LA PAZIENZA DEL RAGNO

 Non sono mai stato una persona paziente. Chi mi conosce sa benissimo che questa virtù non mi appartiene. Ma nel corso degli anni ho voluto "sforzarmi" e ho apprezzato questa dote. La pazienza è uno stato d’animo che ti permette di assaporare le cose. E’ anche una "tattica". Paziento prima di attaccare, paziento invece di buttarmi a capofitto. La radice della parola riporta al latino patire e al greco pathos che vuol dire "soffrire". In quanto a sofferenza credo che come tifosi del Verona ne abbiamo "patita" fin troppa. Quando parlo con Nereo Bonato, ds del Verona, la parola "pazienza" viene abbondantemente usata. "Ci vuole pazienza" mi dice Nereo "perchè non possiamo sbagliare niente". Vorrei dirgli che di pazienza qui non ne abbiamo più, che ci siamo rotti le scatole di avere "pazienza" con tutte le dirigenze che si sono succedute, vorrei anche spiegargli che abbiamo avuto "pazienza" con Cannella e con Arvedi e prima ancora con Pastorello e abbiamo avuto "pazienza" quando siamo finiti in B dopo aver assaporato l’Europa e abbiamo avuto anche pazienza quando Remondina ha buttato via i play-off in questo finale di stagione. Ma capisco Nereo e capisco che ha ragione lui. Questo è un mercato dove serve pazienza, bisogna saper attendere il momento giusto, "puntare" un giocatore senza farlo sapere in giro e portarlo al momento giusto. Oltre tutto non possiamo far ricadere su Martinelli e il suo ds Bonato quanto è disgraziatamente successo al Verona sino ad oggi. Francamente loro di colpe non hanno, se non quella di aver acquistato il Verona salvandolo dal fallimento. Quindi prometto: sarò paziente, aspetterò di vedere la squadra di Remondina, Bonato e Martinelli, non griderò allo scandalo se perderemo una gara tra le prime tre o quattro. Pazienterò almeno dieci gare prima di dare giudizi definitivi ma sia chiaro che in quel momento guarderò la classifica. E quando la guarderò vorrò vedere un Verona tra le prime due, tre della graduatoria. Vediamo se la pazienza stavolta sarà premiata.

IL PRIMATO DEI SOLDI (E DELLE IDEE)

Il Cesena e il Padova vanno in serie B. Può avere questo risultato una valenza per il Verona? Sì, a mio avviso. Il Cesena e il Padova erano le due squadre favorite dai pronostici dopo l’ultimo mercato e alla fine sono state promosse.

Hanno speso, investito e sebbene con percorsi diversi sono arrivati all’obiettivo. Diversamente dagli altri anni in cui erano state premiate squadre che "venivano da lontano" (Sassuolo su tutte, ma con la multinazionale Mapei alle spalle…), questa volta il primato dei soldi (come sempre più spesso succede in serie A e in serie B, guardare le classifiche per credere) è uguale al primato sportivo.

Certo, il calcio è ancora fatto di idee, di buoni propositi e di progetti seri. Ma, ugualmente, è fatto di investimenti e di forza economica. E’ fatto anche da gente che sa spendere i soldi che ha a disposizione. Che senso hanno a Cremona le operazioni Morfeo e Riganò? Mentre a Padova Cesar, Patrascu e Jidayi alla fine hanno fatto la differenza.

Il nuovo Verona dovrà essere un impasto di tutto questo. Idee, ma appunto anche un bel po’ di soldi. Per essere vincenti subito come hanno spiegato Bonato e Martinelli.

COLLABORAZIONE NON SUBALTERNITA’

 Non credo che il Verona possa o voglia diventare subalterno di nessuno. Si chiami Mantova, Sassuolo o Chievo.

Capisco i giri di mercato (vedi blog di Rasulo) e mi piace pensare che Nereo Bonato sfrutti le sue amicizie-conoscenze per portare il meglio per l’Hellas.

