Siamo alle comiche finali. La squalifica di Mandorlini con la conseguente punizione accessoria che sa di lavoro socialmente utile (ripetere per sette gare, una vuota e idiota dichiarazione di pentimento durante le interviste pre e post gara) é l’ultimo atto di un movimento allo sbando, incapace di guardare alla trave che ha nell’occhio, abilissimo a scovare la pagliuzza.
Con la capacità di una colf che mette la polvere sotto il tappeto invece di aspirarla, il calcio italiano ha inventato questa ennesima ipocrita buffonata per nascondere i suoi mali. A pagare naturalmente é Mandorlini, ormai assunto a ruolo di antipatico per eccellenza, un perfetto mostro da additare alla pubblica opinione, un mostro che deve essere riportato immediatamente sotto l’ombrello della correttezza e dell’onestà.
Poco importa che Mandorlini sia stato picchiato a Salerno, insultato ovunque, provocato a Varese e a Cittadella. Lui é il colpevole. É un po’ la storia del tifo veronese, ormai diventato un capro espiatorio perfetto così che un corteo con donne e bambini viene attaccato, si ribalta la realtá e subito si colpevolizza Verona e i veronesi.
Per caritá: nessuno dice che qui vivano santi. E Mandorlini doveva risparmiarsi quelle corna di Cittadella, se non altro per la penosa cornice vuota di nulla del Tombolato.
Ma qui si continua a fare del doppiopesismo. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Oggi sulla Gazzetta vedo giganteschi striscioni appesi a Napoli: allora si possono portare dentro ad uno stadio? E Mazzarri mostra una maglietta con i nomi di due giocatori squalificati per il calcioscommesse. L’avesse fatto Mandorlini con Ferrari e Pesoli, cosa avrebbe fatto la giustizia sportiva?
COSÍ INVECE SI VA IN SERIE A…
Siamo usciti dalla Coppa Italia a testa altissima. In tanti anni che vedo il Verona non ne ho mai visto uno capace di schiacciare l’Inter a San Siro nella propria metà campo. A mancare, insomma, fu la fortuna, non il valore. Ecco se sabato ero deluso e anche un tantino incazzato, stamattina, dopo Milano, sono molto rinfrancato.
Se il Verona é questo, se gioca con questa voglia, con questa rabbia, con questa concentrazione, beh, insomma… Difficile non andare in serie A.
So che non é facile e solo osservatori poco avvezzi alle faccende pallonare ignorano quanto sia difficile giocare contro la Pro Vercelli rispetto all’Inter. Già, sembra un paradosso, ma é così. Da sempre le grandi squadre, lo sono molto di più quando saltano indenni e vincenti gli ostacoli piccoli. Il Verona non ha ancora fatto questo piccolo ma importante salto di qualità. É stato grande, anche grandissimo con le grandi, mediocre e a volte anche sfortunato con le piccole.
Adesso mancano due gare alla fine del girone d’andata. Due partite che possono dare una consistenza diversa alla classifica e anche un senso più importante al campionato dell’Hellas.
É necessario andare in campo con lo Stabia e con l’Empoli dell’uomo nero Sarri con la stessa grinta del Meazza. A quel punto la strada sará in discesa.
COSI’ NON SI VA DA NESSUNA PARTE
Per anni mia mamma (poverina) tornava dai colloqui con i miei professori con questo giudizio: suo figlio è bravo, potenzialmente potrebbe essere il migliore della classe, peccato che non studi e non si applichi… Ecco, quel giudizio (che ahimè cambiò solo successivamente quando capii che nella vita senza studio e senza applicazione non si sarebbe andati da nessuna parte), è esattamente lo stesso che oggi un professore farebbe al Verona. L’Hellas che torna da Vercelli ha una valigia carica di domande e soprattutto di giudizi negativi. E’ un Verona abulico, che pensa di essere il più bravo della classe anche se non studia a sufficienza e non si applica. Il rischio, come nella vita, è di non andare da nessuna parte. Soprattutto se là davanti continuano a correre e anche dietro, adesso, cominciano ad accelerare.
Oggi, putroppo in negativo, abbiamo la prova provata che il modulo non c’entra nulla in questa analisi. Abbiamo giocato con il modulo che molti allenatori da blog hanno chiesto a gran voce. Con la coppia d’attacco più votata nei sondaggi. Risultato? Deludente 0-0.
