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QUELLE TROIE A CORRENTE ALTERNATA

Il presidente siculo Crocetta ha dimissionato in tronco da assessore Franco Battiato per aver detto che “il Parlamento è pieno di troie disposte a tutto”. Può starci.
Coerentemente Napolitano avrebbe dovuto rifiutarsi di ricevere al Colle un Beppe Grillo che, per restare all’ultima, ha dato dei “puttanieri” a Bersani e Berlusconi.
Direi che ha ragione Massimo Cacciari quando osserva che il degrado del linguaggio politico è solo lo specchio (verbale) del degrado dell’intero sistema politico ormai palesemente incapace di svolgere la sua funzione di governo del Paese.
La Costituzione sancisce un principio che condivido totalmente: ogni parlamentare deve essere “senza vincolo di mandato”. Cioè deve rispondere solo ai propri elettori (i padri costituenti non immaginavano certo un Parlamento di nominati) per restare un soggetto pensante e responsabile, evitando di ridursi a burattino dei vari partiti.
Ma questo principio non è, di fatto, condiviso dalla larga maggioranza dei cittadini che considerano chi cambia casacca un traditore, una troia, un venduto.
Vale però la pena di osservare che l’epiteto viene distribuito a corrente alternata: la troia cioè è solo il parlamentare che va a schierarsi con chi detesto.
Esempio tipico. Il popolo della sinistra considera Scilipoti, che lascia l’Idv e va a sostenere Berlusconi, una troia, un venduto. Fini invece che ha fatto la stessa cosa, lasciando il centodestra per passare all’opposizione, veniva considerato come una padre responsabile della Repubblica. Per il popolo di centrodestra vale l’inverso: Fini è il traditore, Scilipoti la persone responsabile.
Esempio recentissimo. Chi è per il governo Bersani considera molto responsabili quei senatori grillini che dovessero concedergli la fiducia. Chi è contro li tratta da troie.
Ma non dimentichiamo che anche noi cittadini elettori o siamo senza vincolo di mandato o siamo troie nella mobilità elettorale. Che giudizio diamo di chi, dopo aver votato per anni Pd o Lega o Pdl, oggi ha scelto le 5 Stelle?
Anche noi siamo più venali che ideali. Nel senso che diamo il voto pensando a chi garantirà meglio i nostri privilegi, a chi ci restituirà l’Imu, a chi ci assicura il reddito di cittadinanza. Puro mercato delle vacche.
Quindi delle due l’una: o è lecito cambiare idea (anche per motivi personali e venali) sia in Parlamento che nell’urna, oppure le troie non mancano tanto alle Camere quanto tra noi cittadini elettori.

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