L’AMOR PATRIO SECONDO CACCIARI

 

 

L’esempio oramai è divenuto un classico: se ami tua figlia – dicono in tanti – di certo non la mandi di sera ad Arcore, non la lasci in balia del Drago e delle sue brame. Per analogia potremmo dire: se ami il tuo paese al punto di chiamarlo Patria (con la p maiuscola) schieri la marina militare alla difesa, non lo lasci in balia delle orde di disperati che arrivano dalla Quarta Sponda. Perchè, se non lo fai, se non la difendi…sarebbe come portare ad Arcore quest’Italietta minorenne e consegnarla al Drago.

Ma l’analogia è vietata, è in odore di razzismo. L’importante è riempirsi la bocca di Patria, come se la retorica da festival di Sanremo bastasse a soddisfare la quotidianità dei cittadini della Patria italiana.

Questa improvvisa esplosione di amor patrio l’ha spiegata Massimo Cacciari intervistato nei giorni scorsi da La Stampa: “Il centrosinistra è stato spinto quasi per necessità verso la rivendicazione di valori attribuibili in senso lato a Patria e Nazione, nel quadro di un confronto politico con la Lega. C’è molta retorica”

“E’ evidente – aggiunge sempre Cacciari – come la grande debolezza del nostro Paese sia di non avere un’identità nazionale, come accade in Francia o in Inghilterra. Che la nostra storia è stata segnata tragicamente da questa assenza. Ci pesa addosso come un macigno, ma non si supera con le prediche o le deprecazioni”.

Nemmeno con le belle esibizioni di Benigni a Sanremo, spiega sempre l’ex sindaco-filosofo di Venezia che conclude:” Nella mia formazione la Patria è stata totalmente assente. E non solo nella mia. Quelli che oggi attaccano la Lega per il poco amor patrio dovrebbero riandare con onestà ai loro vent’anni, dove non troverebbero la minima traccia di questo amore”.

Già ci vorrebbe la stessa onestà che ha avuto il rifondarolo Paolo Benvegnù che, a Rosso e Nero, ha ricordato come per tutta la sinistra italiana (Napolitano compreso) il riferimento era l’internazionalismo, non certo la Patria. Per i cattolici la Patria era nell’aldilà o in Vaticano. Mentre era in Italia solo per i post fascisti.

E quindi bisognerebbe avere l’onesta di dire che sembrava Giorgio Almirante quello entrato a cavallo al teatro Ariston sventolando con tanta passione il Tricolore, prima di mettersi a celebrare l’Inno di Mameli. Benigni a vent’anni è probabile cantasse “De tu querida presencia, comandante Che Guevara…”. ( Io – si parvus licet – ero a intonare “Nostra Patria il mondo intero, nostra legge la libertà).

Tornando all’analisi di Cacciari, mi sembra incontestabile che la riscoperta della Patria e del Tricolore sia avvenuta in funzione di contenimento della Lega. Ma con l’equivoco ricorrente: il federalismo, o la stessa pulsione secessionista, non li contrasti con la retorica; ma solo, se e quando, riesci a dimostrare con i fatti che l’Italia unita conviene a tutti.


SE VECCHIONI VINCE A SANREMO

Ho passato buona parte della notte di Venerdì a discutere con una carissimo amico nato, vissuto e schierato nella sinistra seria (quella di origine Pci).

La sua tesi era che Berlusconi non poteva che essere estirpato per via “extraparlamentare”, nel senso che era impossibile batterlo alle elezioni. Perchè – mi spiegava – il Berlusca ha messo in piedi un tale sistema di controllo dell’informazione che conta e che determina l’orientamento elettorale. Orientamento – aggiungeva – che non deriva da chi legge il Corriere o Repubblica, ma di guarda la televisione e sfoglia settimanali come Chi o Sorrisi e Canzoni.

Dopo averlo provocato fino al punto dire che trovo più preoccupante un presidente del consiglio che passe le serate al tavolo della seduta spiritica (Prodi) piuttosto che tra le cosce della Minetti, ho tralasciato di aggiungere che Santoro, Floris, Fazio e la Annunziata non si dedicano propriamente all’elogio televisivo del Cavaliere…

Sarebbe stata un’obiezione inutile perchè il mio amico è convinto che l’orientamento dei cittadini elettori non sia veicolato dai talk show (seguiti da chi è comunque politicamente già schierato) ma dall’intrattenimento televisivo stile Amici, l’Isola, Ballando sotto le stelle e telenovelas varie: qui si determinerebbe la scelta politica dei non allineati.

