TUTTO CHIARO

E’ tutto chiaro, fino alla nausea. Setti non ha più un euro da investire nel Verona, l’unica preoccupazione è contenere i costi e pagare i debiti. La campagna di indebolimento di gennaio non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Il tagliatore di teste Fusco ha lavorato come quei manager che entrano in certe aziende per salvarle dalla bancarotta e ricollocarle sul mercato. Non c’è nessun progetto tecnico. Ma solo il disperato tentativo di tenere in piedi la baracca.

Comunque andrà, sarà un successo. Se in queste condizioni il Verona dovesse salvarsi, Setti avrà centrato la schedina del Superenalotto. Se non ce la farà, ci sarà comunque il ricco e abbondante paracadute ad allietare i pensieri del presidente che a quel punto si troverà una squadra dal costo basso in serie B e 25 milioni di buoni motivi per sorridere.

Questa è la dura e amara verità che dopo cinque anni ha svelato l’inconsistenza economica di Setti. E’ altresì evidente, anche qui fino alla nausea, che Setti aveva nella prima parte della sua avventura a Verona altri finanziatori, nella fattispecie quel Gabriele Volpi con cui ora dovrà, volente o nolente, fare i conti. Ed è su quel Setti, quello che aveva al fianco “l’uomo bianco più ricco della Nigeria”, che il povero Giovanni Martinelli aveva dato garanzie al momento della vendita. Non credo che oggi farebbe altrettanto per questo.

Tutto il resto, è noia, credetemi. Il dibattito su Pecchia, Fusco, Barresi… Non serve a nulla. Sono solo pedine su una scacchiera, possiamo solo annotare che in nessuno di questi personaggi esiste un minimo di rigurgito di verità, tutti pronti ad accettare la sbobba che passa il convento. Li possiamo capire, tutti teniamo famiglia, ma basterebbero schiena diritta e onestà per finirla di raccontare bluff alla gente.

Ecco, un ultimo consiglio. Evitate di spiegarci questo mercato con la solita noiosissima conferenza stampa. Non c’è nulla da spiegare. Da parte nostra, continueremo comunque a tifare per questa squadra, per questo manipolo di prestiti che tenteranno di portarci ad una miracolosa salvezza. Nonostante Setti ce la stia mettendo tutta per farci disamorare.

DOVE STA LA VERITA’?

Chi ci capisce qualcosa è bravo. Mi rendo conto che il compito di un giornalista è di spiegare, ma sono in difficoltà. Non so cosa sia successo da quell’orrenda partita con il Crotone a quella di Firenze. Ma posso presumerlo, facendo appello anche a quello che ho visto in tanti anni di calcio.

Innanzitutto il Verona di Firenze è figlio di scelte “estreme”, molto rischiose ma che hanno almeno portato un po’ di chiarezza. Scelte forti, opinabili, di quelle da “o si vince o si muore”. Ma scelte che hanno sgombrato il campo da tanti troppi equivoci. Il mal di pancia di Bessa, l’imbarazzante posizione di Pazzini erano due situazioni che hanno creato un malcontento generale dello spogliatoio che in un modo o nell’altro si è poi ripercosso sul terreno di gioco.

Poi c’è il fattore tecnico: Fusco e Pecchia hanno effettuato una netta inversione di tendenza rispetto all’idea di un tiki-taka tutto tecnica e fantasia di inizio stagione. Preso atto che il Verona non è una squadra che può dotarsi di giocatori tecnicamente superiori agli altri, sono arrivati atleti forti fisicamente. Vukovic ha portato centimetri ed esperienza, Matos solidità e tecnica, Petkovic muscoli e senso tattico. Non sono acquisti eccelsi, ma sono utili.

Aggiungiamoci poi che per la seconda volta in questo campionato, la squadra ha giocato anche per il proprio allenatore. Messa alle strette, si è unita. Era successo a Sassuolo, è successo a Firenze. E’ facile notare che il ritiro ha fatto bene. Non tanto per il fatto di stare insieme, ma perchè si è lavorato di più. Semplicemente. Più allenamenti uguale migliore cura dei particolari, più concentrazione, in sostanza una gara finalmente preparata meglio.

