contro il Creatore finite su internet: il suo club ha 124.380 fans. Del resto conosco un paio di allenatori che con questa regola non potrebbero nemmeno più mettere piede in campo, altro che sedersi in panchina.

 

I tifosi del Potenza portano dentro allo stadio, in barba ai tornelli, cinque bombe carta? Mancini con il City vince a Stanford Bridge e lascia lo stadio a piedi con i tifosi del Chelsea che gli chiedono foto e autografi, mentre un qualsiasi allenatore in Italia viene preso a insulti e sputi? La Prima Divisione di Lega Pro non è nemmeno in grado di mettere in piedi l’aggiornamento in tempo reale dei risultati, servizio obbligatorio non solo per la Tezenis, ma anche in C Dilettanti, quinto campionato di basket per importanza? 

E chi se ne frega, tutti impegnati a leggere il labiale dei calciatori…Così ritorna protagonista l’eroe di Vittorio Veneto e la parentela più insultata diventa quella del fratello del papà o della mamma.

Dopo tutto ciascuno di noi ha le sue priorità, intoccabili e indiscutibili. Ieri sera, ad esempio, una signora veronese ha inviato una torrenziale mail sui preti pedofili per dire che i vescovi sbagliano a fare mea culpa, spiegando che in sostanza la responsabilità è della società e degli insegnanti che hanno allevato i giovani senza valori e senza inibizioni. Tutta colpa del sesso, insomma…E se un calciatore bestemmiasse Maometto, Budda, Indù o Manitù nessuno spenderà una parola in più. Dio c’è e ci vede, caso mai le squalifiche le deciderà lui, più avanti.

VERONA FA SQUADRA? COL FISCHIO!

Avrei voluto scrivere “col c..zo”, ma è bene non essere indulgenti con il turpiloquio. Certo molti lo penseranno e saranno anche stufi di sentire che è tutta colpa della crisi. Imprenditori che hanno la voglia, la passione e il coraggio di investire nello sport ce ne sono ancora, per fortuna. Il caso di Sandro Veronesi, con il marchio Tezenis, è emblematico. Giuseppe Vicenzi è ancora in prima linea (facile parlare di ricambio generazionale…c’è chi si fa avanti?), Tosoni sta costrunendo un progetto a Villafranca. E c’è una banca che comunque non si tira indietro nell’impegnarsi a sostenere, pur costretta a tagli e rinunce. Ma l’altra grande, storica banca di tradizioni veronesi che cosa sta facendo per lo sport locale? E quanto dovremo aspettare per aggregare forze necessarie e sufficienti per rilanciare davvero il grande basket gialloblù?

A Verona, territorio con un Pil tra i primi in Italia, fa specie vedere le difficoltà in cui si dibattono molte realtà sportive di primo piano. Tralasciando la boutade un po’ ridicola del Verona Volley, che gioca con la scritta “Work in progress” sulle maglie per far capire che lì deve andarci uno sponsor (però i diritti per l’A2 non penso che siano stati regalati…), può sembrare bizzarro che l’azienda nella quale l’amministratore delegato è il presidente degli industriali veronesi sponsorizzi una squadra di basket bergamasca di serie C. Eppure questa società opera in 28 comuni o località veronesi, nel bergamasco solo in 7, venti nel bresciano, dove ha la sede legale.

Qualcuno obietterà: un imprenditore fa quello che vuole con i suoi soldi. Giusto. Ma poi non fracassateci gli zebedei con le sinergie e la volontà di fare squadra. 

A PROPOSITO DI SUPERMARIO, DI NEGRI E DI VERONA

Potrei dire che le parole di Mario Balotelli si commentano da sole. Basta sentirlo parlare, sicuramente molto più a suo agio con la palla tra i piedi, che davanti a microfono e telecamera. Ma questo non conta. Voglio suggerire a “Pinocchio” Balotelli (ha detto “ogni volta che vengo a Verona”, in realtà oggi era la seconda, a meno che quando giocava con la Primavera non sia stato subissato di ululati e colpito da banane al “Bottagisio” o all’antistadio…) una visita da un bravo otorinolaringoiatra, visto che non ha sentito i fischi e gli insulti a Luciano, giocatore del Chievo, negro come lui. Che a Verona gioca da anni e si è sempre trovato bene, di sicuro molto meglio dell’”indimenticabile” esperienza all’Inter. Provate solo a immaginare cosa succederebbe se Luciano – che dalla sua non ha nemmeno l’italianità – alla fine di una partita dichiarasse: "Mi rendo conto che ogni volta che vengo a Milano (o a Roma, dove i ‘buuu’ sono la regola, ndr) questo pubblico mi fa sempre più schifo". Le interrogazioni parlamentari si sprecherebbero.

Così Campedelli ha tutte le buone ragioni per incazzarsi. Qualche interista informi ‘Supermario’ che nella nostra città si trova benissimo Ousmane Gueye, “moro” leader della Tezenis che parla il dialetto veronese. Come sono stati amatissimi e tutt’ora osannati Henry Williams, Sly Gray o Louis Bullock.

