FINE DEGLI ALIBI

Credo che la colpa principale di Mandorlini sia una sola: essere stato un ombrello parafulmine per tutti fino ad oggi. Per la critica che si è concentrata su di lui, per i tifosi, per la società e anche per la squadra.

Mandorlini ha catalizzato ogni discussione, si sono scandagliati fino al vomito i suoi rapporti con la società, con Setti, con Sogliano, con Gardini. La stampa nazionale (una certa stampa…) ne ha fatto il bersaglio numero uno, incattivita dopo che il Verona ha eliminato la Salernitana ai play-off. In molti se la sono legata al dito, qualcuno, anche dall’interno, ha lavorato per indebolire Mandorlini. Penso a Gibellini e alle sue polpette avvelenate, frutto del livore personale che è nato tra i due.

La gara di oggi può anche essere colpa di Mandorlini, di certo, sta per cadere, nel bene o nel male, l’unico, o forse ultimo alibi per tutti. Mandorlini stesso. Può darsi che le scelte del mister, le stesse che ci hanno fatto vedere grande calcio in questi diciotto mesi non sempre siano state giuste. Può darsi che oggi Moras, Maietta, Ceccarelli e Cacciatore siano stati una scelta autolesionista.

Può darsi che Carrozza e Rivas siano diversi da quelli che abbiamo visto sino ad oggi. Può darsi che Gomez sia passato dall’essere un fenomeno allo stato di brocco in soli sei mesi. Può darsi che ci siamo sbagliati tutti su Jorginho. Di certo, ora, bisogna che qualcuno si prenda le proprie responsabilità come hanno fatto nel bene o nel male società e tecnico in questi mesi.

E la componente che manca è una sola… I giocatori, la squadra. Una squadra che non è ancora gruppo. A cui, forse, oggi è caduto l’ultimo alibi… E forse anche il parafulmine.

 

 

PARLIAMO DI CALCIO

Dopo tre giorni mi girano ancora le scatole. Anzi, ieri sera dopo la vittoria dell’Empoli mi sono girate ancora di più. La sconfitta nel derby proprio non ci voleva. Spero solo che questa mia/nostra rabbia sia anche la loro. E che domenica a Novara il Verona scenda in campo per riprendersi i tre punti persi.

Detto questo: la discussione si sta avviluppando su un concetto. Pro e contro Mandorlini. Non è che mi scandalizza. Ma è sbagliato. Si caccia un allenatore quando una squadra è al capolinea, quando la sensazione è quella di un gruppo che ha dato tutto, quando ci sono rotture insanabili nello spogliatoio, quando la fiducia tra il tecnico e la società non c’è più. Ora, francamente non mi pare sia così. Mandorlini è amatissimo dai giocatori. Non tutti, magari (ma non c’è spogliatoio al mondo in cui l’unanimità sia a favore del mister, neanche ai tempi di Bagnoli…) e stimato dalla società. Già, proprio così. La notizia è questa, perchè altrimenti ci sarebbe stato un ribaltone poco prima di Natale. Credo invece che alla Borghesiana, sia nato finalmente quel feeling che prima era mancato. La società ha rafforzato il tecnico con la cessione di Bojinov e gli acquisti di Agostini e Sgrigna. Ora, credo giustamente, si aspetta i risultati. Succede così in ogni azienda. Non c’è da scandalizzarsi neanche sotto questo aspetto.

Dire, quindi, che Mandorlini non è in discussione, mi pare solo un atto di buon senso. Pensare a delle alternative del resto in questo momento non è facile. Scartati tutti quelli che hanno avuto una panchina quest’anno e che quindi non possono rientrare, resta ben poco. Il nuovo mister si troverebbe in mano una bomba ad orologeria che in mancanza di risultati farebbe deflagare ancora di più l’ambiente, con il risultato di buttare a mare la stagione. Meglio quindi pensare a quello che il Verona è in questo momento, al perchè butta al vento partite come quella di sabato e come possa migliorare.