Noi passavano la notte a discutere, gli italiani a votare. Anzi: a televotare. E il risultato, giunto nella notte successiva, lo conosciamo bene: Sanremo, spettacolo nazional-popolare per eccellenza, che non lo guarda certo chi passa le serate a leggere Kant (Umberto Eco, poveretto…) bensì il popolo ignorante ed abbrutito dei berluscones, è stato vinto – attraverso il televoto, altro strumento del populismo neoperonista – dal “compagno” Roberto Vecchioni, e non da una Iva Zanicchi.

E vinto con una canzone così schierata a sinistra – dove si parla di operai senza lavoro, di studenti senza futuro, di donne da cui dipende invece il nostro futuro, di soldati ventenni catapultati nei deserti bellici – da spingere lo stesso Vecchioni a mettere le mani avanti e dichiarare che Chiamami ancora amore “non diventerà l’inno dei Pd”. Come la mettiamo?

Conclusione, se Vecchioni vince a Sanremo, delle due l’una: o Berlusconi con le tivvù non controlla proprio nulla; oppure il desiderio di sinistra, che pure aleggia nel pubblico nazional-popolare delle televisioni, semplicemente non trova né un leader né un sogno né un idea in cui incarnarsi. Ed è costretto – suo malgrado, per pura mancanza di alternative – a ripiegare sul protagonista delle Mille e una notte di Arcore.

OPPOSIZIONE CAMUFFATA DA ITALIA

 

 

E’ divenuto l’esempio storico per antonomasia di come ci si perda dietro alle futilità dimenticando i problemi e le urgenze vere: 1453, con i turchi che stanno conquistando Costantinopoli ultimo baluardo dell’impero romano d’Oriente, i saggi bizantini discutono di sesso degli angeli. (Sarà maschile o femminile, questo il loro assillo)

2011, con il mondo arabo che salta per aria e l’esodo biblico che arriva dall’altra sponda del Mediterraneo, i “saggi” italiani discutono del sesso di Berlusconi, e manifestano contro la sua vita sessuale.

Non sempre le manifestazioni di piazza ottengono il risultato auspicato; come ci dimostra proprio il caso dell’Egitto dove, alla fine della giostra, un golpe militare si è sostituito al despota Mubarak e, come prima cosa, ha chiuso il parlamento ultima parvenza di democrazia.

Le manifestazioni svoltesi ieri in 230 nostre città, con oltre un milione di donne in piazza, avrebbero invece – secondo Repubblica – raggiunto il risultato auspicato. Nel senso che la fiducia nel premier sarebbe ulteriormente crollata.

Leggendo i dati del sondaggio – gradimento per Berlusconi 30,4 per Grillo 35,2 per Fini 35,3 per la Bonino 45,3 – ho qualche perplessità…Qualche dubbio comunque può esserci sul conseguimento del risultato, ma nessuno sul diritto di scendere in piazza a manifestare contro chiunque e in qualunque modalità purchè non violenta.

Sulle manifestazioni di ieri è lecita solo una critica. L’opposizione che si camuffa da Italia; le donne legittimamente schierate contro Berlusconi che si camuffato da donne tout court.

Non credo che tra i manifestanti di ieri ci fossero frotte né di pidiellini né di leghisti. E allora perchè lasciare a casa le bandiere e i simboli di partito? Con l’unico obiettivo, mi pare, di far credere che sia l’intero Paese sdegnato contro Berlusconi al punto di volerlo mandare a casa; e non invece la parte di Paese rappresentata dall’opposizione. Così le donne: sono tutte, ma proprio tutte, scandalizzate dalla vita sessuale di Berlusconi? Sentendo le telefonate femminili che arrivano a Telenuovo, non direi.

Tanto per intenderci, il giorno prima al teatro Del Verme di Milano, Giuliano Ferrare aveva chiamato a raccolta una rappresentanza di “berlusconiani in mutande, ma vivi”. Senza far credere di rappresentare tutte le donne e tutti gli uomini italiani.

