IL CAMPIONATO NUOVO DI REMONDINA

 Apprendo felice da mister Remondina che "per il Verona è iniziato un campionato nuovo".

Il mister mi ha spiegato oggi che ha "visto evidenti miglioramenti nella squadra". Ho cercato di dirgli che mi è stato difficile vederli. "Se non li hai visti è meglio che cambi mestiere" mi ha replicato Remondina che si riferiva nella sua analisi alle gare di Pescina e Marcianise. Se penso a quel Verona effettivamente devo dare ragione al mister. Del resto fare peggio del nulla sarebbe stato difficile.

Ho respirato aria convinta. Ma anche un pelo di nervosismo, comprensibile. Il Verona si gioca tutto in tre partite. Venti giorni per non buttare via il campionato. Il paracadute c’è e si chiama play-off. Ma è quel tipo di paracadute che può anche non aprirsi.

Intanto bisogna battere il Taranto. Spero di vedere in campo dall’inizio Dalla Bona. Secondo me Sam può giocare anche zoppo in questa categoria. A tre giornate dalla fine è arrivato il suo turno, anche per non far cadere in farsa il suo arrivo a Verona.

Servono forze fresche. E anche qualche idea nuova. Selva può essere un buon corroborante. Rantier sarà preziosissimo nel finale. Ricordo che questa squadra era stata definita una Ferrari e ad un certo punto dopo gli acquisti di Di Gennaro e proprio Dalla Bona, addirittura biturbo. E’ tempo di accelerare, sperando che la benzina basti.

 

SEI DELL’HELLAS? ALLORA DEVI SOFFRIRE

A questo punto è difficile dire se il Verona andrà direttamente in serie B. Si può essere ottimisti e si può essere pessimisti. Francamente faccio fatica a iscrivermi al primo partito. Il Verona ha buttato via troppi punti in questo campionato e solo l’insipienza delle avversarie gli ha permesso di restare al comando. Ancora una volta, contro la Spal, il Verona si è ritrovato tra le mani il campionato. Il gol di Selva, nonostante una partita insipida della squadra, permetteva all’Hellas di riprendersi la vetta della classifica e soprattutto era l’iniezione più importante per il morale. Quel gol di Meloni al 45′ ci ha rimesso la testa sotto acqua e ci costringerà ad affrontare in apnea le ultime tre giornate.

D’altro canto ancora nulla è stato scritto. Proprio la gara del Portogruaro con il Foggia, la più facile e più scontata della giornata ci ha detto che tutto è possibile. Ma il Verona non può più pensare di vivere con i regali altrui che prima o poi finiranno. La vittoria manca ormai dal 29 marzo (1-0 con il Giulianova). Nelle ultime sette gare abbiamo segnato la miseria di 4 gol. Eppure siamo ancora lì a tenere viva la speranza, perchè quella è l’unica cosa che non deve mancare. Anche se si fa sempre più fatica. Ma lo sappiamo: sei dell’Hellas? Allora devi soffrire.

VINCEREMO A SPAL

 Una volta, tanto tempo fa, il Verona partecipò alla Coppa Uefa. Dopo aver superato i trentaduesimi di finale (32°, allora si partiva da lì…) vincendo in due straordinarie partite contro la temibilissima Stella Rossa (1-0 all’andata, 3-2 a Belgrado, per la cronaca), la squadra di Bagnoli affrontò lo Sturm Graz, squadra austriaca di onesti pedatori. All’andata la partita, bellissima ed emozionante finì 2-2 con una rete di Galderisi ad acciuffare gli austriaci. In quella straordinaria serata, nonostante l’amarezza del pareggio, la gente del Bentegodi e una meravigliosa Curva Sud, s’inventò il famoso coro: "Vinceremo a Graz". Era un modo per caricare quei ragazzi, dire loro che ci credevamo ancora e che avremo fatto un altro gigantesco serpentone per l’Austria. Al ritorno finì 0-0, purtroppo e sebbene imbattuto in Europa, il vecchio Hellas venne eliminato. E nonostante la delusione, comunque, eravamo tutti grati all’Hellas, per l’impegno e per le emozioni che ci aveva fatto vivere.

