Settimane di fuoco. Tra closing, mercato e due partite da non sbagliare (Venezia e Monza, il 27 gennaio e 1 febbraio). In questo breve arco di tempo capiremo molte cose del futuro del Verona.
Il centro di gravità permanente è chiaramente il cambio di proprietà, che sarà ufficiale tra pochi giorni: il fondo d’investimento americano è un’incognita nel lungo periodo, ma nel corto credo che si caratterizzerà per qualche buon investimento sulla squadra. Questione di interessi.
Sul mercato, a differenza di un anno fa, non servono rivoluzioni, ma solo qualche aggiustamento: l’idea di Sogliano (ma il lavoro del diesse dipende dalle strategie della nuova proprietà) è cedere non più di un big (Belahyane o Tchatchoua) e reinvestire qualche milione di quella plusvalenza su un difensore centrale e un terzino sinistro, forse un mediano che dia corsa e copertura a un centrocampo di piedi raffinati.
Difendere la categoria è ampiamente alla portata dei gialloblu, che dopo aver toccato il fondo, da qualche settimana sono “più squadra”, come ha rimarcato Zanetti anche ieri sera dopo l’onorevole sconfitta di Napoli. E l’allenatore, pur tardivamente, ha trovato il bandolo della matassa con le due punte e il giusto posizionamento di Suslov. Però ribadiamo, a rischio di passare per noiosi: come ultimo step sarà determinante trovare una migliore quadra sul piano difensivo: da lì passa il confine tra una salvezza onorevole e l’affanno perpetuo, quindi il rischio.
Tornando a Presidio InvestorS. Il Verona, almeno nei primi anni, certamente troverà capitali per strutturarsi maggiormente (Setti da tempo aveva esaurito le risorse gestionali), mentre sono scettico su un possibile e deciso cambio di dimensione. Del resto, è lo stesso fondo che si presenta come specializzato in investimenti sul mercato medio-basso; tuttavia lavora per “aiutare le aziende a crescere e svilupparsi”. Traduciamo: l’auspicio è che il Verona con i capitali di Austin abbandoni gli affanni di questi ultimi anni e faccia un piccolo up grade per consolidarsi con tranquillità in serie A. Ma non farei ragionamenti di lunghissimo termine, “aiutare le aziende a crescere e svilupparsi” può significare anche rivalutarle economicamente per rivenderle. Chiariamoci, la ratio dei fondi è il business finanziario, il calcio è un corollario. E la “ciccia” sono gli investimenti immobiliari, nel caso nostro il nuovo stadio e il centro sportivo della prima squadra. La copertura politica del sindaco Tommasi pare esserci (ci fosse la stessa determinazione per gli altri ambiti della città…), ma è tanta la confusione sotto il cielo sul tipo di progetto che si potrebbe realizzare e soprattutto sulle reali coperture economico-finanziare dello stesso, dal momento che difficilmente l’Europeo del 2032 sarà a Verona. Ma ci torneremo.