Da laico impenitente dove concludere osservando che siamo molto più avanti dell’Iran dove, non ammettendo il sacerdozio femminile, sono solo gli ayatollah ad arringare la folla. Mentre da noi l’emancipazione della donna consente che lo faccia anche suor Eugenia Bonetti, la missionaria della Consolata salita sul palco a Roma.

 

BERLUSCONI E’ GIA’ PROCESSATO

 Fosse anche istantaneo questo rito immediato chiesto dai pm milanesi per Berlusconi, arriverebbe comunque in ritardo. Nel senso che lo abbiamo già processato e, a seconda della nostra scelta di campo politico, già condannato oppure già assolto.

Innocentisti e colpevolisti, sia chi lo considera un puttaniere oppure un perseguitato, almeno su questo dovremmo tutti concordare: che è un anomalia che non ci sia in pratica nemmeno un cittadino (politicizzato) che abbia sospeso il giudizio in attesa del processo, della sentenza, della verifica o meno delle accuse.

Invece il processo deve ancora iniziare e noi abbiamo già emesso una sentenza inappellabile. Nulla e nessuno più potrà farci cambiare idea. Come mai? Ma perchè siamo stati sommersi dalle carte processuali, dalla marea di intercettazione che ha offerto a ciascuno di noi il materiale per trovare ciò che cercava: ossia la pistola fumante in mano al premier o in mano ai pubblici ministeri, la prova della colpevolezza del Berlusca o dell’accanimento della Ilda.

Senza questa marea di documenti pubblicati da tutti i giornali, non avremmo potuto improvvisarci commissari tecnici della Giustizia. E magari avremmo avuto la prudenza e il buon senso di tenere in sospeso il giudizio.

Solo nelle repubbliche delle banane, solo nei Paesi sudamericani vengono pubblicate così tante intercettazioni. Calma, Evor: non sono io a dirlo. E’ – udite, udite – Luciano Violante intervistato oggi dal Corriere. Un intervista che il corrierone, prudentemente, mette defilata nelle pagine interne. Ma dove l’ex magistrato, che il centrodestra accusava di essere addirittura il capo del partito delle toghe, sviluppa una tesi molto interessante.

Violante spiega cioè che la visione di tutto questo materiale è servita solo a farci confondere il piano del giudizio penale con il giudizio morale e politico. Piani che invece andrebbero e vanno tenuti ben distinti, anche per non scambiare un peccato con un reato.

Ma – soprattutto – l’ex presidente della Camera dice che “c’è un intreccio malato tra indagini e informazione”. L’anomalia cioè non è tanto dovuta al numero delle intercettazioni, effettuate ormai a raffica anche in altri Paesi dove però “questa è la differenza – sottolinea Violante – le intercettazioni non finiscono sui giornali”.

Di conseguenza i primi responsabili della barbarie del processo mediatico, che tutti noi abbiamo già celebrato anche con Berlusconi, non sono tanto i magistrati quanto i giornalisti. Replica puntuale di quanto già accaduto con tangentopoli, quando lo scempio non furono le indagini più che doverose bensì le notizie sulle indagini. Notizie messe in pagina come sentenze di colpevolezza.

 

LA VERMICINO DI NAPOLITANO

 

 

Correndo a trovare e consolare i genitori dei quattro bambini rom morti nel rogo di Roma il presidente Napolitano ha trovato, o si è costruito, la sua Vermicino.

Credo lo ricordiate tutti Sandro Pertini che, in spolvero di telecamere e fotografi, si precipitò e seguire il dramma del piccolo Alfredino risucchiato dal pozzo. Così Napolitano non ha scelto la visita privata, ma è andato a trovare i genitori con un codazzo di cameraman e fotoreporter pronti ad immortalare la carezza presidenziale.

Non si tratta di essere insensibili alla tragedia dei quattro bambini morti. Anzi: proprio perchè quattro innocenti non possono e non devono morire così, prima di precipitarsi a consolare i genitori forse bisognava domandarsi se non ci siano anche delle responsabilità. Tant’è che la stessa procura di Roma ha aperto un procedimento per abbandono di minore…

E già. Come mai i genitori li avevano abbandonati di notte nella baracca con quel braciere ardente? A Roma ci sono forse delle agenzie per l’impiego aperte h24? Non risulta. Erano andati a chiedere la carità? Improbabile che lo avessero fatto lasciando a casa proprio quei piccoli che sono lo strumento per indurre alla pietà. Quindi cosa diavolo facevano in giro per Roma a notte fonda con i figlioletti incustoditi nella baracca?

