“La campagna contro la corruzione e’ UNA TRUFFA!” (lo ha detto il Capo dell’Opposizione)

Cronaca Subequatoriale.
Non e’ un pesce d’Aprile.
L’ha pronunciata in tv, con la sua solita grande enfasi, il Capo del partito di opposizione kenyano (ex-Premier fino a due anni fa 🙂 ).
Il suo nome e’ Raila Odinga di etnia Luho (capirete dopo l’importanza della precisazione).
E’ il leader politico piu’ temuto, piu’ detestato e sputtanato del Kenya (ma solo sottovoce e dopo aver raggiunto una buona fiducia dal tuo interlocutore).
Tranne dai suoi – ne diro’ piu’ avanti – viene additato come autore o suggeritore del peggio accaduto in Kenya dopo la sua sconfitta elettorale (ma solo sottovoce).
“Olgettine” escluse, mi ha ricordato qualcuno.
Per i suoi (Luho), Raila, e’ una sorta di divinita’ totemica vivente.
Persone particolari queste di etnia Luho, la seconda in percentuale, ma la prima nel rapporto scolarizzati, diplomati, laureati e… leader sindacali.
Smisuratamente orgogliosi (secondi in questo solo ai Masai, ma per motivi differenti).
Ad esempio:
Nella via dove abito, attualmente ci sono quattro “ascari” (qui il termine viene usato per vigilante di condominio notturno), tutti e quattro di etnia Luho.
A tarda sera (…) sono sempre sul balcone per cercare di respirare (!) e leggere qualche libro.
Sono tre sere che li osservo e, involontariamente, li ascolto (!?!) perche’ nelle mie orecchie “suonava” qualcosa di inusuale ma che non riuscivo a focalizzare.
Improvvisamente il “flash”: tra loro parlavano SOLO IN INGLESE!
La cosa non e’ normale in un paese dove appena si puo’, tutti usano (tra loro) il dialetto etnico.
I Luho no.
E perfino quelli delle classi piu’ povere, con una semplice scolarita’ di base, inframezzano le loro conversazioni dialettali di termini o espressioni in Inglese…
Una sorta di “auto-certificazione” per asserire “…noi siamo diversi, noi siamo colti, noi siamo i migliori…”, inserendo col pilota automatico la conseguente: “…i Kikuyu (etnia maggioritaria e governante) sono ABUSIVI…”, sotto intendendo anche ex-servi degli inglesi, di cui governavano le fattorie, e dai quali le ereditarono.
La storia qui riassunta e’ un tantino piu’ complessa, ovviamente, ma quanto sopra NON e’ un eccentrico frutto della mia fantasia.
Ah si’ dunque:
La feroce campagna “anticorruzione” lanciata SEI giorni fa dal Presidente Kenyatta (una quindicina di Governatori SOSPESI dalle loro funzioni, una “list of shame” -lista della vergogna- di un centinaio di parlamentari, complici o corrotti, gia’ pronta ad essere diffusa, si insomma robetta da niente, e’ stata definita da Raila Odinga, come dice il titolo, “UNA TRUFFA”.
Bah, sara’ pure che non mi sembra che da queste parti qualcuno abbia “quarti di onesta’ superiori”, ma definire la corruzione kenyana una truffa, mi pare grossa, grossa un bel tot.
Detta poi da uno che e’ stato Premier per alcuni anni, ancora di piu’.
Sia lieve chi, da ospite in un paese straniero, mal y pense.
E li’ da noi come butta sul “tema in oggetto”…?
😐

p.s.:
e col Cesena…ghe la femo era…
No parche’, era, bon (quasi) tuto, ma no schersi in ‘sto momentin de me personalissime dificolta’ (lombosciatalgia fantozziana e 36 gradi termometrici…63 i PERCEPITI… 🙁 )

E’ DURA…

Cosa?
Di preciso non lo so, ma mi pare dura.
E comunque non e’ la bistecca perche’, molto fortunatamente, ho tutte le mie “marteline” (denti) originali e nessuno deve “biasarmela” (premasticarla).
Insomma e’ dura.
Per voi no?
Peccato.

