E con quella di ieri fanno due. Due partite, consecutive, in cui il Padova recrimina per una decisione dell’arbitro che lo ha penalizzato. Contro il Pordenone, domenica scorsa, il direttore di gara Prontera di Bologna non ha visto nel finale di gara un fallo netto da rigore di De Agostini su Germinale, che poteva valere il 3-3, ad Ancona ieri, nel turno infrasettimanale, l’arbitro Pasciuta di Agrigento non ha notato la carica irregolare di Samb ai danni del portiere biancoscudato Bindi in occasione del primo gol dei padroni di casa. In effetti a velocità normale è difficile notarla: ma a rallentare l’immagine si vede che l’attaccante dell’Ancona, con la sua mano, sposta il braccio di Bindi che sta uscendo in presa aerea.
Peraltro Bindi nemmeno protesta, rimanendo a terra fermo a guardare la palla che finisce in gol, atteggiamento che poi, in sala stampa, ha commentato così. “Non ho protestato non perché pensassi di non avere ragione, ma perché, da giocatore, ho accettato la decisione dell’arbitro, come è giusto che sia – le parole di Bindi – Vorrei che gli arbitri capissero che noi non cerchiamo lo scontro, anzi, cerchiamo il dialogo. Questo spirito di collaborazione può aiutare sia noi che loro a fare meglio in campo”. Ciò premesso, doverosamente, c’è però, altrettanto doverosamente, da sottolineare che se il Padova ieri ha pareggiato un po’ di responsabilità le deve attribuire anche a sè stesso, soprattutto in occasione del 2-2 di Momentè a una manciata di minuti dal fischio finale.
La gestione del 2-1 forse non è stata quella giusta. La partita andava chiusa e le occasioni, la squadra di Brevi, le ha avute. La sensazione finale infatti, per quanto il pari sia un risultato utile e per quanto una decisione arbitrale abbia influito su di esso, è che ci troviamo di fronte a due punti persi.