Anche a prescindere da questa legittima domanda, è curioso che proprio il Custode della Costituzione non tenga presente che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro. Non fondata sull’accattonaggio, né sul nomadismo. I diritti derivano dal dovere di lavorare. O valgono a prescindere? Se è così la casa decorosa dobbiamo garantirla a tutti, rom e non rom, a Roma e in Italia e nel mondo. Paga il Quirinale col taglio (meno 6%) delle sue spese o paghiamo noi cittadini (che la casa l’abbiamo in proprietà o in affitto grazie al nostro lavoro) con un surplus di tasse?

Ho avuto il piacere di conoscere un operaio moldavo che, arrivato in Veneto nel 2002, per due anni e mezzo ha lavorato per un impresa edile che lo pagava 40 euro al giorno qualunque fosse l’orario richiesto, mai inferiore alle otto ore. Lui aveva trovato una stanza in città, i cantieri erano in provincia e ogni giorno, sabato compreso, li raggiungeva in bicicletta, 30 chilometri andare e 30 tornare, risparmiando così sui biglietti dell’autobus urbano ed extraurbano che avrebbe dovuto prendere. La domenica, sempre in bicicletta, andava a fare il giardiniere in una villa dove la sorella e il marito erano custodi.

Così si è sistemato, ha aperto una sua azienda artigiana, si è sposato ed ha cominciato ad avere figli solo quando poteva mantenerli e garantire loro una vita decente. Altroché baracche e bracieri…

Sono questi gli esempi da additare alla nazione (anche con visite presidenziali) o dobbiamo sentirci il colpa perché non garantiamo abitazioni civili ai rom?

CROLLA MUBARAK, MURO MEDITERRANEO

 

 

Nei servizi dei nostri inviati al Cairo traspare una simpatia palpabile per la folla scesa in piazza ad invocare la cacciata di Mubarak. Esattamente come qualche settimana fa a Tunisi. E non c’è dubbio che venga interpretato il comune sentire della nostra opinione pubblica: perché non si può che gioire vedendo popolazioni che si liberano dei tiranni, dei dittatori.

Tutti (o quasi) gioimmo anche nel 1989 quando crollò il Muro di Berlino e tutta l’Europa dell’Est si liberò della dittatura comunista. Oggi però, vent’anni dopo, si aggiunge una riflessione anche diversa: se per i cittadini di quei Paesi resta un affare essersi liberali del comunismo, possiamo dire che la caduta del Muro lo sia stato anche per noi?

Ci furono due effetti: un’ondata di criminali, liberati dalle galere, si riverso sull’Europa Occidentale e sul nostro Paese, perchè quei dittatori svolgevano una funzione di cani da guardia che cessò con la loro caduta. Dopo di che arrivarono le persone per bene, i lavoratori in cerca di occupazione, di migliori retribuzioni.

L’effetto di questo allargamento del mercato, di questa globalizzazione, fu positivo per le loro retribuzioni ma penalizzante per le nostre. Valga l’esempio dell’autista, mansione pagata molto bene prima che arrivasse la concorrenza dei camionisti slavi…Noi italiani non abbiamo più goduto del benessere che avevamo negli anni Ottanta. Anche perché il sistema comunista teneva bloccato il mondo intero, anche l’Asia anche l’Africa. E l’intero fenomeno epocale dell’immigrazione iniziò proprio alla fine di quel decennio con il crollo del Muro.

Oggi Mubarak in particolare (ma anche Bel Alì’, anche Gheddafi) rappresentano il Muro sull’altra sponda del Mediterraneo. Ed oggi che il raìs egiziano sta crollando vediamo cosa succede. Ce lo racconta La Stampa che a pag.7 titola “Rivoluzioni & barconi Lampedusa ora trema. Riprendono gli sbarchi: senza il pugno dei raiss chi li fermerà?” e spiega che i primi arrivati sull’isola sono proprio i galeotti usciti dal carcere tunisino di Monastir.

Quanto a fermarli, difficile pensare che provvedano quei nostri magistrati per i quali l’obbligatorietà dell’azione penale scatta di fronte ai reati sessuali di cui è accusato il premier, ma non scatta invece di fronte al reato di clandestinità…Clandestini che loro si rifiutano di arrestare invocando una “direttiva europea”. (Ma non dovrebbero applicare le leggi italiane, come recita la Costituzione?)

