NON PERDIAMO LA TESTA

Dispiace ovviamente molto aver perso oggi a Teramo, dopo 4 vittorie di fila. Personalmente però sono amareggiata non tanto per la battuta d’arresto in sè (pure Bisoli aveva detto alla vigilia: “Non è che adesso pretendo che le vinciamo tutte. Non siamo una corazzata, siamo una buona squadra come altre che aspirano alla parte alta della classifica”) quanto per la modalità con cui è arrivata.

Il Padova è uscito sconfitto dal “Bonolis” un po’ perché il Teramo ha saputo tenergli testa disputando la sua più che onesta partita e un po’ perché, dopo essersi portato in vantaggio con Capello, si è un po’ lasciato andare, forse nell’illusione di averla già vinta e di poter dunque portare a casa il quinto successo in 5 gare. A questo atteggiamento un po’ leggero si è aggiunto poi un carico di ansia e preoccupazione al momento del pareggio del Teramo, fatalità poco prima del riposo, carico che è degenerato in nervosismo quando gli uomini di Asta hanno trovato il vantaggio con Ilari.

Dal 2-1 in poi, mi dispiace dirlo, ma il Padova non è più stato il Padova. Ha cominciato a commettere falli inutili e ad affidarsi a lanci lunghi senza più nemmeno provare a costruire un’azione con palla a terra e manovra collettiva. Agli attaccanti, nel caso di Guidone e Chinellato già un po’ in difficoltà perché non riescono a segnare (Guidone) o a farlo con continuità (Chinellato, finora a segno solo col Fano), sono arrivati pochissimi palloni giocabili e il risultato è stato che la squadra si è incartata su sé stessa, favorendo la gestione tranquilla della partita da parte del Teramo.

E’ sempre la testa a fare la differenza. Quando il Padova l’ha messa in campo con la massima concentrazione i risultati sono sempre arrivati. Oggi è bastato perderne un po’ per poi perdere la partita. Succede e non è il caso di farne una tragedia. Ma col Bassano occorre tornare alla rotta intrapresa precedentemente. Quella buona. L’unica che può portare lontano.

 

IL POKER E’ SERVITO

La partita disputata oggi contro il Sudtirol è stata forse la più difficile fino a questo momento. Per molti motivi.

1) Innanzitutto dopo le ultime tre vittorie di fila le aspettative si erano alzate. Da parte di tutti. Giocatori e allenatore in primis. E non era facile confermarsi, contro un Sudtirol che si è dimostrato tostissimo anche in inferiorità numerica. Invece poker è stato e bisogna urlare a squarciagola un “bravi, bravissimi” a tutti i biancoscudati.

2) Forse non tutti ci hanno dato il giusto peso, ma a centrocampo, ad esempio, mancava Pulzetti. Uno che in queste prime giornate non ha risparmiato nemmeno una goccia di sudore e ha garantito qualità, quantità e ordine lì nel mezzo.

3) Anche Guidone (che non segna ma quanto a sportellate ci dà dentro alla grande) era a mezzo servizio tant’è che è partito dalla panchina. Mandorlini era in tribuna in piedi di fianco alla nostra postazione. Contessa ha giocato con un fastidio, che non gli ha impedito di impossessarsi della sfera al momento giusto nel contropiede che ha chiuso definitivamente la sofferta gara.

4) Si veniva da due partite in pochi giorni e questa è stata la terza in una settimana. Ai ritmi che chiede Bisoli, non è facile stare dietro a questi turni ravvicinati mostrandosi sempre al top della forma.

Sì insomma, senza proseguire nell’elenco, è stata dura. Ma sono proprio queste le partite che, se riesci a vincere nonostante tutto, dimostrano che la mentalità è quella giusta. Che si può ribaltare un inizio un po’ sottotono sfruttando al meglio un episodio (rigore ed espulsione) e chiudendo la partita nel momento opportuno, pur continuando a patire l’iniziativa dell’avversario.

Sono queste le vittorie che regalano maggiore soddisfazione. Perché conquistate con le unghie contro un avversario che non ti ha mai concesso neanche un centimetro e anzi ha continuato a tentare di pungerti ai fianchi per farti perdere calma, lucidità e metri sul campo.