E’ cambiato tutto? Nemmeno un po’. Pecchia ha semplicemente salvato la panchina, ma il Verona è sempre penultimo e il campionato ampiamente deficitario. Non è questa vittoria che può dirci che sia scoppiata la primavera. Semplicemente ha, in parte, rimediato all’indegna gara interna con il Crotone. Ma ora serve continuità. Prima di tutto nelle prestazioni e poi nei risultati. Solo così si può pensare di salvarsi.

Il finale di calciomercato potrebbe infine cambiare faccia al torneo del Verona. Con un paio di mosse azzeccate (penso a Luca Rigoni e a una punta di grande spessore al posto di Pazzini) tutto sarebbe più semplice. Persino acciuffare una salvezza con Pecchia in panchina.

SETTI SFIDA VERONA

Prima di tutto è una sfida alla logica e al buon senso. Se dopo una gara come questa non tenti nemmeno la carta disperata dell’esonero del tecnico significa che non hai voglia di salvarti. E Setti, diciamocelo francamente, ha venticinque milioni di buoni motivi per andare in serie B. E poi è una sfida aperta alla città intera. Che ieri ha assistito impotente e attonita all’ultima farsesca sconfitta che era stata preceduta dall’ultima farsesca dichiarazione del presidente proprio alla vigilia del match contro il Crotone: “Bisogna essere positivi”. “Concordo” ha detto qualcuno della claque che accompagna Setti in queste penose celebrazioni.

Come se la colpa fosse sempre degli altri. Colpa degli infortuni (ricordate due anni fa?), della pioggia, dei giornalisti cattivi, dei tifosi. Colpa di tutti, mai della propria incapacità. Tre anni fa il Verona era un modello di organizzazione. Setti ha spazzato via tutto, si è legato alle mele marce e da allora non ne azzecca più una. Due anni fa, isolatamente denunciavo tutto questo, denunciavo ironicamente il silenzio dei tifosi mentre avveniva la catastrofe, venendo al solito attaccato. Qualche cretino che resiste ancora, in mezzo ad una marea di grandi tifosi e amici che mi hanno sempre dato il loro appoggio contando sulla mia infinita libertà di pensiero e indipendenza.

Una serie di errori infinita, di cui questo non sarà l’ultimo capitolo. Setti non ama Verona, non l’ha mai amata. E’ venuto con la spocchia di sprovincializzarci, ha calpestato persino la storia della società, ignorandola. Ha cambiato i colori, ha parlato di modelli che non poteva mantenere. Ora, forse accecato dalla presunzione, prende una strada precisa per dimostrare al mondo di avere ragione. E’ lui e non Pecchia il responsabile, mi dispiace e chi non vuole capire questo messaggio è in evidente malafede.

Pecchia (e con lui Fusco) sono una conseguenza di queste scelte, tutte sbagliate. Setti sfida Verona tenendo Pecchia, ma perderà anche questa partita. Il problema è che la perderemo tutti noi che assistiamo impotenti a questo teatro che ha già nel suo dna tutti i geni che portano ad una veloce disfatta.

Ma poi, amici miei,  è al nostro interno che dobbiamo interrogarci: è Verona che si deve chiedere cosa fare dell’Hellas Verona. Il nodo è tutto lì. Finché lasceremo la nostra amata Scala nelle mani di modenesi, carpigiani, vicentini non potremo mai essere pienamente a posto con la nostra coscienza.

SETTI, SE CI SEI BATTI UN COLPO

Nulla sarà come prima. La gara contro il Crotone rappresenta il fallimento di questo Verona. Una serie di errori che sono sfociati in una partita paragonabile alle peggiori della storia del Verona. Una resa. Non c’è più tempo da aspettare se si vuole tentare di salvare la baracca. Pecchia ha fatto il suo tempo e, purtroppo, non è stato in grado di pilotare questa navicella in serie A. Si discuterà e si potrà discutere sulle responsabilità. Sapete come la penso: quelle del presidente Setti sono infinitamente più grandi di quelle dell’allenatore. Ma non posso pensare nemmeno che tra il Verona e il Crotone ci siano tre gol di scarto. Non esiste, pur con tutti i limiti di una rosa costruita al risparmio. Prima di tutto viene il presidente, poi il ds Fusco, fine Pecchia. Ma questo stasera interessa poco. Stasera ci si deve chiedere, stando questa disperata situazione che si è creata, come si può dare ancora una speranza al Verona. E non c’è dubbio che un tentativo vada fatto, cambiando l’allenatore.

