ATTENTI A QUEI DUE

É dall’inizio dell’avventura di Setti a Verona che dico che le fortune di questa squadra poggiano su un rapporto in particolare. Non tanto quello tra il presidente e l’allenatore ma quello tra Mandorlini e il direttore sportivo Sogliano. Se questo rapporto funziona, sarà l’Hellas a beneficiarne.
Oggi dunque, dopo qualche mese, possiamo trarre un bilancio e dire che la “strana coppia” va. Tra alti e qualche basso, Mandorlini e Sogliano tutto sommato funzionano.
Dobbiamo riconoscere al ds del Verona di non aver messo in piedi nessuna congiura di palazzo per indebolire l’allenatore. Quando parli con Sogliano, lui ripete sempre con colorita espressione che… “Non me ne frega un c… di niente e di nessuno. Qui non ci sono prime donne né giocatori protetti. C’é solo il bene del Verona e l’obiettivo della società”. Vorrei dire che quella che a noi sembra una banalità (lavorare per il bene del Verona) in realtà é spesso una virtù difficilmente riscontrabile. Pensate ad un attimo a tutti quegli avventurieri che si sono succeduti da queste parti negli ultimi decenni… Quanti hanno lavorato per il bene del Verona e quanti invece pro domo sua?
Se Sogliano fosse stato Cannella Peppe da Nocera Inferiore, tanto per fare un nome non a caso, Mandorlini probabilmente oggi non sarebbe più l’allenatore del Verona.
Sarebbe saltato, magari dopo una debacle storica contro il Modena con una squadra in cui i malumori dei singoli sarebbero stati opportunamente aizzati dal direttore sportivo che per fini propri avrebbe schiacciato il tecnico e reso inevitabile l’esonero da parte del presidente, il quale, nel tentativo di “stimolare” l’ambiente, aveva nel frattempo (come é successo) messo sulla graticola Mandorlini.
Per fortuna nostra e del Verona Sogliano non é Cannella, il Verona ha spazzato via il Modena (di Cannella…) e il futuro si presenta più radioso.
Mandorlini e Sogliano, oggi, risultano più uniti di luglio quando la loro avventura é iniziata. Si conoscono di piú e forse la diffidenza iniziale ha lasciato il posto ad una stima reciproca. Mandorlini sa ora di poter contare su un collaboratore vero, il quale lo può aiutare anche nell’avere una visione diversa delle cose di campo e che può essere un valido stimolo.
Sogliano sa, dal canto suo, che il mister é l’unico che può saldare squadra e ambiente per creare quel circolo virtuoso che é alla base di ogni successo.
Sempre per il bene del Verona.

LA RIVINCITA DEL GRUPPO

Visto che si può anche essere ottimisti? Visto che non sempre hanno ragione i catastrofisti? Visto che alla fine Mandorlini ha in mano la situazione? Sono felice. Dico davvero. Perché questa gara contro il Modena aveva mille insidie nascoste. Tra chi affermava che la società non paga gli stipendi e chi che la squadra avrebbe giocato contro l’allenatore, questa settimana mi sono dovuto sorbire cazzate di ogni genere. Purtroppo l’enorme passione che gronda dagli spalti del Bentegodi, a volte produce anche questi effetti collaterali. Oggi questo esercito di gufi (molti, lasciatemelo dire, non sono tifosi del Verona…) sono stati zittiti.

Se guardiamo alle ultime tre gare il Verona ha messo in saccoccia sette punti. Oggi, nella gara che era un po’ il nostro Armageddon, il Verona ha preso gol dopo due minuti. Altri Verona, altri anni, altre società, avrebbero scritto un copione diverso (ricordate il vergognoso Verona-Mantova della gestione Ficcadenti? Ah proposito… Anche allora erano in tanti i sostenitori di Cannella che tiravano palle incatenate contro l’integerrimo Massino).

Invece questa squadra ha reagito. Avrà mille difetti questo gruppo, in cui non sempre abbiamo visto il valore dei singoli, ma non si può dire che sia un gruppo di gente disonesta pronta a subdole guerre. E questo è quello che conta. L’altro dato che conta sono i 43 punti in classifica. Due in più rispetto all’anno scorso, già due in più rispetto all’andata. Dieci punti dalla quarta. Pochi? A me sembrano tanti e comunque in linea con le aspettative. Si chiude il 2012 ed è stato un grande anno.

