Castrazione chimica per i pedofili! Adesso non la esclude nemmeno Walter Veltroni; Calderoli e Fini continuano a richiederla. Sembra la soluzione definitiva e terrorizzante: tale da inibire qualunque ulteriore violenza sessuale sui bambini. Invece – se appena ci riflettiamo e chiariamo qualche equivoco – è un autentico regalo fatto ai pedofili stessi.
Primo equivoco: nella castrazione chimica non c’è proprio nulla di definitivo, niente a che vedere col colpo di forbici che evoca e che priverebbe per sempre il reo degli organi sessuali. Si tratta infatti di un farmaco che inibisce la produzione del testosterone, l’ormone da cui dipendono gli appettiti sessuali, ma che funziona solo per il periodo per cui viene somministrato. Dopo di che tutto torna come prima. Appetiti sessuali compresi.
Ma l’autentico regalo che si fa ai pedofili, invocando per loro la castrazione chimica, è quello di classificarli come malati, preda degli appetiti incontrollabili dovuti al testosterone in eccesso, e quindi non responsabili delle loro azioni: come dire che, se violentano i bambini, non è colpa loro ma della natura che li ha fatti malati, ossia con sfrenate produzioni ormonali. Esattamente come l’attenuante dell’infermità mentale che, se riconosciuta all’omicida, lo trasforma in un soggetto bisognoso di cure e gli evita la galera.
Quindi Veltroni, Calderoli e Fini invocando l’intervento farmacologico per i pedofili concedono loro, a priori, il “regalo” dell’attenuante per malattia.
Mi sembra invece più serio partire dal principio che ognuno è responsabile dei propri comportamenti ed è in grado di controllare i propri appetiti: non basta cioè un eccesso di testosterone per giustificare né la violenza sessuale sui bambini né lo stupro di una donna.
Insomma i reati di pedofilia sono qualcosa di troppo grave per concedere loro attenuanti: altrochè castrazione chimica, i responsabili vanno messi in carcere e tenuti dentro.
Lascia un commento