In dodici anni di vita di questo piccolo spazio di chiacchere, più o meno interessanti, è la prima volta che per un mese non sono riuscito a proporre un argomento.
Tralasciando le motivazioni strettamente personali, quelle vicine e quelle lontane, credo che molto sia dovuto dal peso di un’immersione costante nella lettura dei quotidiani e dall’esigenza di approfondimenti storici di taluni eventi che erroneamente credevo di padroneggiare, specie nelle loro radici sociali e politiche.
Quindi ho ripreso in mano vecchi testi, ho visto o ri-visto molti film, documentari storici e biografici, ascoltato molta musica, seguendo prevalentemente due filoni: razzismo e antisemitismo.
Capita di credersi preparato perchè sai di aver affrontato quelle tematiche molte volte, ma ti accorgi che non sono state sufficienti e quel PERCHE’, PERCHE’, rimane un convitato di pietra.
Inevitabilmente, pur restando in quelle tematiche, ti assale un desiderio di “leggerezza”, una sorta di “time out” restando in piedi, sintetizzando il tutto in alcune parole: SOUL, SHALOM.
Sul Soul a me, non a voi giustamente, bastano alcuni nomi: Sam Cooke, Otis Redding, Aretha Franklin, Marvin Gaye.
E il Blues?
Tutto, compreso quello dei bianchi che hanno reso il loro devoto omaggio.
E il Rap?
Chi ha frequentato il Popolo dei Neri sa che il Rap viene sentito prevalentemente come “cosa loro”, una sorta di linguaggio musicale dedicato, poi se anche i bianchi e i “wazungu” comprano i cd, vale la regola del “pecunia non olet” e perchè mai dovrebbe il contrario.
Ma come, ridurre un problema come il razzismo scrivendo della loro musica?!
Certamente, e con un po’ di cervello superiore alla briciola si può comprendere che può bastare anche meno.
Sull’antisemitismo l’orrore e lo sconcerto sono stati pesanti, al limite dell’insopportabile, perchè nelle menti e negli uomini liberi da pregiudizi di sorta non ci può essere una metabolizzazione di quell’orrore culturale e materiale.
Mai.
Data la vastità del tema, mi sono soffermato su un particolare, apparentemente marginale, di quello tedesco.
Dolente è stata la sorpresa di scoprire che i germi di quell’ immane “epidemia”, pianificata dall’avvento di Hitler e del nazismo, avevano già avuto almeno un paio di precedenti significativi.
Uno nel 1923 a Monaco con l’istituzione di una cattedra universitaria di IGIENE RAZZIALE (?!), il secondo nel 1927 con la creazione dell’ISTITUTO BERLINESE di ANTROPOLOGIA, istituzione apparentemente “neutra” se non fosse che da quella università uscirono alcuni dei “programmatori” del genocidio ebraico e non solo quello.
In quell’Istituto si formò anche Josef Mengele, “l’angelo della morte”, l’uomo dei più orrendi esperimenti sugli ebrei internati.
E fu lì, a Berlino, ben prima dell’avvento di Hitler, che i pregiudizi antisemiti si ammantarono di “scientificità”.
Ma dal 1918 al 1933, in Germania, ci fu l’ultimo tentativo (confuso) di un governo liberal-democratico tedesco noto come “Repubblica di Weimar”.
Quindi, non essendo uno storico, ma osservando le date, posso solo dedurre che l’antisemitismo tedesco provenisse già dal secolo precedente.
Tuttavia, anche in questo caso, mi sono affidato ad un elemento “leggero”.
Qualcuno sa darmi una spiegazione sul fatto della presenza di innumerevoli grandi personaggi ebrei o di origine ebraica in TUTTE le “Sette Arti”, più l’ottava inserendovi il Cinema?
Come può un popolo, vessato, perseguitato, considerato “impuro”, produrre Artisti e Scienziati tra i più grandi della Storia Moderna e di quella Contemporanea?
Per quanto mi riguarda qualche risposta, probabilmente sgradita a molti, ce l’avrei, ma la tengo per me.
Nel prosieguo di questo Topic mi limiterò ad onorare il “Black People” e quello “Jewish” con qualche esempio e chi lo vorrà potrà fare altrettanto.
Cordialità.