Dopo di che è chiaro che, oltre ai clandestini, non si ferma neppure la storia. Nessuno sarebbe riuscito allora a puntellare il Muro di Berlino. Nessuno riesce oggi a mantenere al potere i raìss. Ma un conto è prenderne atto; altro conto è gioirne quasi che le sorti fossero sempre “magnifiche e progressive”, e non ci fossero invece cambiamenti dello scenario internazionale destinati a peggiorare la nostra vita.


DALLE URNE LO STOP ALLA GNOCCA

 

 

Personalmente trovo discutibile il bunga bunga politico più di quello sessuale. Parlo dello scambismo, non di coppia ma di collocazione in Parlamento, che ha consentito ai finiani di diventare nuova “costola della sinistra” (o dell’opposizione) pur essendo stati eletti con il centrodestra. Oppure a quel paio di dipietristi, al Calearo già veltroniano, che hanno garantito comunque una maggioranza a Berlusconi per lo sdegno dei loro elettori di centrosinistra

Ho detto che trovo discutibile la loro scelta, non scandalosa. Perchè mi meraviglierei se in politica non si facessero calcoli di convenienza, spazi e potere. Non mi meraviglio certo perchè invece si fanno. Dato che tutti fanno questi calcoli, non solo i finiani.

Capisco però che altri ragioni all’opposto e ritengano più grave la trasgressione sessuale dello scambismo politico.

Personalmente se chiamo un idraulico mi interessa che mi sgorghi il lavandino ad un prezzo equo, se ho bisogno di un ingegnere guardo che mi progetti (sempre a prezzo equo) la casa. Non mi interessa la loro vita sessuale ordinata o scomposta che sia, ma se il lavandino è sgorgato o meno, se la casa sta in piedi o crolla. Così credo vada giudicato anche un capo di governo: per i suoi risultati di governo, non perchè è casto, marito fedele o satiro impenitente, etero o omosessuale.

Ma non pretendo che le mie convinzioni siano la Verità Rivelata. So benissimo che i puritani anglosassoni mai sarebbero ricorsi alle prestazioni di un idraulico dalla vita chiacchierata. Ricordo che secondo il Fini d’antan i gay non dovevano fare i maestri. E quindi capisco chi ritiene che Berlusconi debba andarsene a casa, non perchè non ha ridotto le tasse, ma perchè si struscia (si struscierebbe secondo l’accusa) in piscina su una frotta di fanciulle nude. E si aspettano che un capo di governo salvi le apparenze.

(Almeno quelle. Sulla sostanza spero che nessuno sia così ingenuo da farsi illusioni…)

Alla fine chi è l’unico che può giudicare ed eventualmente punire gli scambisti politici? Il corpo elettorale, i cittadini elettori confermando o meno il consenso a chi ha cambiato schieramento. Spero sia così anche con il bunga bunga di Berlusconi: andiamo a votare, lasciamo che siano i cittadini ad assolverlo o a condannarlo. Che non se ne può più di pensare e parlare solo di gnocca (specie non potendo che ricoprire, noi cittadini, il ruolo di guardoni).

Anche su questa scelta, di lasciare il giudizio finale alle urne, non c’è unanimità. Altri pensano e sperano che sia la magistratura con una rapida condanna a decretare la fine politica di Berlusconi. E sono ovviamente liberi di auspicare questa soluzione. Così come resto libero io di pensare di assistere ad un film di Totò se mai Berlusconi dovesse essere condannato per aver indotto una Ruby a prostituirsi o per aver concusso il capo di gabinetto del questore di Milano.


USO E ABUSO DEL CORPO DELLA DONNA

 

 

Capisco le donne di centrosinistra che hanno dato avvio alla campagna contro Berlusconi, e la scarsa considerazione che avrebbe della donna vista solo come oggetto del suo desiderio; campagna all’insegna dello slogan “non siamo bambole”. Capisco che l’Unità raccolga centinaia di loro firme sdegnate per questo abuso del corpo femminile.