Calcisticamente parlando c’è un concetto che sfugge a molti: la verticalizzazione. Questo è un momento del calcio ben preciso. Si verticalizza rapidamente quando si riconquista palla e la squadra avversaria ha il baricentro spostato in avanti. Era quello che succedeva nella scorsa stagione. Il Verona stava chiuso e aveva una specie di doppio stopper a proteggere la difesa (Tachtsidis). Quando riprendeva palla cercava subito di verticalizzare. Anche perché davanti c’era un giocatore come Ferrari, abile a giocare con le spalle alla porta e a difendere il pallone. In questo contesto i due laterali potevano inserirsi e andare al tiro con più facilità. Da qui le 14 reti di Gomez, bomber principe della scorsa stagione. Il Verona di quest’anno, molto migliore come qualità tecnica e con un bomber come Cacia davanti, ha fatto una scelta diversa. Quella cioè del possesso palla. Tanto che è al primo posto in questa statistica. Il Verona tiene il pallone come nessun altro e lo fa molto bene. Può piacere o no, ma se guardate in giro non ci sono molte squadre che hanno intrapreso questa via. Il problema è allora un’ altro. Prandelli lo chiama “tempo di gioco”. Perché quando tu fai un possesso palla del genere, lo fai per cambiare repentinamente marcia, magari fronte di gioco, creare superiorità e andare alla conclusione.

Ecco: difetto di quest’Hellas. Avere sempre un andamento costante. Non c’è accelerazione, non c’è mai (o quasi), un cambio di passo. Anche il Barcellona avrebbe questo difetto se il cambio di passo non lo dessero fuoriclasse come Messi e Iniesta. Chi deve fare questo? Gli esterni. Gomez, Sgrigna, Rivas e Carrozza. Sgrigna è il migliore a fare questo gioco. Perchè si prende la responsabilità di giocare , sa puntare l’uomo e fa assist decisivi. Ma anche lui non ha ancora l’istinto del killer. Gli altri non sono ancora decisivi. Gomez in particolare. L’argentino lo conosco ormai benissimo. E’ un grande giocatore. A volte però è assalito da strani fantasmi che lo attanagliano. Gomez deve essere uno dei leader di questa squadra. Mandorlini lo ritiene così. Per questo gli ha dato tante occasioni. Bisogna pretendere di più da Gomez. Juanito deve crescere nella maturità e nella convinzione.

Rivas è tra coloro che sono sempre sul punto di esplodere ma non lo fanno mai. Con il Vicenza a me è piaciuto molto. Anche lui però è poco concreto, deve andare più al tiro e cercare più la giocata. Carrozza, mia opinione, non c’entra nulla nel 4-3-3. Lui ha bisogno di più spazio per essere incisivo sulla fascia. E’ un buonissimo giocatore, ma il modulo non gli si addice. Nel breve è inconsistente.

Vorrei anche parlare del centrocampo. Jorginho, lo sappiamo, è un sublime direttore d’orchestra. E’ un giocatore moderno, intelligente. Sa cantare e portare la croce. Potenzialmente è il leader della nostra squadra, frenato solo dall’età. Deve avere accanto due cursori. Hallfredsson e Laner sono l’ideale. Basta che siano al cento per cento. A me non è dispiaciuto nemmeno il Bacinovic di Reggio Calabria. Molto umile si è sacrificato per Jorginho in un pesante lavoro oscuro, tanto che quando è uscito, Jorginho non ha più saputo prendere in mano la squadra. I due cursori devono inserirsi di più. Una delle soluzioni che abbiamo è proprio quella del tiro. Hallfredsson è una bestia in questo senso, chissà perchè tira sempre troppo poco. E Laner, invece è bravissimo nella percussione (vedi il gol con il Vicenza all’andata), soluzione che viene provata pochissimo.

