DOVRA’ ESSERE UN BUON PRINCIPIO

“Buona fine e buon principio”, ci si augura di solito il 31 dicembre, con la speranza di concludere bene l’anno ancora in corso e di cominciare col piede giusto quello nuovo. Ebbene, pareggiando a Fano all’ultimo secondo su rigore, non è che il Padova si sia regalato proprio una buona fine. Oscar Arnaldo, come lo chiamate qui sul blog, stava per giocarci un brutto scherzo davvero! E’ per questo che bisogna provvedere assolutamente ad un buon principio. Anzi: un intero 2018 di gioie, mica solo i primi mesi!

Per farlo occorre mettere benzina sulle gambe e serenità nella testa durante il ritiro a Milano Marittima e poi fare in modo che il d.g.  Zamuner sul mercato peschi non solo il degno sostituto di Madonna (preciso però che Cappelletti in generale e Zambataro oggi mi son molto piaciuti!) ma anche una punta che segna. E lo fa con continuità.

Non ho altro da dire se non “buona fine e buon principio” a tutti voi!

QUANT’E’ IMPORTANTE SAPER SOFFRIRE

E’ bastato giocare contro il Renate, secondo in classifica, con la prospettiva di allungare il vantaggio sulle dirette inseguitrici e il Padova ha ritrovato lo smalto e lo spirito della squadra che sa lottare e sacrificarsi per portare a casa il risultato. L’allenatore Bisoli, poi, ci ha messo anche del suo: “Ragazzi vedete che se non vinciamo col Renate vi faccio allenare anche il giorno di Natale”, avrebbe detto il tecnico da Porretta Terme ai suoi qualche giorno fa. Quale “minaccia” poteva risultare più efficace? E bravo mister, allora, tu sì che ci sai fare!

Battute a parte, dopo i due pareggi a reti inviolate contro Fermana e Reggiana e l’inciampo di Gubbio, ci voleva un bel successo. Era soprattutto necessario rivedere in campo una squadra agguerrita, che arriva prima sui contrasti, che impedisce all’avversario in ogni modo di avvicinarsi alla propria area di rigore. Una squadra che, contemporaneamente a tutto questo, torna anche al gol e lo fa in primis con un attaccante.

Sotto l’albero quest’anno il tifoso si ritrova veramente un pacco regalo gigante. Ora l’importante è non adagiarsi e continuare con quest’intensità anche nella seconda parte della stagione. Per arrivare al mese di maggio lì davanti a tutti e poter così organizzare un’altra grande festa.

Buon Natale a tutti ragazzi. Una volta tanto, lo sarà davvero, almeno dal punto di vista calcistico!

BILANCIO POSITIVO, PENSIAMO AL MERCATO

Si è chiuso con una sconfitta quantomeno rocambolesca il girone d’andata del Padova che, sul più bello che sperava di tornare da Gubbio col terzo 0-0 di fila e un margine più ampio sulla seconda in classifica, si è ritrovato sotto al 93′ a causa di un gol che si è fatto praticamente da solo.

Un gol che ha lasciato parecchio amaro in bocca ma che non cancella un girone d’andata d’alto livello da parte dei biancoscudati, primi con quattro lunghezze di vantaggio sul Renate che venerdì sera, guarda caso, sbarca all’Euganeo per lo scontro diretto, a questo punto fondamentale per chiudere in bellezza l’anno solare.

Bilancio positivo a parte, si apre ora la prospettiva del mercato di riparazione, al quale il d.g. Zamuner sta lavorando da tempo innanzitutto per sostituire la figura di Madonna sulla corsia di destra, visto che l’esterno si è infortunato al ginocchio e ne avrà purtroppo fino a fine campionato. Il Padova ha fatto bene e gli applausi ci stanno tutti, ma, come ho sottolineato nel precedente post, occorre un ultimo sforzo per arrivare al top. L’occasione è troppo ghiotta per lasciarsela scappare: non capitava da 30 anni che si era primi in terza serie, ogni volta, anche a fronte degli investimenti più importanti (vedi l’era Cestaro), ci si ritrovava sempre a dover inseguire. In attacco andrà dunque fatto qualcosa. Bisoli ha sottolineato più volte che è contentissimo del lavoro che in attacco svolge Guidone e delle prestazioni sfoderate, quando ne ha avuta l’occasione, da Chinellato. E che non sa che farsene di un bomber che chiude la stagione con 20 gol personali ma con la squadra di cui fa parte quarta o quinta. E’ però evidente che ultimamente la porta la vediamo un po’ pochino. E che un “rinforzino” (anzi un rinforzone!) lì davanti ci vuole.

