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“PIU’ NE PRENDI, PIU’ NE VERRANNO”

“Più ne prendi e più ne verranno”. Ovviamente si parla di migranti ma questa affermazione non la fa Salvini. Lo dichiara l’illustre storico scozzese Niall Ferguson intervistato dal Corriere della sera.

Al di là che sia illustre o meno, le sue considerazioni sul fenomeno dell’immigrazione e sulla possibilità di governarlo meritano almeno una riflessione.

Dimensioni. “Il potenziale per l’immigrazione di massa da Africa, Medio Oriente e Asia del Sud – dice Ferguson – è vasto e non abbiamo ancora visto niente…Centinaia di milioni di persone dicono sì all’idea di migrare”

Capacità Ue di gestire il problema. “Credo che le istituzioni europee non siano in grado di affrontarlo. Sono state disegnate per circostanze completamente diverse, la difesa dei confini davvero non era la priorità. Non credo siano capaci di decisioni che siano sia legittime che efficaci”

Quale può essere l’impatto politico per la Ue, gli chiede Federico Fubini del Corriere. “In queste circostanze il percorso dell’integrazione europea è probabilmente terminato. La sola vera domanda riguarda la velocità della disintegrazione. Mi ha colpito vedere che il governo danese ha deciso di costruire una barriera al confine con la Germania giustificandola con la necessità di tenere fuori i cinghiali tedeschi. E’ quello che chiamo populismo per eufemismi quando i politici non populisti adottano misure populiste. Fanno i populisti ma pretendono di no”.

Vado a sintetizzare il resto dell’intervista. Niall Ferguson conclude che è inevitabile che ogni Paese agisca per conto proprio. La prima è stata la Germania della Merkel nel 2015, per giunta utilizzando fondi europei e senza aver consultato alcun Paese Ue, per finanziare il blocco del corridoio balcanico.

Secondo lui i Paese più esposti sono Italia, Spagna e Grecia. Sugli aspetti umanitari del soccorso in mare anche di donne e bambini, Ferguson non lascia spazio e risponde:” E’ semplice: più ne prendi e più ne verranno”

Infine esclude che funzioni anche la formula aiutiamoli a casa loro perché spiega: “gli europei non dovrebbero mettere solo denaro, dovrebbero sorvegliare il buon funzionamento delle istituzioni in Africa. E a questo punto l’accusa di neo-colonialismo sarebbe dietro l’angolo”.

 

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