Ora tocca al Teramo in trasferta sabato prossimo. Chissà che la cena che la società dovrà pagare alla squadra e allo staff questa settimana (scommessa fatta sulla quarta vittoria di fila…) possa portare ancor più unità e spirito di spogliatoio in un gruppo che sta davvero dimostrando buonissime cose. Chiudo con una menzione speciale a Cisco: entrato nel secondo tempo, si è rivelato l’asso nella manica di Bisoli. Nel giorno del suo 19esimo compleanno. Che dire: bravo bocia, continua così che vai forte! Buon compleanno!

I NUMERI CHE CONTANO

Terza vittoria di fila. Quattro partite senza prendere gol. La vetta che si avvicina. La squadra che, di settimana in settimana, aggiunge un piccolo tassello di crescita al proprio percorso e si dimostra sempre più solida, quadrata e di carattere. Sono questi i numeri che in questa fase del campionato del Padova stanno dando ragione al lavoro dell’allenatore Pierpaolo Bisoli.

Quanti anni abbiamo detto, di fronte agli inizi di campionato un po’ stentati dei biancoscudati: “Mai una volta che partiamo col filotto! Sempre a soffrire da queste parti”. Stavolta il tifoso è stato accontentato, seppur con una giornata di ritardo rispetto all’inizio della stagione regolare. E provare la gioia di adesso regala ancora più soddisfazione proprio perché la prima a Meda contro il Renate è andata malissimo e quindi ci ha deluso prima di regalarci i gol e le prestazioni che sono arrivati nelle settimane successive. Cioè: sul più bello che ci stavamo rassegnando all’ennesimo torneo in terza serie con l’elmetto in testa e le figuracce disseminate in vari campi di periferia, questo gruppo ci ha fatto ricredere. Innanzitutto con l’atteggiamento e l’attaccamento, poi con i risultati, le vittorie, i gol non presi e le reti realizzate.

Spero davvero di cuore che questo possa essere un nuovo trampolino per la piazza intera. Un volano per attirare un po’ più di gente al freddo Euganeo, magari già da domenica prossima contro il SudTirol. E’ solo serie C, ma vedere questi ragazzi soffrire fino al 94esimo e il loro allenatore che si sbraccia come un pazzo anche quando al 97′ sta vincendo con due gol di scarto, credetemi vale il prezzo della vostra domenica. Pensateci. E’ il momento per risalire di fretta sul carro biancoscudato. E’ presto per dire se sarà il carro dei vincitori, ma il tempo è giusto per ribadire che è un carro di combattenti puri.

E LA STRISCIA SI ALLUNGA…

La cosa che colpisce di più in questo inizio del campionato del Padova è la costante crescita che la squadra dimostra ogni volta che scende in campo. Dopo la scoppola iniziale a Meda contro il Renate (quanto è servita, mi ripeto ogni giorno, vista la metamorfosi dei biancoscudati soprattutto nell’atteggiamento!) gli uomini messi in campo da Bisoli non hanno più sbagliato un colpo. Col Fano è arrivata una vittoria, seppur sofferta, con il Vicenza un pari con rammarico, viste le occasioni create in numero maggiore rispetto agli avversari, a San Benedetto un colpaccio esterno di quelli che ti fanno schizzare il morale alle stelle e oggi un tris spettacolare contro il seppur modesto Santarcangelo.

Hanno segnato soprattutto difensori e centrocampisti, ma con un po’ di pazienza riusciremo ad ammirare anche i gol degli attaccanti che nel frattempo non si risparmiano quando è ora di fare a sportellate per creare spazi per i compagni. Anzi un consiglio di cuore, in questo momento, va dato proprio ai giocatori che compongono il reparto avanzato: non abbiano fretta i vari Guidone, Capello, Chinellato e Cisco di andare a rete. Non abbiano frenesia quando si ritrovano il pallone giusto tra i piedi. Con un pizzico di lucidità in più al momento della conclusione il gol, che già poteva scapparci stasera, arriverà presto. Sono loro i primi a dover avere più pazienza verso loro stessi. Quando si sbloccheranno il Padova non potrà che continuare a suonare con ancora più forza e qualità questa musica che è già piacevolissima all’orecchio del tifoso…

LA DOMENICA DELLA SVOLTA

Il Padova ha intrapreso una strada che lo porterà lontano. Finalmente la squadra inizia ad assumere una propria identità, una propria personalità, un temperamento invidiabile e un’intraprendenza che può portarla davvero lontano.