Come non c’entra nulla chi gioca (Bojinov, Cocco, Cacia, Rivas, Gomez, Grossi eccetera). C’entra molto di più lo spirito con cui vai in campo, quanto sei squadra, quanto ancora non lo sei. Sono in imbarazzo quando penso a questo Verona e devo dare un giudizio. Dire che ancora non c’è il gruppo sarebbe ingeneroso. Altrimenti non avresti vinto contro Sassuolo, Livorno Genoa, Palermo. Dire che siamo squadra però è eccessivo: altrimenti non avresti pareggiato con Cesena, Novara e Pro Vercelli e perso con Padova, Cittadella e Brescia.
Credo che un po’ di questo peso, di questa responsabilità debba essere messa sulle spalle dei nostri giocatori.
Fino ad oggi protetti dalle mille discussioni su Mandorlini che nel bene e nel male (spesso nel bene) ha sempre fatto da ombrello protettivo e da parafulmine attirando su di sé l’attenzione. Credo sia ora che molti dei decantati e presunti protagonisti di questa squadra, arrivati con fanfara e curricula importanti, facciano un bagno d’umiltà e inizino a correre e a impegnarsi. Più seriamente di quanto abbiano fatto fino ad oggi.
FACCIAMO LE CORNA
Il Verona gioca a Vercelli, contro la gloriosa Pro. La gara è apparentemente semplice, prima di un lungo tour de force. Mandorlini, squalificato non sarà in panchina ma seguirà il suo Hellas dagli spalti, come un tifoso qualunque. Facciamo le corna e speriamo bene…
HANNO RAGIONE (SEMPRE) LORO
Fateci caso. C’é gente che parla del Verona e vuole sempre avere ragione. L’Hellas vince? Questo é scontato, perché la squadra é forte e fino a prova contraria, può andare in serie A anche se allenata dal custode dello stadio.
Perde? É colpa del modulo (lo stesso che ha fatto vincere e tanto). Se poi, come é successo con l’Ascoli, il Verona ha cambiato per mezzo tempo (mezzo…) il merito é del cambio e certo… Loro, i bene informati, osservatori attenti, perfettamente informati e abili tecnici, avevano naturalmente ragione…
Insomma hanno sempre ragione loro ed é chiaro che se il Verona non perde in casa dalla gara dello scorso anno col Torino (9 ottobre 2011) un anno e due mesi esatti, non é perché Mandorlini é un bravo allenatore che ha dato identità ed idee alla squadra ma é perché il riottoso allenatore, cocciuto e ostinato ha finalmente ascoltato lor signori.
Va bene… Facciamo finta che sia così. Questi grandi tecnici con ottime carriere sia come critici, allenatori e/o direttori sportivi, sostengono ad esempio che ieri si é visto un gran Bacinovic perché finalmente lo sloveno ha giocato in questo 4-4-2 che poi per loro é un 4-2-4 (ma stamattina ho letto di tutto, anche di un 4-3-1-2 e di un un 4-5-1). Bah… Io ho visto un gran Bacinovic perché lui, come Gomez, ce l’ha messa tutta, perché quando ha sbagliato qualche passaggio, ha rincorso il pallone, ha morso gli avversari, ha in sostanza messo in campo quella grinta e quella voglia che prima non gli avevo mai visto. Ancora più ameno il giudizio su Gomez. Si dice che Gomez nel 4-3-3 sia troppo lontano dalla porta. Infatti ieri con il nuovo modulo era lontanissimo. Eppure mai cosí presente. In area, in difesa, a centrocampo. Merito del modulo o di una voglia e di una condizione ritrovate?
Io credo che ieri fossero le motivazioni e la rabbia a fare la differenza. Molto più del modulo che per mia/nostra fortuna sceglie Mandorlini e non questi saccenti e anche un po’ noiosi osservatori.
LA NORMALITA’
Il Verona vince 3-1 con l’Ascoli. Normalità. E’ terzo in classifica: normalità. Ha otto punti sulla quarta normalità. Potrebbe essere allenato dal custode dello stadio: normalità. Ha cambiato modulo: normalità. Non è normale invece sentire tante cazzate come dopo Brescia. Non è normale che dei tifosi (?) chiedano la testa di un allenatore come Mandorlini. E non è normale, neanche fare più di un’ora di coda per avere una tessera del tifoso per andare a vedere una partita. Ma siamo normali? Credo di no.