Il Verona di Mandorlini ci ha riportato nel grande calcio, ha sfiorato la serie A, fermato nell’impresa solo da un arbitraccio, ed è in piena corsa in questa stagione. Questo anche grazie ad una società che ha idee chiare e mezzi. Una società che si è strutturata, professionale e ambiziosa. Un ultimo pensiero, infine, all’uomo che ha dato ancora un futuro al Verona: Giovanni Martinelli. Senza di lui non saremmo qui a parlare dell’Hellas a battagliare su questo blog, a soffrire come cani ogni week-end. Grazie, presidente.

COMMA 22

Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo. Ve lo ricordate? É il famoso comma. 22, lo stesso probabilmente a cui fa riferimento l’Osservatorio del Viminale quando si tratta di tifosi del Verona. La vicenda é nota. A 21 supporters scaligeri é stato impedito di entrare allo stadio a Empoli pur in possesso di regolare tagliando. Il quale é stato acquistato presentando la tessera del tifoso. Che peró risulta sospesa perché inserita in una fantomatica black-list di cui peró nessuno sa niente. Soprattutto non sa niente la società che di fatto emette le tessere del tifoso. Kafka non avrebbe saputo scrivere un romanzo migliore. Tutti si rimbalzano le responsabilità. Il prefetto Masucci invece di scusarsi, oggi alla collega Vaccari sull’Arena dice che é colpa dei tifosi del Verona che vanno ovunque a fare casino. Peccato che a Milano i veronesi siano stati attaccati dagli interisti in un corteo in cui molto ci sarebbe da dire in termini di sorveglianza e di ordine pubblico. La società, dal canto suo, é apparsa infastidita. Ma dovrebbe con più decisione in questi frangenti prendere le difese dei propri tifosi, troppo spesso esposti a pubblico ludibrio. Per carità. Non si possono difendere venti cretini che offendono la memoria di Morosini. Ma tutte quelle migliaia di tifosi che subiscono angherie ogni volta che vanno in trasferta al sud, si. É una questione di principio. E si sbaglia pensando che sia solo una questione tra ultrá e polizia.
Qui sono in ballo dei diritti veri e propri. Chi decide che un tifoso puó entrare o meno in uno stadio? Una fantomatica black-list elettronica? Senza daspo? Senza processi? Senza la possibilitá di difendersi? No, no signori, questo ha un altro nome. Si chiama regime. E noi, se permettete, a questo ci ribelliamo.

E SE DIVENTASSIMO MENO PESSIMISTI?

Nella coscienza collettiva dei tifosi del Verona restano impressi indelebili alcuni clamorosi rovesci: la gara casalinga con lo Spezia, la gara con il Portogruaro, lo spareggio di Pescara, la debacle di Piacenza. Sconfitte che hanno contribuito a creare nelle nostre menti l’idea della sconfitta del pessimismo ad oltranza. Delusioni oltremisura che ci hanno, paradossalmente, fatto amare ancora di più la nostra squadra, ma che ci hanno creato turbe di non poco conto. Oggi è difficile pensare positivo. Viviamo ogni segnale come un preoccupante viaggio verso l’ignoto e spesso verso il baratro della sconfitta. Capibile, per certi versi. E’ il nostro modo di vaccinarci contro le delusioni. Se pensi male già all’inizio poi non puoi essere deluso se le cose vanno realmente male. Ma questo crea un clima di eccessivo pessimismo. Che ci impedisce anche di notare alcuni segnali che in realtà potrebbero essere capovolti e visti in maniera positiva. Prendete le ultime due gare del Verona. Alzi la mano chi può oggettivamente dire che il Verona abbia meritato di mettere in saccoccia quattro punti. Penso nessuno. Eppure, nelle due peggiori partite della stagione sono arrivati una vittoria e un pareggio. Qualcuno dirà: sì, hai ragione, ma alla lunga giocando così non vai da nessuna parte. E’ vero. Ma qui è la differenza tra un ottimista e un pessimista. Io credo che peggio di così il Verona faccia fatica a giocare. E se in un periodo del genere che coincide con un calo fisico evidente (a proposito, urgono rimedi immediati e un cambio di rotta…), la squadra ha comunque ottenuto quattro punti, beh, non vedo come si possa essere pessimisti. Se poi guardiamo alla classifica e vediamo i 40 punti ottenuti all’andata, possiamo guardare al domani con più fiducia. Quanti punti abbiamo perso per strada in questo girone d’andata? Stando stretti stretti almeno cinque, sei (due punti col Cesena, due col Crotone, forse due col Novara…) che darebbero alla classifica uno spessore eccezionale, così come eccezionale è la classifica di Sassuolo e Livorno. Beh, pensare ad un Verona che nel ritorno metta assieme almeno 44, 45 punti non è fantascienza. Poi vedremo se anche gli altri faranno altrettanto. Altro elemento di ottimismo. Questo Verona ha stentato con qualche piccola, ma ha sfoderato prestazioni eccezionali con le grandi. Abbiamo battuto Sassuolo, Livorno e Varese: non è poco. Tra l’altro nel ritorno Livorno e Varese verranno a giocare al Bentegodi dove siamo un fortino inespugnabile. Insomma: se la parola “sofferenza” fa parte ormai del nostro dna, è anche vero che qualche volta possiamo anche pensare positivo. Che male, non può fare…