A San Benedetto del Tronto, campo storicamente ostico (io seguo il Padova come giornalista dal 1999 e non avevo ricordi, prima di oggi, di una vittoria da quelle parti, anzi, le partite son sempre state brutte o sfortunate… e son passati 18 anni!), è arrivata una vittoria che definire importante è dire poco. I tre punti d’oro colti contro la Samb possono davvero aprire un ciclo vincente. Una striscia di risultati positivi che possono proiettare il Padova finalmente nella parte nobile della classifica. Che sarà anche vero che i biancoscudati hanno già fatto il turno di riposo forzato ma vederli lì, a 4 punti in classifica, nella parte medio-bassa della colonna di destra, un po’ di tristezza, almeno a me, la metteva.

Oggi invece, se la si sfrutta a dovere nelle prossime settimane, può essere la domenica della svolta. Mi permetto e rilancio: DEVE esserlo. Bisogna approfittare al massimo del morale che questo successo porterà con sé e iniziare a inanellare risultati. Magari cominciando, come dicevamo anche dopo il derby di lunedì sera, a mandare in gol anche qualche attaccante. L’unico piccolo neo che rimane a questo gruppo che sta crescendo e maturando sempre più sotto tutti gli altri aspetti.

E’ MANCATO SOLO IL GOL

E’ un elemento tutt’altro che secondario nel calcio. Eppure succede spesso che ci sia tutto, ma proprio tutto, dal primo all’ultimo ingrediente, in una partita e manchi proprio l’unico in grado di farla lievitare per portarla alla vittoria. Stiamo parlando del gol che stasera, durante il redivivo derby tra Padova e Vicenza, è venuto clamorosamente a mancare dalla parte biancoscudata. La precisazione “dalla parte biancoscudata” è doverosa perché se c’è una squadra che ha messo in campo tutto per segnare quella è stata proprio il Padova. Il Vicenza, seppur ordinato, solido e ben disposto in campo (il suo allenatore Colombo non è certo l’ultimo arrivato e conosce come le sue tasche la categoria della serie C e le insidie che porta con sé…), non ha fatto nulla per vincere, chiamando Bindi a una parata decisiva una volta sola, nel cuore della ripresa. Chiamata di fronte alla quale, come sempre, il grande Jack, praticamente inoperoso per tutto il resto della gara, si è fatto trovare anche stavolta prontissimo alla deviazione in corner.

Detto questo e fatti i doverosi complimenti al Padova di Pierpaolo Bisoli per l’atteggiamento, l’aggressività, la voglia di non mollare mai e l’intensità per tutta la durata del match, va però sottolineato che il gol è un fattore determinante in una sfida di pallone. E l’impressione è che a questa squadra manchi un pochino la figura del bomber, quello cioè che te li garantisce in ogni situazione e in ogni tipo di partita, senza aver bisogno di appellarsi a fortuna o buona sorte.

L’allenatore ha tutto il tempo di lavorarci e, se le premesse sono queste, probabilmente ha ragione lui a dire che, a maggio, questa squadra si ritroverà in una categoria più consona e ricca di soddisfazioni per la piazza, ma speriamo faccia presto a sbloccare la situazione. Per rivedere l’Euganeo come stasera, con quasi 10.000 tifosi sugli spalti, c’è bisogno di gioco, gol e vittorie. Solo così qualche occasionale tornerà ad essere fidelizzato alla causa e si potranno veder aumentare in modo stabile gli spettatori, che questa categoria proprio non la apprezzano e continuano purtroppo a tenersi distanti da una squadra che, solo guardassero più approfonditamente dentro di loro, scoprirebbero in fondo in fondo di amare già.

3 PUNTI D’ORO MA TROPPO FATICOSI

Non serve troppo entrare nel dettaglio della partita per capire quanto Padova-Fano, per quanto terminata in vittoria per i biancoscudati (2-1), abbia in realtà fatto soffrire i tifosi, con quel finale riaperto dagli avversari dopo che nel primo tempo il Padova l’aveva messa in discesa sul 2-0. Basta guardare la reazione tarantolata dell’allenatore Pierpaolo Bisoli al fischio finale e basta ascoltare le parole dette dallo stesso tecnico di Porretta Terme davanti ai giornalisti. “Non posso accettare che ci si deconcentri e si rischi di non portare a casa un risultato che è già acquisito. Mi sono arrabbiato per quello”.

