La possibilità che i primitivi comunicassero con una qualsiasi forma di “linguaggio” verbale-gutturale è una delle ossessioni – assai controverse – dei paleoantropologi.
Pare che la chiave di tutto (?) stia in un piccolo ossicino, situato sotto la lingua, chiamato IOIDE.
Senza quello non è possibile un’articolazione per una qualsiasi forma di emissioni fonetiche diverse dalle emissioni gutturali.
Tuttavia, tra le migliaia di reperti fossili, di IOIDE ne è stato trovato UNO SOLO, appartenente ai Neanderthaliani, estinti tra i 30/40 mila anni fa dopo circa 300 mila anni dalla sua “comparsa”.
E l’Uomo Habilis?
E l’Uomo Sapiens?
Credo che sia necessario avvertire che tra le due specie può intercorrere una milionata (!) d’anni.
Sì, la paleoantropologia si misura a centinaia di migliaia o a milionate di anni.
Capirai…
“NGU e ACR”, evidenti nomi di fantasia, sono articolabili senza muovere la lingua, più il primo che il secondo.
Ma non voglio correre il rischio di perdermi, anche se si tratta di una materia di cui ho una modesta ma sufficiente cognizione di causa.
Quindi torno al titolo del Topic per cui ho da anni una curiosità molto vicina all’ossessione (…).
Il “triangolo” psichico “cognizione, emozione, pianto”, chiaramente semplificato, DEVE essere avvenuto una prima volta.
Il quando e perchè appartiene alle supposizioni irrisolte, ma sicuramente (?) non fu per un dolore fisico.
L’apparato lacrimale, credo, appartenga a tutto il mondo animale terrestre, tuttavia ho nozione che l’unico animale che “piange”, in situazioni di stress sia l’elefante, animale la cui prima apparizione è datata a una milionata d’anni fa.
Bene, ma l’HOMO?
Per varie ragioni, che ho pure studiato, l’Homo non pianse la prima volta per “amore” tra maschio e femmina.
L’accoppiamento, almeno alle origini, era “libero” e casuale, esclusivamente (?) per funzione riproduttiva.
Ora, scusandomi profondamente per una teoria che piace a me, voglio pensare che la prima lacrima primitiva avvenne per la COGNIZIONE di una perdita “definitiva”, l’EMOZIONE conseguente portò ad uno stress che sollecitò l’apparato lacrimale in un modo inusuale, incontrollato, e gli occhi produssero una LACRIMA.
Ora pensate a quanti romanzi, poesie, film e canzoni (chiave per participare al Topic-n.d.g.) hanno reso “onorevole” quella funzione, quindi “amare” le proprie lacrime ci ha reso ciò che siamo.
Su ciò che saremo non ha per me tanta importanza.
NOTA 1
Credo che Eva non abbia offerto una mela ad Adamo, un frutto non così dolce se equiparato ad un “ficus”.
Per la loro libertà di scelta, non credo impulsiva, dovettero andarsene, contriti e piangenti, dal Paradiso Celeste.
Tuttavia – suppongo – trovarono altre consolazioni in mezzo alle tribolazioni..
NOTA 2
Forse l’affermazione su ciò che saremo, priva di personale interesse, può apparire perentopria e presuntuosa.
Infatti non è del tutto vera.
Nella paleoantropologia una delle più importanti ricerche per capire l’evoluzione avviene sulle “evacuazioni” corporali fossili, dette “coproliti”, purtroppo rare.
Per ciò che concerne il futuro farò solo due rilievi:
a) sulla Luna ci sono circa cinquanta sacchetti contenenti le evacuazioni degli astronauti. Uno dei progetti del prossimo allunaggio sarà riportarle sulla terra per verificarne le mutazioni batterico-virali avvenute in assenza di gravità dopo mezzo secolo;
b) uno dei problemi più seri per l’insediamento umano su Marte sarà ancora connesso coi problemi dello smaltimento dei rifiuti umani, molto carichi batteriologicamente.
Vero è che non siamo pipistrelli, dove le mutazioni batteriche e virali delle loro deiezioni preoccupano non poco.
Però non è ancora tempo per piangere, visto che oggi c’è “altro”.