Capisco le emozioni: Zanetti era reduce da una settimana pesante, a un certo punto più di là che di qua dal burrone professionale. Le sue dichiarazioni dopo la vittoria di Parma sono quindi uno sfogo, un voler buttare fuori cose che l’allenatore ha covato e sedimentato a lungo. Però, ecco, non siamo fuori dal tunnel: la striscia negativa è stata talmente lunga e drammatica, che avrei evitato il passaggio su “l’orgoglio di aver saputo navigare tutti insieme nella tempesta”, che lascia intendere che (dalla tempesta) ne siamo usciti. Non basta infatti una vittoria a chiarire il futuro sportivo del Verona, nonostante la squadra abbia finalmente rimesso in campo un temperamento che mancava da mesi. Soprattutto contro un Parma che (conosciamo Pecchia…) concede tantissimo agli avversari, l’avversario ideale per le scorribande delle nostre individualità (il Verona, ribadisco, ha cifra tecnica e tante soluzioni) che sono andate a nozze negli spazi aperti. Al posto di Zanetti sarei stato più cauto, avrei aspettato qualche altra partita per considerare la crisi finita. Lo stesso trionfalismo eccessivo l’ho notato dopo l’emozionante vittoria con la Roma. Un tifoso ha il diritto ai saliscendi emotivi, da un addetto ai lavori invece mi aspetto analisi e ragionamento. Anche il “soli contro tutti”, che per i nostri tifosi da 40 anni è un modo di essere e di vivere, non può mai essere ad appannaggio di un allenatore, che peraltro solo non è (al contributo di Sogliano ci arriviamo dopo).
Mai come adesso suggerisco profilo basso e realismo. I margini di errore si sono ridotti e la classifica resta precaria (+1 dal Cagliari terz’ultimo). I danni delle 10 sconfitte in 12 partite si vedono ora. Tradotto, serve finalmente trovare quel che fino ad oggi è mancato: equilibrio e continuità, già dal trittico che ci porta all’anno nuovo, Milan, Bologna e Udinese. Poi, finalmente, potrà venire in soccorso anche il mercato di riparazione – con la vecchia o nuova società è da vedere – quando in un modo o nell’altro saranno da risolvere le situazioni dei senatori a scadenza (Magnani, Montipò e Dawidowicz).
Nel chiedere continuità torniamo a rimarcare i soliti concetti: lavorare profondamente sulla fase difensiva (anche a Parma deficitaria), mantenere un atteggiamento più accorto – tanto il Verona la via della rete la sa trovare – e cercare di far navigare nella stessa direzione un gruppo che qualche tensione interna ce l’ha (fattore di per sé non drammatico, la storia del calcio è piena di spogliatoi problematici e di squadre unite alla domenica).
Per quest’ultimo aspetto resta determinante il ruolo di Sogliano, che la settimana scorsa si è fatto “sentire” parecchio coi giocatori. La sua politica è chiara, come ho scritto la settimana scorsa: difendere l’allenatore e agire sui calciatori. Sean è un direttore sportivo sui generis, quasi un “allenatore ombra” (mi sia consentita l’iperbole e la provocazione). Questo suo “metodo totale” nelle squadre di medio-bassa fascia può funzionare. Del resto, questo Verona, grazie ai giocatori che il ds ha scelto, può valere anche 45 punti. Ce ne bastano 35-36 per salvarci.
P.s. Come ha ricordato Gianluca Vighini, nella replica al mio articolo dell’11 dicembre, in estate ho sostenuto la scelta di Zanetti (“Zanetti non è il migliore del mondo, ma è il migliore dei mondi possibili…” scrivevo). Lo rivendico, io stesso di recente avevo ricordato quell’endorsement. E rivendico queste mie parole estive: “Zanetti in carriera ha dimostrato che, se supportato dalla società e da calciatori di qualità, raggiunge gli obiettivi prefissati”. Non a caso la settimana scorsa, nel pezzo oggetto di discussione, ricordavo proprio la qualità della rosa e il sostegno di Sogliano al tecnico (analizzandone i motivi) e concludevo: “Se l’obiettivo è minimale, cioè una salvezza anche risicata (retrocedono tre squadre su venti, salvarsi mica è questa impresa), forse Sogliano pensa che può riuscirci con Zanetti, nonostante tutto”. A Verona siamo abituati calcisticamente al “regime dei minimis”, quindi a essere terribilmente pratici e badare al sodo per la mera sopravvivenza. Ma anche la praticità e gli endorsment estivi devono sempre fare i conti con la realtà.