Oggi mi piacerebbe che urlassimo ancora e perchè fermamente convinti come lo fummo allora quel "Vinceremo". Stavolta a Spal, pardon a Ferrara, dove passa il nostro campionato. Perchè l’importante è crederci. Noi, come la squadra. Che, se ancora non l’ha capito, dal pubblico di Verona riceverà comunque applausi se avrà sputato sangue e messo in campo gli attributi. Come successe, se non sbaglio, caso unico nell’italico paese, anche quando retrocedemmo in serie C. 

RIFLETTIAMO BENE

 Sono appena tornato dalla sede del Verona. Credo che quello che è successo domenica sera non ha necessità di commenti. L’imbecille assassino che ha tirato quel sasso che ha rischiato di ammazzare qualcuno nel pullman della squadra non è degno di essere chiamato " tifoso del Verona". Non può essere un ragazzo gialloblù, uno di quelli che amano il Verona. Quel sasso, paradossalmente che poteva fare molto male, ha oggi il potere di essere un toccasana.

A patto che generi una seria riflessione collettiva anche sul nostro essere tifosi. Siamo in preda ad un generale psicodramma che rischia di affondare la nave e con essa anche noi. Ci sta un mugugno, un coro di dissenso, un commento su un blog. Anche forte.

Ma questo non può essere la licenza di uccidere in mano a qualcuno. Il Verona è nostro, dobbiamo riprendercelo. Lo dico ora, prima che sia tardi. Siamo primi in classifica, non ultimi, il campionato è nelle nostre mani, la società è forte e decisa, la serie B è ancora lì a due passi. Farci del male da soli è un gioco da veri deficienti autolesionisti. E qui, francamente non c’entra niente Remondina. Qui c’è in ballo qualcosa di molto più grosso. La vita stessa della nostra società che dipende dalle nostre azioni. 

LA DIFFICILE SCELTA DI MARTINELLI

 

Mio figlio Robertino ha sei anni. Se gli avessi detto oggi: "Vai allo stadio a giocare con la maglia dell’Hellas", sicuramente avrebbe avuto meno paura di chi è sceso in campo oggi. Avrebbe almeno tirato qualche scarpata a qualcuno.

La paura è un sentimento che hanno i perdenti. Non esiste aver paura di uno stadio così. Nè di questa maglia. La situazione che si è creata è solo frutto dell’incapacità di lor signori di chiudere il campionato. Nessuno si sogni, ora di usare come alibi un coro (giusto) e un giramento di balle (altrettanto giusto).

Non capisco se la squadra è "cotta". Se lo fosse sarebbe gravissimo e investirebbe in pieno il settore tecnico. Se invece il problema è mentale, beh che volete? Uno psicologo?

Quanto è responsabile Remondina? Tanto, essendo lui il pilota. Purtroppo vedo il mister disorientato. Non sa dare bene una spiegazione a quello che stiamo attraversando. Stiamo male? E perchè? Remondina sa dare spiegazioni su quello che servirebbe: certo, la vittoria ci farebbe benissimo. Ma come ci arriviamo se giochiamo un primo tempo come quello di oggi?

La gente ha perso la pazienza. Spero che la società prenda la decisione giusta. Tenere Remondina se è veramente convinta che l’allenatore possa risolvere questa crisi. Cambiarlo se ha il dubbio che il tecnico sia arrivato al capolinea. 

CHI VUOLE CHE IL VERONA VADA MALE

 Dice bene Bonato: "Succede in alcune città: c’è una parte felice che le cose vadano bene e un’altra che lo è meno. Non ci dobbiamo scandalizzare. Certe notizie sono messe fuori anche ad arte".

E’ proprio vero: ci chiedevamo stamattina con alcuni colleghi perchè ad ogni crisi dell’Hellas dovessero uscire nell’ordine queste presunte notizie:

1) la società non paga gli stipendi perchè ha finito i soldi

2) lo spogliatoio è spaccato

3) Martinelli (o il proprietario di turno) vuole vendere

4) I giocatori non rendono perchè sono una masnada di beoti che pensano solo a bere, a farsi aperitivi e a passare le notti in discoteca.