REGALO DI NATALE

Una sola cosa da salvare a Empoli. Il tiro di Ceccarelli e il pareggio, insperato, che ci dà la possibilità di girare a quota 40. Per il resto un Verona involuto, con le gambe pesanti, con poco cuore, con zero grinta. Un Verona che delude e che sta attraversando una fase involutiva molto preoccupante. Dal punto di vista fisico, soprattutto, che è il principale dei problemi in questo momento. Ma non solo: quando le gambe vanno poco ci sono altre doti che devi mettere in campo. Ed è lì che questa squadra ha ancora deluso, nonostante l’appello del presidente e del direttore sportivo. L’Empoli meritava di vincere, c’è poco da commentare. Abbiamo pareggiato perché siamo stati fortunati (una volta tanto lo possiamo dire anche noi…) e perché la squadra di Sarri ha avuto il demerito di non chiudere la gara (quante volte abbiamo detto questo dei nostri match). Passato il periodo di collaudo, trascorso l’assestamento, superata la sbornia della Coppa Italia, una certezza  regna sovrana: i 40 punti del girone d’andata sono un buon bottino ma non ci permettono di andare in serie A direttamente. Nel ritorno bisognerà sbagliare pochissimo o niente e mettere una marcia più alta. Da adesso in poi, non si scherza più.

UNA VITTORIA BASTERA’

Ci sono gare in cui l’unica cosa importante è vincere. E poco importa tutto il resto. Ci sono gare in cui i tre punti possono cambiare la faccia di un campionato. Per me questa con la Juve Stabia è una di quelle gare in cui serve poco fare della filosofia. Certo, non è ancora un Verona brillante, continuo, spettacolare. Hai sempre l’impressione che questa squadra da un momento all’altro possa dispiegare le ali e prendere il volo. Ma che ancora, per un motivo o per l’altro non l’abbia fatto. Ma in serie B, gare come quella di oggi ce ne sono una tonnellata e altre volte c’è girata male. Oggi è andato tutto bene, anche per merito del nostro portiere, diventato ormai uno dei migliori della categoria. E’ stata una settimana strana con le dichiarazioni del patron Setti che, credo, abbiano voluto essere da stimolo per la squadra e per Mandorlini ma che hanno rischiato di creare una pericolosa frattura. Setti ha espresso un’opinione legittima, ma bacchettando il mister ha rischiato di delegittimarlo. Per fortuna non è stato così. Per fortuna la squadra ha avuto una reazione, e con molta fatica ha raggiunto i tre punti. Non so se si sia compattata con il mister dopo le parole del presidente. Magari qualcuno poteva volere anche il contrario. Di sicuro si è compattato con l’allenatore il pubblico del Bentegodi che ha ritrovato nel guerriero di Ravenna il suo punto di riferimento. Una chiave fondamentale per arrivare al successo. Dopo tre punti è più facile lavorare anche se il Verona ha avuto spesso una pausa di riflessione dopo una vittoria. A Empoli, invece, serve un’altra prova di spessore. Un’altra vittoria, basterà.

LA BUFFONATA

Siamo alle comiche finali. La squalifica di Mandorlini con la conseguente punizione accessoria che sa di lavoro socialmente utile (ripetere per sette gare, una vuota e idiota dichiarazione di pentimento durante le interviste pre e post gara) é l’ultimo atto di un movimento allo sbando, incapace di guardare alla trave che ha nell’occhio, abilissimo a scovare la pagliuzza.
Con la capacità di una colf che mette la polvere sotto il tappeto invece di aspirarla, il calcio italiano ha inventato questa ennesima ipocrita buffonata per nascondere i suoi mali. A pagare naturalmente é Mandorlini, ormai assunto a ruolo di antipatico per eccellenza, un perfetto mostro da additare alla pubblica opinione, un mostro che deve essere riportato immediatamente sotto l’ombrello della correttezza e dell’onestà.
Poco importa che Mandorlini sia stato picchiato a Salerno, insultato ovunque, provocato a Varese e a Cittadella. Lui é il colpevole. É un po’ la storia del tifo veronese, ormai diventato un capro espiatorio perfetto così che un corteo con donne e bambini viene attaccato, si ribalta la realtá e subito si colpevolizza Verona e i veronesi.
Per caritá: nessuno dice che qui vivano santi. E Mandorlini doveva risparmiarsi quelle corna di Cittadella, se non altro per la penosa cornice vuota di nulla del Tombolato.
Ma qui si continua a fare del doppiopesismo. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Oggi sulla Gazzetta vedo giganteschi striscioni appesi a Napoli: allora si possono portare dentro ad uno stadio? E Mazzarri mostra una maglietta con i nomi di due giocatori squalificati per il calcioscommesse. L’avesse fatto Mandorlini con Ferrari e Pesoli, cosa avrebbe fatto la giustizia sportiva?