Non capisco però perché la stessa Unità, quando ha avuto bisogno di una campagna promozionale, non abbia messo il giornale in tasca a Rita Levi Montalcini o a Margherita Hack, e l’abbia invece ficcato nella gonna jeans, sul lato B, di una bella bambolona…

Capisco questi fondi sdegnati che leggo su tanti quotidiani, sdegnati contro la mercificazione del corpo della donna. Ma non capisco come gli stessi quotidiani possano continuare ad ospitare paginate intere di pubblicità affidata a donne discinte, e paginate di annuncini a pagamento delle escort.

Berlusconi cantava ancora sulle navi da crociera assieme a Confalonieri quando, alla fine degli anni Sessanta, l’Espresso e Panorama – autorevolissimi settimanale di politica e attualità – cominciarono a mettere la gnocca in copertina per vendere qualche copia in più. Che sia cominciato allora e con loro l’uso e l’abuso del corpo femminile?

Capisco e condivido tutte le battaglie per la liberazione della donna, perchè credo che la libertà di decidere della propria vita sia il primo diritto di ogni essere umano. Ma non capisco questo scandalo, questa riprovazione, se poi certe donne fanno della libertà un uso che non condividiamo o che ci sembra poco consono.

Libera ognuna di decidere della propria vita e del proprio corpo. Libere di fare le dame di carità, le professoresse, le commesse, le modelle o le prostitute. O dobbiamo forse avviare ai campi di rieducazione morale quelle che hanno scelto di andare a cena ad Arcore?

Credo che dobbiamo respingere solo la costrizione: è inaccettabile che una donna sia costretta a concedersi a qualcuno (Silvio compreso) così come è inaccettabile che sia costretta a restare chiusa in casa sotto il burqua.

Capisco lo sdegno per l’abuso del corpo, non capisco l’indifferenza per l’abuso del cervello che avveniva correntemente quando eravamo un Paese meno orgiastico e, in compenso, avevamo gli “intellettuali organici”. I quali si vendevano nemmeno per un compenso – cosa che nobilita e giustifica la prostituzione – ma per il puro piacere di vendersi, cioè di “servire un’idea”.

Capisco gli intellettuali schierati oggi contro Berlusconi i quali, pur di giungere alla sua eliminazione politica, invocano l’intervento del Papa e dei vescovi e ricordano l’etica del cristianesimo alla quale il premier dovrebbe attenersi. Ma non capisco perché poi loro – così devoti – non tornino ad andare a messa tutte le domeniche e trascurino perfino i primi nove venerdì del mese…

NELLE MANI DI SUOR ILDA

 

 

A quanto pare siamo nelle mani di suor Ilda Bocassini. Nel senso che sarebbe lei – e non i cittadini elettori – a decretare la fine politica di Silvio Berlusconi. Gli esponenti del centrodestra, schierati a difesa del premier, sostengono infatti che questo è l’obiettivo del procuratore aggiunto di Milano: arrivare ad una rapida condanna dell’imputato che, per il tipo di reati contestati (sesso a pagamento con minorenni) consenta di abbinare alla condanna il divieto a ricandidarsi alle elezioni.

Se questo è l’obiettivo della Bocassini va detto subito che è inaccettabile, perchè non può essere l’inchiesta “lenzuole pulite” a chiudere la stagione politica del berlusconismo.

Già è molto discutibile che sia stata “mani pulite” a chiuder la stagione del pentapartito, cioè i decenni del governo della Dc con i socialisti e i laici minori. Discutibili perchè il reato di corruzione, al centro di quell’inchiesta, è un reato che riguarda una somma di singoli individui e non i partiti. Mentre quei partiti furono cancellati da quell’inchiesta giudiziaria. Quando dovevano invece essere – semmai – i cittadini a decidere di mandarli a casa per scelte politiche dissennate, quale l’esplosione della spesa pubblica o pseudo riforme (sanità, scuola) dai risultati molto discutibili.

A maggior ragione oggi che i reati sessuali attribuiti al premier sono di assai dubbia consistenza. Nel senso che – anche fatte salve tutte le accuse, che sono invece tutte da verificare – è difficile vedere in giro delle Santa Maria Goretti sedotte, violentate e indotte a prostituirsi dal premier…(e non lo sono, Maria Goretti, anche se mancava loro qualche mese alla maggiore età)

Personalmente, fossero vere le performance sessuali attribuite a Silvio – proverei più invidia che scandalo o riprovazione. Personalmente penso che vada mandato a casa perchè non ha dimezzato le tasse, non ha rovesciato come un calzino la pubblica amministrazione e non ha nemmeno riformato drasticamente la giustizia ( esigenza questa di ogni cittadino) limitandosi ad assecondare gli escamotage processuali dei suoi difensori. Mentre non credo che vada mandato a casa perché ama circondarsi di fanciulle in fiore e (dicono, dice…) deflorarle a spron battuto.