Quello che non accetterei mai e credo con me anche i tifosi del Verona sarebbe un’Hellas ridotto ad un parcheggio dove una squadra oggi in una categoria maggiore (il Chievo di Campedelli e Sartori) piazzasse alcuni suoi giocatori tranne poi riprenderseli dopo adeguata valorizzazione a fine stagione.

Credo per esempio che Bonato faccia bene ad insistere (anche se non troppo…) per trattenere Girardi ma credo anche che il giocatore quest’anno debba venire a Verona almeno in comproprietà per dare il senso che esiste davvero un progetto. Altrimenti… Beh, insomma basta guardarsi in giro per vedere che c’è pieno di buoni attaccanti da acquistare e quando leggiamo che il Pescara si butta su Soncin o su Mastronunzio, non possiamo non pensare che questi non possano essere obiettivi anche dell’Hellas Verona di Giovanni Martinelli.

Stesso discorso per Burato, giovane e promettente centrocampista della Primavera del Chievo che interessa al Verona. Ottimo affare ma a quale titolo? Il Chievo e Sartori lo cederanno a Bonato, oppure anche qui si tratta solo di un prestito e quindi solo di un parcheggio? Il discorso in questo caso si fa ancora più delicato trattandosi di un giovane.

E si potrebbe continuare parlando di Garzon (è già in comproprietà, sarà acquistato?) e Parolo. La questione non è "filosofica", ma molto concreta perchè è proprio attraverso queste operazioni che possiamo capire, meglio di miliardi di dichiarazioni se c’è finalmente questo benedetto progetto che da anni aspettiamo. Un progetto vuol dire investimenti per costruire una solida squadra che vada appunto nella direzione indicata molto bene da Bonato il giorno della presentazione: creare un gruppo che sappia aprire un ciclo virtuoso. 

 

 

NON E’ ODIO E’ SOLO IL CALCIO

"Metaforicamente, ogni settimana, i tifosi uccidono una grande preda e il momento dell’uccisione è rappresentato dal goal. Quando la palla colpisce la rete, è come se la tribù avesse ucciso un temibile animale e tutti allora possono festeggiare l’avvenimento".

Non so se il mio collega Luca Fioravanti ha mai letto Desmond Morris e il suo libro "La Tribù del calcio".

L’antropologo inglese, famoso per aver scritto "La scimmia nuda", paragonava il "rito" calcistico ad un rito tribale, in cui appunto due opposte fazioni si contendevano una preda e in cui la sublimazione dell’uccisione era rappresentata da un gol.

Il calcio, dunque, è un rito antico, una sorta di "messa", dilatando il concetto, è qualcosa di magico che appartiene alla stessa socialità dell’uomo. Ci sono due squadre, una vince, l’altra perde. Questo è il concetto che mi affascina del calcio. Ed è per questo che non capisco francamente quando recentemente Fioravanti in un suo topic ha parlato di odio nei confronti del Chievo (o del Verona), odio che sarebbe stemperato da chi come Luca segue con simpatia entrambe le squadre.

Fatto salvo che ognuno è libero di fare quello che vuole (quindi anche di tifare due, tre, quattro persino cinque squadre), l’analisi che faccio io parte da presupposti diversi da quelli di Fioravanti.

Il calcio è lotta, battaglia, "caccia" come dice Morris. Dentro quel campo, all’interno di regole predefinite e seguendo un fair-play non scritto, io "appartengo" ad una delle due tribù, o se volete delle due fazioni. Si vince e si perde. Questo è il senso più alto del calcio e dello sport in genere. Ma se accettiamo l’idea che si può "appartenere" a più fazioni, a più tribù, si rifiuta l’idea che esiste una sconfitta che è l’esatto contraltare di un successo, anzi è persino il suo stesso essere. Mi spiego meglio: non c’è vittoria se non c’è sconfitta. Non esiste squadra al mondo che non conosca le sconfitte e tutti i cicli, anche i più lunghi e gloriosi sono per definizione destinati a chiudersi. E’ finita la Juve, l’Inter, il Real Madrid, il Milan. Ma poi tutti si sono ripresi e sono ripartiti. E i tifosi del Milan ricorderanno sì le vittorie in Champions ma al contempo si ricorderanno la serie B, così come quelli della Juve, mai così uniti da quella retrocessione a tavolino e via discorrendo.