Infine la difesa. Errori individuali a parte, la nostra linea difensiva è sempre troppo bassa. E’ un grande difetto che si evidenzia in tutte le gare. Succede sempre dopo aver segnato. Come se inconsciamente la squadra si tirasse indietro a difendere l’1-0. E’ un errore. Perchè la linea difensiva alta mantiene i reparti vicini, permette agli esterni di fare meno strada, e ai centrocampisti di inserirsi di più.

Questo per parlare di calcio e fare qualche critica tesa a migliorare. Non a sparare contro il pianista, come purtroppo, sempre più spesso troppi tifosi stanno facendo.

LA VERITÁ DEL DERBY

Tiribocchi ha detto la verità su questo derby: ” Se giochi dieci partite come ha fatto il Verona oggi, nove volte le vinci”. Complimenti davvero per l’onestà. Ma adesso come si fa a spiegare questa sconfitta a chi guarda solo al risultato? In effetti, il calcio é prima di tutto risultato e il Verona ha perso con il Vicenza. Ha perso per un motivo semplice: non ha segnato e ha preso un gol da polli.
Quindi é attorno a queste due circostanze che dobbiamo riflettere. Non abbiamo segnato perché il nostro bomber principe ha ciccato un pallone da due passi, forse per eccesso di sicurezza e perché la nostra difesa, talvolta va a letto subito dopo Carosello, come noi quando eravamo bambini. Il resto sono solo strumentalizzazioni del solito partito che si scaglia puntualmente contro Mandorlini ad ogni fine gara come se ogni volta fosse colpa del mister se il risultato non viene.
Detto ciò, mi pare che il Verona spesso non abbia il sacro fuoco che gli scorre nelle vene. Può essere che una gara che stai dominando si metta male. Può essere che prendi un gol sull’unico tiro in porta degli avversari, ma se sei una squadra che vuole vincere il campionato devi saper ribaltare queste situazioni, girare la partita, andare anche contro le avversità. Ecco é qui che mi aspetto di più dal Verona ed è qui che il Verona quest’anno ha ancora problemi da risolvere. Insomma, giochiamo bene, attacchiamo, creiamo ma ancora questo non basta. Dobbiamo fare di più, senza dubbio.

IL VERO DERBY É ANCHE UNA GARA CHE VALE TRE PUNTI

Verona-Vicenza é il vero derby. Non ce ne vogliano altre squadre: non lo diciamo per snobbare altre societá. É proprio che tra Verona e Vicenza (56 minuti di strada, 60,2 chilometri di distanza tra i due stadi) la rivalitá é storica, profonda, sentita.
Non c’é mai stato un derby normale. Sempre in altalena, Verona e Vicenza hanno vissuto questa partita azzerando sempre i valori della classifica. Personalmente me ne ricordo tre o quattro con particolare emozione. Un derby di Coppa Italia al Menti in cui arrivò un black-out che mi fece temere il peggio. S’accesero anche dei fuochi sugli spalti dei veronesi e se ricordo bene scoppiarono anche incidenti.
Me ne ricordo uno al Bentegodi, in cui i vicentini riuscirono, per una volta a fare meglio e più tifo della nostra curva: era il Vicenza monstre di Guidolin che giocava, anche qui vado a memoria senza guardare l’almanacco, contro quello triste e depresso di Cagni.
E poi il fantastico 5-3 del Verona di Ficcadenti, francamente una delle partite più belle ed emozionanti che abbia mai visto nella mia vita.
C’é stato anche il derby vinto all’ultimo secondo, nell’anno della retrocessione, quello con il gol segnato dal turco Akagunduz. Un derby che non mi piacque perché uscii dallo stadio con la sensazione che la partita fosse combinata e che doveva essere un pareggio. Infatti scoppiò una rissa a fine gara con i vicentini avvelenati e Akagunduz dopo quel gol non si vide più in campo.
E poi, fantastico, il Verona di Mandorlini, che appena tornato in B dalla Lega Pro andò al Menti in Coppa Italia a vincere.
Giá Mandorlini. Il pistolero dell’Hellas, di solito non fa prigionieri quando si tratta di vicentini. Prima osannato, poi odiato dalla Curva biancorossa, Mandorlini ne ha fatto quasi una questione personale. Devo dire che per noi é stato un bel vantaggio visto come solitamente é andata a finire.
Ora questo derby arriva in un momento in cui le due squadre sono molto lontane in classifica. Ma, proprio qui sta l’inghippo. Essendo un derby ci saranno motivazioni e fattori esterni che renderanno la gara durissima. Tanto per dirne una: il ritorno di Bojinov al Bentegodi.
É una delle finali che aspettano il Verona da qui alla fine. E questi tre punti ci servono tantissimo se vogliamo andare a prendere Sassuolo e Livorno che ormai sono lì ad un tiro di schioppo. Come il Bentegodi dal Menti…