Per gli auguri di Natale appuntamento a dopo Padova-Renate, sperando che le Feste possano essere all’insegna di un bel successo!

 

CAMPIONI D’INVERNO

La notizia della serata è questa: il Padova è campione d’inverno con un turno di anticipo rispetto alla fine del girone d’andata. Il Renate ha infatti perso a Fermo e ora i biancoscudati sono in vetta a + 6 dalla Sambenedettese (+ 7 se si considera lo scontro diretto vinto al Riviera delle Palme grazie al gol di Cappelletti).

Lo 0-0 contro la Reggiana non ha regalato particolari emozioni (ci si aspettava anche una sfida nella sfida tra i tanti ex in campo che invece non c’è stata!) ma alla fin fine ci sta che, dopo tante vittorie di fila, ci sia un momento di poca brillantezza e di stanchezza, a parità di impegno da parte dei giocatori. Ci sta anche che si arrivi davanti alla porta con meno lucidità o ci si arrivi di meno. Dopo la sfida col Gubbio, quella in casa col Renate e la trasferta a Fano ci sarà la pausa e lì la squadra sarà chiamata a caricare le pile.

Ci sarà anche il mercato. E a quel punto capiremo le intenzioni della società e del direttore sportivo per il futuro della rosa. Son convinta che se ci sarà da fare uno sforzo si farà. Sarebbe da folli farsi scappare un’occasione come quella che sta offrendo il campionato in corso. Non si era primi a + 6 dalla seconda da decenni, si deve tentare il tutto e per tutto per rimanere lì fino alla fine.

UN ALTRO MATTONCINO

Un passo avanti. Potevano essere tre con conseguente conquista del titolo di campioni d’inverno con due turni d’anticipo sulla fine del girone d’andata, ma non ne farei un dramma se invece è arrivato un pareggio a reti inviolate contro la Fermana. L’importante è stato allungare la striscia e appoggiare un altro mattoncino sul cammino di questo Padova che si concluderà a maggio, non certo a fine dicembre.

L’ha detto anche l’allenatore Bisoli, sorridendo, in sala stampa: 1) non è che adesso le dobbiamo vincere tutte; 2) non è che vincendo il titolo di campioni d’inverno eravamo già promossi in serie B. Pillole di verità in una serata che ha confermato quanto il Padova vada in difficoltà contro le squadre che addormentano la partita, giocando sottoritmo e alzando le barricate.

Tempo fa, però, una sfida così, l’avremmo perfino persa. E invece l’abbiamo pareggiata. Con Merelli che alla prima da titolare in campionato ci ha pure messo una pezza decisiva, con Zivkov che all’esordio in campionato ha macinato chilometri sulla fascia sinistra, con Cisco e Marcandella che provano sempre a mettere in difficoltà l’avversario con la loro vivacità e fantasia. Tutti sono utili al risultato finale, anche chi spesso si deve accontentare di partire dalla panchina.

Non è male. Così come non è male, a due dalla fine del girone d’andata e a pochi giorni dal big match contro la Reggiana, essere primi a più 6 sul Renate.

IL CORAGGIO DELLE SCELTE

Ci vuole coraggio. E pure un pizzico di sana incoscienza. Sì, dopo aver visto AlbinoLeffe-Padova, son convinta che l’allenatore biancoscudato, Pierpaolo Bisoli, ha innanzitutto questo pregio: il coraggio. Il coraggio di fare tre cambi tra primo e secondo tempo, dopo aver visto che la squadra nei primi quarantacinque minuti non aveva girato come doveva. Il coraggio di buttare nella mischia il giovane Cisco, che lo ha ripagato con la prima doppietta in campionato tra i prof., così come aveva fatto con Marcandella contro il Mestre, schierandolo dall’inizio nella sorpresa generale. Il coraggio di sacrificare qualche big, anche tra i suoi pupilli, vedi Tabanelli, vedi Pinzi, vedi Russo che, siamo sicuri, dopo questa sfortunatissima autorete, saprà rifarsi e con gli interessi perché ha già dimostrato quanto vale.