Giusto. Vero. Pochi minuti di follia nel finale, dopo che il Fano aveva tirato veramente poco in porta, hanno rischiato di far andare di traverso al pubblico anche la prima in casa. C’è di buono che, alla fine, il Padova ce l’ha fatta a vincere e ha portato a casa 3 punti d’oro a una settimana dal turno di riposo forzato del girone e a quindici giorni dal derby col Vicenza che manca da diversi anni ed è attesissimo. C’è di meno buono che, oltre all’atteggiamento deconcentrato di qualcuno, stasera ci si è resi conto di quanto questo gruppo sia cambiato (ben 7 elementi dell’undici titolare stasera erano nuovi rispetto all’anno scorso) e necessiti quindi di tempo per diventare una squadra vera, che si conosce, che si trova velocemente, che si capisce, che costruisce una manovra fluida, che va a segno con maggiore facilità.

Non resta dunque che augurare ancora una volta buon lavoro a questo allenatore e ai giocatori. Di strada da fare, ragazzi, ce n’è parecchia ancora.

Rimbocchiamoci le maniche.

UNA PAROLINA MAGICA: EQUILIBRIO

Difficile commentare questo terribile esordio del Padova nel suo terzo campionato consecutivo di serie C dopo il quasi fallimento di maggio 2014. Ancora più difficile farlo evitando parole dure nei confronti della squadra che ha deluso clamorosamente le aspettative giocando solo una parte del primo tempo all’altezza del suo reale valore. E’ bastato il primo gol assurdo del Renate (assurdo perché gliel’abbiamo servito su un piatto d’argento) per vedere sgretolarsi come un castello di sabbia la personalità che fino a quel momento i biancoscudati avevano comunque messo in campo, seppur dimostrandosi leggerini nel pacchetto avanzato (quando le occasioni si creano, almeno una deve sbloccare la partita altrimenti, appunto, finisce male!). E allora via con un copione purtroppo già visto: il Padova che incassa di lì a poco il secondo gol, che non riesce a reagire e il Renate che infila il 3-0 nel finale festeggiando alla grande il suo ingresso all’ultimo momento nel girone B, avvenuto dopo il ripescaggio del Rende.

Che il Padova abbia destato ben più di una perplessità e di una preoccupazione stasera, con questo inizio choc, non mi sogno minimamente di metterlo in dubbio. Che la faccenda non faccia per niente bene in quella che sarà l’ultima settimana di campagna abbonamenti è altrettanto evidente. Che il tifoso biancoscudato per l’ennesima volta debba rassegnarsi al mantra ormai diventato hastag #maiunagioia è chiarissimo. Che occorra ripensare prepotentemente alle ultime strategie di mercato prima di fine mese, magari puntando su qualche altro rinforzo oltre a Strambelli (che speriamo arrivi a questo punto!) mi pare cosa buona e giusta. Ma è quantomeno ingeneroso cominciare con le critiche “senza se e senza ma”.

Bisoli, che fino alle 20.29 di questa sera aveva conquistato tutti portando dalla sua parte uno stuolo incredibile di ammiratori e sostenitori, si ritrova ora già con tantissima gente che credeva in lui che gli punta il dito contro… neanche fosse Oscar Brevi (passatemi l’ironia, che tale è!). L’allenatore è nuovo, la squadra è cambiata non molto ma moltissimo e ci vuole un po’ di tempo per trovare la quadratura del cerchio.

In questo momento occorre soprattutto molto equilibrio per evitare un deragliamento anche domenica prossima contro il Fano. E questo equilibrio lo chiedo non solo ai tifosi (che GIUSTAMENTE sono arrabbiati ma che invito a portare pazienza almeno qualche altra giornata) ma anche, e anzi soprattutto, alla società. E’ naturale che fare meglio dell’anno scorso, in cui si è conquistato il terzo posto finale a pari punti col Pordenone, significhi tentare di arrivare in seconda o, meglio ancora, in prima posizione. Ma sbandierarlo ai quattro venti fin dalla prima di campionato dicendo: “Vogliamo assolutamente andare in serie B” rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang. Stasera si è visto quanto forte quel boomerang è tornato indietro. Capisco gli sforzi economici fatti, che spingono legittimamente a puntare al massimo degli obiettivi, ma forse sarebbe stato meglio partire con il volume del megafono un po’ più basso. Con qualche parola importante di meno. Attendendo prima qualche risultato importante sul campo.