E SE AL BENTEGODI SUCCEDE CHE CONTE VIENE OSANNATO…

La strada é ancora lunghissima e per niente semplice. Ma, se dovesse succedere, mi chiedo che serie A ritroverà il Verona dopo undici anni passati all’inferno. Tecnicamente mi sembra una A nettamente impoverita. Se il Verona di Malesani retrocesse con Oddo, Camoranesi, Mutu e compagnia, oggi un Verona di quel tipo probabilmente sarebbe in zona Champions. Penso al Pescara che l’anno scorso giocava con Verratti, Immobile e Insigne e quest’anno punta su Cascione.
Però il Palermo é ultimo e il Genoa annaspa. Significa che non bisogna mai cullarsi sugli allori.
Credo che molto sia cambiato sugli spalti. Oggi un giornalista della Gazzetta, parlando di Chievo-Juventus, dice testuale che Conte é stato “osannato dai tifosi del Chievo”. Ora, pur riconoscendo ai tifosi del Chievo un grande fair play, mi pare dura che quelli che osannavano Conte ieri al Bentegodi fossero tifosi del Chievo. É piú facile che il Bentegodi fosse pieno di tifosi della Juve che hanno sovrastato quelli del Chievo. O forse, semplicemente erano simpatizzanti di Juve e Chievo, arrivati allo stadio per vedere Matri e compagnia e applaudire appunto Conte salito in tribuna stampa. Comunque sia: é questa la serie A? Uno spettacolo per pubblico pagante che persino il presidente del Chievo, ossia la società che più di ogni altra vive con i soldi dei diritti televisivi, rifiuta (cfr precedenti dichiarazioni “se volete lo spettacolo andate al cinema”)?
Credo, purtroppo, di sì. Anche se a Verona siamo in netta controtendenza. In questi undici anni i veronesi hanno dimostrato che non é importante il Balotelli di turno per andare allo stadio. Né tantomeno i risultati. C’é un’idea romantica che ci tiene ancora insieme e questa idea, forse un’utopia, riguarda un nostro modo di essere e di intendere il tifo. É giusto? É sbagliato? Io credo, e l’ho detto mille volte, che senza la sua gente il Verona era destinato a sparire. Sarebbe stato mille volte più conveniente e più facile, fondersi con il Chievo e ottenere un’unica squadra che avrebbe riscosso milionate di euro dalle tivù. I veronesi hanno detto no. Lo hanno detto restando attaccati alla propria squadra, anche a costo di essere scomodi. Tra poco potrebbero tornare in serie A, con la loro passione, il loro tifo, che forse la categoria non conosce più (vedi le trasferte oceaniche in Coppa Italia, che hanno stupito Olimpico e San Siro). Mi pare certa una cosa: sarà impossibile che qualcuno scriva un giorno che Conte, al Bentegodi, venga osannato dai tifosi del Verona…

I SOLITI ERRORI, LA SOLITA DELUSIONE, MA IN FONDO IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENO…

Spero solo che non riparta la litania dell’andata…. Se il Verona vince Mandorlini santificato, se perde o pareggia bisogna cacciarlo… Sarebbe un errore madornale avvitarsi su questa insulsa annotazione. Dico davvero. Se è vero che è iniziato un nuovo campionato e che il Verona del ritorno marcia con un confortante più due rispetto all’andata, dobbiamo mantenere nervi calmi. Anche se girano maledettamente le pelotas aver buttato una gara così, l’ennesima in fotocopia dopo quella col Cesena, con il Novara, eccetera.