COSÍ INVECE SI VA IN SERIE A…

Siamo usciti dalla Coppa Italia a testa altissima. In tanti anni che vedo il Verona non ne ho mai visto uno capace di schiacciare l’Inter a San Siro nella propria metà campo. A mancare, insomma, fu la fortuna, non il valore. Ecco se sabato ero deluso e anche un tantino incazzato, stamattina, dopo Milano, sono molto rinfrancato.
Se il Verona é questo, se gioca con questa voglia, con questa rabbia, con questa concentrazione, beh, insomma… Difficile non andare in serie A.
So che non é facile e solo osservatori poco avvezzi alle faccende pallonare ignorano quanto sia difficile giocare contro la Pro Vercelli rispetto all’Inter. Già, sembra un paradosso, ma é così. Da sempre le grandi squadre, lo sono molto di più quando saltano indenni e vincenti gli ostacoli piccoli. Il Verona non ha ancora fatto questo piccolo ma importante salto di qualità. É stato grande, anche grandissimo con le grandi, mediocre e a volte anche sfortunato con le piccole.
Adesso mancano due gare alla fine del girone d’andata. Due partite che possono dare una consistenza diversa alla classifica e anche un senso più importante al campionato dell’Hellas.
É necessario andare in campo con lo Stabia e con l’Empoli dell’uomo nero Sarri con la stessa grinta del Meazza. A quel punto la strada sará in discesa.

COSI’ NON SI VA DA NESSUNA PARTE

Per anni mia mamma (poverina) tornava dai colloqui con i miei professori con questo giudizio: suo figlio è bravo, potenzialmente potrebbe essere il migliore della classe, peccato che non studi e non si applichi… Ecco, quel giudizio (che ahimè cambiò solo successivamente quando capii che nella vita senza studio e senza applicazione non si sarebbe andati da nessuna parte), è esattamente lo stesso che oggi un professore farebbe al Verona. L’Hellas che torna da Vercelli ha una valigia carica di domande e soprattutto di giudizi negativi. E’ un Verona abulico, che pensa di essere il più bravo della classe anche se non studia a sufficienza e non si applica. Il rischio, come nella vita, è di non andare da nessuna parte. Soprattutto se là davanti continuano a correre e anche dietro, adesso, cominciano ad accelerare.

Oggi, putroppo in negativo, abbiamo la prova provata che il modulo non c’entra nulla in questa analisi. Abbiamo giocato con il modulo che molti allenatori da blog hanno chiesto a gran voce. Con la coppia d’attacco più votata nei sondaggi. Risultato? Deludente 0-0.

Come non c’entra nulla chi gioca (Bojinov, Cocco, Cacia, Rivas, Gomez, Grossi eccetera). C’entra molto di più lo spirito con cui vai in campo, quanto sei squadra, quanto ancora non lo sei. Sono in imbarazzo quando penso a questo Verona e devo dare un giudizio. Dire che ancora non c’è il gruppo sarebbe ingeneroso. Altrimenti non avresti vinto contro Sassuolo, Livorno Genoa, Palermo. Dire che siamo squadra però è eccessivo: altrimenti non avresti pareggiato con Cesena, Novara e Pro Vercelli e perso con Padova, Cittadella e Brescia.

Credo che un po’ di questo peso, di questa responsabilità debba essere messa sulle spalle dei nostri giocatori.

Fino ad oggi protetti dalle mille discussioni su Mandorlini che nel bene e nel male (spesso nel bene) ha sempre fatto da ombrello protettivo e da parafulmine attirando su di sé l’attenzione. Credo sia ora che molti dei decantati e presunti protagonisti di questa squadra, arrivati con fanfara e curricula importanti, facciano un bagno d’umiltà e inizino a correre e a impegnarsi. Più seriamente di quanto abbiano fatto fino ad oggi.