Ora che la scoppola è arrivata (meglio oggi che tra tre settimane col Vicenza, ovvio!), ricomponiamoci tutti e guardiamo semplicemente alla prossima sfida contro il Fano. Se poi andrà bene e, dopo quella, la squadra inanellerà qualche altro risultato positivo, allora magari, progressivamente e sempre con equilibrio, proviamo ad alzare l’asticella. Un po’ alla volta. Che è vero che Parma e Venezia non ci sono più ma il girone B, ce lo ha insegnato il Renate stasera, nasconde insidie non meno difficili da superare.

ROSA DA COMPLETARE, POI SI VEDRA’

Ciao a tutti! Non sarò di moltissime parole oggi. Nel senso che, per poter essere una squadra che può puntare ai primi due posti (obiettivo dichiarato chiaramente dai dirigenti), al Padova manca ancora qualcosa. Un difensore centrale d’esperienza, ad esempio, che sarà con ogni probabilità Trevisan (per me non è male come scelta, anzi), ma anche qualcuno di grande valore lì davanti. Mi spiace ma continuo a pensare che la partenza di Altinier sia stata un errore! Arriveranno queste pedine che mancano? Bene, vedremo successivamente che voto dare al lavoro del direttore sportivo.

Intanto io vado in ferie per un po’. E mi auguro che possa risolversi al meglio la faccenda dei ripescaggi prima bloccati e poi in qualche modo riaperti con la decisione del Coni di riammettere il Rende. Su questo ha ragione Bisoli: deve giocare chi ha la capacità (economica) di farlo. Ingiusto dare proroghe a chi è dentro senza aver rispettato le regole ed escludere chi si è sempre comportato in modo virtuoso. Ma tant’è, questo è il calcio. O perlomeno quel che ne è rimasto.

BUONA LA PRIMA MA…

Il Padova ha vinto la prima di Tim Cup. Devo dire la verità che, da tifosa sfegatata quale sono oltre che giornalista, mi si è stretto il cuore di gioia a vedere il baby Marcandella segnare una doppietta all’esordio. Gli occhi luccicanti di questo ragazzino biondino e tanto a modo sono stati il miglior biglietto da visita della stagione, anche alla luce del fatto che è stato proprio Bisoli, pochi giorni dopo il suo insediamento sulla panchina del Padova, a rivolerlo in biancoscudato.

Dispiace però, e a me personalmente moltissimo, che per un Davide Marcandella che torna a casa e può festeggiare la sua prima doppietta con una maglia che adora e con cui vuole esplodere, ci siano un Francesco Dettori e un Cristian Altinier che hanno fatto le valigie. “Hanno chiesto il rinnovo e gli è stato detto che dovranno aspettare perché di questo si parlerà solo a campionato in corso, per questo vogliono andare via”. Ammesso e non concesso che la verità sia tutta qui (francamente un po’ ne dubito perché un po’ ho imparato a conoscerli, soprattutto Cristian che è qui a Padova da due anni), credo che la faccenda potesse, anzi dovesse, essere risolta diversamente. La verità sta nel mezzo, come sempre: quindi probabilmente Dettori e Altinier hanno anche spinto per il rinnovo, come è normale che sia, ma la società non ha fatto il possibile per trattenerli, per convincerli, per farli sentire al centro del nuovo progetto biancoscudato. Secondo me, ai dirigenti, alla fin fine, che vadano via entrambi, non dispiace poi così tanto.

Dispiace invece a molti tifosi. E, ribadisco, anche a me. Visto che entrambi l’anno scorso hanno disputato un campionato ad alti livelli (Dettori caricandosi sulle spalle il centrocampo nelle partite più difficili, Altinier segnando molto nonostante gli venisse chiesto di sacrificarsi continuamente in fase difensiva) secondo me andavano tenuti. Il bomber ha fatto 31 gol in due anni tra campionato e Coppa. E’ uno che la porta la vede. Ha un fiuto per il gol che raramente ho visto in un giocatore. Rappresentava la migliore delle garanzie per una squadra che, come il Padova, è partita con ambizioni di altissima classifica.

Invece ora arriveranno Tabanelli e Guidone. Che senz’altro faranno bene, anzi benissimo! Contribuendo ad un campionato di vertice. Non posso che fare loro un fortissimo e sentitissimo “in bocca al lupo”. Ma contemporaneamente ne faccio uno grande come una casa anche a Dettori e Altinier che andranno a rinforzare due dirette concorrenti (Feralpi e Reggiana). Speriamo davvero di non doverci pentire di questa scelta.