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UN SINDACO PER L’ITALIA

Il dibattito sul presidenzialismo (semi presidenzialismo con doppio turno alla francese) di cui si è tornato a parlare ieri, festa della Repubblica, dovrebbe partire dalla concreta esperienza dei comuni dove l’elezione diretta dei sindaci l’ha di fatto già introdotto.
Anche nei comuni prima vigeva il parlamentarismo: tutto il potere ai consigli comunali che potevano sfiduciare il sindaco e mandarlo a casa senza perdere le loro poltroncine. Poi il potere è passato ai sindaci che scelgono gli assessori e possono loro mandare a casa il consiglio comunale e andare a nuove elezioni. Mi pare indubbio che il governo delle nostre città sia migliorato: si decide, si procede e gli elettori giudicano l’operato dei primi cittadini.
Tra i consensi che oggi, anche da una parte della sinistra, arrivano alla riforma il più significativo è quello di Romano Prodi che la definisce “l’unica via di salvezza” per il nostro Paese: ha sperimentato infatti anche lui (come Berlusconi) l’impotenza attuale di qualunque premier, di qualsiasi colore politico. In questo senso i due governi di Prodi e Berlusconi sono stati identici: impossibilitati a varare qualunque provvedimento, qualunque riforma incisiva in qualsiasi direzione andasse.
Impossibilitati perchè bloccati da un Parlamento (anzi: da due parlamenti) che rappresenta, non l’interesse generale, ma quello particolare delle singole caste o corporazioni che dir si voglia: dalla più piccole, come i tassisti, fino all’ultracasta dei magistrati.
La preoccupazione di partiti e parlamentari è infatti stata sempre una sola: il consenso. Per cui, facendo un esempio con medici, non ci si preoccupa di ottenere la massima efficienza nel servizio sanitario nazionale (a beneficio della collettività), ma di non perdere i loro voti. E così si consentono autentici abomini come l’intra moenia: la libera professione privata esercitata dentro (e a scapito) della sanità pubblica.
Le corporazioni hanno demolito il Paese inteso come cura dell’interesse generale. Basterà il sindaco d’Italia per scalfire i loro privilegi? Difficile essere ottimisti. C’è chi sostiene che un presidente investito di potere dal voto diretto non basta, che ci vorrebbe un dittatore…Dimenticando magari che fu proprio un dittatore, Mussolini, a varare quel ministero delle corporazioni che non rinunciò mai a guidare in prima persona…
Difficile essere ottimisti, ma difficile anche non essere d’accordo con Prodi: è l’estrema speranza, l’unica via di salvezza per il Paese.

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