FORT JESUS

Me ne rendo conto, la cosa (?!) sembra fuori luogo e fuori tempo (?!?) dopo aver avuto la possibilita’ di leggere , dopo giorni, i quotidiani di casa nostra e le varie serie serissime problematiche di casa nostra.
Ma io, qui su questa isola di duro corallo che e’ Mombasa, ho temporaneamente altre angolazioni di visuale.
Dopo dieci anni ho deciso di tornare a visitare velocemente Fort Jesus, costruito, anch’esso in solida roccia di corallo, tra il 1500 e il 1600 dai portoghesi.
Sono andato direttamente dove la prima volta avevo buttato un’occhiata non diversa da altre.
Questa volta no, sono andato da solo, senza guida perche’ non ne ho piu’ bisogno, alla DOOR of SLAVES. Non la troverete facilmente su internet, ma io sono qui che la guardo da dieci minuti, percorrendone il pezzetto autorizzato prima di una grande grata metallica. Sono piegato non solo per l’angustia del posto, ma anche perche’ il busto per un atroce mal di schiena che indosso me lo permette.
Prendo due appunti, faccio un ridicolo bozzetto, alcune riflessioni NUOVE o RINNOVATE, fate un po’ voi, vedo che il breve percorso sul pavimento di corallo ha tagliuzzato qua e la le mie scarpe e mi sono chiesto cosa potesssero indossare cinquecento ani fa gli incatenati per evitarlo.
Poi una “folgorante intuizione” (…) mi fa ritenere che probabilmente era il loro minor probema.
In cuor mio ho sperato che il nome di Fort JESUS, ai tempi della tratta degli schiavi, fosse diverso.
Mi accorgo che in realta’ sono li’ da un’ora e il Voltaren sta cessando i suoi effetti.
Mi avvio verso casa domandandomi: “ma a chi caz interesseranno le mie “NUOVE (?) RIFLESSIONI”…
Kunta Kinte cari lettori, Kunta Kinte.

TANGOOO!

La prima associazione di idee che mi viene è: CHE PALLE…
Nel senso del ballo argentino, che pare essere amatissimo da chi lo conosce, anche perchè è un tipo di ballo dove è praticamente obbligatorio “POST_arlo o POST_arla”.
Boh, anche qui si post_a, ma nessuno mi ama.
Il primo famoso interprete di canzoni e musica tanghera fu Carlos Gardel (vedi).
Strumentalmente pochi hanno raggiunto le vette malinconiche (? 😮 ?) di Astor Piazzolla e il suo Bandoneon (vedi).
L’associazione che mi viene più godereccia, tuttavia, è quella col pallone denominato “Tango” che esordì ai Mondiali argentini del 1978 e con cui vincemmo, noi Italiani, il Mondiale del 1982.
Il perfezionamento di quel pallone diede la possibilità di vedere “mirabili punitores” (calciatori di punizioni): Claudio Branco, Roberto Carlos, colpitori mancini con le TRE DITA del piede ( 3°,4°, 5°) e il mio preferito, mancino pure lui, Sinisha “bazooka” Mihajlovic ( però di alluce, 2° dito e collo piede).
Poi avrei un’attualissima reminescenza (ossimoro…) dei miei studi latini: TANGO, tangis, tetigi, tactum, tangere.
E’ un verbo che ha molti significati: toccare, AAAFF_errare, INGANNARE… 🙁
Da quel verbo derivano TANGENTE, co-TANGENTE (molto SECcANTE perchè appare una tangente per due o più) mentre sarebbe interessante perchè in realtà trigonometrica parlerebbe di SENI e COi-SENI… che di solito ti divertiresti una “cifra”.
Il fatto è che le “cifre” delle CO-TANGENTI impoveriscono da DECENNI il nostro Paese, demoralizzano, e un tantìno nauseano, la brava e medio-brava gente, nostri connazionali.
E sì che duemila anni fa il Buon Gesù Cristo, appena risorto, si rivolse alla Maddalena con un dolce, ma perentorio, “Noli Me Tangere…” (non mi toccare-trattenere…).
Pare che in Italia i “Grand Commis”, sarebbe a dire “grandi funzionari dello Stato” (?!?) con grande potere”, si stanno sempre più reiteratamente rivelando Grandi ENORMI BARUCA (impuniti spesso per prescrizioni sopraggiunte).
Gente che a quelle parole del Cristo (e te pol mainarte se non) fanno ORECCHIONI da Mercanti (non ascoltano se non per interessi propri, ovvio no?!).
Il fatto è che a me stanno venendo invece gli “orecchioni permanenti” (parotite), che tra gli effetti collaterali indesiderati provoca un ingrossamento dei testicoli.
Come dici… ?
La va così… e me li devo tenere?
Ah beh, mi pare proprio una bella OSSERVAZIONE, ah bela, propio bela…
Intanto comincia tu ad OSSERVARE i nomi dei politici coinvolti e memorizzarli bene se a qualche sciagurato venisse in mente di ricandidarli, e poi VOTALI lo stesso perchè “la va così”.
Attento che esiste anche “l’orchite volontaria di HAMMER”, quella da martello insomma.
Sìssì da battere là, proprio là…
Ma dove guardi?!?
In su?
Ah ho capito, li hai all’altezza degli occhi.
Bella testa, inusuale, ma neanche tanto.
Capita, non è una gran fortuna, ma capita.
Amen (Corner).
😐