Certo, sarà anche fortunato, Bisoli, perché magari in questo periodo gli gira tutto bene e, come Re Mida, tutto quel che tocca si trasforma in oro. Ma non può essere solo fortuna se il Padova è sempre più primo in classifica e, vincendo in un campo difficile contro un avversario storicamente ostico, ha messo in atto la prima mini fuga in campionato. La fortuna, peraltro, aiuta gli audaci e di audacia questo allenatore ne ha da vendere perché non appena si accorge che qualcosa non va non ci pensa due volte a fare scelte anche forti, al momento sbalorditive, assumendosi responsabilità, prendendosi il rischio di sbagliare e quindi di finire sulla graticola.

Se questo coraggio e questa capacità di lettura in tempo reale dell’evoluzione della partita in corso lo accompagneranno lucidamente fino alla fine del campionato, il Padova farà davvero grandi cose. La sensazione è sempre più quella che possa essere l’anno buono, ma ovviamente lo scopriremo solo vivendo. Anzi, solo giocando. Un primo bilancio già si potrà tirare tra qualche settimana, alla fine del girone d’andata. Speriamo di arrivarci con questo sorriso sulla faccia e questa leggerezza nel cuore. Sarebbe tantissima roba in vista del girone di ritorno!

UN CHIARO SEGNALE

Un segnale di forza. Un avvertimento alle altre. Una crescita della consapevolezza di sè. La vittoria contro la Triestina di questa sera, anzi, mi correggo, contro questa Triestina, così tosta e brava a far girare la palla e, a tratti della partita, anche la testa ai giocatori del Padova, ha un valore immenso. E’ il chiaro segnale che gli uomini di Bisoli, sempre più primi in classifica, possono davvero sostare nella posizione con la miglior visuale fino alla fine del campionato.

Non mi piace troppo parlare dei singoli. Preferisco, di solito, evidenziare i miglioramenti del gruppo sotto la guida di un allenatore che si rivela ogni settimana vincente nelle sue scelte azzeccate. Stavolta però è inevitabile applaudire, oltre allo stesso Bisoli, anche una serie di giocatori che stanno mostrando pregi tecnici e mentali straordinari. Un bravo va a Tabanelli che, nella serata del suo esordio dopo un brutto infortunio muscolare, ha trovato anche la via del gol. Un bravissimo va a Marcandella che continua a dimostrare all’allenatore che quest’estate ha fatto bene a riportarlo a casa, nella sua città, per tornare a fargli indossare la maglia biancoscudata. Un altro immenso stasera è stato Carlo De Risio: subentrato a metà ripresa si è attaccato alle caviglie degli avversari e non le ha più mollate, mostrando un temperamento eccezionale. Per non parlare di Trevor Trevisan: il difensore, già al Padova dal 2009 all’inizio del 2014, sta dimostrando una maturazione pazzesca. Non è più il ragazzino che ogni tanto si perdeva per strada, è diventato un uomo, maturo, un giocatore di cui ti puoi fidare sempre. Non tutti, quest’estate, avevano gradito il suo ritorno: lui ha chiuso la bocca e ha iniziato a pedalare e ha fatto l’unica cosa che andava fatta, da persona intelligente quale è: ha lasciato che fosse il campo a parlare per lui. Un ultimo plauso lo voglio riservare a Michele Russo: il difensore, titolare irremovibile e rigorista d’eccezione l’anno scorso con tanto di 7 gol all’attivo, si ritrova ora a doversi sedere in panchina, chiamato ogni tanto da Bisoli a dare il suo contributo a partita in corso. Be’, ogni volta, Michele mi stupisce per come entra in partita senza accusare minimamente il colpo, senza lamentarsi, senza diminuire di una virgola l’impegno di sempre. Non è facile, ma lui sa che, solo facendo così, si farà ritrovare pronto dal primo minuto quando il tecnico avrà nuovamente bisogno di lui.

