Ma se il 99 per cento di uno stadio subissa di fischi pochi stolti che ancora credono di "tracciare" un territorio e di darsi un’identità grazie alla cazzata dell’uuh uuh razzista ormai desueto e fuori moda anche in quel mondo di periferia che cerca di costruire consenso su questi temi, che senso ha dare 10 mila euro di multa ad una società per responsabilità oggettiva? Se non viene minimamente apprezzato l’evidente tentativo di dissociarsi dello stadio, se viene banalizzato questo piccolo-grande passo la battaglia è persa in partenza. La miopia di chi governa il calcio ha ridotto questo mondo a brandelli. Chi mai, oggi, tra la gente "normale", quella che ha fischiato prendendosi responsabilità che forse non sono neanche sue, lo farà ancora? Questo andava sottolineato dopo Verona-Giulianova, invece gli ignoranti governatori del calcio scelgono piuttosto la strada dello stereotipo. Verona uguale razzismo uguale multa. Così due bombe carta e un arrestato, diventano meno importanti di uno stadio che si dissocia e fischia quei quattro idioti. Ma non è che qui si debba fare la stima se vale di più una bomba carta rispetto a un ululato. Francamente non c’è ne frega nulla. E’ discussione vana e banale. Piuttosto pensiamo a non farci male da soli, che non vuol dire adeguarci ad altri stereotipi ma non significa nemmeno danneggiare la nostra squadra. Una cosa sia chiara: Verona non è un ululato razzista. E lo ha dimostrato. Sarebbe ora che gli sciocchi commissari di campo, beceri burocrati adatti solo a compilare moduli, se ne accorgano nei loro referti.
MA ADESSO TORNIAMO IL VERO VERONA
Contava solo vincere. Per la classifica, per rispondere alle decisioni scandalose del Palazzo, per chiudere la porta in faccia a chi voleva riaprirla.
Ma dobbiamo essere onesti. Quella con il Giulianova è stata una vittoria stiracchiata, sofferta (troppo), frutto più della geniale intuizione di un potenziale campioncino che del gioco. Il Verona è stanco, affaticato, anche un po’ logoro. E ben altro, a mio avviso, servirà per affrontare le sei finali che ancora dobbiamo giocare. Ci sono uomini chiave da recuperare: Esposito, Russo, Di Gennaro. E se qualche settimana fa avevamo maledetto la sosta ora credo sia il caso invece di benedirla. Senza contare che ci sono due giocatori che potrebbero dare linfa vitale al gruppo: Selva e Dalla Bona. I due in quanto a classe, grinta ed esperienza non sono secondi a nessuno. E’ tempo di rivederli in campo perchè mi pare che questo benedetto "tempo di recupero" sia scaduto. Un mio personale applauso infine a Pippo Pensalfini: il suo furore agonistico e la sua voglia di vincere hanno guidato l’Hellas ieri sera. C’è proprio bisogno di gente così.
PIU’ FORTI DI TUTTO
Non vi sto a raccontare lo schifo e il disgusto che da ieri sera ho nei confronti del calcio. Non che sia una novità. Ormai sono anni che il mondo pallonaro mi suscita vomito. Parlo del calcio italiano, evidentemente. Dove le regole sono continuamente calpestate e ogni buon senso abbandonato. La situazione del Potenza era nota da tempo. Ma la corte federale decide di pronunciarsi a sette giornate dalla fine, alterando evidentemente il cammino del campionato. La più danneggiata è proprio il Verona. Ancora una volta. Mi dispiace dirlo: ma la sensazione, ormai sempre più forte è che questa squadra al Palazzo non vada proprio giù. Siamo retrocessi in piena Moggiopoli per un solo punto, ci hanno tenuto fuori dalla A sempre per un punto ammettendo squadre che non avevano pagato l’Irpef, e persino quest’anno siamo qui a dover sudare come pazzi per tornare in un calcio appena più decente (se la serie B si può definire un calcio decente…). C’è anche da dire che tutto questo non sarebbe successo se la nostra squadra non avesse bellamente perso per strada tutti quei punti preziosi. Partite gettate al vento contro squadracce di bassa classifica che ora mettono a repentaglio il nostro campionato. Distrazioni che a questo punto potrebbero essere fatali. Ormai è chiaro che il nostro primato solitario e tranquillo è svanito. Ora per vincere questo campionato bisogna essere veramente più forti di tutti. E di tutto.