Questo è possibile solo ed esclusivamente perchè c’è un senso di appartenenza e nessun tifoso del Milan si sognerebbe di tifare Juve così come nessun interista penserebbe mai di passare sulla sponda rossonera solo perchè il Milan ha vinto tanto e per tanto tempo.

Ora perchè questo è valido ovunque e non a Verona? E perchè una semplice e sana rivalità come quella tra Verona e Chievo deve essere per forza innondata di odio? Chi come il sottoscritto è andato dicendo in questi anni che era assurdo tifare per due squadre, sebbene della propria città è stato descritto come "fomentatore", "pianta-grane", "giornalista-ultras". Cioè il mio discorso che è di altissimo livello "sportivo" è stato visto e letto come un discorso "antisportivo".

Capisco che forse questo (il fatto di avere un "pubblico mobile"… un po’ di qua, un po’ di là) era il "disegno" di qualche "genio" (che qualcuno continua a descrivere come "potere forte"…)  e che devo in qualche modo aver rotto le scatole a chi pensava che l’amore per una squadra fosse intercambiabile come il pezzo di plastica di una costruzione Lego.

Per adesso ho avuto ragione io. L’amore per una squadra di calcio non è intercambiabile. E il calcio non è a

METTI UNA SERA A CENA…

Ha detto Nereo Bonato: voglio costruire una squadra che apra un ciclo virtuoso. Il ciclo virtuoso, l’abbiamo sempre sostenuto, parte innanzitutto dalla società. Se andate sul sito del Verona in questi giorni, troverete le foto di una cena che il presidente Martinelli ha tenuto a Sega di Cavaion venerdì scorso. Una cena con venti imprenditori veronesi.

Un’idea venuta al bravissimo Benito Siciliano l’uomo dei conti di Martinelli, uno che vede cifre ovunque, come il John Nash di "A beautiful mind". Una cena può voler dire poco o anche tanto. Perchè è importante chiedersi come mai sino ad oggi nessuno si è approcciato al Verona e perchè un importante istituto bancario radicato nel territorio ha preferito appoggiare il Chievo rispetto al Verona. In questa domanda e nelle conseguenti risposte, forse c’è anche la recente storia del pallone scaligero, con l’Hellas crollato in Prima divisione e il Chievo che veleggia magistralmente in serie A.

Io una mia idea ce l’ho e la spiego subito. A Verona hanno bazzicato persone e dirigenti che non offrivano garanzie, più abili nel gioco d’azzardo che imprenditori. Gente che ha ridotto il Verona sul lastrico. Logico che nessuno si avvicinasse all’Hellas. E il peggio è che questi signori, abili nelle parole come nei giochetti sotterranei sono persino riusciti a ribaltare la realtà addossando al pubblico di Verona, o almeno ad una parte di questo, cioè al principale patrimonio della società, la colpa del loro isolamento.

Ora con Martinelli questo falso storico che ha provocato danni a ripetizione nel Verona, è smascherato. Ogni venerdì a Sega di Cavaion, Martinelli incontrerà venti imprenditori e parlerà con loro dell’Hellas e dei suoi progetti. Ne basteranno molti meno come supporto alla società scaligera, ma l’importante è ricostruire quel tessuto che orde di fameliche cavallette sono riuscite a distruggere in questi anni.

Per questo l’idea di Benito Siciliano è da Oscar. Come lo è stato il film di Ron Howard…

 

LE NOSTRE RICHIESTE A NEREO BONATO

 Ora è ufficiale. Nereo Bonato è il nuovo direttore generale dell’Hellas Verona.