Segnali di un Padova forte, segnali di una squadra che vuol dimostrare di non essere solo un sogno, ma una splendida realtà.

UNA SQUADRA COI CONTRO…

Cinico, spietato, che non molla mai. Questi sono i primi aggettivi che mi vengono in mente dopo aver visto il Padova avere finalmente la meglio sul Pordenone in uno stadio che negli ultimi due anni ci aveva regalato solo sofferenza e sconfitte con code polemiche. Per una volta tanto sono stati i “ramarri” a fine gara ad avere qualcosa da dire all’arbitro per qualche decisione che comunque non scalfisce minimamente la grande prestazione, di cuore e sostanza, dei biancoscudati. Ai nostri non è rimasto che stringersi in un lungo e caldo abbraccio e correre verso lo spicchio del “Bottecchia” in cui avevano appena iniziato i festeggiamenti i 618 tifosi arrivati da Padova per l’occasione. 618 eroi, a loro volta, che sia chiaro!

Lo dico senza il rischio di essere smentita o, peggio ancora, di essere considerata una che fa voli pindarici ed è troppo ottimista: oggi il Padova, da Pordenone, si è portato a casa una bella fetta di stagione. Solo una fetta, per carità, non significa avere già in frigo tutta la torta ovvero aver già vinto il campionato! Ma questa fetta non potrà non essere una molla che si rivelerà decisiva! Aver battuto a domicilio una diretta concorrente, anzi LA diretta concorrente, dà un segnale di forza pazzesco all’intero girone. Offre l’immagine di un Padova forte soprattutto dal punto di vista mentale, di una squadra in cui i singoli sono fortissimi e valgono ben più della serie C in cui si ritrovano a giocare (vedi Pulzetti, finalmente in gol dopo vari tentativi, Belingheri, Pinzi e via discorrendo), singoli che però hanno l’umiltà e la cultura del lavoro necessarie a mettersi a disposizione dei compagni, per la creazione di un gruppo che si sta rivelando vincente sotto ogni punto di vista. Un gruppo coi contro…fiocchi!

Ennesima domenica di festa da queste parti… Non succedeva da una vita! Godiamoci il momento, pensando, per una volta tanto, che non sarà solo “una primavera”… E che anzi sarà proprio la primavera a portarci finalmente buone notizie!

IL CORAGGIO DI BISOLI

Non c’è niente da fare: stasera il derby contro il Mestre lo ha vinto innanzitutto e soprattutto lui: Pierpaolo Bisoli.

E’ all’allenatore del Padova che vanno gli applausi più scroscianti per questo successo che vale finalmente il primo posto in classifica senza se e senza ma (anzi, con due partite in meno disputate visto che il riposo i biancoscudati l’hanno già fatto alla terza giornata e i 3 punti presi col Modena a tavolino sono stati cancellati in seguito alla radiazione del club gialloblù dal girone B di serie C). E’ stato lui a scegliere, a sorpresa, di rispolverare in attacco Marcandella, dopo aver cercato in questi mesi con il suo vice di ricostruirlo dal punto di vista fisico, e il baby di Mestrino lo ha ripagato con due assist e un quasi gol, esibendo alla grande le sue qualità dopo che lo aveva fatto quest’estate in Coppa contro il Rende, nell’unico match disputato fino a questo momento dal primo minuto. E’ stato sempre Bisoli a decidere di rischiare Guidone che non stava benissimo ma soprattutto a continuare a difendere l’attaccante arrivato dalla Reggiana, ancora a secco di gol dopo 12 giornate. “Non mi interessa se Guidone fa o non fa gol. A me è utile lì davanti per il lavoro che fa indipendentemente dai palloni che finiscono oltre la linea della porta avversaria”. E Guidone che ha fatto? Non solo, finalmente, ha segnato ma si è concesso pure il piacere di una doppietta, regalandosi e regalandoci uno sguardo sognante e una serata che non scorderemo tanto facilmente (e chissà che molto presto tocchi la stessa piacevole sorte anche a Chinellato!). E’ stato sempre Bisoli a decidere che in cabina di regia ci poteva stare l’estro del giovane Serena al posto dell’esperienza dell’esperto Pinzi, poi comunque subentrato a dare una mano. Tutte scelte determinanti per portare a casa l’intera posta in palio e la settima vittoria in campionato.

