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COSA È CAMBIATO

Non è uno scatto. Non è l’onda emotiva. Non è (solo) il momento atletico favorevole. Il Verona di Juric se fosse un ciclista sarebbe un passista. Quello che colpisce dei gialloblu è la regolarità e la solidità. La capacità di gestione dei 90 minuti. La maturità. Ieri solo in due circostanze si è rischiato di andare fuori giri, nella ripresa – leggi i due contropiedi della Sampdoria. Per una neopromossa, una facezia. Per il resto il Verona ha gestito il vantaggio con personalità, senza troppa smania di cercare il secondo gol (poi comunque arrivato) e perciò senza esporsi a sbandate. Non era affatto scontato, il rischio era farsi prendere troppo dall’euforia e dall’emotività (vista anche la conclamata superiorità rispetto alla Samp). Questo sì alle neopromosse, o comunque alle piccole, accade spesso.

Il Verona invece mentalmente è già grande. E questo è merito di Juric, come ovviamente l’impronta e l’organizzazione tattica data alla squadra. Il resto lo fanno quattro signori giocatori piazzati nei ruoli chiave: Amrabat e Veloso in mediana e Kumbulla (ormai una certezza) e Rrhamani in difesa. E di questi inserimenti va dato merito a Juric e al ds D’Amico.

Ma con la Sampdoria Juric ha smentito anche un’etichetta che si porta addosso da anni, quella di eccessiva ortodossia tattica. Juric il talebano, insomma. Non è così, perché ieri il tecnico di Spalato ha stupito tutti ridisegnando la fase offensiva della squadra, schierando due punte vere (Salcedo e Stepinski) e un trequartista (Pessina). Uno schema che ha determinati vantaggi. Alza la squadra e dà respiro al centrocampo – che deve correre meno per tenere corta la squadra nelle due fasi. Aiuta l’azione di Stepinski, che con un compagno vicino nasconde meglio i suoi limiti nel disimpegno della palla. Aumenta in generale la qualità offensiva del Verona, perché Salcedo pur giovanissimo ha le stimmate dell’attaccante di razza. Il rischio ovviamente è di poter pagare qualcosa in fase difensiva, ma sarà Juric a dover valutare se fare del 3-4-1-2 lo schema definitivo, oppure variare a seconda degli avversari.

Infine una nota a margine (ma neanche tanto). Al netto che Juric, a differenza di Pecchia, è un allenatore da serie A, non si può nemmeno paragonare il valore tecnico di questa rosa a quella del 2017-18. Saremo pure ultimi nel monte ingaggi (che poi io a certe classifiche credo relativamente),  ma siamo abbastanza nella norma per una serie A di fascia bassa. Due anni fa non era così, non avevamo giocatori di serie A neanche come fascia economica. Tradotto: Setti la scorsa estate ha fatto (ha potuto fare?) uno sforzo maggiore sul piano del budget. Pur nell’equilibrio e nel minimalismo, siamo lontani dalla spending rewiev di due anni fa.

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