Come spesso mi è accaduto quest’anno (troppo spesso…) mi trovo in imbarazzo a commentare. Cosa vuoi commentare? Abbiamo pagato un errore assurdo, un calo di concentrazione perchè se alla fine avessimo vinto questa partita saremmo qui a sperticarci in elogi a battere le mani e a gridare al mondo la nostra forza. Poiché abbiamo pareggiato nascono le solite domande: perché non chiudiamo le partite? Perché non gestiamo un vantaggio? Perché uomini affidabili e bravi come Moras e Maietta si fanno uccellare in quel modo da tal Comi? Perché, perché…

Cerchiamo di essere equilibrati e di guardare il bicchiere mezzo pieno: è il sesto risultato utile consecutivo, Cacia continua a segnare con una regolarità stupefacente e in fondo un pareggio a Reggio Calabria non è da buttare. Adesso arriva il derby che è la nostra partita. Una gara che non si può sbagliare e che dobbiamo giocare con l’attenzione massima. Purtroppo (ma neanche tanto) siamo condannati a vincere.

L’ACCIAIO NON SI SPEZZA!

L’infame accusa che aveva portato ad un’abnorme squalifica è caduta. E’ rimasta solo l’omessa denuncia. Sei mesi di squalifica, già scontati. Vuol dire che Nicola Ferrari torna a disposizione di Mandorlini. E vuol dire che il Verona ritrova il suo acciaio, un ragazzo buono, onesto, lavoratore. La storia di Nicola Ferrari la conosciamo tutti: era arrivato a Verona in mezzo allo scetticismo. Era stato contestato. Si era risollevato, fino a diventare il simbolo di quella squadra uscita dalla melma della Lega Pro. Poi lo splendido campionato in B. La squalifica, le lacrime. Fin dal primo momento sapevo che Nicola non c’entrava nulla con quella gentaglia che lo accusava. Pagava in maniera assurda, probabilmente, proprio il fatto di essersi messo di traverso alle loro sporche combine. Ma Nicola è fatto d’acciaio e l’acciaio non si spezza, nè si piega.

E ora è pronto a tornare. Neanche le cannonate, come mi ha confidato due giorni fa, lo sposteranno da Verona. Con questa maglia, in questo stadio, vuole giocarsi tutte le sue chance. Ha una voglia pazzesca di tornare in campo. E se lo conosco bene, ci stupirà anche questa volta.

Bentornato Iron Nick.

CARO SETTI, ABBIAMO BISOGNO DI TE

Setti è un buon presidente. Questo glielo dobbiamo riconoscere. E’ appassionato, serio, e con le idee chiare. Fino ad oggi ha svolto alla grande il suo compito. Ha dato al Verona organizzazione e ha scelto perfettamente gli uomini. Non è poco. Ha creduto più lui nel Verona di molti veronesi facoltosi. Ha costruito una squadra forte e completa. Niente da dire su questo versante. Setti, dopo Martinelli, sta restituendo dignità ad una gloriosa società. Basterebbe  a giudicarlo. Eppure, Setti fino ad oggi, è stato eccessivamente prudente. Troppo freddo. Troppo distaccato. Solo una sensazione, sia ben chiaro. Il rapporto con lui è troppo filtrato. Sabato scorso, per fare un esempio, è arrivato in sala stampa  solo per una fugace battuta. Troppo poco. Verona, una piazza così, ha bisogno del suo presidente condottiero. Per noi può diventare una figura molto importante. Setti non può limitarsi ad essere un gestore. Deve instaurare un rapporto con i tifosi, con la piazza con i giornalisti. Questo rapporto, purtroppo oggi è quasi assente. Setti vive a Carpi, è poco a Verona, è irragiungibile. Le poche volte che ha parlato, come a Natale, è stato frainteso. Per ora ha la parola facile più con Sky che con i veronesi. E non è un bene, credetemi. Presidente, abbiamo bisogno di te. Tra il fare un’intervista al giorno e una all’anno (e sbagliata) c’è una via di mezzo. Ti aspettiamo. Perché sono certo che dietro quella apparente aria da “sborone” emiliano c’è, ormai, un grande tifoso dell’Hellas.