Quindi Balotelli se si considera davvero un grande uomo, oltre che un bravo calciatore, abbia la forza di chiedere scusa alla città di Verona ed al suo pubblico. Altrimenti continui ancora con il suo atteggiamento guascone, unica causa dell’antipatia (che non c’entra nulla con il razzismo e con il colore della sua pelle) che raccoglie in tutti i campi, come ha giustamente fatto notare Di Carlo. Un comportamento che poi va in tolale contrasto con la sindrome da Calimero che il buon ‘Supermario’ sfodera ad ogni piè sospinto e alla quale sembra restare aggrappato, come Linus alla celebre coperta.

P.S. Un ultimo consiglio a Balotelli. Vada a leggersi la lettera che Gueye ha scritto ai tifosi della Fortitudo dopo la multa per i cori razzisti contro di lui a Bologna. Forse imparerà qualosa. Ma ne dubito.

MA COS’E’ QUESTA CRISI?

A Natale, di solito, siamo tutti più buoni. Forse è per questo che la striscia negativa della Tezenis è stata presa (quasi) con benevolenza, anche se sarei pronto a scommettere che un passo falso nel recupero contro Riva del Garda costerebbe la panchina a Pippo Faina. Ma al coach-gentiluomo non si possono certo addossare tutte le responsabilità.
Non è colpa di Faina se la squadra si è inchiodata pagando esageratamente la sosta forzata. Non è colpa di Faina se Forlì è decisamente più attrezzata di Verona e se anche la rivelazione-Ozzano ha dimostrato di essere qualcosa più di una rivelazione. Non è colpa di Faina se alcuni giocatori-chiave stanno attraversando un periodo che è eufemistico definire delicato. La colpa di Faina, semmai, è di essere troppo “morbido”, ma questa è una vecchia storia.
Alla resa dei conti (con Riva si chiude l’andata e la sfida con la Fortitudo all’Epifania aprirà il girone di ritorno), la Tezenis ha forse un paio di punti, magari anche quattro, meno di quelli che potrebbe rivendicare, ma ci sono almeno quattro squadre che meritano di starle sopra in classifica: Forlì, Fortitudo, Ozzano e pure Brescia.

 

Andrà sprecata un’altra stagione? Credo che nessuno in via Cristofoli – escluso forse Giuseppe Vicenzi – sia mai stato sfiorato dall’idea di conquistare subito la Legadue, sul campo.
Intanto Buone Feste a tutti, e agli auguri abbino anche una poesia dedicata al brindisi. Ci vediamo nel 2010.

Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.

Erri De Luca – "Prontuario per il brindisi di Capodanno"
 

RITIRIAMO LA MAGLIA DI HENRY WILLIAMS

L’idea è nata da un dialogo in chat su Facebook con Zeno Pisani, profondo conoscitore delle vicende baskettare, soprattutto sponda L.A. Un’idea che che è stata rilanciata attraverso i forum dei canestri: perchè il Basket Scaligero non ritira la maglia di Henry Williams? La canotta gialloblù n° 14 potrebbe essere appesa sotto il soffitto del Palaolimpia, come simbolo delle glorie trascorse della Verona dei canestri, ma anche per gettare un ponte ideale sul prossimo futuro del basket gialloblù, in grado, forse, di rinnovare emozioni e scenari prestigiosi.

Qualcuno potrà obiettare: perchè il 14 di Williams, che con Verona non ha mai vinto nulla, e non l’8 di Mike Iuzzolino (una Korac e una Supercoppa) o il 9 di Roby Dalla Vecchia, la "bandiera" presente ad ogni trionfo? Proprio per il simbolo che "High Fly" rappresenta. E’ stato il protagonista della grande cavalcata della Verona dei canestri; se n’è andato, è tornato per giocare l’Eurolega. Un emblema, a modo suo, della dimensione internazionale conquistata dal basket veronese. Non credo che Federico Bellina se ne avrebbe a male, in caso di ritiro del "suo " (attuale) numero 14. E potremmo aggiungere il 20 di Claudio Malagoli, un grandissimo, tragicamente scomparso al termine della sua unica stagione in galloblù, subito dopo avere portato Verona in A2, per cominciare l’esaltante avventura che tutti ricordiamo.

Un piccolo gesto non per essere nostalgici, ma per ricordare. Ed avere presente quello che si potrà provare a raggiungere ancora. Discutiamone assieme. 

SITO DA SERIE A, ASPETTANDO LA SQUADRA

Scrivo in anticipo, prima che si giochi il "derby" con JesoloSandonà. Infatti non prendo nemmeno in considerazione l’ipotesi di un risultato negativo, anche se la faticaccia già sofferta con Osimo deve essere un monito…Comunque sia, voglio parlare del nuovo sito del Basket Scaligero, presentato in pompa magna, con la squadra al gran completo.

C’erano più giornalisti che alla conferenza stampa in casa Tezenis per la presentazione della squadra. E rivedendo il grande Fabio Ramani per un attimo mi sono illuso che Verona fosse ancora in serie A (quella vera, of course).