Ma non pretendo che debba prevalere la mia visione morale così riduttiva. Capisco che molti cittadini considerino invece scandalosa la vita privata del premier, intollerabile in un capo del governo anche per la ricaduta che ha nel consesso internazionale.

Dico però che devono essere i cittadini – e solo loro – a decidere se mandarlo a casa o lasciarlo ciò non ostante alla guida del governo. Perchè in un Paese laico (cioè non soggetto alla sharia né alla legge di altre religioni) non può che essere l’opinione della maggioranza a dettare regole e limiti morali.

Non esiste un’Autorità Superiore oggi nell’Italia secolarizzata. Per fortuna non siamo uno Stato Etico. Ed è grottesco che suor Ilda pensi di smettere la toga, indossare il saio, e diventare così la Giovanna D’Arco che libera lei il Paese da Berlusconi.

 

LEZIONE CARITAS ALLA FIOM

 

Il mercato, con le sue regole, esiste e non si può ignorarlo. Perchè ignorarlo significa farsi e fare del male. Lo ha capito perfino la Caritas che pure, non essendo un soggetto né politico né sociale, potrebbe permettersi di ignorarlo. Continua invece a ignorare il mercato chi non può permetterselo, cioè la Fiom. La Fiom ferma al costo del lavoro “variabile indipendente”.

C’è una Caritas che, potremmo dire, è divenuta più leghista della Lega: nel senso che il ministro Maroni ha pronto il nuovo decreto flussi e il direttore della Caritas di Venezia, mons. Dino Pistolato, lo invita a bloccarlo perchè – spiega – “il via libera all’ingresso di centomila stranieri rischia di appesantire una situazione già difficile, se non addirittura di aprire un conflitto etnico e umano insieme”

Come dire che i posti di lavoro sono quelli che sono, sia nel mercato legale che in quello illegale: anche volendo non c’è spazio per nuove prostitute o nuovi spacciatori in un segmento già saturo; e non puoi ipotizzare posti di lavoro con le aziende venete che chiudono. Quando – sono ancora parole di mons. Pistolato – “I corsi di formazione per badanti sono ormai frequentati più da italiani che da stranieri”. E “Fino a due anni fa gli italiani che chiedevano aiuto ai nostri sportelli erano il 30-35%, oggi sono saliti al 50-55%”.

(E in queste considerazioni del direttore della Caritas sui nuovi poveri nostrani sembra quasi di cogliere un eco dello slogan di Luca Zaia “prima i veneti”….)

Per il segretario della Fiom Landini, invece, le regole di mercato non esistono, non esiste il contesto dell’economia globale, e non si pensa alle conseguenze che una chiusura di Mirafiori avrebbe anche per le aziende venete che produco nell’indotto dell’auto. Venti altri Paesi sono pronti a fare ponti d’oro agli investimenti di Marchionne; mentre la Fiom definisce un “ricatto” la richiesta di garanzie sulla produttività degli stabilimenti italiani.

Landini denuncia la “violazione dei diritti dei lavoratori”. Quali diritti? E’ forse un diritto piazzare uno sciopero nel turno del sabato dopo essersi impegnati a lavorare? E’ un diritto starsene a casa al primo starnuto?…Marchionne pretende che si lavori di più, venendo pagati di più, e vuole le garanzie che l’impegno venga mantenuto. Cioè non accetta un accordo con pagliacci che il giorno dopo possano violarlo.

E’ chiedere troppo? E’ un ricatto? E un attacco ai diritti dei lavoratori? Anche Gino Strada, in polemica con mons. Pistolato, dice che non si possono frenare i flussi perché “così si violano i diritti degli immigrati”.

Cercare di porre un freno all’inutile invasione di disperati che andrebbero ad aggiungersi ai nostri poveri sarebbe una violazione dei diritti. Lavorare come gli operai tedeschi o americani altra presunta violazione dei diritti. In questo modo capiamo che l’alternativa al mercato è…il diritto a delirare.