Da Papi a Polansky cambia tutto, si rovescia completamente il giudizio dei nostri moralisti a corrente alterna. E, come osserva il Riformista, se di mezzo c’è il regista polacco al posto del Cavaliere Nero, ecco che di colpo “il pedofilo ci piace”.
Anche oggi, nel giorno del 73 compleanno del premier, Repubblica ha in mente un altro compleanno e gli ripete le celebri dieci domande, a cominciare dalla prima da cui tutto iniziò: “Ha frequentato e frequenta altre minorenni?”. Altre, oltre a Noemi Letizia. Con questa domanda Repubblica da per scontato ciò che scontato non è: cioè che Berlusconi, essendo andato alla feste per i diciott’anni di Noemi, la conoscesse e la “frequentasse” (cioè la scopasse) già da prima quando di anni ne aveva diciassette ed era quindi minorenne. Tutto da dimostrare, cosa che né Repubblica né altri sono riusciti a fare. Esistesse, per assurdo, una registrazione dal telefonino della D’Addario che ci mostra gli amplessi tra Berlusconi e una Noemi diciassettenne, non saremo comunque di fronte al reato di pedofilia perchè una diciassettenne può essere consenziente
Eppure senza prove, senza reato, sulla semplice base di illazioni ed insinuazioni, sappiamo quanto sia montata l’onda dello sdegno contro Berlusconi. Oso dire in maniera spropositata rispetto a fatti, che comunque non sono reati, e che restano tutti da dimostrare. Avessimo la conferma di tutto questo sesso a go go attribuito al Cavaliere, concluderemmo che ha sfruttato il suo potere come tanti altri uomini politici che certo non hanno praticato la castità né rispettato il vincolo matrimoniale: da Mao a Fidel Castro, da John a Ted Kennedy, da Clinton a Mitterrand a Giscard d’Estaing.
Tornando a Roman Polansky non ci sono né sospetti né insinuazioni, ma fatti, sentenze: condannato per aver stuprato quando aveva 45 anni una bambina di 13. E qui la tenera età della vittima esclude che possa essere consenziente, e quindi oltre allo stupro c’è la pedofilia. Non ci sono dubbi per questo reato tra i più odiosi: lei lo inchioda, lui è reo confesso e fugge dagli Stati Uniti per non finire in carcere. Eppure la stessa Repubblica, che crocefigge il Cavaliere dando per scontato ciò che scontato non è, assolve Polansky derubricando lo stupro tra gli “eccessi” di un “artista esagerato”. E aggiunge, come attenuante, che “nell’ambiente si sapeva che il regista aveva quello che qualcuno scherzando chiamava il morbo di Nabokov, cioè una predilezione per le lolite”.
Gli stessi che si lamentano per la prescrizione che avrebbe consentito a Berlusconi di cavarsela in vari processi, si indignano perchè non esiste col regista polacco e gli Usa continuano a perseguirlo anche trent’anni dopo. Moralisti a corrente alterna. Accendono lo sdegno con Papi, lo smorzano con Polansky