Ma è giusto evidenziare gli aspetti importanti di questo evento. 1) Il risalto era anche un doveroso "omaggio" a Ramani, che con la sua società Codex ha curato il restyling del sito, ma soprattutto metterà in rete l’archivio fotografico di anni di lavoro (e di successi) sul basket gialloblù.

2) Fadini ha finalmente capito la portata del web. Non ho mai dimenticato una accesa discussione sul pullman che ci portava a Vitoria (con una "t" sola), città basca dove la Mash, trascinata da Dalla Vecchia, giocò una delle più belle partite in Europa, compiendo il passo fondamentale verso la conquista della Coppa Korac. Eravamo alla fine del 1997 e Fadini ridicolizzava un po’ le mie teorie e quelle del dottor Cannas sugli sviluppi che già allora stava avendo internet. Mi fa piacere che adesso Fadini guardi con interesse anche alle potenzialità delle rete ed in particolare alle opportunità di un canale preferenziale con il pubblico più giovane, che utilizza internet come principale mezzo di comunicazione.

3) Il sito, anche per gli sviluppi che porterà l’archivio storico, è da serie A, o quasi. Adesso aspettiamo che ci arrivi anche la squadra. O che sia tale. Il bilancio di 4 vittorie in 6 partite (come detto incluso anche JesoloSandonà), magari non sarà il migliore possibile, ma la botte dà il vino che ha. E l’oste non può fare miracoli. Chissà, sarà per questo che gira il nome di un certo Davide Bonora?

I CORI RAZZISTI E LA LETTERA DI GUEYE

Cerco di capire la lettera che Ousmane Gueye ha inviato alla Fortitudo con fair-play e grande signorilità. “Per quel che mi riguarda non ho sentito nessun coro”, ha scritto la guardia della Tezenis, che invece ha sottolineato "di aver goduto l”onore di di giocare in quel magnifico tempio della pallacanestro, di fronte ad un pubblico che vive a ama il basket". E che, aggiungo io, dovrebbe essere abituato a vedere ed apprezzare gli show dei giocatori con la pelle scura. Magari anche avversari.

Delle due l’una: o Gueye ha voluto glissare con elegante superiorità, oppure sarà il caso di affiancare un otorino al dottor Cannas e al dottor Vittone nello staff medico gialloblù. O forse era talmente incazzato per il quarto fallo (inestistente) che ha stoppato la sua trance agonistica, da avere un improvviso black-out uditivo.

 Io al Paladozza c’ero, e i cori li ho sentiti. Quando Gueye è tornato in panchina dopo il quarto fallo dalla curva proprio sopra la tribuna stampa si sono levati i “buuu”, e qualcuno si è spinto oltre insultando il giocatore di colore di Verona. E’ vero invece che i tifosi della “Fossa”, gli storici ultras della Fortitudo, sono rimasti estranei ai cori puniti dal giudice sportivo, che ha multato una società nella quale la bandiera è stato per anni un certo Carton Myers… Per questo i tifosi bolognesi hanno voluto condannare ogni forma di razzismo. Così nella sua lettera Gueye, probabilmente, si è rivolto proprio a loro, e non ai dirimpettai della “Fossa” che lo hanno insultato. Già, perché le offese ci sono state. E non erano ragazzotti, ma adulti. Maggiorenni e vaccinati. Però contro la demenza non esistono vaccini.
 

VINCERE E PERDERE DA FAVORITI

“Vorrei vedervi voi, correre con quelli là davanti”. Quelli là, per Damiano Cunego, forse sono Evans, che poi ha vinto, l’iridato nella cronometro Cancellara, Rodriguez, il campione olimpico Sanchez. L’Airone di Cerro Veronese piuttosto dovrebbe guardare in casa sua, a quei compagni di Nazionale che non hanno dato il contributo atteso. “Mi hanno lasciato solo”, si è lamentato, però non mi sembra che l’australiano Cadel Evans abbia potuto contare sull’aiuto di una nazionale di fenomeni.

Vincere da favoriti non è facile, ma chi è davvero più forte ci riesce. Come Evans. E come la Fortitudo. Secondo Fadini non dovrebbe perdere neanche una partita. Potrà succedere, ma non scommetterei, anche se Bologna ha quintetto di giocatori di categoria superiore e cambi all’altezza. E, da favorita, ha vinto subito la prima supersfida con la Tezenis. Non fosse stato per un sontuoso Gueye il gap quasi certamente sarebbe stato più ampio.

La Fortitudo ha tutto dalla sua, o quasi. Organico, tradizione, pubblico (3715 abbonati). Meno i soldi. Non a caso c’è chi ipotizza che già a dicembre arriveranno nuovi guai sull’Aquila felsinea. Verona ha le spalle economicamente coperte, un bravo allenatore ed un roster abbastanza competitivo per la categoria. La partita al Paladozza infatti ha mostrato qualche crepa sull’asse play-centro, ma quando Bellina arriverà in piena forma la situazione sarà diversa. E con la Fortitudo l’appuntamento è per la rivincita al Palaolimpia.