FINE DEGLI ALIBI
Sarà una serata infuocata. Perchè adesso c’è bisogno di tutti. E’ una gara da vincere a tutti i costi e non importa il modo. Tutti devono dare qualcosa in più, qualcuno molto di più. La considerazione è banale, lo so. Ma puoi parlare finché vuoi di Remondina, dei silenzi di Martinelli, di una squadra che si è fatta risucchiare in classifica dopo aver avuto più volte in mano il poker servito. Ma in campo ci vanno loro. Rafael, Cangi, Anselmi, Ceccarelli, Pugliese, Russo, Esposito, Pensalfini, Berrettoni, Di Gennaro e Rantier. Ed è da loro (più naturalmente i panchinari) che dobbiamo appellarci. Questi ragazzi hanno sempre elogiato Verona e i suoi tifosi. Sanno di giocare in una grande piazza e sanno che hanno una responsabilità enorme. Il Verona non può permettersi di scialacquare banalmente questo campionato. Se c’è stata una pausa e un po’ di rilassatezza, ora bisogna andare decisi sino alla meta. Non possiamo accettare come tifosi nessuna pausa. Quest’anno c’è sempre stato un clima ideale. Sugli spalti, in città. Mediaticamente non si è dato spazio a nessuna polemica. I tifosi sono sempre stati encomiabili (basta vedere lo stadio di Avezzano domenica scorsa…), la società inappuntabile sia dal punto di vista organizzativo sia dal punto di vista economico. Persino gli arbitraggi, errori pro e contro, alla fine si equivalgono. Alibi, quindi, non ce ne sono. Ora è tempo di uomini veri. Lunedì sera, il momento della verità.
E ORA FORA I C…
Non vorrei nemmeno dilungarmi troppo sulla flessione. Fare tre punti con Andria, Potenza e Pescina non è roba da prima della classe. E prima o poi doveva accadere che qualcuno là dietro non incespicasse. Il Verona ha sbagliato troppi match-point e il risultato è che il campionato sarà una sofferenza fino alla fine. Giudicheremo a cose fatte se questa sofferenza era evitabile o meno. Io un’idea ce l’ho ma la dirò solo il 10 maggio.
Intanto resta il fatto che la gara di lunedì sera con il Giulianova diventa un altro terribile esame. Se il Portogruaro dovesse vincere alla domenica a Terni e raggiungere virtualmente l’Hellas, lunedì sera al Bentegodi l’aria si taglierà con il coltello.
C’è poco, adesso da star lì a discutere (anche del pessimo Paparazzo…").
Ora fora i c…
IN FIBRILLAZIONE
Come mai una sconfitta porta tanta ansia? Me lo chiedo guardando la classifica dell’Hellas. Siamo primi a cinque punti di distacco dalle seconde, senza mai aver preso una rete in trasferta, con la miglior difesa di tutti i campionati professionistici e un calendario agevole. Eppure… Dentro ognuno di noi (me compreso), si avverte un senso di paura, che pare inspiegabile. In realtà, questa paura, purtroppo è frutto di tutto quello che abbiamo vissuto in questi drammatici anni (dal punto di vista calcistico, ovviamente). Quello che abbiamo provato l’anno della retrocessione di Malesani, per esempio, è uno choc che ciascuno di noi non ha ancora elaborato. Nessuno pensava di retrocedere quell’anno. E quando l’abbiamo realizzato, era troppo tardi. Così come nessuno pensava di poter retrocedere in serie C. Invece anche quell’evento nefasto si è realizzato. Un altro "lutto" che forse non è stato ancora pienamente "elaborato". Il risultato è che le nostre singole emozioni vengono riversate sul web, allo stadio, in ogni forma di aggregazione, si "collettivizzano" e creano quel senso di ansia, di fibrillazione e di paura che si avverte oggi. Credo che il vero motivo sia questo e che la colpa non sia di nessuno. I veri colpevoli sono da ricercare in tutti coloro che si sono accaniti contro l’Hellas in questi anni con gestioni dissenate. Non certo i tifosi che hanno bisogno di una "cura" di ottimismo che solo la conquista di questo campionato sarà in grado di portare. "Non credo finchè non vedo" è in questo momento il motto di ogni tifoso del Verona. Stanco di aprire linee di credito a chiunque, questo tifoso oggi ha solo voglia di uscire al più presto dal suo peggiore incubo. Ed ogni ostacolo rappresenta per lui (per noi…) una minaccia. In questo senso mi piacerebbe che la nostra società si esprimesse di più per liberare noi "malati" di paura da dubbi e incertezze. Va bene il basso profilo, ma ogni tanto sarebbe bello avere un messaggio del presidente che faccia capire alla piazza anche il suo pensiero e chiarisse anche alcune "turbolenze societarie" ancora non pienamente spiegate e che magari fanno "galoppare" la fantasia. Fino a produrre una fibrillazione, solo in apparenza inspiegabile.