Non posso pensare ad un’altra partita con Pecchia in panchina. Se poi questo sia legato anche al destino di Fusco, sarà Setti a deciderlo. E’ il momento in cui il presidente più sfuggente della storia si faccia vedere, sentire e prenda una decisione. Setti, se ci sei, batti un colpo.

 

EVVIVA, SIAMO IN CRESCITA!

Alla fine di un’esaltante girone d’andata e dopo la prima di ritorno possiamo avere sufficienti indizi: così si gioca solo in paradiso. Grazie alla solidità e alla trasparenza di una società che è un esempio di lungimiranza, il Verona è una delle sorprese del torneo.

In questo momento l’Hellas è a soli due punti dalla corazzata Spal, una delle squadre più blasonate del mondo e l’obiettivo è riuscire almeno ad arrivare davanti agli emiliani a fine torneo. È attesa a questo punto l’ennesima conferenza stampa pubblica del presidente Setti per spiegare dettagliatamente la prossima campagna acquisti e il planning del moderno centro sportivo con il progetto già approvato dal comune di Verona.

Dopo la lunghissima ed esauriente intervista in cui Setti ha spiegato nei dettagli il caso Volpi e il perchè il pacchetto di maggioranza della società abbia cambiato padrone dopo l’emissione di un prestito obbligazionario da cinque milioni di euro (che sia per quello che Volpi si è incazzato?), l’Hellas si appresta a vivere nell’entusiamo il 2018.

La società dopo aver ceduto con plusvalenze mlionarie Jorginho, Iturbe, Donsah, Sala, Gollini e Wszolek si stabilizzerà cedendo Fares e soprattutto Souprayen, quest’ultimo inseguito recentemente anche dal Chelsea di Conte oltre che dal City di Guardiola.

Sarà allungato probabilmente, notizia dell’ultim’ora, il contratto di Pazzini a cui è stato prospettato anche il prestigioso ruolo di portinaio per il prosieguo della carriera in gialloblù. Sempre ovviamente all’insaputa di Setti che su queste vicende non vuole mettere il becco, com’è giusto che sia essendo lui semplicemente il presidente del Verona.

La crescita è insomma evidente sotto tutti i punti vista così come il morale dei tifosi che dopo la sconfitta di misura a Napoli sono impazziti dalla gioia.

IL PESCATORE, LA CAPRA, IL CAVOLO…

C’è questo gioco di logica che racconta di un pescatore che deve portare da una parte all’altra del fiume una capra, un cavolo e un lupo. L’obiettivo è riuscirci senza danni. Assomiglia molto alla storia di Filippo Fusco: il quale ha ereditato dalla gestione precedente una barca piena di buchi da portare in salvo. Non è colpa sua, ovviamente, ma di chi ha creato questo buco. Basti pensare ai fallimentari investimenti su Viviani (che la Spal vuole sbolognare alla Sampdoria) e al contratto quinquennale di Pazzini.

Quello che Fusco non può dire, essendo consenzientemente salito su questa barca e conoscendone le difficoltà, è la verità. La può far intuire, ma di certo non dirla. Non potrà mai dire che il Verona è prigioniero del contratto quinquennale di Pazzini a cifre milionarie e che il giocatore non dà le sufficienti garanzie tecniche a lui e a Pecchia. Piuttosto di dire questa verità, il ds preferisce mostrare il petto e prendersi stoicamente gli spari della piazza.

La sua speranza è evidentemente quella di salvare lupo, capra e cavoli. Salvaguardando, finchè è possibile, l’immagine di Pazzini (altrimenti chi se lo prenderebbe?), cercando contemporaneamente la salvezza del Verona, tentando infine la carambola più incredibile e cioè la cessione dell’attaccante che libererebbe automaticamente risorse e quindi permetterebbe alla squadra di rafforzarsi.

Nel fare questo c’è un rischio evidente. Ed è quello di creare un gigantesco equivoco. Perchè Pazzini non è e non potrà mai essere considerato a Verona un giocatore normale. E’ il classico Crono che mangia i figli, chiunque metterai davanti a lui verrà fagocitato dal suo curriculum e dal suo carisma.

