Marcello Veneziani ha ricordato l’immane tragedia delle bombe atomiche sganciate dagli Usa.
Hitler era stato sconfitto, il Giappone era in ginocchio. E le due atomiche non furono sganciate sui resti dell’esercito giapponese ma sulle due città di Hiroshima e Nagasaki: una strage, centinaia di migliaia di morti civili. E nessuno né allora né dopo mai ha parlato di genocidio.
La sinistra, che allora esisteva, gridava “yankee go home” di fronte alla guerra del Vietnam. Dovrebbe farlo anche adesso, che sia Trump o che siano stati i presidenti precedenti.
Strage dei civili giapponesi imparagonabile alla tragedia dei 50 mila morti a Gaza (da appurare se ad uccidere è Israele o Hamas).
In ogni caso il termine genocidio ha un significato preciso: significa volontà di eliminare completamente un intero popolo. Soluzione finale ben diversa da una strage per quanto ampia di civili.
Quindi non si tratta di negare le responsabilità – sempre da appurare – ma usare il termine genocidio per quanto accade a Gaza è storicamente inesatto, come ha sottolineato anche la Segre.
Dopo di che resta più illusorio sperare in una pace prossima; dobbiamo purtroppo prendere atto che le stragi continuano sia in Medioriente che in Ucraina.