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PADOVA NUOVO, PROBLEMI VECCHI (PARTE SECONDA)

Gli psicologi la chiamano “coazione a ripetere”. Che altro non è che la tendenza innata e, aggiungo io, masochista, di ripetere sempre gli stessi comportamenti. Che nella maggior parte delle situazioni generano gli stessi problemi. E ti fanno portare a casa le stesse sconfitte.

Perugia, Crotone, Cosenza (con Foscarini), oggi Venezia. Incredibile come il Padova ami fare harakiri pochi minuti dopo il 90′. Quando basterebbe far sparire la palla qualche secondo in più per portare a casa un risultato preziosissimo. Quando sarebbe sufficiente tenerla un po’ di più senza sparacchiarla qua e là a caso. Quando bisognerebbe solo liberarsi di un po’ di paura, prendere per mano la squadra e fare cose semplici, ma efficaci.

E invece no. Il Padova si suicida ogni volta che sta rinascendo. Pazzesco davvero. Il bello (anzi il brutto) è che lo fa spesso e volentieri al termine di partite in cui ha faticato parecchio per rimetterla in piedi e il risultato positivo lo meriterebbe pure. Il che non fa che aumentare il rammarico e la difficoltà a ripartire.

Dura ricominciare anche questa volta. Proiettando la mente e il cuore alla prossima in casa contro la Salernitana. Ma tant’è è l’unica soluzione possibile visto che il mercato si è quasi concluso e la rivoluzione è stata fatta. La classifica dice che siamo tornati ultimi ma è talmente corta che ci offre per l’ennesima volta la possibilità di sperare che il campionato non finisca così male. Per cui testa bassa, pedalare e via. Magari smettendola di farci del male con le nostre stesse mani…

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