COL VENTO IN POPPA

Miglior ripresa di campionato non ci poteva essere. Il nuovo Verona, cresciuto con le radici di quello vecchio e migliorato dal mercato, ha battuto lo Spezia e approfittato dei passi falsi di Varese, Sassuolo e Livorno. A testimonianza che pensare che il campionato fosse chiuso a dicembre con i giochi già fatti era l’ennesima castroneria detta da critici repressi e gufi da strapazzo.

Il campionato in realtà è apertissimo. Per chi nemmeno è capace di guardare la classifica, vorrei dire che il Verona è terzo, a dieci punti dal Varese, a due dal Livorno e a cinque dal Sassuolo. Non siamo delusi da questo Verona (anche questo è bene dirlo a chi ce la tira un giorno si e un altro pure…) ma felicissimi. E, ahi loro, un bomber così non l’abbiamo mai avuto.

Dico anche che Sgrigna mi ha già convinto. Avevo delle perplessità, ma l’impatto con cui si è presentato e ha giocato questa gara, mi ha fatto subito cambiare idea. E’ solo la prima, è vero, e speriamo che Sgrigna sia così sino alla fine. Direi che, a livello generale (non è un paragone, non sarebbe giusto), abbiamo molto migliorato dando Bojinov al Vicenza e prendendoci Sgrigna.

Agostini ha sistemato la fascia sinistra, le alternative abbondano e Mandorlini ha confermato che sulla sua idea tattica (il 4-3-3) ci possono essere un sacco di deliziose varianti.

SOCIETÁ, SQUADRA, ALLENATORE: IL VERONA ADESSO É MOLTO PIÙ COMPATTO

Finalmente si riparte. Il Verona si é rafforzato, ha limato qualche imperfezione, ha ceduto chi non rientrava nell’idea di squadra, ha mantenuto chi é sempre stato qui. Mi pare di poter dire che il Verona uscito da questo mercato sia più figlio di un’idea comune e non di un’imposizione dall’alto come quello estivo. Mandorlini é stato ascoltato e questa mi pare un’ottima notizia. L’allenatore gode di un’alta stima tra i suoi giocatori. Possiamo dire, senza enfasi, che é amato dalla squadra. Nessuno, nemmeno Bojinov, che poteva essere una potenziale bomba messa sotto il sedere del mister, gli ha fatto la guerra. Non ci sono state congiure di spogliatoio. La società lo ha capito e ha rafforzato il suo allenatore. Sebbene le parole pre-natalizie di Setti potessero essere viatico di un imminente cambio al vertice della guida tecnica, si sono rivelate invece solo un pungolo. Per fortuna. Il Verona di fine anno era stanco, spossato, involuto. Eppure ha fatto sette punti incontrando le tre squadre più in forma del momento: c’é da meditare su questo. Il Verona é forte, anzi fortissimo. Ma non é scontato che vinca sempre e comunque. Se qualche tifoso pensa ciò ha sbagliato tutto. In B ogni gara é una battaglia e se c’é di mezzo il Verona lo é ancora di più. Avvalorare la tesi che questa squadra può essere allenata dal custode dello stadio é stato, secondo me, uno dei gravi problemi dell’andata, in cui si é guardato di più a ciò che il Verona non ha fatto, rispetto a quello che ha messo in cascina. La squadra e Mandorlini vanno applauditi per quello che hanno combinato, consci che però, non basterà per andare subito su. Non manca molto per essere perfetti. Basta solo affrontare ogni gara con lo spirito di sacrificio e la voglia che abbiamo messo in campo con il Modena. Se siamo quelli non c’é da aver paura.