Dopo l’omicidio di Sharon l’unica vera soluzione è riaprire i manicomi. Magari chiamiamoli con un nome più gentile, centri per il recupero dell’umanità, ma la questione non cambia. Come ha spiegato la criminologa Roberta Bruzzone: “Tutti possono fare la fine di Sharon. Anche per un motivo banale. Un soggetto come quello arrestato, borderline è pericoloso, si salva solo tenendolo controllato”. Per il bene della comunità e anche dei potenziali omicidi.
Che senso ha fare il test psichiatrico all’assassino che era stato già denunciato da sorella e madre senza che succedesse nulla? Senza che magistrati e forze dell’ordine ordinassero di intervenire. Gli stessi centri antiviolenza rischiano di essere superflui se non c’è un intervento immediato sui violenti denunciati.
Pensiamo al ragazzo che nel milanese ha massacrato padre, madre e fratellino. Non aveva dato segni di demenza? Gli squilibrati non mancano di sicuro. Come spiega sempre la Bruzzone le Rems, gestite dai dipartimenti di salute mentale, non sono sufficienti.
Quindi o riapriamo i manicomi o prepariamoci a convivere con violenze e omicidi che capitano a casaccio.