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DUE CLOWN E UN MORTO CHE PARLA

Beppe Grillo non è Umberto Bossi. E quindi non ripete lo storico errore strategico del leader della Lega: quello di andare ad allearsi con una parte politica (Berlusconi) invece che restare il partito del territorio, il partito del Nord, in grado di pescare voti trasversalmente proprio perchè non si allea con nessuno.
Grillo oggi è il partito della protesta, della rivolta contro tutti i partiti tradizionali, pesca voti trasversalmente. In Veneto tra leghisti e pidiellini, smantellando quelle che si chiamavano le “roccaforti bianche”, proprio come altrove ha demolito le “roccaforti rosse”. Se vuole crescere ulteriormente sa che deve continuare così.
Tutto di può dire di Grillo, anche che è un clown (vedi più avanti), ma certamente non è uno stupido. E quindi non si presta a far da stampella a nessun partito, né di centrodestra né di centrosinistra.
Non si capisce come Bersani (forse ancora stordito dalla vittoria-non vittoria) abbia potuto illudersi del contrario offrendogli di varare assieme il “governo di combattimento”. Grillo gli ha sbattuto la porta in faccia a male parole, dandogli dello zombie del “morto che parla”.
Si è limitato a una disponibilità, di volta in volta, su quei provvedimenti largamente condivisi: taglio dei parlamentari, taglio degli emolumenti, via il finanziamento ai partiti. Ma per venirne fuori ci vuole ben altro.
Ci vuole un governo che duri anni, che usi il freno del taglio alla spesa pubblica e ai privilegi corporativi, e l’acceleratore della (piccola) ripresa economica. Non mancheranno, di certo, lacrime e sangue. E lui, Grillo, starà alla finestra a guardare…la crescita di Cinque Stelle.
L’unica alternativa, teorica, è dunque un governissimo Pd-Pdl che Berlusconi, forse sotto effetto del testosterone (anche qui vedi più avanti), ha subito proposto. Che però è impraticabile per quel Pd che per decenni ha alimentato la propria base a pane e antiberlusconismo.
Col senno di poi c’era un leader democratico capace di attirare i voti del centrodestra senza Berlusconi: era ed è Matteo Renzi. Ma, quando quei voti cominciò ad attirarli alle primarie, l’apparato del partito (preoccupato di perdere le rendite di posizione) li definì voti impuri, voti contaminati, voti da escludere al secondo turno.
Se ci pensiamo è ridicolo. C’è una sinistra che non è mai riuscita a sfondare, cioè a diventare maggioranza nel paese. E come puoi riuscirci se non conquistando anche i voti “impuri” che sono quelli del centro e della destra?!
Quindi la seconda alternativa (anche questa molto teorica) è tornare alle urne di corsa con Matteo Renzi candidato premier che sarebbe in grado di coagulare una maggioranza autentica.
La realtà invece è un altra. L’ha così descritta il candidato cancelliere della Spd, Peer Steinbrueck, “inorridito dalla vittoria di due clown”…”il comico di professione Beppe Grillo, mentre l’altro è uno che agisce sotto l’impulso del testosterone”, cioè Silvio Berlusconi.
E, accanto ai due clown, c’è il “morto che parla”. Difficile intravvedere un futuro roseo.

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