Solitamente la presunta notizia nasce così: c’è un ben informato che ha un fratello amico di un cugino di Martinelli che ha sentito che il presidente ha finito i soldi.

L’amica di una zia di una fidanzata di un calciatore ha sentito che il tal dei tali passa le notti in discoteca. E poi c’è l’amico del calciatore. Che oltre a chiedergli magliette quando vince ha la funzione di sparare cazzate nel resto della giornata e quando la squadra va male o ha un momento di crisi. "Mi ha detto che… Remondina è un c…".

Ma non è tutto. Perchè a mio avviso, ripeto, ha ragione Bonato. Il Verona che vince dà fastidio. E molto. E spesso le voci escono per far saltare i nervi e rendere ancora più tesi i tifosi. Ci vorrebbe più maturità anche in tutti noi. Dopo tanti anni dovremo essere capaci di riconoscere le trappole.

SIGNORE E SIGNORI, FINE DEGLI ALIBI

 Un disastro. La sconfitta di Marcianise apre ufficialmente la crisi del Verona. Il Verona ha avuto la capacità di far risorgere (giusto per restare in tema…) squadre che sembravano morte come Pescara e Portogruaro. Ma non è questo il problema. L’Hellas è in fase involutiva ormai da troppo tempo. Gioca malissimo, corre poco, è distratto, non crea occasioni da gol. Perchè? Butto lì alcuni spunti di riflessione.

1) IL CARATTERE. E’ evidente che la squadra si è smarrita. Remondina non riesce più a trovare il bandolo della matassa. Sembra quasi che l’allenatore abbia perso i punti di riferimento nello spogliatoio. E lui sembra incapace di dare alla squadra la voglia di vincere che ora sarebbe necessaria. Bisogna fare in fretta. Remondina non ha le caratteristiche e le qualità (ne ha altre, per carità…) per dare alla squadra le energie nervose che servono. Per questo la società si era affidata a uomini di grande personalità come Anselmi, Pensalfini, Selva a cui si era aggiunto Ceccarelli. Uomini che ora devono prendere sulle spalle la squadra e guidarla verso la B.

2) LA CONDIZIONE. Mazzurana parla di "stanchezza" psicologica. Il preparatore atletico baserà la sua analisi su dati oggettivi che gli arrivano dai test. Quello che si nota alla domenica in campo è però che il Verona non ha più "birra" nelle gambe, non riesce ad alzare il rtimo, ad accelerare, a mettere là l’avversario. Ed è una situazione che si protrae da troppe settimane. Anche qui bisogna lavorare in fretta, meglio e cambiando qualcosa visti i pessimi risultati.

3) ALLARMI INASCOLTATI. "Tanto siamo primi". "Come si fa a criticare una squadra prima?". Quante volte abbiamo sentito questi discorsi? Anche davanti ad evidenti allarmi un po’ tutti ci siamo accontentati di guardare la classifica. Senza tenere conto che il Verona era primo soprattutto per l’incapacità delle avversarie di accelerare. Aver negato l’esistenza di molti problemi è stato un errore. I problemi andavano scandagliati e portati in superficie. Il Verona è stato "graziato" tante volte. E non appena questa situazione è cambiata, il campionato si è incredibilmente riaperto. 

4) ANCORA UN PICCOLO VANTAGGIO. Nonostante questo il Verona ha ancora due punti di vantaggio. E giocherà la sfida con il Pescara domenica prossima al Bentegodi che presumibilmente sarà una bolgia tutta gialloblù. Dobbiamo essere bravi a sfruttare questo vantaggio senza però pensarci troppo. La prossima sfida è uno spareggio. 