Pazzini, per di più, ha segnato 22 gol nell’ultimo campionato ed è stato l’eroe della promozione. E’ entrato nel cuore della gente che evidentemente si chiede come sia possibile che quello che era considerato il perno della scorsa squadra sia improvvisamente stato relegato a ruolo di soprammobile.

L’equivoco è acuito dalla caratura di chi prende il posto di Pazzini. L’imberbe e deludente Kean, proprietà tra l’altro della Juventus, ha segnato due gol fino ad oggi di cui uno di culo e l’altro perchè passava di lì. Per cui ci si domanda: ma davvero Pazzini non sarebbe più utile? Fusco risponde che giocando a 40 metri dalla porta avversaria, Pazzini che è uno “stoccatore” e non un “fromboliere”, serve a poco. Mi chiedo se contro il Crotone (Fares centravanti) non sarebbe servito. Così come in altre partite in cui il Verona giocava contro altre pari-grado-livello e non a 40 metri dalla porta.

Pazzini ha giocato mille minuti, ma almeno il settanta per cento di questi li ha giocati a risultato segnato, quando la gara aveva preso un’inerzia negativa. Oltretutto non abbiamo la riprova che Pazzini non possa partire titolare magari con Cerci vicino o con lo stesso imberbe Kean.

La gestione, insomma, è apparsa farraginosa ed è il vero punto dolente che ha dato argomenti ai detrattori di Pecchia e Fusco, ai quali ricordiamo che il caso non l’hanno creato i giornalisti, ma lo stesso Pazzini che alla prima giornata si è rivoltato pubblicamente e sguaiatamente contro la panchina dopo aver segnato il rigore con il Napoli.

Ora si tratta di portare in salvo lupo, capra e cavoli. Ma soprattutto la barca. Cioè il Verona.

NON SONO QUESTE LE GARE DA VINCERE

Dopo aver ascoltato la solita litania (“non sono queste le gare da vincere”) siamo pienamente convinti: è vero. Non sono queste le gare da vincere, ma quelle con Bologna, Spal, Crotone, Genoa e Udinese. Purtroppo però il Verona non ha vinto neanche quelle e quindi c’è da chiedersi come cazzo farà a salvarsi.

Ho ascoltato pareri entusiasti dopo la gara con la Juventus: francamente o in studio avevamo televisori che trasmettevano un’altra partita oppure per alcuni osservatori questo Verona ha così abbassato le aspettative che basta pochissimo per gridare alla grande prestazione. Personalmente ho visto una Juve ina ina ina a cui è bastato appena una schiacciata del pedale sull’acceleratore per sotterrare un Verona che non ha saputo approfittare della serataccia della Signora in gialloblù (maledetto sia il marketing e tutto il calcio moderno). Secondo me, pur non essendo queste le gare da vincere (lol), si potrebbe almeno tentare di pareggiarle.

Finita la disquisizione che lascia il tempo che trova e soprattutto lascia sempre il Verona penultimo in classifica, aggiungo che minimo servono 23 punti nel girone di ritorno. Sarà in grado questa squadra di farli? Per me no. A meno che la società non decida di incidere in maniera significativa sul mercato, cosa che dubito assai visti i chiari di luna. Prepariamoci agli addii di Caceres e di Pazzini e che dio ce la mandi buona.

LA RABBIA, L’ORGOGLIO E L’INDIFFERENZA

Il buio oltre la siepe. L’indifferenza oltre la rabbia. C’erano due tifosi stamattina a Peschiera. Due. Dopo l’ennesima delusione, la società di Setti ha raggiunto il primo traguardo: schifare il proprio pubblico. Non era mai accaduto, è il primo vero obiettivo raggiunto da questa proprietà. Lo schifo oltre l’orgoglio. L’indifferenza che vince sulla rabbia. La stanchezza per una battaglia che pare persa. La vittoria con il Milan diventata una sorta di tavolino da rianimazione: “Libera… “. Ma non succede niente. E il paziente si avvia verso morte certa. Il Verona, quello che intendiamo noi che l’abbiamo vissuto non esiste più. Persino in Lega Pro c’era più rabbia e soprattutto più orgoglio. Cannella, che pure aveva convinto i soliti scribacchini leccaculo, ieri come oggi, almeno suscitava reazioni. Disse ad Adalberto Scemma in una leggendaria intervista: “Se a Verona lavora Cannella, vuol dire che Verona si merita Cannella”. Fantastico. Un tifoso ieri ha scritto laconico ad Alè Verona: “Presidente Setti la ringrazio per avermi costretto a rivedere un pensiero che ritenevo impossibile: rivalutare Pastorello”. Oltre la siepe, il nulla o forse un comunicato di smentita. Restiamo in attesa. Nel deserto di Peschiera. Indifferenti con i nostri regali di Natale sotto l’albero. Forse questo non è più il Verona. Il nostro Verona.