Come sempre nel calcio saranno i risultati a dire se il suo lavoro a Verona sarà stato buono o no.

Credo però che non sia sufficiente questo. Dopo anni di disastri societari è anche tempo di avere gente onesta che guida il Verona.

E’ questo che personalmente chiedo al nuovo direttore generale. Onestà. Che poi significa chiarezza sui programmi, moralità, e tutto quello che ne consegue. Arriveranno anche i risultati, ne sono certo se le premesse saranno queste.

Di tutto abbiamo bisogno, caro Nereo, qui a Verona meno che di venditori di fumo e di macchiavellici personaggi. In questo senso abbiamo già dato.

Conoscendo le tue doti morali, sono certo che non ci tradirai. Buon lavoro e forza Hellas.

MARTINELLI HA GIA’ UN SOCIO

Giovanni Martinelli non è solo alla guida del Verona. In attesa di sapere se altri imprenditori sono disposti a rafforzare la proprietà dell’Hellas è uscito il nome del principale alleato che l’imprenditore di Castelnuovo ha già al suo fianco: il pubblico.

Vorrei lasciare stare la retorica per un istante (grande pubblico, generoso, fedele eccetera) e analizzare la questione da un punto di vista strettamente societario.

I dati che abbiamo pubblicato sul nostro sito dicono che ancora una volta il Verona vince nella classifica degli spettatori. Considerando vicino allo zero l’apporto dato dalle squadre ospiti, si può dire che gli oltre 10 mila spettatori di media a partita, sono un dato straordinario. Un dato che metterebbe il Verona al terzo posto in serie B, dove naturalmente la cifra non potrebbe che essere incrementata.

Se teniamo presente che il primato arriva dopo i tre peggiori anni della storia di questa società si può capire perchè il Verona sia così importante nel calcio nazionale.

Altri presidenti e altre piazze farebbero carte false pur di mettere mano a questo "tesoro". Eh già, perchè è su questo patrimonio che si fonderà il calcio del futuro. Ed è grazie a questa straordinaria passione che Martinelli non deve avere nessun paura del domani. Un "tesoro" che frutterà ancora di più quando il Verona tornerà davvero nel calcio che conta in termini di afflusso allo stadio, di spettatori-tifosi televisivi, di merchandising. Il Verona vale tantissimo già oggi per le tivù a pagamento. Girano nel "Palazzo" studi che accreditano l’Hellas di una quota garantita dai diritti televisivi molto superiore ai venti milioni di euro.

L’unica cosa che manca a questo punto (e non è secondario… vorrei evitare le facili ironie) è la categoria. Qui, è chiaro, tocca a Martinelli, Bonato e alla nuova società riposizionare l’Hellas dove merita di stare. Sapendo di contare su un socio che non tradisce mai.

UN VECCHIO PIRATA

Ogni volta che mi vedeva me la buttava lì con la sua cadenza emiliana "Vighini sei proprio un figlio di una buona donna". Probabilmente sapeva che non gli avrei risparmiato nulla. Ma credo che a lui non gli piacessero i giornalisti leccaculo. E al contrario di altri dirigenti che hanno cercato (riuscendoci) di costruire una corte dei miracoli, Previdi rispettava molto il nostro lavoro.

Preferiva scherzare e anche arrabbiarsi con chi aveva la schiena diritta. Nardino Previdi era un personaggio controverso. Un "pirata" del calcio, uno che conosceva qualsiasi meandro possibile immaginabile di questo mondo solo apparentemente così semplice, ma anche simpatico, affabile, furbo. Ne parlo purtroppo al passato perchè Previdi è scomparso questa notte.

Veniva dall’Emilia, conosceva più gli uomini dei calciatori. Nelle trattative non era secondo a nessuno. Anzi, per anni era stato l’assoluto numero uno. L’antesignano di Moggi, in tutti i sensi, senza gli eccessi del capostazione.

