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CI VUOLE PAZIENZA, MA LA PANCHINA…

"Siamo una squadra work in progress". Ipse dixit Fadini, con slang alla moda, per spiegare come la Tezenis fosse un cantiere aperto. Per via degli infortuni. Tanti, troppi. Era il 13 settembre, giorno della presentazione ufficiale della squadra. E’ passato un mese, è cominciato il campionato e la situazione non è cambiata molto. Verona è ancora al palo ed è comprensibile che possa dar fastidio vedere Udine (asfaltata nel concentramento di Coppa) a punteggio pieno. Il ruolo della cenerentola non si addice a Verona, tantomeno a uno come Fadini, che si sarà un po’ adontato per la sconfitta nell’esordio al Palaolimpia, ma credo che non debba prendersela più di tanto.

Contro Jesi, come al debutto a Forlì, la Tezenis ha retto 30 minuti, anche 35. Quando riuscirà a mantenere la tensione agonistica per 40 minuti, senza cali difensivi o black-out in attacco, le cose non potranno che andar meglio. Sembrerà un’ovvietà, ma non si può pretendere che giocatori debuttanti in Legadue, o con un passato comunque non di spessore nella categoria, possano improvvisamente ergersi a protagonisti.

L’incognita principale è legata al rendimento di Renzi, sicuramente ancora non al top, anche se non si possono addossare tutte le responsabilità sul giovane centro arrivato da Treviso. E Mariani è costretto a fare il titolare, suo magrado. Il contributo della panchina è quello che è, cioè praticamente zero, almeno finora. A parte Gueye, che sta crescendo ma può migliorare in difesa e deve imparare a controllarsi con i falli. Bellina ancora a secco, da Campiello non ci si può attendere molto.
Così tutto ruota e pesa sul trio americano. Troppo poco per non pagare dazio, almeno finora. Aspettando Rombaldoni, che però non potrà essere la panacea di tutti i mali.

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