CI RISOLLEVEREMO. CON MANDORLINI
Mi piacciono le critiche, ma quelle costruttive. Non mi piace, lo dico subito, questo up and down che non è degno dei tifosi del Verona. Non mi piace questo referendum popolare che si è creato ad ogni gara: Mandorlini si, Mandorlini no. Ad ogni turno, ad ogni gara vinta o persa le due fazioni si scontrano. Si passa dal Mandorlini profeta al Mandorlini coglione. E’ un approccio sbagliato e immaturo, che non è figlio, se mi permettete della nostra mentalità. Il Verona è una squadra forte, lo sappiamo, e la critica, non ditelo a noi di Telenuovo che ospitiamo sulle nostre pagine e sui nostri canali tutte le opinioni, quelle pro e quelle contro, sono il sale della civiltà. Guai a cassare le voci, anche quelle antitetiche. Ma questo non significa che si debba minare ad ogni sconfitta le fondamenta della costruzione. E’ un giochetto autolesionistico che non fa bene alla nostra squadra. Sentire che Mandorlini deve essere cacciato dopo questa gara con il Brescia è una bestialità. Dopo mille anni di merda, Mandorlini ci ha riportato a galla e a lui va, eternamente il nostro grazie e se mi permettete anche il nostro rispetto. Come ho detto mille volte: il mister ha un caratteraccio, risponde a tono alle critiche, però ci mette sempre la sua faccia, non si cela dietro uno pseudonimo o un nick. E non è mai banale. Paga per questo, in un calcio fatto improvvisamente da verginelle che fino all’altro giorno vendevano partite e fregavano i risparmiatori in borsa. Per lavarsi la coscienza il calcio di oggi ha deciso di essere politicamente corretto. Ma i ladroni sono sempre là. Intanto paga Mandorlini, per essere vero e poco banale. Così se a Livorno prima di una gara sono arrivati a picchiarlo e lui dice di essere fiero di questo odio, finisce attaccato da tutti. Mandorlini ha dimostrato di avere in mano la situazione e di saper condurre questa nave. In questo momento i risultati non vengono, un po’ ci gira male, un po’ gli episodi ci condannano, un po’ bisogna migliorare. Mandorlini lo sa benissimo che questo Verona non si è ancora espresso al cento per cento e che tanto c’è da lavorare per fare il salto di qualità. I motivi sono tanti, compreso il fatto che si è creato un clima di attesa eccessivo. Come se vincere fosse una formalità, mentre perdere un disastro totale. A Brescia ho visto un buon Verona che ha pagato un calcio d’angolo e gli errori di Cacia. La gara è tutta qui. Il 2-0 francamente non lo conto neanche. Ci risolleveremo. Con Mandorlini, statene certi.
IL CAMPIONATO É IL NOSTRO OBIETTIVO
Non c’é forse nemmeno il bisogno di dirlo e di scriverlo: ci siamo esaltati dall’impresa di Coppa Italia, bella bellissima, affascinante. Personalmente, come tifoso, non finiró mai di ringraziare mister Mandorlini per non avere snobbato l’appuntamento, ringraziamento esteso ai suoi ragazzi, nessuno escluso. Ma é chiaro che questo é un binario parallelo, che potrebbe anche diventare un binario morto, mentre quello a cui tutti noi teniamo é il campionato. Questa durissima serie B che qualcuno, non facendo il bene dell’Hellas, considera solo una formalità da sbrigare per una squadra forte come la nostra.
In realtà vincere non é mai facile e per farlo servono tante doti. Anche quella dell’attenzione e del rispetto degli avversari, che contro di noi giocano sempre alla morte.
La gara con il Brescia é una di queste partite. Difficilissima e durissima. Molto delicata, perché arriva dopo Cittadella. Il Verona non può sbagliare e tutti lo sanno. Ma l’impresa di Coppa ci ha fatto capire, una volta di più, che su Mandorlini e i suoi ragazzi si può contare sempre a occhi chiusi. Basta avere fede. E noi ne abbiamo in abbondanza.