Previdi è stato contestato dai tifosi del Verona. Secondo me è stata una delle cose che più l’ha fatto soffrire. Ma deve averlo messo in conto come "danno collaterale" dopo la cura da "cavallo" per salvare l’Hellas dal fallimento.

Se n’era andato da Verona come un leone ferito. Attaccato al suo lavoro, come se fosse il suo ultimo alito di vita. Era costretto a fare estenuanti sedute di dialisi che lo spossavano. Nonostante questo era ammirevole la sua tenacia. Domenica volevo farlo intervenire in diretta a Tuttocalcio per farmi spiegare da lui i motivi dell’attacco a Remondina e a Bonato. Non ci sono riuscito perchè Nardino era stato colpito da un malore improvviso. Forse quello fatale, che ha messo fine alla sua vita da simpatico bucaniere del calcio italiano.

 

CONFRONTI

Pisa retrocesso in Prima divisione. Scrive l’Ansa: "Salgono a 31 (ieri erano 20) i feriti tra le forze dell’ordine dopo gli scontri post gara Pisa-Brescia e la retrocessione dei primi.La gara si era conclusa con la sconfitta dei pisani per 1 a 0 e la seguente reazione di 200 facinorosi che hanno assediato lo spogliatoio a fine partita.Poi l’arrivo delle forze dell’ ordine e gli scontri: tre agenti feriti sono in condizioni serie per le fratture agli arti colpiti da pietre e spranghe. In carcere invece 3 ultra’, uno gia’ colpito da Daspo".

Verona in Prima Divisione: applausi, cori, canti in mezzo a commozione e qualche lacrima. Nessun incidente.

Nient’altro da aggiungere.

IMPRESSIONI

Entro nella sede del Verona e respiro aria diversa. Elena e Nicoletta hanno l’aria indaffarata ma sono rilassate. Qualche mese fa non era così. Il presidente Martinelli è sorridente. Non ha la giacca, dà l’idea di uno che è abituato a comandare ma con grande rispetto. Porta una sacchettino di caramelle con carta gialla a Elena e a Nicoletta. "Sono buone, prendetele".

Poi parla con me. "Niente interviste per favore" mi dice. E’ gentile, pacato ma anche risoluto. Gli dico: "Scusa Giovanni, ma oggi è venerdì, i tifosi vogliono sapere, la fuori c’è una pressione incredibile". E lui: Cerca di capire. E’ questione di correttezza. Ancora non possiamo dire nulla. La prossima settimana saprete tutto". Non insisto. Capisco la situazione. Bonato non si può ancora liberare dal Sassuolo. Questione formale ma anche sostanziale. E’ giusto che sia così. Il Sassuolo si gioca domani una gara decisiva. L’esito del campionato (siamo pur sempre in Italia, o no?) pare già definito. Il Sassuolo vincerà con il Parma, ma il Grossetto batterà il Frosinone. Risultato: Sassuolo fuori dai play-off e Bonato libero di venire a Verona.

Martinelli lo sa. Infatti mi sorride più volte. Sa anche che dovrà fare una squadra per vincere il campionato. Scherzando glielo dico durante la conferenza stampa di presentazione del ritiro di Fosse. E lui: "Come si fa a sapere quando una squadra è vincente? Solo i risultati, il campo te lo possono dire". Giusto anche questo. Però qualcosa dal lavoro estivo si può intuire. Insomma, se prendi Ibrahimovic hai più possibilità di vincere.

Le mie impressioni sono favorevoli. Dopo anni il Verona è diventato una società "normale", con un presidente "normale", con una sede "normale", con gente "normale" che lavora. Porca miseria, non c’ero abituato a tutta questa normalità, io che ho visto Cannella darsi otto dopo la C, Pastorello annunciare mille volte di volersene andare, Farina alle Torricelle, Arvedi e via discorrendo. No, non sono proprio abituato alla normalità. Ma che bello… Ora sarebbe normale che il Verona tornasse su, prima in B e poi in A. Così, normalmente, come deve essere…