SCONCERTANTE

Non è un problema di autostima. Almeno abbiamo capito questo dopo la sconcertante gara di Udine. Se fosse un problema di autostima una gara come questa non la dovresti mai perdere. Arrivi dopo la vittoria con il Milan, il morale tocca le stelle, il popolo è con te, persino la pressione su Pecchia si è allentata e tu cosa fai? Giochi la peggior gara della stagione, affossi le speranze di tutti, affondi in classifica, distruggi quel poco di morale che ti eri costruito.

Resta una sola verità: questa squadra è inadeguata. Purtroppo. Ci piacerebbe dire che non è così, ma è un fattore oggettivo. Oggi Pecchia ci ha fatto sapere di essere felice della sua rosa, ma che questa stessa rosa senza alcuni giocatori, non ce la fa. Che appunto è dire che questa rosa è inadeguata e appena appena si abbassa il livello, crolli.

Nella distribuzione delle responsabilità non si può che puntare l’indice sul presidente. La sua assenza è imbarazzante al pari del suo sottrarsi a vere interviste su temi scottanti di cui si continua ad avere una percezione quantomeno fumosa.

Sarebbe interessante sapere ad esempio perchè Setti nel famoso contenzioso con Volpi ha spostato da HV7 a Falco le quote di maggioranza del Verona, svuotando di fatto quella società di cui Volpi, tramite la San Rocco aveva sottoscritto il famoso prestito obbligazionario, prima smentito e poi ammesso da Setti, dopo l’ottimo lavoro del collega Corazza del Corriere di Verona.

Una delle tante domande che appaiono lontane ai tifosi, ma che in realtà poi si riflettono su investimenti e quindi sull’andamento in campionato. Domande a cui il presidente si sottrae, affidando il suo pensiero a organi amici.

Dopo la gara con il Milan dicevamo che appunto avremo visto se quella vittoria era l’inizio di una vera “crescita” o solo un calesse. La risposta è nelle immagini della gara penosa con l’Udinese.

Nonostante tutto: buon natale gialloblù.

L’IMPRESA CHE MANCAVA

Ci sono giornate in cui è dolcissimo essere tifosi del Verona. Ci sono partite in cui ringrazi dio per averti fatto tifare questa squadra. Ci sono momenti in cui non ti importa di nulla. In cui ami la tua atavica sfiga che ti accompagna nel tuo essere tifoso, i tuoi momenti di depressione, quei lunedì in cui maledisci il momento in cui sei nato gialloblù, ben sapendo che altro non potresti essere. E odi profondomente tutti quelli che saccenti ti raccontano la loro verità sui mali di questa squadra e di questa società.

Basta un attimo, una partita, un barlume di luce e tutto scompare. Basta una gara così. Ecco cosa mancava. Una gara così, esattamente questa gara. Adesso fai pure le valige Fabio Pecchia, vattene lontano da Verona perchè anche tu ci hai fatto vivere un’emozione del genere. Come Bagnoli, come Prandelli, come Mandorlini. Ma soprattutto come il Verona che nel suo dna ha scritto fatale.

Ecco, sarebbe belissimo che questo successo non restasse solo una pagina di memoria, una gara leggendaria, ma servisse anche a ridare senso al nostro campionato. Il Verona c’è e se gioca così c’è di più. Ci sarà se la società farà il suo dovere a gennaio, inserendo giocatori capaci e pronti che aiutino anche l’allenatore in quella che potrebbe essere e diventare un’impresa.

Intanto godiamoci questo 3-0 e questo Romulo, questo Caceres, questo Bessa, questo Kean e questo Nicolas. Dopo tante critiche è giusto e onesto fargli arrivare il nostro applauso.