Ma davvero pensavate che due “hombre vertical” come Sogliano e Zanetti potessero alzare bandiera bianca, darsi per arresi, senza combattere? Davvero potevate pensare che lo spogliatoio del Verona fosse un crogiolo di congiurati, figli di Bruto che assassinò Cesare? Ecco se l’avete pensate avete sbagliato tutto. Perché quando il Verona lo date per morto, cari gufi di professione, il Verona vi sbatte la porta in faccia e risorge. Combattendo. Non fosse per il clima di pessimismo che tali gufacci creano, non meriterebbero un secondo di attenzione. Però questa gente si ciba di carogne, vive la propria esistenza seminando zizzania, mette dubbi, crea tensione. Si professano tifosi, brandendo i social come clave, senza senso di responsabilità, senza capire che un conto è criticare (legittimo, giusto, persino necessario), un altro è il disfattismo, che appartiene a chi è sconfitto dalla storia. “Volemoghe ben al Verona” hanno scritto in Curva quelli che ci sono sempre (con i fatti) e che hanno il compito di supportare e non di distruggere. Per loro e non per i gufacci che stasera saranno i primi probabilmente a salire sul carro fino almeno alla prossima difficoltà, alla prossima crisi, quando vomiteranno nuovamente la loro frustrazione e semineranno previsioni nefaste come Cassandra, il Verona ha tirato fuori questa prestazione, ritrovandosi, dopo settimane dure e tormentate. Ha ritrovato la vecchia guardia che fino ad oggi aveva latitato clamorosamente, ha ritrovato Montipò finalmente al suo standard dopo l’elettrochoc di Lecce, ha ritrovato Magnani e Coppolone, infine ha ritrovato, la cosa più importante, che sono i tre punti, benefico toccasana per una classifica che comunque non era mai stata drammatica.
Dopo la conferenza stampa di sabato, pensavo che essere costretti dai risultati a esonerare un tecnico come Zanetti sarebbe stata una grande occasione persa. Perché raramente ho visto e riscontrato un tale livello di empatia, sentimenti sinceri ed onesti, con una piazza e con una città. Un attaccamento che pareva dissonante o distonico, rispetto ai risultati che non venivano e alle ultime prestazioni.
Non hanno mai concesso alibi a Zanetti e lui stesso non se n’è mai concessi, eppure altri lamentosi allenatori che abbiamo conosciuto ci avrebbero ricordato ogni settimana le assenze di tanti giocatori, il migliore dell’anno scorso ad esempio (Serdar), gli infortuni a catena a centrocampo, l’infortunio di un esterno come Frese (indispensabile ad un certo punto), oltre che le difficoltà oggettive nell’allenare una squadra con molti giocatori-scommesse che arrivavano da campionati diversi e a cui va concesso un minimo di tempo d’ambientamento. Senza contare la flessione di rendimento di chi, appunto, doveva garantire la continuità rispetto al passato. La crisi non solo non ha “mangiato” Zanetti, ma è diventata un’opportunità. Zanetti ha “riallineato” la squadra, persino Faraoni, che pareva disperso, è apparso utilissimo nella serata contro la Roma.
E’ vera gloria? Non illudetevi, non illudiamoci: perché tutto quello che abbiamo detto e scritto in queste settimane è la verità. Il campionato è durissimo, salvarsi sarà un’altra gigantesca impresa, ci sono squadre attrezzate, si lotta con società ricche, organizzate e quindi per farcela serve un miracolo. Ma c’è una certezza. Il Verona non muore mai. E con Sogliano e Zanetti lotterà fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata.