Sean Sogliano ha colto la palla al balzo presentando l’uruguagio Alejandro Gonzales. “Viene dal Penarol, dove la garra, come dicono loro, non manca. Ed è quello che servirà a noi quest’anno”. Già perché sarà un campionato di sofferenza per il Verona, almeno sulla carta. La garra è una tipica espressione uruguagia (non sudamericana). E’ la stizza, l’orgoglio, la grinta delle squadre uruguagie che si ispirano ai Charrùa, tribù antica del luogo, indios che hanno combattuto invasioni e segregazioni.
Il Verona la sua garra dovrà metterla in un campionato che si preannuncia difficilissimo. Banditi gli illusionismi alla Silvan, smentite le ranzanate presidenziali da spiaggia (Matri), Sogliano ha voluto essere chiaro. Forse per sgombrare il campo dagli equivoci e dai voli pindarici che si sentono in città. Sarà stato l’accordo con Nike, l’entusiasmo per il ritorno in A dopo undici anni, la generosa campagna acquisti dello scorso anno, ma qua e là ho sentito e letto di Europa League e acquisti sfarzosi. Non sarà così, sebbene “per un giocatore spenderemo, perché dobbiamo evitare di salvarci all’ultima giornata”, il Setti dixit alla Gazzetta dello Sport. Confidando ovviamente che il presidente sia di parola, tuttavia è giusto essere onesti,senza voler peraltro sfociare nella retorica da pelosissimo low profile (genere che detesto). Lo scudetto del Verona, almeno quest’anno, sarà salvarsi, anche succedesse all’ultimo minuto dell’ultima giornata. Il budget a disposizione non permette altri pensieri, piaccia o no. E se in B puoi costruire una corazzata anche cogli scambi e gli svincolati, in A la competizione è più scientifica. Prosaicamente detta: quelli bravi costano.
Il Verona da neopromossa senza un mecenate alle spalle, per forza di cose, non ha tanta liquidità. Il rimedio? Intuito, conoscenza del mercato internazionale “minore”, corsie preferenziali coi grandi club e rapporti granitici di fiducia coi procuratori e gli intermediari, che possono consigliarti, come fregarti. Il nostro mercato sta andando in questa direzione, tra scommesse calcolate (Gonzales, Seferovic?), giocatori da batteria (Donati, Pegolo?) e vecchi campioni (Toni?). In attesa del colpaccio (personalmente sogno Bradley, ma anche Kozak non sarebbe male) e dando per scontate le conferme di campioncini come Jorginho e Martinho (poi per carità tutto ha un prezzo), il resto lo farà l’ambizione e l’orgoglio di un gruppo che vorrà dimostrare di essere all’altezza.
La garra appunto, quella stessa che ha dentro Andrea Mandorlini, il quale come scrissi a suo tempo (quando davo per scontato la sua non conferma in A, sbagliando) nel massimo campionato paradossalmente può esprimere ancor di più le caratteristiche del suo gioco: difesa coperta e aggressiva, verticalizzazioni e contropiedi assassini. Che poi è il gioco del 2011-12 da neopromossi in B, quello che ci ha fatto più divertire. Certo bisogna mettergli a disposizione giocatori adatti, che non significa – specifico – i giocatori che vuole lui, ma quelli con determinate caratteristiche. E Sogliano, a differenza di un anno fa, così si sta muovendo.
Pur considerando Cacia molto forte (ma con precisi limiti caratteriali e comunque tutto da valutare in A), là davanti serve un simil Ferrari. Per capirci, quello che fu Corradi nel Chievo di Delneri, giocatore “da sportellate”, forte fisicamente, centravanti di manovra, capace di farsi rispettare in area e nel gioco aereo. Toni e Seferovic sono, per motivi opposti, scommesse (ma qua torniamo al budget e agli impossibili sogni di gloria), ma rispondono perfettamente all’identikit. Kozak, ne giovane e ne vecchio, sarebbe la perfetta sintesi tra i due. Anche in mezzo al campo qualcosa cambierà. Jorginho tornerà a fare la mezz’ala destra come due stagioni fa, Halfredsson e un nuovo acquisto di peso se la giocheranno a sinistra (e c’è pur sempre Martinho che può arretrare), davanti alla difesa è stato preso Donati, ma non basta (e qua torniamo al sogno Bradley), perché l’ex Milan, Atalanta e Palermo viene da una stagione opaca e da retrocesso. La difesa è forse il reparto che più cambierà. Cacciatore e Agostini meritano una chance, ma verranno affiancati da compagni di pari valore. Maietta potrà essere il Ceccarelli dello scorso anno, Bianchetti è un talento su cui poter contare, Gonzales – a sentire Sogliano – il suo ideale compagno. Lì in mezzo però serve un altro innesto di qualità che sappia giocarsi una maglia. Tra i pali, confermato Rafael, un conto è se arriva un Neto, un altro se firma un Pegolo, che difficilmente accetterebbe senza garanzie precise. Di certo la società non punta a scatola chiusa sul brasiliano, che è migliorato fuori dai pali, ma non sulle punizioni (e quanti specialisti ci sono in A?).
Ed è giusto così e vale per tutti: la gratitudine è una bella cosa ma salvarsi anche di più. Tutti perciò devono restare sul filo, perché il nostro campionato sarà sul filo. Quello dell’incertezza e della sofferenza. Per i sogni di gloria rivolgersi a un futuro più lontano.
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