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IL SALE DEL CALCIO

Mesi e mesi passati a domandarsi a che finale di campionato stavamo andando incontro. Giornate su giornate a chiedersi se era stato giusto esonerare Fulvio Pea e con lui il progetto giovani per lasciare spazio ad un allenatore più navigato e a una squadra diversa rispetto a quella con cui si era partiti a luglio. Un mese intero, gennaio, trascorso a stupirsi per l’improvvisa voglia di spendere e rinforzare del presidente Cestaro.

Non c’è un tifoso che non si sia domandato nell’ultimo periodo: “Ma che cosa sta combinando la società?”. Non c’è amante dei colori biancoscudati che non si sia demoralizzato almeno un po’ per l’andazzo che aveva preso la squadra. Altro che playoff, è arrivato addirittura a dire qualcuno, dobbiamo guardarci le spalle, stare attenti a non essere risucchiati dai playout.

E invece sono bastati 90 minuti per cambiare tutto. Umore, prospettive, giudizi. E’ bastata la vittoria al Bentegodi per riaccendere di colpo la luce. Per risvegliare la passione che era solo nascosta sotto la brace, pronta a infiammarsi nuovamente alla prima occasione. L’occasione l’hanno creata Farias e Cutolo, segnando i due gol con cui il Padova si è imposto sul Verona nel primo di due derby consecutivi che il calendario ci ha messo di fronte in questo momento della stagione. Ma l’hanno creata anche Silvestri, De Feudis, Iori, Bonazzoli, tanto per citare altri giocatori che, da qui alla fine, sicuramente faranno la differenza. L’hanno creata anche i difensori che, una volta tanto, invece che finire sul banco della critica hanno chiuso la saracinesca e  arrivederci e grazie a Cacia e compagnia. 

Questo è il sale del calcio. Basta versarne un po’ su una partita e il sapore del campionato cambia completamente. Non oso immaginare quanto potrebbe crescere ancora questa gioia ritrovata se sabato col Vicenza arrivasse un’altra vittoria. Ma teniamo alta l’attenzione. Non sarà facile. Anche se molti di voi lo giudicano male perché a Padova non ha raggiunto l’obiettivo che ci si era prefissati, io, di Dal Canto, tendo a non fidarmi.

E già che ci sono, penso che non sarebbe da pubblico intelligente e maturo accogliere l’ex mister coi fischi o, peggio ancora, con un coro del tipo: “Asino, asino”. Non perdiamo l’occasione di fare bella figura. Per favore. Limitiamoci ad un sonoro, fortissimo e assordante “Forza Padova” e poi lasciamo che sia il campo ad emettere il suo verdetto.

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