IMPRESA A PALERMO
Mi sono appena risvegliato… Che strano sogno ho fatto… Pensate un po’… Mi sono sognato che il Verona tornerá a giocare alla Scala del calcio… San Siro… il Meazza… Sembra incredibile… Eppure l’altro ieri eravamo a Marcianise e anche a Legnano e in quello stadio con il muretto a un metro e quella presidentessa che scriveva lettere dicendo che siamo razzisti e naturalmente beceri… Mi sono anche sognato che abbiamo eliminato il Palermo dalla Coppa Italia. Che Rafael ha parato tutto, mentre quello che ha il nome di un grande attore, giovane e con la parlata forbita… Massí dai… l’Albertazzi… Dimostrava di essere un grande giocatore. E poi Abbate… Si sí Abbate, quello che una ne pensa e cento ne combina che ha giocato ovunque… A destra, a sinistra, persino nel ruolo di Jorginho… Ceccarelli e Moras poi… Nessuno la prendeva con loro due lá in mezzo… E ho sognato che Carrozza galoppava sulla fascia, Rivas dribblava anche i custodi del Barbera, mentre lá davanti il bulgaro… Bo… Bo.. Bojinov non faceva vedere palla a nessuno e ogni volta che la prendeva erano cavoli amari per tutti… Pensate che strani che sono i sogni… Ho visto segnare Cocco, ma mica un gol normale… Una rete sotto la traversa, un gol da paura… É chiaro che ho sognato perché anche Fatic é entrato in questa partita e ha giocato persino bene. Ah, poi per abitudine forse, ho visto segnare anche Cacia… Poi, cosí per scherzare, nel sogno Cacciatore veniva espulso per aver fatto una linguaccia all’arbitro. Alla fine abbiamo vinto 2-1 e l’ultima immagine che ricordo é di quel signore che da quando é arrivato a Verona ci ha fatto dimenticare di essere andati a Sesto e a Pagani e anche a Manfredonia. Aveva gli occhi spiritati e l’ho visto correre sotto uno spicchio di stadio con quattrocento pazzi che urlavano e cantavano e uno, sempre lui, tutto nudo che festeggiava come a Salerno…E per mezz’ora mi é venuta la tachicardia. Cuore in gola, tanto che quando mi sono risvegliato ero anche mezzo sudato… É evidente che é stato un sogno… O no?
SVEGLIA!
A meno di miracoli (in cui chi ha la fede è giusto che creda…), il Verona torna da Cittadella con un pugno di mosche. Si conoscevano i rischi di questa partita che il Verona, bisogna dirlo, ha giocato non in perfetto stato, con assenze importanti (Martinho e Hallfredsson è difficile concederli…). L’alibi reggerebbe se non avessimo detto fino a un paio di minuti fa che la rosa del Verona è vasta, completa e piena di qualità. In realtà il Verona di Cittadella è stato un brutto Verona. Timido e impacciato ha lasciato quasi sempre l’iniziativa agli avversari. I motivi sono più d’uno. Ma credo che in generale tutto vada sotto la voce: diamoci una svegliata. Per l’ennesima volta, anche Mandorlini lo ha detto a fine gara, abbiamo segnato e siamo stati raggiunti. Questo non è un limite, è uno stato mentale. I giocatori del Verona, quest’anno, hanno la fortuna di giocare in un clima idilliaco. Società perfetta, tifosi pazienti, critica tutto sommato all’acqua di rose. Direi che mai come in questo campionato c’è l’atmosfera giusta per esprimersi al meglio. Eppure non è così. Senza scendere nei particolari e colpevolizzare i singoli, mi pare di notare che troppi giocatori, dopo sedici giornate hanno reso sotto le aspettative. Questo credo non sia più possibile. Il rendimento deve essere massimale, perchè il paziente pubblico di Verona ha giustamente delle attese che corrispondono esattamente all’affetto e alla dedizione con cui questa tifoseria segue la propria squadra.
E’ meglio, insomma, non tirare troppo la corda, perché alla fine la gente si stufa, i mugugni aumentano e con essi anche le difficoltà. Non credo che sia ancora il caso di alzare preoccupanti campanelli d’allarme, ma è chiaro che serpeggia una certa delusione, a fronte di un Sassuolo e di un Livorno che vanno a mille e non si concedono pause, pause in cui invece il Verona finisce spesso e volentieri. La sveglia, insomma è suonata. Meglio alzarsi prima che sia troppo tardi.