La Toscana per prima ha approvato la legge sul fine vita, a ruota verrà anche il Veneto di Zaia. Oggi vige la libertà di scegliere cosa fare della propria vita. Contro una civiltà secolare che sanciva: la vita appartiene a Dio o allo Stato. Come dire che, prima dei tuoi diritti, ha dei doveri: verso le regole religiose o, da laico, verso la comunità cui appartieni.
Va detto che sono pochissimi a scegliere il suicidio assistito. La larga maggioranza dei malati terminali preferisce tirare a campare. Senza dire che oggi la medicina ti garantisce dei sedativi che, se non cancellano, leniscono di molto il dolore.
Appartengo anch’io a questa maggioranza. Mai opterò per il fine vita. Tirare a campare consente varie cose: continuare ad avere rapporti affettivi con i tuoi cari che, vedendoti malridotto, si sentono in dovere di starti vicino; magari occuparti anche dei tuoi interessi; e, soprattutto, rimandare il vero terrore del nulla che ti attende con la morte.
Oggi trovarne uno che crede nell’aldilà, nella vita eterna dopo la morte.
La chiesa è fermamente contraria al fine vita, i vescovi hanno subito condannato la legge toscana. Il Papa non si è espresso, era anzitutto impegnato ad intervenire a Sanremo. La sua priorità.
Su Sanremo concordo in pieno con il Fatto Quotidiano che ha scritto: “Sanremo è lo specchio, del nulla”.