 

E POI…

 Sarà una lunga scalata. Difficile. Non impossibile, ma durissima. Già uscire da questa palude chiamata serie C e poi Lega Pro si sta rivelando un’impresa. Mi chiedo, però, in questi giorni in che calcio approderà il Verona. Nel calcio dei diritti tivù, dei biscotti, di spettacoli indegni? Nel calcio delle televisioni, delle dichiarazioni tutte uguali, dei mercenari? Nel calcio che taglia fuori dalle decisioni più importanti coloro che lo alimentano e cioè i tifosi? Nel calcio dove comandano gli uffici stampa, staccato dalla gente, lontano dai campanili, una sorta di play-station virtuale dove non importa quanta gente ci sia sugli spalti ma quanto guadagni con le televisioni? Guardo ogni domenica il campionato di serie A. Una pastoia indegna, una panna montata televisiva dove lo spettacolo calcistico è pochissima cosa e dove uno stop diventa agli occhi del telecronista di turno un’azione "fenomenale". Sono tutti fenomeni, basta che uno faccia uno scatto o colpisca di esterno la palla. E’ questo il calcio dove stiamo andando? Lo so, sono pessimista e non dovrei occupandomi di calcio ed essendo questo anche il mio lavoro, oltre che una grande passione. Ma quando vedo e sento certi colleghi che fanno di tutto per far digerire alla gente questo calcio finto e brutto, invece di ribellarsi, mi vien voglia di alzare bandiera bianca. Poi vedo quindicimila veronesi sugli spalti per Verona-Giulianova. E mi torna un po’ di speranza…

VERONA NON E’ UN ULULATO RAZZISTA. E LO HA DIMOSTRATO

 Ma se il 99 per cento di uno stadio subissa di fischi pochi stolti che ancora credono di "tracciare" un territorio e di darsi un’identità grazie alla cazzata dell’uuh uuh razzista ormai desueto e fuori moda anche in quel mondo di periferia che cerca di costruire consenso su questi temi, che senso ha dare 10 mila euro di multa ad una società per responsabilità oggettiva? Se non viene minimamente apprezzato l’evidente tentativo di dissociarsi dello stadio, se viene banalizzato questo piccolo-grande passo la battaglia è persa in partenza. La miopia di chi governa il calcio ha ridotto questo mondo a brandelli. Chi mai, oggi, tra la gente "normale", quella che ha fischiato prendendosi responsabilità che forse non sono neanche sue, lo farà ancora? Questo andava sottolineato dopo Verona-Giulianova, invece gli ignoranti governatori del calcio scelgono piuttosto la strada dello stereotipo. Verona uguale razzismo uguale multa. Così due bombe carta e un arrestato, diventano meno importanti di uno stadio che si dissocia e fischia quei quattro idioti. Ma non è che qui si debba fare la stima se vale di più una bomba carta rispetto a un ululato. Francamente non c’è ne frega nulla. E’ discussione vana e banale. Piuttosto pensiamo a non farci male da soli, che non vuol dire adeguarci ad altri stereotipi ma non significa nemmeno danneggiare la nostra squadra. Una cosa sia chiara: Verona non è un ululato razzista. E lo ha dimostrato. Sarebbe ora che gli sciocchi commissari di campo, beceri burocrati adatti solo a compilare moduli, se ne accorgano nei loro referti.

MA ADESSO TORNIAMO IL VERO VERONA

 Contava solo vincere. Per la classifica, per rispondere alle decisioni scandalose del Palazzo, per chiudere la porta in faccia a chi voleva riaprirla.

Ma dobbiamo essere onesti. Quella con il Giulianova è stata una vittoria stiracchiata, sofferta (troppo), frutto più della geniale intuizione di un potenziale campioncino che del gioco. Il Verona è stanco, affaticato, anche un po’ logoro. E ben altro, a mio avviso, servirà per affrontare le sei finali che ancora dobbiamo giocare. Ci sono uomini chiave da recuperare: Esposito, Russo, Di Gennaro. E se qualche settimana fa avevamo maledetto la sosta ora credo sia il caso invece di benedirla. Senza contare che ci sono due giocatori che potrebbero dare linfa vitale al gruppo: Selva e Dalla Bona. I due in quanto a classe, grinta ed esperienza non sono secondi a nessuno. E’ tempo di rivederli in campo perchè mi pare che questo benedetto "tempo di recupero" sia scaduto. Un mio personale applauso infine a Pippo Pensalfini: il suo furore agonistico e la sua voglia di vincere hanno guidato l’Hellas ieri sera. C’è proprio bisogno di gente così.