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NON SI RIPARTE DA ZERO

“Cambieremo molti giocatori”, ha confidato Sogliano a Vighini. Non mi stupisce, l’avevo preannunciato il 14 aprile: “Aria di rivoluzione” scrivevo. Del resto il ds non è uomo da nascondere la polvere sotto il tappeto e sa che molti petali della rosa attuale sono appassiti. Non inganni infatti il bel campionato di quest’anno: come ho più volte evidenziato i problemi ci sono stati, spesso celati dal fosforo di Romulo, dal genio di Iturbe e dai gol di Toni (senza dimenticare il talento di Jorginho per metà torneo, “solo” 22 punti senza di lui nel ritorno). Ed è ovvio che coi probabili addii dei due sudamericani – entrambi in rampa di lancio – e con un Toni più vecchio e privo dello stimolo del mondiale, è necessario ripensare da cima a fondo alla squadra.

Come? Partiamo da un presupposto: grazie alle cessioni eccellenti (Iturbe, Romulo e la seconda metà di Jorginho) il Verona si ritroverà un tesoretto di circa 20-25 milioni di euro, a cui vanno sommati i diritti tv. Non tutto verrà reinvestito nella squadra (c’è in ballo anche il centro sportivo di proprietà, il sogno di Setti), però è chiaro che si può andare sul mercato con una certa autorevolezza. I ruoli chiave dove il club spenderà saranno: un centrale difensivo, un centrocampista centrale e una prima punta (Toni o non Toni).

In difesa cambierà quasi tutto, eccetto Moras e Rafael, comunque a loro volta in discussione. Qui sarebbe il caso di puntare meno su sudamericani inesperti e ballerini e più sul “made in Italy” (comprendendo nella categoria anche gli stranieri con esperienza nel nostro campionato). Certo i nostri sono più difficili da reperire e spesso costano di più, tuttavia non vedo alternative: se com’è presumibile avremo meno qualità davanti, dovremo garantirci dietro. Parallelamente Sogliano, come ha fatto intuire nell’ultima puntata del “Vighini Show”, chiederà miglioramenti tattici nella fase difensiva di Mandorlini curata dal suo vice Bordin. Stop agli eccessivi arretramenti in fase di non possesso che creano precarietà e affanni negli uno contro uno e in marcatura.

A centrocampo bisogna uscire da un equivoco, che riguarda il ruolo chiave, cioè il regista basso, o metodista che dir si voglia. Jorginho era talmente forte che metteva d’accordo tutti, ma non è un mistero che Sogliano in quella zona del campo preferisca giocatori “di tocco”, tecnici e capaci di fare gioco, mentre Mandorlini abbia più nelle corde i mediani interditori. A meno che non arrivi uno davvero forte, sarebbe il caso di accontentare il mister, vista la delicatezza del ruolo. Poi è tassativo riconfermare Marquinho, il “collante” della fase offensiva.

Davanti per sostituire Iturbe si pescherà ancora tra i giovani talenti del Sudamerica, ma Sogliano non ha fretta, perché non vuole sbagliare. Ma è sul centravanti che, rimanga o meno Toni, il Verona spenderà e andrà sul sicuro. Anche qui serve pazienza, sappiamo che il mercato delle punte entra nel vivo nelle ultime due settimane di agosto.

Postilla: niente paragoni col Catania e il Bologna di quest’anno, retrocesse dopo il brillante campionato precedente e alcune dolorose cessioni. Per carità, le loro storie ci devono insegnare a rimanere sull’attenti, ma il Verona ha una solidità societaria e finanziaria nemmeno lontanamente paragonabile a quella di etnei e felsinei. Mettiamocelo in testa: si riparte, ma non da zero.

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