STATE CALMI (SE POTETE)
Lo so: questa sconfitta non ci voleva. Era una gara importante, forse decisiva. Ma solo se l’avessima vinta. Perdendola (e guardando al risultato delle altre), non è successo nulla. Solo a livello psicologico questa gara con la Reggiana potrà avere delle ripercussioni. Concretamente non ha toccato minimamente il Verona. I punti di distacco restano cinque che sono tantissimi anche a otto giornate dalla fine. Ora bisogna essere bravi a gestire il momento difficile. La gara con la Reggiana ha riportato l’Hellas tra i comuni mortali. Ci ha fatto capire che il campionato è ancora lungo e durissimo. Che non siamo invincibili. Ma nel primo tempo ci ha anche detto che il Verona può vincerlo questo campionato perchè resta superiore a tutti.
Certo, non si possono sottovalutare i segnali che arrivano da questa partita. I gol sbagliati davanti al portiere, le amnesie difensive (solite). Come non si può a non pensare all’ennesima frenata con due punti solo nelle ultime tre gare (due giocate al Bentegodi). Ma perdere con la Reggiana ci sta. Meno pareggiare con il Potenza. Resto dell’avviso che è in quelle gare che il Verona non può permettersi il lusso di perdere per strada punti preziosi. Arriva la sfida con il Pescina. Assente Esposito, fino ad oggi insostituibile, toccherà a Burato non farlo rimpiangere. Dopo Massoni, Bertolucci e Campagna il ragazzino veronese ha l’occasione di dimostrare che tanta panchina non è stata meritata.
FINALE DI CHAMPIONS
Dopo due mediocri pareggi contro due mediocri squadre arriva il tempo per l’Hellas di giocarsi la partita della vita.
Contro la Reggiana, domenica prossima stadio Bentegodi, ore 14.30, non si scherza più. La squadra di Dominissini è una delle grandi del campionato, forse quella che ha messo in mostra il gioco più bello. Capace di colmare un gap iniziale fino a raggiungere il Verona in classifica. Una squadra che poi ha battuto in testa e che ora arriverà al Bentegodi con il solo scopo di riaprire il campionato. Il Verona non può permettersi passi falsi.
Siamo alla gara più importante del campionato, c’è poco da fare o da dire. L’ultimo Verona, quello balbettante con il Potenza e quello "timidino"di domenica scorsa, dovrà dare spazio al miglior Verona della stagione. Quello che ha "spazzolato" la Ternana sia all’andata che al ritorno o quello che ha giocato una grande partita con il Ravenna.
Un Verona conscio dei propri mezzi, certo della propria forza. Una squadra che questa settimana non dovrà lasciare nulla di intentato nella preparazione del match di domenica. Ragazzi, ci siamo: non possiamo sbagliare obiettivo.
POCHE PAROLE
Un punto che serve solo a muovere la classifica. E per la partita di Andria mi sembra un commento già esagerato.
A SCUOLA DI HELLAS
Bella idea davvero. "A scuola di Hellas", come se il Verona fosse una materia. Come la storia, la geografia, il latino. L’iniziativa dell’Associazione Culturale Verona Hellas e del Coordinamento Calcio Club Hellas Verona merita a mio avviso una riflessione.
In attesa dell’avvio delle "lezioni" (ve ne daremo conto…), mi chiedo che cosa sia oggi il Verona per un ragazzo. L’ho detto tante volte: è stato facile per chi, come me, aveva 20 anni al tempo del Grande Hellas di Osvaldo Bagnoli, tifare per questi colori. Ma per chi ha oggi 20 anni, che cosa vuol dire? Certamente non si può parlare di "generazione" costruita sui successi. Vado a memoria: le ultime vere soddisfazioni le ha date il Verona di Prandelli (per metà campionato), vuol dire che quel ragazzo ventenne, ne aveva 8, 9, al massimo 10. Cosa si ricorderà? Forse la vittoria sulla Juve, il 4-3 con il Parma, qualche giocata di Morfeo.
Poi si passa allo spareggio di Reggio Calabria (mica una finale di Champions League…) festeggiato dalla città alla stregua di uno scudetto. In mezzo, ci sono teatrini di ogni tipo, Farina sulle Torricelle, Arvedi presidente, Pastorello, etc. Sempre quel ragazzo ha festeggiato il gol di Zeytulaev per non cadere in C2. Un’abominio, se ci pensate.
Poi fine. Eppure quel ragazzo tifa sempre Hellas. E sono tanti come lui. Sorprendentemente. Con orgoglio girano con le sciarpe, riescono a "fare moda" anche quando la "moda" direbbe di andare in altre direzioni. Con le proporzioni del caso sono dei piccoli "eroi". Soprattutto per loro, spero, il Verona torni a regalare grandi emozioni.
Intanto… Studiate! Che poi vi interroghiamo…