Alice mi domanda: “Ma una MAMMA può essere una TROIKA?”

Ovviamente la parola “troika” contiene una lettera inesistente nell’alfabeto della lingue italiana, quello 21su21.
Dissimulo lo stupore, non sorrido, ma le chiedo dove mai ha sentito un “concetto” del genere.
La risposta è stata: “a scuola” (prima media-n.d.g.).
“Alcuni miei compagni hanno detto che la mamma di XY è/fa la troika…”.
Alice (nome di fantasia-n.d.g.) tra poco compirà 12 anni ed è di un’intelligenza acutissima, pari solo alla sua disinvolta naturalezza ed educazione, ma fortunatamente ancora ignara del mondo degli adulti.
Per prendere tempo le chiedo come mai non l’abbia chiesto a sua madre o a suo padre.
“Perchè ho capito che è una brutta parola e temo che si arrabbino, e poi il papà è molto affezionato a te, dice che sai un sacco di cose e hai tanta esperienza, anche coi giovani, sebbene tu non abbia avuto figli…”.
Dentro di me sale un momento di imbarazzo dal momento che uno dei tanti soprannomi che mi sono stati affibbiati, a torto o a ragione non importa, è “Erode”.
Decido di tagliarla corta e le dico:
1) intanto i tuoi compagni sono un po’ sciocchi e stupidini che ripetono come pappagalli cose di cui non conoscono bene il significato, e lo fanno perchè pensano di essere quello che non sono, cioè dei “fichi e adulti”;
2) Sì, la parola non è solo “brutta” ma anche molto offensiva;
3) Che lei, Alice, non è uno stupido pappagallo e quindi NON ESISTE un contesto nel quale ci sia la necessità di ripeterla;
4) Che si doveva FIDARE di suo padre e di sua madre e riferire a loro la cosa, tranquillamente, perchè hanno molta fiducia in lei e le ho garantito che non le succederà proprio nulla di sgradevole, e che era molto meglio che non lo riferisse lei e non io.
E’ evidente che ho preavvertito i suoi genitori che avrebbero probabilmente ricevuto una domanda del genere, suggerendo di aspettare che fosse Alice a porla, e che se non l’avesse fatto, la strada per conquistare la sua fiducia era un po’ più lunga di quanto non si attendessero.
Beninteso che di lì a qualche settimana avrebbero avuto la possibilità di rivelare, serenamente, quanto avevo detto loro.
Quanto sopra, verità cristallina, modificata lievemente nella forma, denota:
a) la nostra, la mia, inadeguatezza a rispondere correttamente a tutte le domande dei bambini;
b) che ho detto delle bugie, non tanto perchè io conosca la madre di XY, ma perchè nella REALTA’ le cose non stanno così, e chi vuol fare od essere un “santo” si accomodi pure.
Le riflessioni che si possono fare sono molteplici, una su tutte:
stiamo perdendo in modo esponenziale il senso e il VERO significato delle parole, delle offese volgari in particolare.
I giustificazionisti ad oltranza diranno che “dipende dal contesto” (?) nel quale certe parole offensive si usano del tipo:
in un comizio pubblico, specie “politico”, esse diventano “ruspanti” (?!), ma guai ad usare le stesse parole in un ambito ristretto, il che mi pare paradossale.
Perfino il Papa “mena” (menerebbe) chi offendesse sua madre, e in un colpo solo, con un “enciclica” non ufficiale, abolisce il Vangelo secondo Matteo (o Luca?), del “porgere l’altra guancia”.
Va anche detto che Gesù (Matteo o Luca), non sapevano che di lì a quattrocento anni, un po’ scopiazzando, un po’ adeguando (?), un certo Maometto avrebbe “messo giù le cose” in maniera assai diversa.
Esiste un limite all’offesa, personale o collettiva?
Mi pare una domanda che dovremmo sempre porci.
Di una sola cosa sono sicuro, che le MADRI sono sempre SANTE, anche quando non lo sanno.
Troike comprese.
Una mia opinione ovviamente.