Contro il Mestre non era facile e lo si è capito una volta di più quando, avanti di due reti, il Padova non ha mai potuto cullare l’illusione di aver già vinto. La formazione allenata dall’ottimo Zironelli ha portato all’Euganeo un calcio propositivo, bello da vedere e, anche quando si è ritrovata sotto di due gol, non ha mai mollato, riuscendo solo in parte nella rimonta. Complimenti davvero, farà strada, facendo parlare bene di sé ovunque andrà a giocare.

Ma complimenti di cuore in primis a questo Padova e, ribadisco, al suo allenatore. Ci vuole coraggio per compiere delle scelte non scontate e questo tecnico ne ha parecchio. Se riuscirà, fino alla fine del campionato, a mantenerlo di queste dimensioni senza mai sconfinare nell’incoscienza pura, allora forse davvero potrà esserci una conclusione di stagione di quelle ancora più memorabili della splendida vittoria di questa sera… Chi vivrà vedra. Sempre e doverosamente una domenica alla volta.

 

I DUE LATI DELLA MEDAGLIA

A Salò è finita 2-2. Alla vigilia molti di noi avrebbero messo la firma sul pareggio e per diversi motivi: l’avversario forte (una diretta concorrente nella corsa alla serie cadetta), il campo pesante, la pioggia che è caduta incessante e abbondante per tutti e 90 i minuti, la voglia pazzesca degli ex di mettersi in mostra di fronte al Biancoscudo, il fatto che mercoledì c’è il derby col Mestre dunque ci saranno anche questa settimana 3 partite in 7 giorni…

Il punto conquistato in fin dei conti permette al Padova, anche se non è più primo, di tornarsene a casa con un secondo posto in solitaria a una sola lunghezza dalla neo capolista Renate. Il Pordenone ha perso in casa con la Triestina ed è rimasto sotto. Insomma, ragioni per sorridere oggi ne abbiamo, anche perché la squadra, come sempre, ha dato il massimo, ha corso come una pazza, ha rimesso in piedi la partita con volontà e impegno dopo che la Feralpi aveva rovesciato a proprio favore il risultato, non si è risparmiata in una giornata in cui a farla da padrone è stato soprattutto il tempo da lupi, con conseguente campo pesante.

E però un risvolto della medaglia c’è. O meglio, l’altro lato della medaglia, che bisogna, per dovere di cronaca, guardare e analizzare. Quel che fa inserire questo pareggio nell’elenco dei “pari con rammarico” è il fatto che il Padova la poteva vincere questa gara. Eccome se la poteva vincere. Aldilà delle 4 reti realizzate, infatti, le palle gol più nitide sono state dei ragazzi di Bisoli e se la traversa dello strepitoso Pulzetti nei primissimi minuti, quando si era ancora sullo 0-0, sa di episodio sfortunato (non preoccuparti, Nico, se vai avanti così la cacci dentro molto presto!), quella colpita da Chinellato nella ripresa ha il sapore della beffa. Dell’occasione clamorosamente mancata. Della squadra ancora incompiuta. Se ambisci al primo posto occasioni come queste le devi sfruttare, con cinismo e lucidità. Se le perdi per strada, probabilmente sei molto forte lo stesso (altrimenti non saresti nemmeno arrivato a liberarti così bene di fronte al portiere avversario) ma ti manca ancora qualcosa. Devi lavorare ancora molto. Devi crescere. Devi maturare.

Sottolineato questo, però, dico chiara e tonda una cosa e cioè che, finché i fatti su cui ci ritroviamo a ragionare sono questi, io continuo a sposare la teoria di Bisoli: cioè che sarà importante essere primi da marzo in poi per tirare davvero una volata importante verso la promozione diretta in B. Oggi sto contenta del pareggio che male non fa e rappresenta pur sempre una strada per dare continuità ai risultati. Ho fiducia nel lavoro che l’allenatore continuerà da qui in avanti a svolgere per riempire quei piccoli vuoti, per far crescere le qualità dei suoi ragazzi, per tirare fuori quel che è ancora rimasto inespresso. Quindi, avanti scudati e sotto col Mestre!