I Don Abbondio e i DRAGHI

Premetto che non si tratta di un Topic di economia.
Non ho fatto la Bocconi, anzi quel po’ di titoli di studio li ho conquistati, quelli sì a (pezzi) e … bocconi.
Ma i giornali li so leggere e mi sono reso conto di almeno due cose:
1) che basta dare un’occhiata alla tribolata biografia di Draghi, mio coetaneo, per capire che “l’italiano”, come veniva chiamato (sottovoce) tempo fa è una persona dalle qualità non comuni;
2) che “la culona” Angela Merkel, come è stata a suo tempo definita da alcuni sicuri, sicurissimi “gentlemen” della politica nostrana, ha a rara dote di essere una vera leader europea “facendo un passo laterale” e permettere a Draghi di far approvare l’enorme finanziamento a medio termine, per salvate economicamente l’Europa con l’ultimissimo treno.
Tralascio i commenti beoti dei vari “vaffanculeggiatori e testacazzisti” che purtroppo abbondano nella politica di casa nostra e che diranno che “tanto i soldi non sono suoi” (di Draghi), convinti che in quelle circostanze “boni tuti”.
Neanche la Sacra Sindone è sufficiente come pietoso velo a coprire la loro demenza.
E Don Abbondio?
E’ solo il primo esempio contrario che mi è venuto in mente.
A scuola, anche quella dei miei tempi, se non hai professori adeguati, figure “archetipe” come il Don Abbondio, scivolano gravemente nella noia.
Io ho avuto la fortuna di avere insegnanti di letteratura buoni o ottimi.
E l’indimenticabile Prof.ssa FEDI, una tosta toscana, alla faccia dei programmi ministeriali, si fermò per settimane, non tanto sui capitoli dei Promessi Sposi, quanto a sottolineare in ogni loro sfaccettatuta i PERSONAGGI di quel notevole romanzo.
E Don Abbondio, il prete che si rifiuta di sposare Renzo e Lucia dopo la minaccia dei “bravi” sul “matrimonio che non s’ha da fare”, farà l’immortale affermazione “…uno se il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare…”.
Una frase, un concetto, che in sè parrebbe anche bonario e di buon senso, ma che in realtà ha forgiato fino a…domani, schiere e schiere di politici, di boiardi di stato, insinuandosi perfino nella classe imprenditoriale, trasformandola in una poltiglia melmosa.
Fortunatamente con parecchie ottime eccezioni.
Ho ripassato pazientemente un lungo tratto della mia vita, penso con cruda onestà, da quando ho avuto nelle mie mani la responsabilità di altre, talora molte, persone.
Ho trovato almeno tre, quattro decisioni di “coraggio”, giocandomi la reputazione, un atto inizialmente titubante e tremolante poi concluso con dignità (credo), e UNA decisione “alla Don Abbondio” che è quella che pesa e talora offusca tutte le altre.
E così, pur sapendo di non essere un “drago”, so comunque di non essere neanche un “quaquaraquà”.
Ad maiora guys.